Archive pour juin, 2011

SS. Trinità

SS. Trinità dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 18 juin, 2011 |Pas de commentaires »

2° Corinzi 13 : 11-13 – (commento della Chiesa Evangelica)

dal sito:

http://www.chiesaevangelicadivolla.it/11-13.html

2° Corinzi 13 : 11-13

(commento della Chiesa Evangelica)

I versetti proposti concludono questa epistola di Paolo e probabilmente costituiscono una espressione liturgica. Tale è per noi quella del v. 13 presente in (quasi) tutte le liturgie del culto evangelico come dossologia conclusiva di carattere ternario/trinitario. Ancora una presentazione di Dio quale “Dio dell’amore” – locuzione che ricorre solo in questo testo – e “Dio della pace”. Al termine del v.11 viene menzionato Iddio come Colui che sarà ‘operativamente presente’ innanzitutto là ove v’è il senso della gioia (Fil 3:1 e 4:4); non quella vuota, propria di tante spiritualità rumorose e disincarnate, bensì come contras-segno di una serenità che deriva da una oculata fede in Lui.
 
Il credente sa anche che deve ‘gioire’, ‘rallegrarsi’ con chi gioisce ma anche ‘piangere’ in modo solidale ed empatico con chi piange; condividere il suo dolore, la sua sofferenza, essergli accanto nelle svolte e nelle problematiche difficoltà esisten-ziali (Rm 12:15 “Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono”. Una tale “gioia” sarà vera solo se si è in cammino verso la “perfezione”.
Dio è presente là ove esiste una tensione viva verso la ‘perfezione’ alla quale si tende con gli altri e mai senza di loro (1 Cor 1:2 con 13:10a). La perfezione prima di essere escatologica (1Cor 13:10) è ‘storica’, è a nostra misura anche se nei limiti delle nostre possibilità, perciò l’apostolo scrive: “ricercate la perfezione”, cioè “cercate di mettervi in ordine” nel senso che “i membri della chiesa devono aiutarsi vicendevolmente nell’educa-zione così da rafforzarsi l’un l’altro, anche se il successo finale (quello escatologico) è e rimane opera di Dio, 1 Pt 5:10). Cosa occorre fare? Le condizioni per esperire tale ‘perfe-zione’ sono (a) l’incoraggiamento vicende-vole (“siate consolati”, cioè ‘esortatevi a vicenda’), (b) unità (“abbiate un medesimo sentimento”, lett.: ‘pensate la stessa cosa’, cfr Mt 18:20 con At 1:14, 2:46, 4:24, 5:12 testi ove si legge di un ‘pari consentimento’); (c) pace (« vivete in pace »): l’invito a vivere in pace è tipico di Paolo, altrove lo si trova solo in Mc 9:50. Il credente serio, il discepolo di Gesù, deve sforzarsi di vivere in pace con tutti (condominio, vicini di casa, ambiente di lavoro, ecc.) per quanto dipende da lui (Rm 12:18), ma a maggior ragione deve farlo con i propri fratelli e sorelle di fede (« Vivete in pace tra di voi! », 1 Ts 5:13b). Già prima, 1 Ts 4:11 recita « Vi esortiamo .a cercare di vivere in pace, di curare i vostri beni – o i vostri affari (Per Diodati: ‘di fare i fatti vostri’), di lavorare con le vostre mani come vi abbiamo ordinato, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori.).
La vita di una comunità deve risultare para-digmatica, esemplare per quanti non vivono la realtà del dettato evangelico. Non si è ‘chiesa’ se non si vive una evangelicità mondana, pre-sente efficacemente nel mondo, nella società del nostro tempo, ben ricordando che “la creazione – e l’umanità con essa – aspetta con impazienza la manifestazione (= apocalisse, rivelazione) dei figli di Dio” (Rm 8:19).
Il risultato o il frutto di tale condotta sarà la presenza del “Dio dell’amore e della pace”. Nessuno si scandalizzi o si offenda se da queste parole paoliniche apprendiamo che possiamo pur avere dei culti affollati e rumo-rosi o piccole aggregazioni cultuali ordinate e borghesi, ma senza che vi sia la presenza di Dio. Si avranno degli happening religiosi ma non il coagulo di credenti come ‘corpo di Cristo’ intorno al Dio presente e operante.
* »La grazia del Signor nostro Gesù Cristo. ». E’ imprescindibile vivere il favore di Colui che è morto ed è risuscitato solo per venirci incontro. Ricordiamoci e ricordiamo che solo per grazia, e grazia permanente, siamo salvati e non per alcun merito nostro. “L’amore di Dio…” di Colui che ab aeterno si è preoccupato in prima per-sona della salvezza di tutti gli uomini. “La comunione dello Spirito” che, mandato nella nostra storia, per la sua propria onticità, mantiene e conserva un rapporto pieno ed inglobativo tra la nostra umanità ed il Dio Uno e Trino.
Dio è fedele, ma è anche ‘trinitario’ Dio d’amore e di pace.

Mario Affuso

DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO

 dal sito:

 http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.pax?mostra_id=149

SS. Trinità anno A Es 34,4-6.8-9 – 2Cor 13,11-13 – Gv 3,16-18

DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO

Parliamo di Dio. Chi è il Dio in cui noi crediamo? Che idea ne abbiamo? Soprattutto: quale rapporto abbiamo con Lui? Oggi la Chiesa ci invita, tramite questa festa della Santissima Trinità, proprio a precisare idea e rapporti col Dio cristiano.

1) LA RICERCA DELL’UOMO

    Ogni uomo, spontaneamente, cerca Dio. Dalla esperienza del suo limite, sospinto delle sue aspirazioni più grandi, intuisce che qualcosa o qualcuno più grande ci debba essere, per spiegare e saziare il proprio cuore pieno di così alti aneliti. E’ il SENSO RELIGIOSO: la nostalgia di Dio che c’è in ognuno. Per molti, purtroppo, anche tra coloro che si credono cristiani, questo è lo stadio a cui sono rimasti: una vaga idea di Dio legata solo ad un naturale desiderio. Ma questa idea naturale di Dio è piena di sospetto e paura (questo è l’effetto del peccato originale); così che di Dio si ha timore, e tutta la « religione » che ne deriva è quella di propiziarselo con gesti di magia.
    Maturando una ricerca positiva, a partire dal creato, utilizzando la nostra ragione, si riesce a giungere ad una intuizione di Dio più personale, più articolata in contenuti e con caratteristiche che si deducono dalle sue opere visibili. « Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute » (Rm 1,20). Un Dio principio dell’essere e del creato, ordinatore e provvidente, giudice …: è quanto si può trarre dal « dio dei filosofi », o, che è pari come contenuto, dalle grandi religioni naturali. Intuizioni che lasciano sempre uno spazio all’ambiguità e alla problematicità quando ci si pone di fronte ai grandi temi del male, dell’ingiustizia e della morte.
    La Bibbia, nell’Antico Testamento, prende in mano questo itinerario di ricerca dell’uomo, vi si affianca, precisando e documentando l’idea di un Dio personale, unico, creatore di tutto il mondo, provvidente, salvatore e giudice, amante dell’uomo e della sua vita. Attraverso l’esperienza di grandi uomini religiosi (i profeti) Dio stesso ha aiutato a leggere negli interventi operati nella storia d’Israele, delle caratteristiche nuove e sorprendenti del Suo volto. In particolare quella di un Dio premuroso del suo popolo, e capace di perdono e misericordia. Ecco il biglietto da visita che questo Dio ha lasciato a Mosè: « Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà » (I lett.).
    Ma questo faticoso cammino di ricerca è solo un arrivare al « citofono » della casa dove abita il vero Dio, sulla cui targhetta si legge: Dio essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra. E’ un’intuizione umana alta, ma non qualifica il vero e completo volto di Dio.

2) LA RISPOSTA DI DIO

    « Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato » (Gv 1,18). Questa è la svolta. Alla ricerca che l’uomo fa di Dio, Dio stesso ha voluto venire incontro, manifestandosi personalmente e visibilmente in Cristo. Ha come voluto aprire la porta di casa e svelare qualcosa della sua vita intima: il progetto che ha sul mondo e sull’uomo, e tutta la premura che ha per ognuno di noi. Ci ha svelato così ciò che ha di più caratteristico e proprio, la sua libertà, la sua fantasia, la sua vitalità, la sua passione per l’uomo. L’uomo pensa d’aver trovato Dio, ma è Dio che ha cercato e ha trovato l’uomo. « In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati » (1Gv 4,10).
    Per dire che ci ama, Dio non ha usato parole, ma fatti, fatti concreti e parlanti come è « di chi dà la sua vita per i propri amici » (Gv 15,13). « Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna ». Lo spettacolo della croce è la lezione più grande di un Dio « che è amore » (1Gv 4,8). Questa è tutta l’idea che noi cristiani abbiamo di Dio. Non ce lo siamo inventato noi, ma lui si è imposto da Sé. Quanto più ne abbiamo coscienza viva, tanto più rispondiamo in amore. Dice sant’Agostino: « Uno ama quando si sente amato; ora per questo io amo Dio, perché per primo lui ha amato me ». Era la grande scoperta di Paolo: « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? » (Rm 8,31-32).
    Questo Dio resosi fisicamente visibile in Gesù di Nazaret ha svelato pienamente ciò che vuol fare di ogni uomo: « figli nel Figlio », figli ed eredi di questo Dio, fino al punto di « diventare simili a Lui perché lo vedremo così come egli è » (1Gv 3,2). Per questo il Figlio di Dio s’è fatto uomo, per mostrare all’uomo come deve essere figlio di Dio. Quello che Lui è per natura, noi lo diveniamo per grazia. Per cui già da oggi, con inusitato ardire, Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio col nome familiare di Abbà!, papà, come un bimbo chiama il suo babbo. « Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! » (1Gv 3,1). Siamo chiamati – in altre parole – ad essere partecipi della famiglia Trinità.
    E’ lo Spirito Santo – terza Persona di questa unica e vivace realtà del Dio cristiano – che anticipa in noi la presenza e l’azione divinizzante di questa Trinità. Lui, il vincolo vivente d’amore tra il Padre e il Figlio, oggi estende fino a noi quel legame, coinvolgendoci in quel giro d’amore e di comunione trinitaria: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Un solo Dio dalla vitalità esterna vivacissima, riflesso certo d’una altrettanta vivace vitalità interna, in casa Trinità, dove eternamente circolano rapporti di intimità, di dono, di dialogo e d’amore. E noi ne godiamo la partecipazione, come ci ricorda il saluto che spesso apre le nostre assemblee liturgiche: « La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi » (II lett.).

******

« Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui ». Siccome il mondo non conosce il vero Dio, ha paura di Lui, o pensa di farne a meno, finendo di perdere tutta la vita, perché questa non è nostra conquista, ma Suo dono. La nostra vita, impastata di divino fin dalla creazione, non è qualcosa di umano, ma di sovrumano: ha un bisogno strutturale di Dio. Rifiutarlo è condannarsi al fallimento: « Chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio ». Il vangelo non è un lusso, ma una necessità. Sta a noi decidere per la vita o per la morte. Il Dio dei cristiani è certamente e unicamente un Dio per la vita.

DOMENICA 19 GIUGNO 2011 – SANTISSIMA TRINITÀ

DOMENICA 19 GIUGNO 2011 – SANTISSIMA TRINITÀ

MESSA DEL GIORNO LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/festeSolen/TrinApage.htm

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  2 Cor 13, 11-13
La grazia di Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.
 
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla prima lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo     2, 1-16
 
Il grande mistero della volontà d Dio
Fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Sta scritto infatti:
Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano (Is 64, 4).
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L’uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L’uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno.
Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? (Sap 9, 13).
Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo.

Responsorio    Cfr. Ef 1, 17. 18; 1 Cor 2, 12
R. Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Illumini gli occhi della vostra mente * per comprendere a quale speranza egli vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi.
V. Non avete ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio;
R. per comprendere a quale speranza egli vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi.

Seconda Lettura
Dalle «Lettere» di sant’Atanasio, vescovo
(Lett. 1 a Serap. 28-30; PG 26, 594-595. 599)
 
Luce, splendore e grazia della Trinità
Non sarebbe cosa inutile ricercare l’antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s’intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede è questa: la Trinità santa e perfetta è quella che è distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma è tutta potenza creatrice e forza operativa. Una è la sua natura, identica a se stessa. Uno è il principio attivo e una l’operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, è mantenuta intatta l’unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che è al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed è in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). E’ al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L’apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito è in noi, è anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi è anche il Padre, e così si realizza quanto è detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi è la luce, là vi è anche lo splendore; e dove vi è lo splendore, ivi c’è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia è il dono che viene dato nella Trinità, è concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l’amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.

Responsorio    Cfr. Cantico dei tre fanciulli; Dn 3, 56
R. Adoriamo il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo: * a te la lode, a te la gloria nei secoli!
V. Benedetto sei tu, o Dio, nel firmamento del cielo:
R. a te la lode, a te la gloria nei secoli!

Omelia per il 18 giugno 2011 su 2Cor 12,9

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/4464.html

Omelia (18-06-2005) 

Eremo San Biagio

Dalla Parola del giorno
Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. (2 Cor 12,9)

Come vivere questa Parola?
Siamo soliti pensare ai santi come a persone straordinarie, neppure sfiorate dal limite o comunque sempre vittoriose su di esso. Qui invece Paolo ci mostra il lato debole della sua persona. Sì, egli ha sperimentato la grandiosità di cer-te manifestazioni divine, ma afferma che non è qui ciò di cui egli possa compiacersi. « Ben mi glorierò della mia debolezza » dichiara deciso. Eppure anche lui ha avvertito la ripulsa verso ciò che ne frenava il passo, tanto che « per ben tre volte » ha pregato il Signore di liberarlo. Una richiesta insistente che dice quanto quei limiti pesassero su di lui. Ma la risposta del Signore è più che illuminante: « Ti basta la mia grazia ». Quindi si riconosce che il limite non è qualcosa con cui convivere pacificamente, lasciando che la faccia da sovrano in « casa nostra ». Il limite, soprattut-to quando si identifica con i difetti, va guardato in faccia e affrontato perché non ci renda succubi. In questa lotta però abbiamo la certezza di essere sostenuti dalla grazia di Dio a cui sarà attribuibile l’eventuale vittoria. La nostra debolezza, allora, cesserà di essere un limite pesante che ostacola l’avvento del « Regno di Dio », per diventare la « via regale » per cui esso si afferma. I nostri palesi limiti, se riconosciuti con umiltà, sono come una sottolineature che evidenzia la Parola. Proprio perché mettono in luce che nulla di bene può essere attribuibile direttamente a noi, diventano un richiamo al « Datore di ogni Bene ».

Oggi, nella mia pausa contemplativa, considererò la via regale dell’umiltà, spesso mediata proprio dai miei difetti. Senza arrabbiarmi a loro motivo con me stesso, con pace e umiltà di cuore, chiederò al Signore di trasformarli in « scala » per elevarmi ed elevare gli altri alla pura lode di Dio.

Tu solo, Signore, sei il Santo. Tu solo l’Altissimo. A te ogni onore e gloria!

La voce di una suora
A una qualità che mi esalta, preferisco un difetto che mi umilia.
Sr. Caterina Pesci 

Omelia (18-06-2011) : Non potete servire Dio e la ricchezza

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/22776.html

Omelia (18-06-2011) 

Movimento Apostolico – rito romano

Non potete servire Dio e la ricchezza

Gesù lo dice con divina chiarezza, con verità eterna, mai smentita dalla storia: « Nessuno potrà mai servire due padroni: Dio e la ricchezza ». O ci poniamo a servizio di Dio e abbandoniamo la ricchezza. O ci mettiamo a servizio della ricchezza e abbandoniamo il Signore. O un padrone o l’altro. È stoltezza pensare di poterli servire entrambi. Chi vuole servirli insieme, è sempre la ricchezza che alla fine servirà.
Quando il desiderio della ricchezza prende un cuore, quando la sua bramosia invade il nostro spirito, quando la mente è pervasa di sete del denaro, allora si calpestano i più elementari diritti dell’uomo. Ecco un’analisi ispirata di questa verità così come ci viene annunziata dall’Apostolo Giacomo: « Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice: Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia » (Gc 4,1-6). E ancora: « E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza » (Gc 5,1-6). Mai una sola parola di Gesù potrà essere smentita dalla nostra vita. Possiamo servire un solo padrone.
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: « Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? ». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.
Dio è la nostra quotidiana provvidenza, ad una sola condizione però: che noi mettiamo la nostra vita a suo totale servizio. Noi lavoriamo per Lui. Lui lavora per noi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fate che serviamo solo Lui. 

Mat-06,01-Prayer Our Father

Mat-06,01-Prayer Our Father dans immagini sacre 12%20FRENCH%20MASTER%20CHRIST%20TEACHING%20PRAYER

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-06,01-Prayer%20Our%20Father_Priere%20Notre%20Pere/12%20FRENCH%20MASTER%20CHRIST%20TEACHING%20PRAYER.jpghttp://www.artbible.net/3JC/-Mat-06,01-Prayer%20Our%20Father_Priere%20Notre%20Pere/index.html

 

Publié dans:immagini sacre |on 17 juin, 2011 |Pas de commentaires »
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