Omelia nella Festa della presentazione del Signore (Diocesi di Lodi, Cattedrale, 2 febbraio 2006)
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Omelia nella Festa della presentazione del Signore
Giornata mondiale della vita consacrata
Diocesi di Lodi, Cattedrale, 2 febbraio 2006
La liturgia della Chiesa ci invita a celebrare oggi la festa della Presentazione di Gesù al tempio. Si tratta di un’antichissima festa che, secondo l’attendibile testimonianza delle pellegrina spagnola Egeria, veniva celebrata a Gerusalemme già verso la metà del IV secolo. A tutt’oggi questa festa è celebrata solennemente non solo nella Chiesa cattolica, ma anche in quella anglicana e ortodossa. Questa festa veniva denominata fino alla recente riforma del calendario festa della Purificazione di Maria, in ricordo del momento della storia della Sacra Famiglia, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, in ottemperanza alla legge, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione. La riforma liturgica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di « presentazione del Signore », che aveva in origine.
Dall’inizio della pagina evangelica appena proclamata possiamo facilmente cogliere il contenuto di questa festa liturgica: « Quando venne il tempo della purificazione secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme, per offrirlo al Signore » (Lc 2,22). L’evangelista Luca parla di due cerimonie tra loro intrecciate: la purificazione rituale di Maria e la presentazione di Gesù al tempio. Secondo la Legge ebraica, la donna dopo il parto doveva essere purificata. Era stabilita l’offerta di un agnello, ma i poveri potevano dare al suo posto una coppia di tortore o di giovani colombe (Lv 12,1-8). Maria osserva la Legge, e in questo modo ella si presenta come un’israelita perfettamente obbediente alla Legge. La seconda cerimonia consisteva nel riscatto (offerta) del primogenito; infatti ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore (Lc 2,23). Al tempo di Gesù, la presentazione del maschio primogenito non era prescritta, ma era conveniente (cf Nm 18,15). Fu fatta, per esempio, da Elcana e da sua moglie Anna per la nascita di Samuele (cf 1 Sam, 1,24-28). Queste due cerimonie, tipiche della tradizione ebraica, in realtà, costituiscono nell’intento di san Luca, solamente la cornice entro cui collocare il vero nucleo di questa festa: l’incontro del Signore con il popolo dei credenti rappresentato dai vegliardi Simeone e Anna. La presentazione di Gesù al tempio costituisce infatti, al pari del Natale e dell’Epifania, la manifestazione di Gesù come l’atteso delle genti. Proprio per questo contenuto celebrativo, la festa odierna viene chiamata ancora oggi in Oriente l’Ypapante, cioè l’Incontro.
Anche noi questa sera siamo invitati ad andare incontro al bambino Gesù, per riconoscerlo come Colui che è la luce del mondo, e per essere il riflesso della sua luce nei confronti di ogni uomo che incrociamo sulle strade della nostra vita. Il rito della processione con le candele benedette che abbiamo compiuto poc’anzi richiama precisamente l’immagine della vita cristiana paragonata a un pellegrinaggio, a un cammino incontro a Cristo Signore e Salvatore, cammino che si concluderà solo quando lo incontreremo definitivamente nella Gerusalemme celeste. Tale rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel X secolo, si ispira alle parole di Simeone: « I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti ». Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della « candelora ».
Oggi è anche la X Giornata mondiale della vita consacrata. E’ stato l’amato papa Giovanni Paolo II a istituire nel 1997, proprio in occasione della festa della Presentazione di Gesù al tempio, questa giornata. Mi piace richiamare in questo momento i motivi che spinsero Giovanni Paolo II a istituire dieci anni fa la Giornata della vita consacrata. Si tratta di considerazioni di notevole spessore spirituale che possono e debbono guidare la nostra riflessione di questa sera. Giovanni Paolo II indicava tre motivi alla base dell’istituzione della Giornata della vita consacrata. In primo luogo, affermava il Papa, essa risponde all’intimo bisogno di lodare più solennemente il Signore e ringraziarlo per il grande dono della vita consacrata, che arricchisce e allieta la comunità cristiana con la molteplicità dei suoi carismi e con i frutti di edificazione di tante esistenze totalmente donate alla causa del regno. Non dobbiamo mai dimenticare che la vita consacrata, prima di essere impegno dell’uomo, è dono che viene dall’Alto, iniziativa del Padre…In secondo luogo, questa giornata ha lo scopo di promuovere la conoscenza e la stima per la vita consacrata da parte dell’intero popolo di Dio… Il terzo motivo riguarda direttamente le persone consacrate, invitate a celebrare congiuntamente e solennemente le meraviglie che il Signore ha operato in loro, per scoprire con più lucido sguardo di fede i raggi della divina bellezza diffusi dallo Spirito nel loro genere di vita e per prendere più viva consapevolezza della loro insostituibile missione nella Chiesa e nel mondo (Messaggio del santo padre Giovanni Paolo II per la Giornata della vita consacrata, 6 gennaio 1997).
Lo stesso Papa Giovanni Paolo II ebbe a dire nell’Esortazione Apostolica post-sinodale sulla vita consacrata del 1996: « Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità, la vita consacrata è importante proprio nel suo essere sovrabbondanza di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in un mondo che rischia di essere soffocato nel vortice dell’effimero. Senza questo segno concreto, la carità che anima l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del Vangelo di smussarsi, il sale della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione ».
A commento di queste parole del Papa, l’Arcivescovo di Chieti-Vasto, il teologo Bruno Forte, scrive: « Questo documento (l’Esortazione Apostolica) appare oggi più attuale che mai. La ragione della sua attualità risiede in quel coraggio dell’ ‘inattualità’ che in esso si respira, in quella libertà dal gusto di inseguire le mode e i gusti del presente, che non esita a riproporre la vita consacrata come segno di contraddizione proprio nel suo rapporto essenziale con la vocazione alla santità: avendo radicato l’identità e la missione della consacrazione a Dio non in motivazioni effimere, ma nell’abisso della vita trinitaria partecipata agli uomini, l’Esortazione sfida un contesto culturale indebolito dal relativismo, incapace di offrire fondamenti ultimi alle scelte di vita e perciò spesso del tutto impari al bisogno di senso e di speranza che c’è nel nostro cuore inquieto. Solo simili considerazioni inattuali sono in grado di sfidare il tempo che passa e di restituire agli uomini un’ancora significativa e credibile cui aggrappare il proprio destino ».
Cari religiosi e religiose, cari consacrati, membri degli istituti secolari, accanto alle parole del santo padre Giovanni Paolo II che ho richiamato, desidero manifestarvi il mio personale apprezzamento per la vostra presenza questa sera qui in cattedrale e per la collaborazione, preziosa e generosa, che offrite,
attraverso le vostre diverse opere pastorali, all’annuncio del vangelo nella nostra terra lodigiana. Grazie per tutto quello che fate in tutti i campi dell’evangelizzazione e della promozione umana (scuola, sanità, assistenza, cultura, ecc.), e soprattutto grazie per ciò che voi siete, nella testimonianza dei vostri carismi sul senso della vita, sulla obbedienza al Signore e sulla dedizione nella carità.
Saluto e ringrazio in particolare le religiose e i religiosi che ricordano gli anniversari di professione religiosa, in modo speciale le suore e in genere i consacrati e le consacrate che non hanno potuto essere presenti questa sera per infermità o malattia. Il sacrificio eucaristico che ora offriremo insieme sia, giorno dopo giorno, alimento inesauribile per la vostra vita di dedizione a Dio e ai fratelli.
A loro, a tutti i consacrati e a tutti i presenti, chiedo la preghiera per la Chiesa e in particolare per le vocazioni, meglio per la risposta alle vocazioni del Signore, alle chiamate che non mancano mai.
Preghiamo perchè nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie aumenti l’impegno per aiutare anche nei più piccoli la crescita del senso vocazionale della vita, facendo della esistenza una risposta quotidiana alla chiamata del Signore.
E preghiamo poi specificamente per la risposta alla chiamata, alla vocazione, di speciale consacrazione, al sacerdozio, alla vita religiosa, alla vita consacrata.
Non mancano anche nel nostro mondo di oggi, anche nelle città e nei paesi della nostra Diocesi di Lodi, ragazzi e ragazze, giovani e giovani adulti, generosi, in grado di cogliere nella risposta alla chiamata del Signore il senso vero della vita.
Preghiamo il Signore perchè illumini la mente e riscaldi i cuori per l’intercessione della Beata Vergine Maria che fra qualche giorno invocheremo per il titolo delle apparizioni di Lourdes, di San Bassiano e di tutti i nostri Santi, specialmente dei fondatori dei vostri istituti e delle vostre congregazioni.
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