DOMENICA 31 LUGLIO – XVIII DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 31 LUGLIO – XVIII DEL TEMPO ORDINARIO

MESSA DEL GIORNO LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinA/A18page.htm

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Rm 8, 35. 37-39
Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

http://www.bible-service.net/site/1181.html

(sono un po’ stanca, se non conoscete il francese potete tradurla anche con un traduttore on line, vi consiglio « Reverso »)

Romains 8,35.37-39
Deux strophes, dans ce chant de triomphe. La première évoque des adversaires ou des dangers très concrets. Les mots détresse et angoisse reviennent très habituellement dans les annonces des « derniers temps » ; ils expriment l’expérience vécue par l’apôtre en mission (2 Corinthiens 11). La deuxième strophe évoque des « puissances » plus mystérieuses qui dépassent l’homme, ressenties comme des menaces, des fatalités… Mais le Dieu sauveur est aussi le Dieu créateur, maître de tout. En proclamant Jésus « Seigneur », on affirme précisément qu’il est au-dessus de tous les prétendus seigneurs et de toutes les puissances qui peuvent faire peur à l’homme.
Le Seigneur nous fait participer à sa victoire sur la mort ; il nous prend dans son mystère de mort et de résurrection. Paul en fait l’expérience dans sa vie de croyant et d’apôtre.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla «Lettera», detta di Barnaba (Capp. 1, 1 – 2, 5; Funk 1, 3-7)
 
La speranza della vita è il principio e il termine della nostra fede
Salute a voi nella pace, figli e figlie, nel nome del Signore che ci ha amato. Grandi e copiosi sono i favori che Dio vi ha concesso. Per questo molto mi rallegro sapendo quanto le vostre anime siano belle e liete per la grazia e i doni spirituali che hanno ricevuto. Ma ancora maggiore è la mia gioia sentendo nascere in me una viva speranza di salvezza nel vedere con quanta generosità la sorgente divina abbia effuso su di voi il suo Spirito. Davvero splendido lo spettacolo che avete offerto alla mia vista!
Persuaso di essermi avvantaggiato, molto nella via santa del Signore parlando con voi, mi sento spinto ad amarvi più della mia stessa vita, anche perché vedo in voi grande fede e carità per la speranza della vita divina.
Per l’amore che vi porto voglio mettervi a parte di quanto ho avuto, sicuro di ricevere beneficio dal servizio che vi rendo. Vi scrivo dunque alcune cose perché la vostra fede arrivi ad essere conoscenza perfetta.
Tre sono le grandi realtà rivelate dal Signore: la speranza della vita, inizio e fine della nostra fede; la salvezza, inizio e fine del piano di Dio; il suo desiderio di farci felici, pegno e promessa di tutti i suoi interventi salvifici.
Il Signore ci ha fatto capire, per mezzo dei profeti, le cose passate e presenti, e ci ha messo in grado di gustare le primizie delle cose future. E poiché vediamo ciascuna di esse realizzarsi proprio come ha detto, dobbiamo procedere sempre più sulla via del santo timore di Dio.
Per parte mia vi voglio indicare alcune cose che giovino al vostro bene già al presente. Vi parlo però non come maestro, ma come fratello.
I tempi sono cattivi e spadroneggia il Maligno con la sua attività diabolica. Badiamo perciò a noi stessi e ricerchiamo accuratamente i voleri del Signore. Timore e pazienza devono essere il sostegno della nostra fede, longanimità e continenza le nostre alleate nella lotta. Se praticheremo queste virtù e ci comporteremo come si conviene dinanzi al Signore, avremo la sapienza, l’intelletto, la scienza e la conoscenza. Queste sono le cose che Dio vuole da noi. Il Signore infatti ci ha insegnato per mezzo di tutti i profeti che egli non ha bisogno di sacrifici, né di olocausti, né di offerte. Che m’importa, dice, dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Non presentatevi nemmeno davanti a me per essere visti. Infatti chi ha mai richiesto tali cose dalle vostre mani? Non osate più calpestare i miei atri. Se mi offrirete fior di farina, sarà vano; l’incenso è un abominio per me. I vostri noviluni e i vostri sabati non li posso sopportare (cfr. Is 1, 11-13).

Responsorio    Cfr. Gal 2, 16; Gn 15, 6
R. Sappiamo che l’uomo è giustificato soltanto per mezzo della fede: * noi abbiamo creduto, per essere giustificati dalla fede in Cristo.
V. Abramo credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia;
R. noi abbiamo creduto, per essere giustificati dalla fede in Cristo.

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