dal sito:
http://www.chiesaevangelicadivolla.it/11-13.html
2° Corinzi 13 : 11-13
(commento della Chiesa Evangelica)
I versetti proposti concludono questa epistola di Paolo e probabilmente costituiscono una espressione liturgica. Tale è per noi quella del v. 13 presente in (quasi) tutte le liturgie del culto evangelico come dossologia conclusiva di carattere ternario/trinitario. Ancora una presentazione di Dio quale “Dio dell’amore” – locuzione che ricorre solo in questo testo – e “Dio della pace”. Al termine del v.11 viene menzionato Iddio come Colui che sarà ‘operativamente presente’ innanzitutto là ove v’è il senso della gioia (Fil 3:1 e 4:4); non quella vuota, propria di tante spiritualità rumorose e disincarnate, bensì come contras-segno di una serenità che deriva da una oculata fede in Lui.
Il credente sa anche che deve ‘gioire’, ‘rallegrarsi’ con chi gioisce ma anche ‘piangere’ in modo solidale ed empatico con chi piange; condividere il suo dolore, la sua sofferenza, essergli accanto nelle svolte e nelle problematiche difficoltà esisten-ziali (Rm 12:15 “Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono”. Una tale “gioia” sarà vera solo se si è in cammino verso la “perfezione”.
Dio è presente là ove esiste una tensione viva verso la ‘perfezione’ alla quale si tende con gli altri e mai senza di loro (1 Cor 1:2 con 13:10a). La perfezione prima di essere escatologica (1Cor 13:10) è ‘storica’, è a nostra misura anche se nei limiti delle nostre possibilità, perciò l’apostolo scrive: “ricercate la perfezione”, cioè “cercate di mettervi in ordine” nel senso che “i membri della chiesa devono aiutarsi vicendevolmente nell’educa-zione così da rafforzarsi l’un l’altro, anche se il successo finale (quello escatologico) è e rimane opera di Dio, 1 Pt 5:10). Cosa occorre fare? Le condizioni per esperire tale ‘perfe-zione’ sono (a) l’incoraggiamento vicende-vole (“siate consolati”, cioè ‘esortatevi a vicenda’), (b) unità (“abbiate un medesimo sentimento”, lett.: ‘pensate la stessa cosa’, cfr Mt 18:20 con At 1:14, 2:46, 4:24, 5:12 testi ove si legge di un ‘pari consentimento’); (c) pace (« vivete in pace »): l’invito a vivere in pace è tipico di Paolo, altrove lo si trova solo in Mc 9:50. Il credente serio, il discepolo di Gesù, deve sforzarsi di vivere in pace con tutti (condominio, vicini di casa, ambiente di lavoro, ecc.) per quanto dipende da lui (Rm 12:18), ma a maggior ragione deve farlo con i propri fratelli e sorelle di fede (« Vivete in pace tra di voi! », 1 Ts 5:13b). Già prima, 1 Ts 4:11 recita « Vi esortiamo .a cercare di vivere in pace, di curare i vostri beni – o i vostri affari (Per Diodati: ‘di fare i fatti vostri’), di lavorare con le vostre mani come vi abbiamo ordinato, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori.).
La vita di una comunità deve risultare para-digmatica, esemplare per quanti non vivono la realtà del dettato evangelico. Non si è ‘chiesa’ se non si vive una evangelicità mondana, pre-sente efficacemente nel mondo, nella società del nostro tempo, ben ricordando che “la creazione – e l’umanità con essa – aspetta con impazienza la manifestazione (= apocalisse, rivelazione) dei figli di Dio” (Rm 8:19).
Il risultato o il frutto di tale condotta sarà la presenza del “Dio dell’amore e della pace”. Nessuno si scandalizzi o si offenda se da queste parole paoliniche apprendiamo che possiamo pur avere dei culti affollati e rumo-rosi o piccole aggregazioni cultuali ordinate e borghesi, ma senza che vi sia la presenza di Dio. Si avranno degli happening religiosi ma non il coagulo di credenti come ‘corpo di Cristo’ intorno al Dio presente e operante.
* »La grazia del Signor nostro Gesù Cristo. ». E’ imprescindibile vivere il favore di Colui che è morto ed è risuscitato solo per venirci incontro. Ricordiamoci e ricordiamo che solo per grazia, e grazia permanente, siamo salvati e non per alcun merito nostro. “L’amore di Dio…” di Colui che ab aeterno si è preoccupato in prima per-sona della salvezza di tutti gli uomini. “La comunione dello Spirito” che, mandato nella nostra storia, per la sua propria onticità, mantiene e conserva un rapporto pieno ed inglobativo tra la nostra umanità ed il Dio Uno e Trino.
Dio è fedele, ma è anche ‘trinitario’ Dio d’amore e di pace.
Mario Affuso