IL CARISMA DEL CARMELO
è poco, naturalmente, anche io lo voglio rivedere e studiare meglio, ma mi piace, un carisme che parte dall’Antico Testamento, bello:
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IL CARISMA DEL CARMELO
Si appartiene a Cristo, per questo si appartiene alla Chiesa; ma si appartiene alla Chiesa con una identità specifica appartenendo ad una espressione particolare della Chiesa, ad una comunità che incarna una vocazione alta, comune a tutti, qual è quella della comunione con Dio, dell’unione intima con il Signore, ma vissuta con una modalità unica, originale, frutto di una risposta d’amore a Dio da parte di creature che mettono in gioco tutta la ricchezza della propria libertà comunicativa.
Si appartiene ad un’unica Chiesa, ma attraverso l’appartenenza ad un gruppo, ad una comunità, ad un movimento, ad un Ordine, sempre al servizio di una “storia più grande”, ma ribadendo con forza che il servizio è reso attraverso l’identificazione con un carisma particolare.
Non si vuole parlare di appartenenza giuridica, formale, ma di una unione tra persone che si riconoscono accomunate da una stessa modalità di cammino, di vita verso Cristo.
Ogni essere umano ha insito nel proprio cuore l’aspirazione a realizzare massimamente l’unione con Cristo, a raggiungere, cioè, quel matrimonio spirituale dentro le circostanze della propria vita, nei posti di lavoro e dentro le proprie case, nei legami familiari e in tutti i rapporti interpersonali che gli capitano. In questo il Carmelo è guida nel trasformare in contemplazione i gesti d’azione quotidiana; attraverso i riferimenti alla Regola di S. Alberto, agli insegnamenti della Santa Madre Teresa d’Avila e del nostro Santo Padre Giovanni della Croce, l’Ordine Carmelitano è depositario di un patrimonio spirituale che esprime la vocazione specifica di chi l’abbraccia ed è luogo da cui partire per irraggiare nel mondo l’amore verso Cristo.
“E’ vero che vive il Signore davanti al quale io sto”(1 Re 17,1): è carmelitano colui/colei che ardentemente desidera e concretamente vive con spirito di adorazione contemplativa di Gesù, trasformando tutta la vita in preghiera incessante, in dialogo intimo con il Signore, ricercato quotidianamente in momenti particolari di incontro silenzioso, di contemplazione personale nell’intimo del proprio cuore. L’orazione, l’incontro con il Signore, con il quale si intesse una relazione di profonda amicizia, rappresenta per il carmelitano il punto centrale della sua vocazione, l’indispensabile appiglio che lo sostiene, il tempo pieno della fede, il momento culminante della propria giornata, in cui si “sta” con Dio in un dialogo amoroso, dispensatore di speranza, di fortezza, di fiducia, di pienezza che riveste di un senso nuovo gli accadimenti della vita: “la realtà si farà trasparente e si potrà scoprire Dio in tutto”(Costituzioni OCDS).
L’unione intima con il Signore, il matrimonio spirituale, il segreto rapporto tra l’anima e il suo Sposo, è ciò a cui tende un/una carmelitano/a: sia nell’intimità della sua “cella” durante il tempo dell’orazione sia, con spirito contemplativo, nelle sue scelte, nei suoi limiti, nelle sue attività di servizio e nelle difficoltà del portarle a termine, nel momento dell’esultanza e nello scoraggiamento della fatica, nel tempo della grazia e nel buio della croce, sempre vivendo “in ossequio di Gesù…meditando giorno e notte la legge del Signore e vegliando in preghiera”(Regola 2 e 10).
L’orazione per un carmelitano diviene, dunque, un atteggiamento di vita, un ricercare il volto di Dio dentro ogni avvenimento: lo sguardo del Risorto dentro la positività del mondo che suscita un’esaltante lode di ringraziamento e di gratitudine, e lo sguardo del Cristo sofferente in tutte quelle situazioni di marginalità, di abbandono, di povertà, di solitudine, di ingiustizia, di violenza, di egoismo che interpellano per un intervento deciso ed efficace.
Lo spirito di contemplazione del Carmelo non è confondibile con certi atteggiamenti di ricerca affannosa di emozioni e sentimentalismi spirituali, con gesti di autoesaltazione, non è identificabile con quel bisogno, oggi tanto diffuso, di apparizioni e visioni. Il mondo nella sua quotidianità mostra con potenza il volto di Cristo Gesù: contemplarlo è il desiderio del cuore di ogni uomo; far scaturire da ciò una “mistica della solidarietà”, un’azione decisiva, ricolma di frutti della carità, è l’impegno personale che si assume colui/colei al/alla quale la forza della preghiera ha donato l’ardore dell’apostolato.
“Zele zelatus sum pro Domino Deo exercituum”(1 Re 19,10).
M. Concetta Bomba ocds
(Il Castello dell’anima, 15.07.04)
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