28 AGOSTO 2011 – XXII DOMENICA DEL T.O. (SANT’AGOSTINO)
28 AGOSTO 2011 – XXII DOMENICA DEL T.O.
SANT’AGOSTINO
MESSA DEL GIORNO LINK:
http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinA/A22page.htm
Seconda Lettura Rm 12, 1-2
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
http://www.bible-service.net/site/375.html
Romains 12,1-2
Au chapitre 11 de sa lettre, Paul vient de démontrer que Juifs et païens, tous sont appelés au salut. Comment vivre en sauvés ? En faisant de toute sa vie une offrande agréable à Dieu. C’est répondre au choix qu’il a fait de nous, c’est répondre à son amour sauveur, à sa « tendresse ».
La vie chrétienne, en ce sens, est une liturgie. L’adoration n’est pas évasion de la vie quotidienne, mais l’offrande de cette vie vécue selon la volonté de Dieu. Tout l’être, toute la « personne » et toute la « vie » sont engagés dans ce sacrifice.
Et le modèle, à l’évidence, c’est le Christ qui a consacré au Père tout son être, toute sa volonté, tout son cœur. En saint Jean, dans la prière sacerdotale après la Cène, Jésus aura pour lui-même et pour ses disciples des phrases qui reprendront l’esprit de ce passage : « Ils ne sont pas du monde, comme moi je ne suis pas du monde… Je me consacre moi-même
Romani 12,1-2
Nel capitolo 11 della sua lettera, Paolo ha dimostrato che ebrei e gentili, tutti sono chiamati alla salvezza. Come vivere da salvati? Facendo di tutta la propria vita un’offerta gradita a Dio. È rispondere alla scelta che ha fatto di noi, è rispondere al suo amore salvifico, alla sua « tenerezza ».
La vita cristiana, in questo senso è una liturgia. Culto non è evasione dalla vita quotidiana, ma l’offerta di questa vita vissuta secondo la volontà di Dio. Tutto l’essere, tutta la « persona » e tutta la »vita » sono impegnati in quel sacrificio.
E il modello, ovviamente, è Cristo che ha consacrato al Padre tutto il suo essere, tutta la sua volontà, tutto il suo cuore. In San Giovanni, nella preghiera sacerdotale. dopo l’Ultima Cena, Gesù ha per se stesso e pe i suoi discepoli delle frasi che riprendono lo spirito di questo passaggio: « Non sono del mondo, come io non sono il mondo. .. Io ocnsacro me stesso… « (Giovanni 17,16-19).
UFFICIO DELLE LETTURE
Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo (Disc. 23 A, 1-4; CCL 41, 321-323)
Il Signore ha avuto misericordia di noi
Siamo veramente beati se, quello che ascoltiamo, o cantiamo, lo mettiamo anche in pratica. Infatti il nostro ascoltare rappresenta la semina, mentre nell’opera abbiamo il frutto del seme. Premesso ciò, vorrei esortarvi a non andare in chiesa e poi restare senza frutto, ascoltare cioè tante belle verità, senza poi muovervi ad agire.
Tuttavia non dimentichiamo quanto ci dice l’Apostolo: «Per questa grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio, né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (Ef 2, 8-9). Ribadisce: «Per grazia siete stati salvati» (Ef 2, 5).
In realtà non vi era in precedenza nella nostra vita nulla di buono, che Dio potesse apprezzare e amare, quasi avesse dovuto dire a se stesso: «Andiamo, soccorriamo questi uomini, perché la loro vita è buona». Non poteva piacergli la nostra vita col nostro modo di agire, però non poteva dispiacergli ciò che egli stesso aveva operato in noi. Pertanto condannerà il nostro operato, ma salverà ciò che egli stesso ha creato.
Dunque non eravamo davvero buoni. Ciò nonostante, Dio ebbe compassione di noi e mandò il suo Figlio, perché morisse, non già per i buoni, ma per i cattivi, non per i giusti, ma per gli empi. Proprio così: «Cristo morì per gli empi» (Rm 5, 6). E che cosa aggiunge? «Ora a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto», al massimo «ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene» (Rm 5, 7). Può darsi che qualcuno abbia la forza di morire per il giusto. Ma per l’ingiusto, l’empio, l’iniquo, chi accetterebbe di morire, se non Cristo soltanto, che è talmente giusto da poter giustificare anche gli ingiusti?
Come vedete, fratelli, non avevamo opere buone, ma tutte erano cattive. Tuttavia, pur essendo tali le opere degli uomini, la misericordia divina non li abbandonò. Anzi Dio mandò il suo Figlio a redimerci non con oro né con argento, ma a prezzo del suo sangue, che egli, quale Agnello immacolato condotto al sacrificio ha sparso per le pecore macchiate, se pure solo macchiate e non del tutto corrotte.
Questa è la grazia che abbiamo ricevuto. Viviamo perciò in modo degno di essa, per non fare oltraggio a un dono sì grande. Ci è venuto incontro un medico tanto buono e valente da liberarci da tutti i nostri mali. Se vogliamo di nuovo ricadere nella malattia, non solo recheremo danno a noi stessi, ma ci dimostreremo anche ingrati verso il nostro medico.
Seguiamo perciò le vie che egli ci ha mostrato, specialmente la via dell’umiltà, quella per la quale si è incamminato lui stesso: Infatti ci ha tracciato la via dell’umiltà con il suo insegnamento e l’ha percorsa fino in fondo soffrendo per noi.
Perché dunque colui che era immortale potesse morire per noi, «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). L’immortale assunse la mortalità, per poter morire per noi e distruggere in tal modo con la sua morte la nostra morte.
Questo ha compiuto il Signore, in questo ci ha preceduto. Lui che è grande si è umiliato, umiliato fu ucciso, ucciso risuscitò e fu esaltato per non lasciare noi nell’inferno, ma per esaltare in sé, nella risurrezione dai morti, coloro che in questa terra aveva esaltati soltanto nella fede e nella confessione dei giusti. Dunque ci ha chiesto di seguire la via dell’umiltà: se lo faremo daremo gloria al Signore e a ragione potremo cantare: «Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie, invocando il tuo nome» (Sal 74, 2).
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