LUCERNA SUL CANDELABRO (Rosmini)
dal sito:
http://www.atma-o-jibon.org/italiano6/letture_patristiche_i.htm#LA
LUCERNA SUL CANDELABRO
SIGNORE, VIENI CON NOI
Antonio Rosmini *
Antonio Rosmini Serbati nacque a Rovereto nel 1797. Ordinato sacerdote nel 1821, si laureò in teologia l’anno seguente. Mise il suo ingegno eccezionalmente vasto e profondo al servizio della religione e della Chiesa: sua preoccupazione fondamentale fu la diffusione del pensiero e della filosofia cristiana. Creò l’Istituto della Carità e le Suore della Provvidenza ed eresse scuole e collegi. Gli avvenimenti politici del 1848 impedirono la sua nomina a cardinale, che del resto il Rosmini era ben lontano dal desiderare. L’incomprensione di uomini politici ed ecclesiastici gli procurò molte sofferenze, che seppe sopportare con serenità: alcune sue opere furono condannate dalla Chiesa. Il tempo poi ha fatto rifulgere non solo la purezza e l’ortodossia del pensiero dell’insigne filosofo, ma anche la sua grande santità. Rosmini morì a Stresa, circondato di stima e di ammirazione, nel 1855.
Beato sei tu, o Israele. Chi è simile a te, o popolo che sei salvato dal Signore? Egli è lo scudo che ti protegge, e la spada che ti fa vittorioso (Deut. 33, 29). Nel bel mezzo delle dodici tribù attendate, si erige magnifico il tabernacolo del Signore: ivi, dal propiziatorio, Egli parla a Mosè e ad Aronne: tale è il centro di tutti gli accampamenti: quindi la loro bellissima unità, la convenienza nelle parti, l’ordine nel tutto, meraviglioso; la volontà divina è nel mezzo di essi: quanto semplice, quant’è sicura la regola delle sue marce! Nel giorno in cui fu eretto il tabernacolo del Signore, una nube il coperse. Di notte, si stava sopra il padiglione del tabernacolo quasi apparenza di fuoco sino al mattino. Quando la nube che proteggeva il tabernacolo si toglieva di là, allora mettevansi in viaggio i figliuoli di Israele, e nel luogo dove stava la nube ivi accampavansi (Num. 9, 15-17). Quella nube era il Signore, era il suo Angelo che lo rappresentava…
Il sacro storico non si contenta di registrare una volta sola questa incomparabile legge, secondo la quale stava o si moveva l’israelitico popolo: la ripete più volte, la inculca, la spiega… Vuoi far sentir l’importanza, la grandezza, la bellezza di questo muoversi d’un popolo intero al solo cenno del Signore. Non vi ha volontà di uomo che lo muova: la sola volontà di Dio il fa muovere o stare. Notate bene, o fratelli: Mosè non mette meno d’importanza nel muoversi che nello stare a volontà del Signore, non impiega meno parole a fare intendere come tutto Israele si stava fermo quando non gli accennava il Signore, di quello che ne impieghi a fare intendere come egli pronto si movea tosto che il Signore gli accennava. Tutti i giorni, egli dice, nei quali la nube si rimaneva ferma sul tabernacolo, essi rimanevano nel luogo stesso: aggiunge spiegando vieppiù ciò che aveva detto: e se avveniva che la nube rimanesse sul tabernacolo molto tempo, i figliuoli d’Israele stavano facendo le scolte del Signore e non si partivano, fossero pur molti i giorni in cui stava ferma la nube (Num. 9, 18-20)…
Oh parola del Signore, oh Verbo di Dio!’ » Tu stesso e non altri vieni con noi, e dirigi tutti i nostri passi: comanda tu il nostro posare e le nostre marce; fa’ che noi riposiamo e camminiamo con Te. Quando Tu riposerai nel mezzo di noi, noi pure riposeremo vigilanti nella preghiera, nello studio delle tue parole e nell’aspettazione dei tuoi voleri: quando in mezzo di noi ti muoverai, ci muoveremo teco anche noi, nulla temendo sotto la tua scorta e la tua condotta. Anzi, Tu sia quello, o Verbo di Dio, che, quando ci comandi la quiete, ce la faccia altresì amare ed eleggere; e quando ci comandi di sorgere e metterei in moto, ci renda pronti e lesti e robustissimi alle fatiche del viaggio: perocché a noi non basta che Tu ci accenni e il tuo volere ci mostri, come al popolo Ebreo; ma aspettiamo di più da Te, che operi in noi tutto quello che ci accenni e ci mostri e comandi; altramente, Tu avrai purtroppo a far di noi quei lamenti che facesti del tuo popolo antico e forse più gravi ancora… Ché nulla di più ti puoi aspettare da noi, ma noi troppo più aspettiamo da Te; perocché Tu non sei solo la Parola della legge, cioè la Via per la quale dobbiamo andare, ma sei ancora la Verità che adempie la legge, e la Vita che ne premia l’adempimento; non sei l’antica colonna di nube tenebrosa e raggiante, ma sei il Verbo fatto nostra carne per nostro amore.
* Discorsi sulla Carità, Ed. Paoline, Pescara 1963 – pp. 93-100.
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