La Santissima Trinità di Andrej Rublëv
dal sito:
http://www.orthodoxworld.ru/it/icona/10/index.htm
La Santissima Trinità di Andrej Rublëv
Tutti conoscono l’icona della Santissima Trinità di Andrej Rublëv: è una delle più celebri e misteriose espressioni della pittura mondiale. Così come la conosciamo noi oggi, questa grandissima opera dell’arte mondiale è apparsa agli occhi dei restauratori nel 1919.
Il soggetto dell’icona si basa sul capitolo 18 del libro della Genesi, dove si descrive Dio che, in forma di tre angeli, appare ad Abramo e a Sara sotto la quercia di Mamre. Molti santi Padri (S. Cirillo d’Alessandria, S. Ambrogio di Milano, S. Massimo il Confessore) erano convinti che in questo testo dell’Antico Testamento si parla dell’immagine della Santissima Trinità. Però prima di Rublëv, i pittori di icone dipingevano soltanto la scena della vita quotidiana: i tre angeli ospiti di Abramo e Sara, seduti a tavola all’ombra di una grande guercia. Il santo Andrej ha saputo invece incarnare nell’icona il dogma più importante del cristianesimo!
In che cosa si è rivelato lo straordinario genio di Rublëv? Guardiamo attentamente l’icona. Anzitutto osserviamo che Rublëv ha tolto le figure di Abramo e di Sara. Il ricco allestimento della mensa è stato sostituito da una sola coppa, indicata dall’angelo che sta in mezzo. La grande quercia si è trasformata in un piccolo albero. Così l’icona si può riconoscere, ma da essa sono scomparse tutte le cose temporali, lasciando posto a quello che è eterno.
Dio-Padre, Dio-Figlio, Dio-Spirito Santo. Nell’insegnamento ortodosso la Santissima Trinità è chiamata: consustanziale, indivisibile, fonte di vita e santa. Come rappresentare la Trinità in un’icona, senza perdere nessuno di questi nomi-concetti? Alcuni pittori d’icone dopo di Rubliëv disegnarono l’angelo che sta nel mezzo con la croce dentro l’aureola, come nelle icone del Salvatore. Però indicando il Dio-Figlio perdevano un’altra caratteristica: la consustanzialità della Trinità. Capendo che non si può disegnare l’angelo di mezzo differente dagli altri due laterali, altri pittori dipinsero le croci nelle aureole di tutti e tre, però questo peggiorava soltanto l’errore, perché la croce nel nimbo è assolutamente inammissibile nelle immagini di Dio-Padre e di Dio-Spirito Santo.
Rubliëv trovò una bellissima soluzione. La consustanzialità è trasmessa nella sua icona con il fatto che le figure degli angeli sono dipinte assolutamente nella stessa maniera, e tutte e tre hanno la stessa dignità. Ognuno degli angeli porta nella mano lo scettro, simbolo del potere divino. Però gli angeli non sono uguali: hanno diverse pose, diverse vesti. I vestiti dell’angelo di mezzo (la tunica rossa, il manto azzurro e la fascia sopra di esso) sono simili ai vestiti del Salvatore. Due degli angeli seduti a tavola con la testa ed il movimento del corpo sono rivolti verso l’angelo seduto alla sinistra. La testa di quest’ultimo non è chinata, il suo corpo non è in movimento, e il suo sguardo è rivolto verso gli altri due angeli. Il colore tiglio chiaro del suo vestito testimonia la sua dignità regale. Tutte queste cose indicano la prima persona dalla Santissima Trinità. Infine, l’angelo a destra porta un vestito di colore verde. Questo è il colore dello Spirito Santo, chiamato Datore di vita. Con pennellate leggere e impercettibili, il gran maestro ci mostra i volti della Santissima Trinità, ma facendo questo, non infrange il dogma della sua consustanzialità.
Anche l’indivisibilità è trasmessa nello stesso modo geniale. L’angelo di mezzo mostra la coppa sulla mensa. Se l’inclinazione del capo ed il movimento dei due angeli verso il terzo, quello a sinistra, li uniscono tra loro, i gesti delle loro mani sono rivolti verso la coppa eucaristica con la testa dell’agnello sgozzato, messa sulla mensa bianca, come su di un trono. Vediamo che gli angeli sono tre, ma la coppa una sola: essa crea il centro composizionale e sensibile dell’icona. E qui vediamo che i tre angeli dell’Antico Testamento si trovano in una conversazione senza parole, il cui contenuto è la sorte del genere umano, in quanto la coppa del sacrificio è simbolo del volontario sacrificio del Figlio!
L’icona, in cui non c’è né azione, né movimento, è piena d’ispirazione e di una pace solenne. Il pittore ha presentato qui la grandezza dell’amore sacrificale. Il Padre manda il Suo Figlio a soffrire per l’umanità, e il Figlio, Gesù Cristo, è disposto ad andare a soffrire e dare se stesso come sacrificio per gli uomini.
Nell’icona ci sono alcuni altri simboli: l’albero, il monte e la casa. L’albero, la quercia di Mamre, è trasformato da Rublëv nell’albero della vita e mostra che la Trinità è la fonte della vita. Il monte incarna la santità della Trinità, e la casa il fatto che Dio è il primo Costruttore di tutto. La Casa infatti si trova alle spalle dell’angelo con i tratti del Padre (Creatore, Iniziatore della Costruzione), l’Albero alle spalle dell’angelo di mezzo (il Figlio è la Vita) e il Monte alle spalle del terzo angelo (lo Spirito Santo).
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