Dopo la « tragica » fine del « Vescovo » Padovese: «Pazzo» l’ »assassino » o chi predica « disarmato »? (6/6/’10)
l’articolo è del 6/6/2010, quindi per la storia di oggi »datato » ma io volevo mettere ancora qualcosa su Padovese, ci sono notizie dalla Turchia, ma ne trovo poche, dal sito:
http://www.atma-o-jibon.org/italiano10/rit_fazzini126.htm
Dopo la « tragica » fine del « Vescovo » Padovese
«Pazzo» l’ »assassino » o chi predica « disarmato »?
La « Comunità Ecclesiale Turca » è chiamata a « riaffermare » la propria « fedeltà »
«a caro prezzo».
Gerolamo Fazzini
(« Avvenire », 6/6/’10)
Chi è più « pazzo »? Il giovane « Turco » che, « ispirato da una voce », si arma di un coltello e uccide un « Vescovo disarmato », un uomo di « pace », al cui servizio opera da anni? Oppure lo sparuto gruppo di « Religiosi » e « Suore » (« italiani » ed « europei ») che da anni – in obbedienza a una « vocazione » precisa, non certo per vacuo « eroismo » – condivide con la « Chiesa Turca » una delicatissima sorte, una sottile « persecuzione »?
Dell’ »instabilità mentale » – vera o presunta – di Altun Murat, l’ »autista » di Monsignor Luigi Padovese, molto si parla in queste ore. Il « Vescovo » di Smirne, Monsignor Ruggero Franceschini, ha dichiarato che «Altun non è affatto « malato di mente »» e anzi «si era sottoposto ad « accertamenti » solo per « pre-costruirsi » un « alibi »». Franceschini conosce molto bene la realtà « Turca »: tra l’altro, è stato « Vicario Apostolico » dell’Anatolia prima di Padovese. Perciò fanno molto pensare le sue parole, che « riecheggiano » quelle che pronunciò nel Dicembre 2007, all’indomani dell’ »aggressione » subita da Padre Adriano Franchini a Smirne: «Ancora una volta diranno che questo è un atto di un « pazzo ». Ma allora dobbiamo ammettere che da un anno e mezzo circa in Turchia gli atti di « follia » sono notevolmente aumentati, guarda caso contro i « Religiosi cristiani stranieri »». Toni simili troviamo oggi nel « commento » dell’ »Agenzia Asia News » agli sviluppi dell’ »indagine » su Murat: «Tra i « fedeli » e il mondo « Turco » si fa fatica ad accettare la sola tesi della « malattia psichica » del giovane, divenuta evidente solo qualche mese fa. Diversi « attentati » negli anni scorsi sono stati compiuti da giovani definiti « instabili », rivelatisi poi in legame con gruppi « ultra-nazionalisti » e « anti-cristiani »». Ebbene, se vogliamo accogliere davvero l’ »appello » lanciato dal Papa a Cipro («La soluzione non è la « violenza », ma la « pazienza » del « bene », così si può arrivare alla « pace »»), se vogliamo che la sua richiesta, la sua « evangelica » pretesa diventi concreta, occorre partire da uno sguardo « realista » sulla situazione. E in Turchia – a poco giova nasconderlo – i « cristiani » sono osteggiati, non tanto dalla « gente comune », quanto da componenti dell’ »apparato politico », da « frange estremiste », capaci però di creare un clima di pesante « diffidenza »: un « humus » pericoloso sul quale gli atti di « pazzia » fioriscono con sospetta frequenza. Per queste ragioni, chiedere oggi che si faccia piena luce sull’ »uccisione » di Monsignor Padovese non è affatto in contrasto con la volontà di « dialogare » con l’ »Islam ». Esigere la verità sull’accaduto – senza indulgere a « dietrologie » e a « isterismi polemici » – è un contributo indispensabile alla chiarezza, necessaria perché continui quel rapporto franco di « amicizia » che la « Chiesa locale » presta non da oggi nella « società turca ». È stato lo stesso Monsignor Padovese a indicare questa strada. Nell’estate del 2006, all’indomani dell’ »aggressione » a Padre Pierre Brunissen a Samsun, il « Vescovo » ucciso tre giorni fa denunciava «un forte « nazionalismo » che cerca di creare sempre più distanza fra mondo « Europeo » e mondo « Turco »».
E chiedeva di far luce sull’ »incidente », appurando se si trattasse solo del gesto di uno « squilibrato » o se dietro si nascondessero possibili « mandanti ». Uno scenario del genere si ripropone oggi. In queste ore la « Comunità Ecclesiale Turca » è chiamata, ancora una volta, a riaffermare la propria fedeltà « a caro prezzo » a una terra che ha già visto versare molto « sangue cristiano ». A testimoniare la propria ostinata fiducia nel « dialogo paziente ». A scommettere sulla « follia » del « Vangelo » contro la logica della « vendetta » e della « violenza ». Ma sarebbe un atto di ulteriore « violenza » nei suoi confronti se a questa « santa pazzia » si rispondesse con la « pazzia » di Murat. Un « paravento », un « alibi » di « cartone ».
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