L’ICONA « ANANIA INCONTRA PAOLO »

L'ICONA

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L’ICONA « ANANIA INCONTRA PAOLO »

 10 Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». 11 E il Signore a lui: «Su, va’ sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, 12 e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». 13 Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. 14 Inoltre ha l’autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». 15 Ma il Signore disse: «Va’, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; 16 e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». 17 Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo». 18 E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, 19 poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
(Atti 9,10-19)

Spiegazione dell’icona
In alto a sinistra vediamo la mano benedicente del Padre che fuoriesce dal semicerchio stellato, è la dimora dell’eterno, l’universo, da cui partono tre raggi che indicano la Trinità; è blu per indicare la divinità, l’immaterialità.
Il colore blu indica il cielo, esprime la trascendenza in rapporto a tutto ciò che è terrestre e sensibile, significa il mistero della vita divina. Nel rigonfiamento la figura della colomba. sottolinea la presenza dello Spirito Santo che avvolge e riempie di grazia i due personaggi.
Anania accoglie Paolo: va verso di lui.
Allora Anania “andò, entrò nella casa, gli impose le mani…”.
Paolo accoglie Anania: ha le mani tese.
La mano sinistra di Anania indica Paolo, lo contempliamo mentre fa presente al Signore le sue riserve riguardo al fratello, la mano destra invece è posta sulla testa di Paolo
Fissiamo lo sguardo su Paolo è raffigurato nel momento in cui recupera la vista: “E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista”, egli non alza ancora gli occhi mentre lo sguardo di Anania è posato amorevolmente su di lui.
Anania indossa un abito verde, colore che richiama il datore di vita, lo Spirito Santo; anche gli edifici sono verdi sottolineando che tutta la scena è intrisa dello Spirito.
“… e sia colmo di Spirito Santo” il mondo ha bisogno di questa pienezza. Il manto svolazzante di Anania indica il movimento, è giallo colore che nell’iconografia assume il significato dell’annuncio della parola, è il mandato dell’evangelizzazione, Anania porta la Buona novella.
Il manto di Paolo è di colore porpora, indica la sua consacrazione a Dio; ma la base di questo colore è il rosso che ci parla di umanità, sangue versato, amore che dona la vita fino al martirio.
L’abito invece è azzurro come in Maria e negli altri apostoli suggerisce la tensione al cielo, una vita tesa verso le “cose” del Signore.
L’icona è immersa nell’oro, nella luce divina che risplende sui nimbi, è dalla luce di Dio che prende luce la nostra vita, dalla sua santità la nostra.
L’oro la luce increata investe Anania e Paolo e li trasfigura rendendoli partecipi del Paradiso, è il mondo nuovo, il nuovo regno a cui siamo chiamati già da qui sulla terra.
Possiamo già gustare questa realtà di luce quando ci chiniamo sul fratello quando tentiamo di vivere le Beatitudini, è la luce della divinità che ci inonda della sua pienezza e sgorga in noi con parole di vita eterna.
La tenda rossa che unisce i due edifici indica che la scena rappresentata si svolge all’interno della casa.
Tra le figure di Paolo e Anania si nota un bacile dorato che presenta la forma di una vasca contenente acqua, allusione al fonte battesimale.
Appoggiati su un panno bianco alla sinistra di Paolo sono rappresentati un calice e un pane ci richiamano “Poi prese cibo e le forze gli tornarono”, sono segno dell’Eucaristia.
Sullo scanno su cui siede Paolo è presente il rotolo della scrittura che spesso nelle icone vediamo raffigurato in mano a Gesù. È la Parola di Dio sempre viva e creatrice, proclamata nella comunità perché ognuno l’ascolti con le proprie orecchie, la contempli nell’immagine sacra e l’accolga nella vita con fede sincera. La Parola di Dio è efficace, parla al cuore di ogni uomo ed in esso fruttifica.
In alto a destra sopra l’edificio, scorgiamo un albero verdeggiante: è l’albero della vita, di cui si parla nel salmo.

Iconografo Silvano Radaelli

CONTEMPLIAMO L’ICONA DI ANANIA INCONTRA PAOLO
Lasciando risuonare dentro di noi le parole della Scrittura, posiamo gli occhi sull’icona che rende presente il mistero rappresentato
Come per Anania anche per noi la Parola di Dio è viva, è efficace, ci interpella qui ed ora, ci parla di un Dio che vuole affidarci una sua creatura perché riacquisti la vista, vuole servirsi del nostro amore per riconsegnarla alla vita.

La mano del Padre
In alto a sinistra vediamo la mano benedicente del Padre che fuoriesce dal semicerchio stellato, è l’universo da cui partono tre raggi che indicano la Trinità; nel rigonfiamento la figura della colomba. sottolinea la presenza dello Spirito Santo
La mano del Signore invia i due personaggi rappresentati.
Ambedue hanno avuto due visioni parallele, e la loro storia ha già preso avvio.
Essi sono interpellati, mandati scelti.
Anche noi siamo interpellati, mandati scelti; è il desiderio che Dio ci ha messo nel cuore: da quando siamo stati accolti, troviamo pienezza nell’accogliere l’altro.

“Mi ha mandato a te il Signore Gesù”.
Paolo accoglie Anania: ha le mani tese.
Anania accoglie Paolo: va verso di lui.
“Io accolgo te…” dicono gli sposi, paradigma di un dono prima che promessa, desiderio profondo insito nella logica dell’amore: mentre accogliamo siamo accolti, in un movimento continuo.
Il Signore dice ad Anania:”Alzati e va’”.
Il manto svolazzante di Anania indica il movimento
Allora Anania “andò, entrò nella casa, gli impose le mani…”.
Ad un certo punto non si tergiversa più, smettiamo di cercare scuse o di voler capire fino in fondo e sentiamo che il “va’” è rivolto anche a noi.
Di fronte alla necessità di essere amato, di essere accolto per quello che si è da parte di un ragazzo, del mio vicino, di mio marito, di mia moglie o di mio figlio, io mi alzo per andare, per uscire da me, per avvicinarmi all’altro e imporre su di lui le mani.
Ci alziamo, ci lasciamo scomodare per camminare “ incontro e con” il fratello: l’amore ci fa muovere, partire e fare passi di condivisione.
“Va’, non temere” il cammino è da fare…

“Entrò nella casa”
La tenda rossa che unisce le due colonne indica che la scena rappresentata si svolge all’interno della casa.
Dopo momenti di attesa, se il fratello lo permette possiamo entrare con rispetto nella parte più segreta, più intima della sua persona, della sua vita e in punta di piedi intravedere il suo mistero.
La mano di Anania indica Paolo, lo contempliamo mentre fa presente al Signore le sue riserve riguardo a Paolo.
«Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l’autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome».
Ma il Signore disse: «Va’, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele…”
Quando accogliamo l’altro possiamo essere colti dalla paura, dallo sconcerto, la novità, la diversità della persona ci spaventa ma il Signore ci rassicura: l’altro è prezioso ai suoi occhi, è cosa molto buona, su di lui ha un progetto di bene.
E mentre accogliamo l’altro che è lì davanti a noi siamo accolti, mentre facciamo nostro il progetto di bene siamo beneficati.

Allora Anania gli impose le mani”
Ora vediamo Anania nel momento in cui pone la mano sulla testa di Paolo.
Toccare, posare le mani sull’altro racconta la ferialità dell’esperienza: è nella tenerezza concreta, nella delicatezza dei sentimenti, nell’ascolto accogliente, nel perdono vicendevole che diventiamo famigliari l’uno all’altro.
È il tocco amante che dà vita, infonde coraggio, irrobustisce la speranza, illumina la storia mostrando una visione nuova della realtà.
Paolo recupera la vista: “E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista”.

Lo sguardo
Paolo non alza ancora gli occhi ma lo sguardo di Anania è posato amorevolmente su di lui.
Quando ci lasciamo abitare dallo sguardo buono e misericordioso di Dio, aiutiamo l’altro ad avere una visione diversa sulla sua vita, sulla sua storia, sul mondo intero, se percepisce di essere accolto e si vede riflesso nel nostro sguardo benevolo, allora anche i suoi occhi si aprono e scorge la sua realtà come storia buona.
Dio è presente con la sua grazia.
Insieme impariamo a gustare la vita in tutta la sua pienezza, giorno per giorno, passo per passo, nella fatica e nella gioia, come è proprio dell’indole umana.
Attraverso il prendersi cura dell’altro e il nostro reciproco accoglierci passa la grazia di Dio.
Il colore giallo del manto, nell’iconografia assume il significato dell’annuncio della Parola, è il mandato dell’evangelizzazione, Anania viene mandato per portare la buona novella.
Così anche per noi è la chiamata, specialmente oggi in cui siamo tentati di chiuderci in noi stessi, nelle nostre case, tra i nostri affetti, aprirci all’altro è nuova evangelizzazione
Anania indossa un abito verde, colore che richiama il datore di vita, lo Spirito Santo; anche gli edifici sono verdi sottolineando che tutta la scena è intrisa dello Spirito.
“… e sia colmo di Spirito Santo” il mondo ha bisogno di questa pienezza.
L’ invito che ripetutamente ci rivolge la Parola e l’icona è di lasciarci animare dallo Spirito, così che l’Amore prenda carne in noi come è avvenuto per Maria.

Paolo è seduto in preghiera
A volte siamo seduti, nella vita non abbiamo voglia di andare avanti, siamo così stanchi o sfiduciati che non ci rimane altro che sederci.
Paolo tende le mani, chiede, ma soprattutto accoglie.
“Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire”.
L’abito di Paolo è di colore porpora, indica la sua consacrazione a Dio; ma la base di questo colore è il rosso che ci parla di umanità, sangue versato, amore che dona la vita fino al martirio.
Dalla storia del primo uomo, è presente nella vita la sofferenza, spesso le nostre giare sono vuote è allora che succede il miracolo, proprio perché c’è fatica, sofferenze dolore può succedere il prodigio, la grazia può agire, possiamo nascere a vita nuova.
La mano benedicente del Padre è stesa contemporaneamente su Paolo e Anania.
Paolo vede, si alza, riprende le forze.
Abitare l’accoglienza richiede di coniugare con semplicità verbi molto concreti che investono l’umanità della persona, nella concretezza della vita di tutti i giorni.
Ed è qui il luogo della benedizione, della santità. L’icona e la Parola ci invitano a diventare santi, “somigliantissimi”, i nimbi cioè le aureole d’oro dei due personaggi lo evidenziano.
Una comunità, una famiglia, un uomo che accoglie, percorre una strada privilegiata nel cammino evangelico per conformarsi a Gesù.
La santità di tutti i giorni ama, chiede perdono, offre, prega, spera e ricomincia ogni giorno con nuova fiducia perché sa che è già salvata.

L’albero rigoglioso

“Riusciranno tutte le sue opere.
Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai. ( Salmo 1,3 )

Questa è la promessa e insieme la nostra speranza, come recita il salmo.
Nel cammino feriale, a volte faticoso dell’accoglienza abbandonarsi alla sua fedeltà rende la vita come albero rigoglioso, verdeggiante, perché bagnato dalle acque dello Spirito, il datore di vita.

Allora dal nostro cuore sale una preghiera:
“Io invece come olivo verdeggiante
nella casa di Dio.
Mi abbandono alla fedeltà di Dio
ora e per sempre. (Salmo 51,10)

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