Il mistero del Natale e lo stupore della levatrice incredula. Il riflesso dei Vangeli apocrifi
dal sito:
http://www.custodia.org/%E2%9C%8E-Il-mistero-del-Natale-e-lo.html
Il mistero del Natale e lo stupore della levatrice incredula. Il riflesso dei Vangeli apocrifi
Messo on line il lunedì 22/12/2008
La complessa affabulazione letteraria prodotta dagli scritti apocrifi entra nel repertorio iconografico cristiano sin dalla fine del secolo iv e trova la manifestazione più distesa e sorprendente nell’arco trionfale della basilica romana di Santa Maria Maggiore sull’Esquilino, ove rimane pressoché intatto il programma decorativo concepito da Sisto iii (432-440) all’indomani del concilio efesino, che, come è noto, definisce e proclama Maria come Theotòkos. Ma altri monumenti iconografici meno noti, eppure estremamente eloquenti, rievocano gli episodi evangelici, secondo le correzioni apocrife, che amplificano e costellano di aneddoti gli episodi relativi alla nascita di Cristo, muovendosi dal momento dell’Annunciazione alla fuga in Egitto. Uno di questi documenti si conserva nel cimitero romano di San Valentino … Di esso disponiamo di un’accurata descrizione, corredata da pregevoli disegni, redatta da Antonio Bosio, che nel 1584 scoprì le catacombe. Seguendo le sue indicazioni, possiamo ricostruire l’intero programma decorativo. Nella parete di ingresso e in quella destra e sinistra si sviluppa una teoria di santi orientali e occidentali, tra i quali si riconobbe san Lorenzo. La parete di fondo, procedendo da sinistra verso destra, presentava una scena di visitazione, una nicchia ove è raffigurata la Madonna con il Bambino, definita dalla didascalia s (an)c (t)a Dei Genetrix, due scene oggi scomparse su cui ci soffermeremo, purtroppo distrutte durante la trasformazione della catacomba in cantina, e una scena di Deèsis, con il Crocifisso tra Maria e san Giovanni. Proprio sopra la nicchia, si trovava una delle due scene scomparse: una donna era raffigurata nell’atto di tendere la mano verso un bambino fasciato e posto su una culla. Se di questa scena – dopo i recenti restauri – restano esigue tracce pittoriche, per l’altra rappresentazione dobbiamo avvalerci esclusivamente della testimonianza del Bosio, che disegna, a destra della nicchia, due donne che lavano un bambino nudo e nimbato situato in un recipiente; a sinistra si leggeva la didascalia « Salome », della quale resta ancora oggi qualche lettera. Le due scene traggono ispirazione da quel gruppo di vangeli apocrifi, generalmente definiti della Natività e dell’infanzia e il nucleo fondamentale e più antico va ricercato in un luogo del cosiddetto Protovangelo di Giacomo, altrimenti conosciuto con il titolo Natività di Maria. Di questo scritto ci interessano i capitoli 19 e 20, ove si narra l’incontro di Giuseppe con una levatrice ebrea che non credeva al parto verginale della Madonna. Constatata la veridicità delle affermazioni di Giuseppe, ella uscì dalla grotta e, vedendo passare un’altra ostetrica, la chiamò, dicendo: « Salome, Salome, ti devo raccontare un grande prodigio: una vergine ha partorito contro le leggi della natura » …

Vous pouvez laisser une réponse.
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.