Archive pour avril, 2011

Omelia (05-04-2011): Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/22033.html

Omelia (05-04-2011)

Movimento Apostolico – rito romano

Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio

Nel Vangelo secondo Giovanni appare con evidente chiarezza che Cristo Gesù è il solo Signore della storia. È Lui che governa ogni attimo di essa. La governa suscitandola, orientandola, muovendola, prendendola per mano e conducendola verso la più grande rivelazione del suo mistero. Attraverso la storia deve rendersi manifesto tutto ciò che riguarda la sua Persona: origine, missione, relazione con il Padre, impossibilità degli uomini ad intraprendere una qualsiasi azione contro di Lui.
Nel quarto Vangelo Gesù è il Signore, il Dominatore, il Pantocratore. Niente sfugge al suo controllo. Ogni dialogo con i Giudei ha un solo scopo: rivelare se stesso pienamente, perfettamente, senza lasciare nell’ombra nessuna verità. Tutto di Lui viene posto in una luce densissima. Non vi sono lacune, imperfezioni, silenzi, omissioni involontarie. Persona e missione di Cristo Gesù sono offerte al cuore credente nella completezza e perfezione della loro verità eterna e terrena, celeste e umana.
Gesù non è uno sprovveduto che agisce e poi è costretto a difendere la verità di ogni sua azione. Lui agisce proprio per rivelare la verità di se stesso, per dire ai Giudei chi Lui è per rapporto agli uomini e al Padre suo che è nei cieli. Per ogni azione che Gesù compie, sa sempre quale sarà il suo sviluppo futuro. La compie in un modo così prudente da costringere i suoi avversari ad intervenire, ma solo per ascoltare la sua rivelazione e rendersi coscienti della sua verità. Gesù è il Signore prudentissimo che sa come agire con gli uomini. Lui li previene e li segue, conducendoli alla pienezza della sua verità umana e divina.
Anche a noi Gesù chiede la stessa sapienza, intelligenza, prudenza. Ci chiede di governare la nostra storia. Vuole che anche noi la poniamo in essere e la guidiamo verso la più alta conoscenza del mistero di Cristo Gesù che si compie in essa. Come attraverso la storia di Gesù si manifestava la verità del Padre che agiva in Lui, con Lui, per Lui, così anche attraverso la nostra storia si deve sempre manifestare Cristo che opera in noi, con noi, per noi. Senza questa manifestazione rendiamo la storia muta. Questo mai deve accadere. Tutta la nostra storia deve parlare di Cristo Gesù, deve raccontare la sua azione in noi, con noi, per noi. Deve dire la sua e la nostra verità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, donaci il governo della nostra vita in modo che in essa sia compia il mistero di Gesù. Angeli e Santi di Dio, venite in nostro aiuto.

Pesach

Pesach dans immagini sacre haggada_346

http://giornaledibordo.leonardo.it/blog/cultura/pag1/cultura.html

Publié dans:immagini sacre |on 4 avril, 2011 |Pas de commentaires »

S. Paolo ci insegna come giungere alla vera pace

dal sito:

http://www.missioni-africane.org/536__S_Paolo_ci_insegna_come_giungere_alla_vera_pace

S. Paolo ci insegna come giungere alla vera pace

Ci troviamo vicini alla celebrazione della Pasqua, cioè della morte e risurrezione di Gesù, l’avvenimento fondante della nostra fede, quello che le fornisce il senso, la luce e la forza. Quello che ci distingue come cristiani.
San Paolo ci parla spesso della passione e della risurrezione del Signore. Lo fa in vari modi. Spesso ci ricorda quello che saremmo stati senza la Pasqua, presentandoci quello che siamo ora e che dobbiamo essere nel mondo di oggi.
Scrivendo ai cristiani di Efeso, l’apostolo parla del loro paganesimo di un tempo e aggiunge:
“Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo. Egli, infatti, è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva (…) per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui, infatti, possiamo presentarci gli uni e gli altri al Padre in un solo Spirito” (Ef 2,13-18).
Tutto questo è frutto della Pasqua. Essa agisce facendo cadere i muri, annullando le separazioni, eliminando le contrapposizioni che nascono e durano nel mondo di ogni tempo.
La pace viene dalla Pasqua, ma la risurrezione di Cristo raggiunge il suo scopo quando diffonde la vita nuova e trasforma in Lui ogni persona e ogni cosa.
La pace di Cristo, infatti, non si ottiene solo con gesti umani di riconciliazione. Le buone volontà umane non bastano. Occorre che ognuno si lasci trasformare da Gesù Cristo. E’ solo così che i muri cadono per sempre e le riconciliazioni durano.
Ce lo dice san Paolo: tutti siamo chiamati a sviluppare in noi una vita nuova: ”Per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo”(Ef 2,15).
È stato scritto che “non si ottiene la pace semplicemente con un avvicinamento, ma con una trasformazione” (Bruno Maggioni, biblista, in Il Dio di Paolo, p. 194).
È la trasformazione che Gesù ha potuto realizzare in Paolo al punto che l’apostolo scriveva: ”Non vivo più io, ma Cristo vive in me”(Ga 2,20).

E allora:

Più Cristo vive in me e più in me vive la sua pace.
Più la sua Parola si realizza in me e più cresce in me la giustizia che è condizione della pace.
Più lo Spirito di Cristo trova in me le condizioni per agire e più la sua grazia mi rende “nuovo” e capace di costruire ovunque la pace.
“La pace bisogna costruirla nel proprio cuore” (Maurice Zundel).

p. Bruno Semplicio

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù Fil 2,5ss (Diocesi di Milano)

dal sito:

http://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/C_D_V/CDV_2008_12.pdf

DIOCESI DI MILANO

preghiera corale per le vocazioni

per il primo giovedì del mese di dicembre

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù Fil 2,5ss

Introduzione alla preghiera

Dicembre è il mese in cui contempliamo il mistero della nascita di Gesù. Dio sceglie di rendere visibile il suo amore nella storia degli uomini facendosi uomo: “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”. Questo abbassarsi si esprime nella vita di Gesù nel mettersi al servizio, nell’amare fino alla fine, nel dare la vita per amore. Paolo invita ogni cristiano a coltivare questo stesso atteggiamento di Gesù: “abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. Questa è la radice del nostro essere cristiani, questa è la radice di ogni vocazione.

Invocazione

Signore Gesù, vorrei amare fino alla fine!
Signore Gesù, ti guardo mentre ti decidi per me,
e la tua scelta è chiara: è amore fino alla fine.
fino all’umile servizio del fratello,
fino al perdono, fino a rimetterci,
fino a offrirti tutto, a dare la vita per ogni uomo,
anche per me, anche per i miei fratelli.
Signore Gesù, ti guardo mentre mi dai l’esempio:
colmami del tuo Spirito, che mi dia luce
per conoscere la volontà del Padre
e forza per compierla: solo così troverò la gioia.
Signore Gesù, ti guardo mentre vai fino in fondo:
tu mi ami da sempre, comunque e per sempre;
tu mi inviti, mi chiami alla felicità più grande;
tu mi mostri che ogni fatica è per la gioia,
ogni sofferenza trova una consolazione,
ogni notte è vinta dall’alba di un nuovo giorno,
ogni croce porta alla risurrezione.
Signore Gesù, che di continuo
poni il tuo sguardo d’amore su di me,
fammi forte: io vorrei somigliarti.
Vorrei imparare da te
ad amare fino alla fine. Amen.

dalla lettera di S.Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 2,1-11)

1 Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2 rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. 3 Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, 4 senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7 ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8 umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 9 Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11 e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

Riflessione

Paolo scrive ai cristiani di Filippi dal carcere (probabilmente imprigionato ad Efeso). La comunità è sottoposta ad attacchi esterni che mettono in pericolo la fede: Paolo invita a rimanere saldi nella fede anche a costo di soffrire a causa del Vangelo. La comunità è in pericolo anche da contrapposizioni interne alla comunità stessa. Qui Paolo usa un tono accorato quasi di supplica, richiamando i vincoli di comunione che lo legano alla comunità di Filippi, per invitarli a una vita di COMUNIONE che sappia superare gli egoismi e le rivalità interne. Paolo invita all’UMILTÁ. Solo rapporti personali basati su un’alta stima reciproca (“ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso”) possono rompere le catene della rivalità e della vanagloria. L’umiltà di cui parla Paolo la si può solo imparare da Cristo cercando di coltivare in sé “gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. Gesù risulta così colui che fonda la propria identità di cristiano. La stessa logica di umiltà e obbedienza che ha caratterizzato tutta la storia di Gesù di Nazareth deve diventare sempre più la logica di vita dei cristiani. È una progressiva assimilazione del cuore del discepolo a quello del Maestro. Per questo il cristiano è invitato a contemplare il mistero della kènosi di Dio: il suo abbassamento, il suo spogliarsi di ogni regalità divina, il suo farsi simile all’uomo e diventare servo fino a morire in croce! Essere cristiani vuol dire far propria questa logica di vita, entrando così dentro la dinamica della Pasqua di Cristo: all’abbassamento di Cristo corrisponde il conferimento da parte del Padre della signoria su tutto l’universo.

Immagine e descrizione (p.Antonio Genziani, Sacramentino)

In questo mosaico, che si trova nella cappella della nunziatura di Damasco, riconosciamo lo stile inconfondibile di Marko Ivan Rupnik. Troviamo alla nostra sinistra, Paolo in ginocchio che “si apre” verso Cristo, quasi uscisse dal suo mantello come da un grosso guscio, con un occhio già liberato e con le squame in mano. La sua mano sinistra indica decisamente Cristo, tutta la vita di Paolo si consumerà nel gesto di indicare il Signore. Osserviamo un Cristo risorto che ha in sé i segni della passione ed impone la sua destra su Paolo, consacrandolo suo discepolo, suo apostolo. L’altra mano di Cristo è abbassata e girata in modo da far vedere la ferita dei chiodi. Paolo si presenta a Cristo con le squame nelle mani e con il suo mantello, ora i suoi occhi hanno visto la verità, il mantello rappresenta la sua vecchia identità che sta perabbandonare, per accogliere la nuova, offerta da Cristo risorto. È l’inizio di una grande avventura d’amore con il Signore e la partecipazione a questo amore, è dono dello Spirito Santo, come è ben evidenziato nei colori intensi e forti dello sfondo. Paolo lo afferma apertamente: solo nello Spirito Santo si può dire che Gesù Cristo è Signore.

Testimonianza

IN PRIGIONE, PER CRISTO di Francois-Xavier Nguyen Van Thuan (1928-2002),
Arcivescovo vietnamita imprigionato dal regime comunista dal 1975 al 1988.

Gesù ,ieri pomeriggio, festa di Maria Assunta, sono stato arrestato. Trasportato durante la notte da Saigon fino a Nhatrang, quattrocentocinquanta chilometri di distanza in mezzo a due poliziotti, ho cominciato l’esperienza di una vita di carcerato. Tanti sentimenti confusi nella mia testa: tristezza, paura, tensione, il mio cuore lacerato per essere allontanato dal mio popolo. Umiliato, ricordo le parole della Sacra Scrittura: « È stato annoverato tra i malfattori» (Lc 22,37). Ho attraversato in macchina le mie tre diocesi, Saigon, Phanthìet, Nhatrang: con tanto amore verso i miei fedeli, ma nessuno di loro sa che il loro Pastore sta passando, la prima tappa della sua Via Crucis. Ma in questo mare di estrema amarezza, mi sento più che mai libero. Non ho niente con me, neanche un soldo, eccetto il mio rosario e la compagnia di Gesù e Maria. Sulla strada della prigionia ho pregato: « Tu sei il mio Dio e il mio tutto ». Gesù, ormai posso dire come san Paolo: «Io Francesco, a causa di Cristo, ora sono in prigione» (Ef 3,1). Nel buio della notte in mezzo a questo oceano di ansietà, d’incubo, piano piano mi risveglio: « Devo affrontare la realtà ». «Sono in prigione, se aspetto il momento opportuno per fare qualcosa di veramente grande, quante volte nella vita mi si presenteranno simili occasioni? No, afferro le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario». Gesù, io non aspetterò, vivo il momento presente, colmandolo di amore. La linea retta è fatta di milioni dì piccoli punti uniti uno all’altro. Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all’altro. Dispongo perfettamente ogni singolo punto e la linea sarà retta. Vivo con perfezione ogni minuto e la vita sarà santa. Il cammino della speranza è lastricato di piccoli passi di speranza. La vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza. Come tu, Gesù, che hai fatto sempre ciò che piace al Padre tuo. Ogni minuto voglio dirti: Gesù, ti amo, la mia vita è sempre una « nuova ed eterna alleanza » con te. Ogni minuto voglio cantare con tutta la Chiesa: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Preghiera responsoriale

Sollecitati dalla Parola e dalla testimonianza ascoltata rivolgiamo al Signore le nostre preghiere:
contemplare la tua nascita in una mangiatoia, così come adorarti nell’eucarestia:
- apra il nostro cuore allo stupore del tuo farti piccolo per amore
rendici persone umili che sappiano riconoscere la propria piccolezza:
-perché possiamo così affidare tutta la nostra vita a te.
converti i nostri cuori dall’egoismo e dalle rivalità
- perché le nostre comunità siano sempre più luoghi di comunione
donaci la fortezza, dono del tuo Spirito,
-perché possiamo perseverare nella fede anche nelle difficoltà della vita
riempi il nostro cuore di pace e serenità
- perché possiamo testimoniare con la gioia di essere cristiani
non manchino mai nella Chiesa persone che con la loro vita
-ci testimonino il fascino della loro specifica vocazione

Preghiera finale

«HO SCELTO GESÙ» (di Francois-Xavier Nguyen Van Thuan)

Signore Gesù,sul sentiero della speranza,
da duemila anni,
il tuo amore, come un’onda,ha avvolto tanti pellegrini.
Essi ti hanno amato dì un amore palpitante,
con i loro pensieri, le loro parole, le loro azioni.
Ti hanno amato con un cuore
più forte della tentazione,
più forte della sofferenza e anche della morte.
Essi sono stati nel mondo la tua parola.
La loro vita è stata una rivoluzione
che ha rinnovato il volto della Chiesa.
Contemplando, fin dalla mia infanzia,
questi fulgidi modelli,
ho concepito un sogno:
offrirti la mia intera vita,
l’unica mia vita che sto vivendo,
per un ideale eterno e inalterabile.
Ho deciso!
Se compio la tua volontà
tu realizzerai questo ideale
ed io mi lancerò
in questa meravigliosa avventura.
Ti ho scelto,
e non ho mai provato rimpianti…
Il tuo amore sarà là
a inondare il mio cuore
d’amore per tutti.
La mia felicità sarà totale…
È per questo che io ripeto:
Ti ho scelto.
Non voglio che te
e la tua gloria.
Amen.

Nella residenza obbligatoria
a Giang-xà (Nord Vièt Nam),
19 marzo 1980,
Solennità di san Giuseppe

Guerissant les aveugles

Guerissant les aveugles dans immagini sacre 16%20EL%20GRECO%20HEILUNG%20DES%20BLINDGEBORENEN

http://www.artbible.net/Jesuschrist_fr.html

Publié dans:immagini sacre |on 2 avril, 2011 |Pas de commentaires »

preghiere per la quaresima (Paolo VI)

dal sito:

http://www.parrocchia-cambiano.it/riflessioni_preghiere_12.php

preghiere per la quaresima

(Paolo VI)

Tu, Gesù, con la risurrezione
hai compiuto l’espiazione del peccato;
ti acclamiamo nostro Redentore.
Tu, Gesù, con la risurrezione
hai vinto la morte;
ti cantiamo gli inni della vittoria:
sei il nostro Salvatore.
Tu, Gesù, con la tua risurrezione
hai inaugurato una nuova esistenza;
tu sei la Vita.
Alleluja!
Il grido è oggi preghiera.
Tu sei il Signore.

Publié dans:LA PREGHIERA ( AUTORI VARI) |on 2 avril, 2011 |Pas de commentaires »

Omelia 3 aprile 2011, prima lettura : Scrutami, Dio

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/11992.html

Omelia (02-03-2008)

don Marco Pratesi

Scrutami, Dio

La lettura racconta l’elezione e l’unzione regale di Davide da parte di Samuele. L’intenzione del narratore è limpida: mostrare come Dio scelga in base a criteri diversi da quelli umani. Davide infatti risulta il meno titolato ad essere re. Non ha, tra l’altro, neanche l’imponente statura che erano proprie non solo di suo fratello maggiore Eliab, ma anche di Saul, consacrato dallo stesso Samuele, di cui leggiamo che era « giovane e bello; non c’era tra i figli di Israele uno più bello di lui: era più alto degli altri dalla spalla in su » (1Sam 9,2) ». Proprio quel Saul che ha fallito la sua missione ed è stato riprovato dal Signore.
Il motivo della scelta di Dio è spiegato dallo stesso testo: per Dio « non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore » (v. 7). Che cosa in effetti il Signore veda nel cuore di Davide non lo sappiamo e non viene detto. Per tale motivo di lui, quando effettivamente si presenta, cogliamo solo alcuni aspetti esteriori: « era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto » (v. 12). Sarà la storia seguente a svelarci quanto il Signore nel segreto ha già visto in questo momento.
Accostando questa lettura al racconto giovanneo della guarigione del cieco nato, la liturgia ci orienta in una precisa direzione. Ciascuno di noi nasce cieco, incapace di vedere quanto Dio vede, cioè la realtà vera e profonda, riguardo anche a noi stessi. Le nostre scelte sono condizionate da questa falsa luce, e risultano distorte in partenza. Dobbiamo chiedere al « Padre della luce » di essere liberati dal « potere delle tenebre » (cf. colletta). Dobbiamo offrirci con fiducia allo sguardo di Colui che vede « le profondità del nostro cuore » e del Risorto dagli occhi penetranti come lingue di fuoco (cf. Ap 1,14; 2,23).
È questo il senso degli scrutini previsti dal Rito per l’iniziazione cristiana degli adulti (RICA) nel cammino catecumenale. Gli scrutini si celebrano nelle domeniche III, IV e V di quaresima, sempre con le letture del ciclo A (cf. RICA 159), e richiedono agli aspiranti cristiani « un progresso nella sincera conoscenza di sé, in una seria revisione spirituale e nella vera penitenza » (155). Questa esigenza, stabilmente valida per il cristiano, specialmente in quaresima, comporta non tanto di permettere a Dio di scrutarci (sarebbe vano pretendere di nascondersi), quanto piuttosto di chiedergli che la sua luce diventi nostra, di essere pronti a prendere coscienza della nostra tenebra, vedendo noi stessi come egli ci vede. Ciò significa al tempo stesso l’aprirsi dei nostri occhi alla scoperta stupita e gioiosa di colui che Dio ha « mandato a illuminare il mondo » (colletta), Cristo Signore.
Nel secondo scrutinio, corrispondente a questa IV domenica di quaresima, la Chiesa eleva sui catecumeni la seguente preghiera di esorcismo, che facciamo nostra: « Padre di bontà, che hai concesso al cieco nato di credere in Cristo tuo Figlio e di entrare a far parte del tuo regno, fa’ che questi tuoi eletti siano liberati dalle menzogne da cui sono insidiati e accecati, e fa’ che, radicati saldamente nella fede, diventino figli della luce e siano sempre luminosi di santità e di grazia » (171).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano – EDB nel libro Stabile come il cielo.

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