dal sito:
http://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/C_D_V/CDV_2008_12.pdf
DIOCESI DI MILANO
preghiera corale per le vocazioni
per il primo giovedì del mese di dicembre
Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù Fil 2,5ss
Introduzione alla preghiera
Dicembre è il mese in cui contempliamo il mistero della nascita di Gesù. Dio sceglie di rendere visibile il suo amore nella storia degli uomini facendosi uomo: “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”. Questo abbassarsi si esprime nella vita di Gesù nel mettersi al servizio, nell’amare fino alla fine, nel dare la vita per amore. Paolo invita ogni cristiano a coltivare questo stesso atteggiamento di Gesù: “abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. Questa è la radice del nostro essere cristiani, questa è la radice di ogni vocazione.
Invocazione
Signore Gesù, vorrei amare fino alla fine!
Signore Gesù, ti guardo mentre ti decidi per me,
e la tua scelta è chiara: è amore fino alla fine.
fino all’umile servizio del fratello,
fino al perdono, fino a rimetterci,
fino a offrirti tutto, a dare la vita per ogni uomo,
anche per me, anche per i miei fratelli.
Signore Gesù, ti guardo mentre mi dai l’esempio:
colmami del tuo Spirito, che mi dia luce
per conoscere la volontà del Padre
e forza per compierla: solo così troverò la gioia.
Signore Gesù, ti guardo mentre vai fino in fondo:
tu mi ami da sempre, comunque e per sempre;
tu mi inviti, mi chiami alla felicità più grande;
tu mi mostri che ogni fatica è per la gioia,
ogni sofferenza trova una consolazione,
ogni notte è vinta dall’alba di un nuovo giorno,
ogni croce porta alla risurrezione.
Signore Gesù, che di continuo
poni il tuo sguardo d’amore su di me,
fammi forte: io vorrei somigliarti.
Vorrei imparare da te
ad amare fino alla fine. Amen.
dalla lettera di S.Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 2,1-11)
1 Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2 rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. 3 Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, 4 senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7 ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8 umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 9 Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11 e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Riflessione
Paolo scrive ai cristiani di Filippi dal carcere (probabilmente imprigionato ad Efeso). La comunità è sottoposta ad attacchi esterni che mettono in pericolo la fede: Paolo invita a rimanere saldi nella fede anche a costo di soffrire a causa del Vangelo. La comunità è in pericolo anche da contrapposizioni interne alla comunità stessa. Qui Paolo usa un tono accorato quasi di supplica, richiamando i vincoli di comunione che lo legano alla comunità di Filippi, per invitarli a una vita di COMUNIONE che sappia superare gli egoismi e le rivalità interne. Paolo invita all’UMILTÁ. Solo rapporti personali basati su un’alta stima reciproca (“ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso”) possono rompere le catene della rivalità e della vanagloria. L’umiltà di cui parla Paolo la si può solo imparare da Cristo cercando di coltivare in sé “gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. Gesù risulta così colui che fonda la propria identità di cristiano. La stessa logica di umiltà e obbedienza che ha caratterizzato tutta la storia di Gesù di Nazareth deve diventare sempre più la logica di vita dei cristiani. È una progressiva assimilazione del cuore del discepolo a quello del Maestro. Per questo il cristiano è invitato a contemplare il mistero della kènosi di Dio: il suo abbassamento, il suo spogliarsi di ogni regalità divina, il suo farsi simile all’uomo e diventare servo fino a morire in croce! Essere cristiani vuol dire far propria questa logica di vita, entrando così dentro la dinamica della Pasqua di Cristo: all’abbassamento di Cristo corrisponde il conferimento da parte del Padre della signoria su tutto l’universo.
Immagine e descrizione (p.Antonio Genziani, Sacramentino)
In questo mosaico, che si trova nella cappella della nunziatura di Damasco, riconosciamo lo stile inconfondibile di Marko Ivan Rupnik. Troviamo alla nostra sinistra, Paolo in ginocchio che “si apre” verso Cristo, quasi uscisse dal suo mantello come da un grosso guscio, con un occhio già liberato e con le squame in mano. La sua mano sinistra indica decisamente Cristo, tutta la vita di Paolo si consumerà nel gesto di indicare il Signore. Osserviamo un Cristo risorto che ha in sé i segni della passione ed impone la sua destra su Paolo, consacrandolo suo discepolo, suo apostolo. L’altra mano di Cristo è abbassata e girata in modo da far vedere la ferita dei chiodi. Paolo si presenta a Cristo con le squame nelle mani e con il suo mantello, ora i suoi occhi hanno visto la verità, il mantello rappresenta la sua vecchia identità che sta perabbandonare, per accogliere la nuova, offerta da Cristo risorto. È l’inizio di una grande avventura d’amore con il Signore e la partecipazione a questo amore, è dono dello Spirito Santo, come è ben evidenziato nei colori intensi e forti dello sfondo. Paolo lo afferma apertamente: solo nello Spirito Santo si può dire che Gesù Cristo è Signore.
Testimonianza
IN PRIGIONE, PER CRISTO di Francois-Xavier Nguyen Van Thuan (1928-2002),
Arcivescovo vietnamita imprigionato dal regime comunista dal 1975 al 1988.
Gesù ,ieri pomeriggio, festa di Maria Assunta, sono stato arrestato. Trasportato durante la notte da Saigon fino a Nhatrang, quattrocentocinquanta chilometri di distanza in mezzo a due poliziotti, ho cominciato l’esperienza di una vita di carcerato. Tanti sentimenti confusi nella mia testa: tristezza, paura, tensione, il mio cuore lacerato per essere allontanato dal mio popolo. Umiliato, ricordo le parole della Sacra Scrittura: « È stato annoverato tra i malfattori» (Lc 22,37). Ho attraversato in macchina le mie tre diocesi, Saigon, Phanthìet, Nhatrang: con tanto amore verso i miei fedeli, ma nessuno di loro sa che il loro Pastore sta passando, la prima tappa della sua Via Crucis. Ma in questo mare di estrema amarezza, mi sento più che mai libero. Non ho niente con me, neanche un soldo, eccetto il mio rosario e la compagnia di Gesù e Maria. Sulla strada della prigionia ho pregato: « Tu sei il mio Dio e il mio tutto ». Gesù, ormai posso dire come san Paolo: «Io Francesco, a causa di Cristo, ora sono in prigione» (Ef 3,1). Nel buio della notte in mezzo a questo oceano di ansietà, d’incubo, piano piano mi risveglio: « Devo affrontare la realtà ». «Sono in prigione, se aspetto il momento opportuno per fare qualcosa di veramente grande, quante volte nella vita mi si presenteranno simili occasioni? No, afferro le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario». Gesù, io non aspetterò, vivo il momento presente, colmandolo di amore. La linea retta è fatta di milioni dì piccoli punti uniti uno all’altro. Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all’altro. Dispongo perfettamente ogni singolo punto e la linea sarà retta. Vivo con perfezione ogni minuto e la vita sarà santa. Il cammino della speranza è lastricato di piccoli passi di speranza. La vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza. Come tu, Gesù, che hai fatto sempre ciò che piace al Padre tuo. Ogni minuto voglio dirti: Gesù, ti amo, la mia vita è sempre una « nuova ed eterna alleanza » con te. Ogni minuto voglio cantare con tutta la Chiesa: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Preghiera responsoriale
Sollecitati dalla Parola e dalla testimonianza ascoltata rivolgiamo al Signore le nostre preghiere:
contemplare la tua nascita in una mangiatoia, così come adorarti nell’eucarestia:
- apra il nostro cuore allo stupore del tuo farti piccolo per amore
rendici persone umili che sappiano riconoscere la propria piccolezza:
-perché possiamo così affidare tutta la nostra vita a te.
converti i nostri cuori dall’egoismo e dalle rivalità
- perché le nostre comunità siano sempre più luoghi di comunione
donaci la fortezza, dono del tuo Spirito,
-perché possiamo perseverare nella fede anche nelle difficoltà della vita
riempi il nostro cuore di pace e serenità
- perché possiamo testimoniare con la gioia di essere cristiani
non manchino mai nella Chiesa persone che con la loro vita
-ci testimonino il fascino della loro specifica vocazione
Preghiera finale
«HO SCELTO GESÙ» (di Francois-Xavier Nguyen Van Thuan)
Signore Gesù,sul sentiero della speranza,
da duemila anni,
il tuo amore, come un’onda,ha avvolto tanti pellegrini.
Essi ti hanno amato dì un amore palpitante,
con i loro pensieri, le loro parole, le loro azioni.
Ti hanno amato con un cuore
più forte della tentazione,
più forte della sofferenza e anche della morte.
Essi sono stati nel mondo la tua parola.
La loro vita è stata una rivoluzione
che ha rinnovato il volto della Chiesa.
Contemplando, fin dalla mia infanzia,
questi fulgidi modelli,
ho concepito un sogno:
offrirti la mia intera vita,
l’unica mia vita che sto vivendo,
per un ideale eterno e inalterabile.
Ho deciso!
Se compio la tua volontà
tu realizzerai questo ideale
ed io mi lancerò
in questa meravigliosa avventura.
Ti ho scelto,
e non ho mai provato rimpianti…
Il tuo amore sarà là
a inondare il mio cuore
d’amore per tutti.
La mia felicità sarà totale…
È per questo che io ripeto:
Ti ho scelto.
Non voglio che te
e la tua gloria.
Amen.
Nella residenza obbligatoria
a Giang-xà (Nord Vièt Nam),
19 marzo 1980,
Solennità di san Giuseppe