Quella mistica ebraica in cui Dio « dà i numeri » (2006)
dal sito:
http://www.stpauls.it/jesus06/0607je/0607je52.htm
(7 LUGLIO 2006)
Quella mistica ebraica in cui Dio « dà i numeri »
di Matilde Passa
In passato il termine evocava ostiche verità esoteriche e chi vi si dedicava aveva fama di seguace dell’occulto. Il filone mistico dell’ebraismo ha spesso suscitato interesse e qualche curiosità morbosa. Dopo decenni di oblio, la qabbalà oggi è tornata di moda, complice la voglia di originalità di qualche star hollywoodiana. E con l’esplosione del fenomeno, è diventato difficile distinguere la seria ricerca spirituale dalla superstizione o, peggio, dal mero affarismo sotto le mentite spoglie di nuovi movimenti religiosi di sapore New Age.
I media l’hanno battezzata Pop Kabbalah per la sua penetrazione nel mondo dello spettacolo. Da quando l’ha scoperta, Madonna indossa magliette con la scritta «Kabbalists do it better», durante i concerti si attorciglia nei tefillin, le strisce con il testo della Torà che gli ebrei osservanti usano per la preghiera mattutina, aggiunge al suo nome d’arte cattolico quello di Esther, moglie ebrea di Mardocheo re di Persia, della quale è ritenuta la reincarnazione, indossa il braccialetto rosso contro il malocchio (Evil eye), si dice stia per acquistare un villino a Rosh Pina, nel centro dello wadi, il luogo che dovrebbe accogliere i passi del prossimo messia nell’angolo di Galilea più sacro per i cabalisti. Soprattutto, la poliedrica rockstar versa milioni di dollari nelle lussureggianti casse del Kabbalah Centre che, grazie alle sue donazioni, ha aperto una succursale a Londra.
Non è da meno Britney Spears, fotografata con un tatuaggio (espressamente vietato nella Bibbia) che combina misticamente lettere ebraiche e decora la sua sexy nuca proprio in corrispondenza della componente ossea destinata, secondo la cultura ebraica tradizionale, a non decomporsi perché da lì dovrebbe partire la resurrezione. E ancora: a Elisabeth Taylor «la qabbalà ha donato una luce per attraversare le tenebre»; a Demi Moore ha «insegnato a dare valore alle cose che contano davvero»; a un nugolo di star hollywoodiane, che annovera tra le sue fila Barbra Streisand, Gwyneth Paltrow, Diane Keaton, nonché a miti del pallone come David Beckham, ha offerto una via alternativa all’altrettanto in voga Scientology; ai rotocalchi di tutto il mondo ha regalato un surplus di folclore religioso con il quale impepare le stanche pagine del gossip; ai cacciatori di sette e di bufale ultraterrene, materiale per riempire pagine di dossier; agli avvocati, laute parcelle per le cause intentate dagli adeptipentiti che si ritengono truffati dalle promesse di pseudo-cabalisti dell’ultima ora. Al Kabbalah Centre un fiume di denaro proveniente dai centri sparsi in tutto il mondo: una decina negli Stati Uniti e più di 50 nel mondo.
Insomma: da Hollywood è partita la nuova moda di sapore New Age, che si avvale degli antichissimi testi esoterici, linfa del misticismo ebraico, per secoli avvolti nel mistero e riservati ai pochi studiosi in grado di penetrarne i significati arcani, di decifrarne le complesse simbologie, di attraversarne l’oscuro linguaggio. Un universo di parole dove è possibile perdersi se non si hanno in mano le chiavi per aprirne le serrature e che i custodi dell’ortodossia avevano da sempre riservato agli iniziati disposti a dedicar loro la vita.
Con il suo misto di astrologia, numerologia, psicologia, pratiche ai confini della magia, vendite di amuleti e acque sante che si dice siano in grado di depurare anche i corsi d’acqua inquinati dall’apocalisse di Cernobyl, Philip Berg, fondatore del Kabbalah Centre, ha costruito un vero e proprio impero che oggi conta tra i manager del gruppo anche la moglie Karen (vera mente affarista della coppia, sembra) e i figli. Dal 2000 al 2003, secondo quanto riportato dai giornali, cinque fondazioni del Centro di Berg hanno ricevuto importi per 60 milioni di dollari.
Mentre i rabbini ultraortodossi si indignano, arrivando a volgari insulti per la scelta di Madonna-Esther come icona del movimento, e altri liquidano il fenomeno con frasi del tipo «gli insegnamenti di Berg stanno alla vera qabbalà come l’astrologia sta all’astronomia» o «come la pornografia sta al vero amore», il gruppo della famiglia Berg ha superato in fama ed entrate la potentissima Scientology. E soprattutto ha dato la stura alla qabbalmania, che ormai si sta diffondendo – grazie anche a centinaia di siti internet – ben oltre le coste degli Stati Uniti, e al di là dei ristretti confini demarcati dalla presenza delle comunità ebraiche della diaspora.
Ma cosa cercano e cosa trovano gli ebrei e i non ebrei che si rivolgono al Kabbalah Centre di rav Berg? Franco Kalonymos, quarantenne scrittore di cinema, di famiglia ebraica emigrata in Israele nel 1980, racconta così la sua esperienza: «Anni fa ero a Los Angeles per lavoro, spesso passavo davanti al Kabbalah Centre ma non vi ero mai entrato. Poi un giorno mi sono fermato a parlare con una signora molto gentile che mi ha invitato a trascorrere lo Shabat con lei al Kabbalah Centre. Ho esitato un poco ma poi mi sono detto: che male c’è a provare? Appena entrato mi sono accorto che il rabbino in sala stava dicendo: « Stiamo entrando nel mese dello scorpione… ». Sono rimasto enormemente colpito perché io sono uno studioso di astrologia e per la prima volta ascoltavo un rabbino che prendeva l’astrologia sul serio e la incuneava nella mistica ebraica. A parte questi aspetti, la qabbalà ha una capacità di trasformazione che nessun’altra esperienza mi ha fornito. Ti insegna a distinguere l’istinto buono da quello cattivo. Ti dà modo di gestire gelosia, ira, paura e di trasformare queste passioni negative in un’energia positiva».
«Secondo me, Philip Berg ha compiuto un lavoro molto pulito di apertura ai non ebrei», commenta Yaov Dattilo, psicologo e da molti anni studioso della qabbalà e della sua diffusione nel mondo. «Nella domanda di spiritualità che ha investito la società contemporanea mancava qualcosa che facesse riferimento alla tradizione ebraica e lui l’ha fornita. Lo straordinario successo, il dilagare dei suoi centri, hanno trasformato l’iniziale impresa in una sorta di multinazionale, ma io credo che l’ispirazione sia giusta e che la sua operazione non sia riconducile solo alla spettacolarizzazione o all’affarismo. I suoi gruppi svolgono un’importante attività umanitaria, lavorano insieme ai cristiani…».
Tutto bene, ma le vendite dell’acqua santa, i braccialetti contro il malocchio, e tutti gli altri contenuti magici nel messaggio di Berg, sono compatibili con la tradizione autentica della qabbalà? «Esiste una qabbalà pratica, ovviamente, ma la magia è distante ed espressamente vietata», risponde Dattilo. «Le pratiche sono finalizzate esclusivamente a fare emergere la nostra forza interiore. Ogni elemento è denso di significati spirituali, la ghematria (che studia il valore numerico di ogni parola), la fisiognomica sono strumenti per entrare in contatto con il mistero, così come i precetti sono canali metafisici per lavorare con i mondi superiori, un modo per portare il sacro in ogni piccolo gesto. Anche nel gruppo di Berg, quando si fa riferimento all’apertura del Mar Rosso, (che si dice sia stata operata da Mosè attraverso la contemplazione dei 72 nomi di Dio, che si ottengono combinando le 22 lettere dell’alfabeto ebraico) si rimanda all’interiorità dell’individuo quando si afferma « sei tu che devi aprire il Mar Rosso »».
Ebrei ultraortodossi pregano al Muro del pianto,
a Gerusalemme (foto AP/O. Balilty).
Però il merchandising fiorisce, come d’altra parte in altre tradizioni religiose che decidono di affidarsi ai miracoli. «Soprattutto fiorisce la banalizzazione di una tradizione di grande profondità», afferma Guido Vitale, ebreo ortodosso, direttore di www.mosaicocem.it, il sito ufficiale della Comunità ebraica di Milano. E aggiunge non senza una punta di orgoglio che «l’ebraismo è una delle rare culture umane che non fa proselitismo. Questo suscita un interesse quasi morboso da parte di chi vorrebbe aderire alla religione ebraica, e ci sono alcuni che offrono delle scorciatoie. C’è un illuminante passaggio nel Talmud dove si riporta la seguente leggenda ebraica: un viandante fuori dalle mura di Gerusalemme chiede a un bambino la via per arrivare al Tempio. Il bambino risponde: « Vuoi la strada breve che invece è lunga o la strada lunga che invece è breve? ». Questo per dire che i segreti dell’ebraismo non sono preclusi ma difficili da raggiungere».
Per districarsi nel caleidoscopico labirinto della tradizione cabalistica, che attrae per la visionarietà, la capacità di rendere pulsante di sacro il prodotto dell’uomo, che, per citare Gershom Sholem, ci insegna come «la via mistica verso Dio è l’inverso della via per la quale procediamo da Dio», insomma per arrivare al cuore dell’insegnamento non basta una vita di studi.
Ed è quanto spiegano le decine di gruppi che negli ultimi tempi hanno scelto la via della propaganda religiosa telematica, mettendo online la tradizione mistica ebraica. Per chi si accosta al tema non è facile, nel pulviscolo di internet, distinguere la scintilla divina che ci condurrà davvero verso la luce, dal granello di polvere che brilla di luce riflessa, anche se ci sono centri molto seri che si dedicano alla diffusione della qabbalà. Ma non c’è dubbio che questa nuova passione abbia portato molte persone a guardare all’ebraismo con un interesse diverso, non sempre superficiale.
«Sì, potrebbe sembrare una moda», esordisce Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, «e la banalizzazione è scandalosa, però l’apertura della tradizione cabalistica ai non ebrei non è affatto una novità. Ci sono stati periodi nei quali i cabalisti hanno avuto un grande impatto sulla cultura del mondo circostante. Già nei primi secoli dell’era volgare tra la gnosi e la qabbalà ci furono scambi di teorie mistiche, per non parlare dell’epoca rinascimentale quando si diffuse tra filosofi e scienziati cristiani. La qabbalà ritiene necessario il fatto che i suoi concetti vengano conosciuti, anche perché è una dottrina rivoluzionaria che, sotto l’effige della tradizione, modifica profondamente le cose mettendo in evidenza aspetti meno considerati dell’ebraismo, al fine di creare un sistema di armonia e di pace interiore. Mi sembra, però, che la recente moda tenda a divulgarne gli elementi esteriori indulgendo sull’aspetto psicologico-estatico che è quello di più facile presa».
Sorride, Riccardo di Segni, stimato primario ospedaliero a Roma, e aggiunge: «Vede, l’altro giorno mio figlio si è laureato in Fisica, discutendo una tesi con un titolo del quale io non sono riuscito a decifrare neppure una parola. Quando si entra in mondi diversi ci vogliono anni solo per carpire il significato di un sostantivo… Figuriamo per penetrare i segreti di una tradizione così complessa come quella cabalistica».
Matilde Passa
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