Archive pour décembre, 2010

Solo dall’ospitalità nasce nuova vita (D.Tettamanzi)

dal sito:

http://bibbiaeteologia.myblog.it/archive/2010/05/28/solo-dall-ospitalita-nasce-nuova-vita-d-tettamanzi.html

28/05/2010

Solo dall’ospitalità nasce nuova vita (D.Tettamanzi)

di Dionigi Tettamanzi, Avvenire 28.5.10

Abramo accoglie tre stranieri e ottiene un figlio, Paolo a Malta vince i pregiudizi…

Vi è un’icona singolarmente evocativa che illustra bene anche l’etimologia del nostro vocabolo «ospite», che deriva da due radici delle lingue indoeuropee: la radice hos/host ovvero «pellegrino, forestiero» e la radice pa/pati cioè «sostenere, proteggere ». L’ospite sarebbe dunque «colui che sostiene o dà da mangiare ai pellegrini, ai forestieri». L’icona biblica che ci svela il senso profondo e insieme originale e affascinante dell’ospitalità (secondo il disegno di Dio e quindi secondo la natura e il dinamismo stessi dell’uomo) si trova nel capitolo 18 di Genesi, dove Abramo viene presentato nella sua generosità di ospite.
Nell’ora più calda del giorno Abramo vede passare tre personaggi sconosciuti, che il narratore ci fa intuire essere un «signore» e due accompagnatori. Corre loro incontro, si prostra e li accoglie con tutte le premure nella sua tenda. Dal momento che i tre acconsentono di fermarsi da lui, Abramo organizza – da efficiente capofamiglia – l’ospitalità. Alla moglie Sara dà ordini di cuocere il pane, all’armento corre egli stesso e prepara un vitello prelibato che offre agli ospiti con panna e latte fresco. Dopo aver mangiato, il personaggio – che rimane senza nome –, quasi come ricompensa dell’ospitalità ricevuta, fa questa promessa ad Abramo: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Quel figlio dovrà essere chiamato Isacco. Per questo il narratore annota che Sara, stando a origliare all’ingresso della tenda, essendo ormai oltre l’età di partorire, sorride («isaccheggia» dovremmo dire in italiano, coniando un neologismo per richiamare in questo sorriso il nome stesso di Isacco). A questo punto il narratore lascia cadere ogni indugio e dà il nome a quel signore con i suoi due accompagnatori: è il Signore stesso, Adonài, che conferma ad Abramo: «Perché Sara ha riso (‘isaccheggiato’) dicendo: ‘Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia’? C’è qualche cosa d’impossibile per il Signore (Adonài)? ». Con questo stupendo quadro narrativo, l’autore del libro di Genesi porta a perfezione il tema della promessa del figlio e introduce, in antitesi, l’esito catastrofico della città inospitale di Sòdoma, ove due degli ospiti di Abramo scendono, dopo essersi fermati da lui. Dice il midrash: uno per distruggere Sòdoma, l’altro per proteggere Lot. Vorrei rilevare come la singolarità e la bellezza della pagina di Genesi stanno proprio nell’incontro, nella fusione di questi due motivi: l’ospitalità e la promessa di un figlio, l’accoglienza dell’altro e il dono che si riceve, come a dire che la «fecondità» (che possiamo intendere nel suo senso più vasto di vita e di pienezza di vita) è il frutto dell’ospitalità. I due motivi e il loro intrecciarsi – che peraltro sono presenti anche in non poche tradizioni extrabibliche – avranno una singolare eco nel seguito della rivelazione biblica, giungendo sino alla loro straordinaria interpretazione cristologica: con l’ospitalità il discepolo – e in un certo senso ogni uomo – accoglie Cristo stesso. (…) Per rimanere ancora nell’ambito delle Scritture vorrei qui ricordare, tra gli altri, il tragico naufragio dell’apostolo Paolo e dei suoi compagni di viaggio, che si concluse con un gesto di grande ospitalità da parte della gente di Malta. Così leggiamo negli Atti degli Apostoli : «Gli abitanti ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo». Ma ecco un pericolo imprevisto e una reazione inaspettata: «Mentre Paolo raccoglieva un fascio di rami secchi e lo gettava sul fuoco, una vipera saltò fuori a causa del calore e lo morse a una mano. Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli abitanti dicevano fra loro: ‘Certamente costui è un assassino perché, sebbene scampato dal mare, la dea della giustizia non lo ha lasciato vivere’. Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non patì alcun male. Quelli si aspettavano di vederlo gonfiare o cadere morto sul colpo ma, dopo avere molto atteso e vedendo che non gli succedeva nulla di straordinario, cambiarono parere e dicevano che egli era un dio». Il seguito del racconto ci parla ancora di un’ospitalità che viene ricambiata con l’inaspettato dono di un ‘miracolo’, la guarigione di persone malate. Il racconto si conclude con un rinnovato accenno all’ospitalità: «Ci colmarono di molti onori e, al momento della partenza, ci rifornirono del necessario». Nella cultura antica, il forestiero e l’ospite diventavano subito un prossimo che ha bisogni concreti: dargli una mano voleva dire muovere subito le mani in suo aiuto. Il viaggiatore giungeva sì da lontano, ma si trasformava subito in vicino: oggi questo ‘prodigio’ non avviene più. Nell’antichità l’ospite non solo era accolto, ma addirittura diveniva qualcosa di superiore al cittadino normale. In una società quasi priva di mezzi di comunicazione, egli era anche un messaggero di un altro mondo e aveva sempre qualcosa da insegnare. Certo vi erano, anche nell’antichità, dei casi in cui lo spostamento di gente numerosa poteva dar luogo a difficoltà e conflitti: pensiamo anche solo al racconto biblico dell’insediamento di coloro che sarebbero diventati i padri d’Israele nel territorio occupato dai Cananei. Ma, nel complesso, una certa quantità di nomadi era considerata normale in tutte le terre. Anche l’Italia, guardando alla storia degli ultimi anni, fino a poco tempo fa accoglieva gli stranieri più da visitatori che da immigranti. La diversità destava stupore e permetteva di imparare qualcosa di nuovo. Incontrare un cinese o un indiano risvegliava curiosità più che diffidenza. Era un atteggiamento comune tra la nostra gente, parte della nostra cultura, che non fu quasi per niente intaccato dal breve periodo di colonialismo italiano («Italiani, brava gente!») e da quello ancor più breve e meno condiviso del razzismo fascista. (…) È davvero strano che il nostro tempo tecnologico, tempo di viaggi interplanetari e di possibilità di comunicazione in un certo senso infinita, segni il primato delle spese legate all’immigrazione per una realtà inventata ancor prima della scrittura: il muro. Sì, il muro! Il muro, che nell’antichità era costruito per difesa, oggi è costruito per circoscrivere e impedire l’accesso di coloro che abitano vicino. Così negli Stati Uniti, alla fine delle guerre contro le tribù autoctone, si costruirono riserve per rinchiudervi gli indiani. Così, ancora, il nazismo cominciò la sua Endlösung, «soluzione finale» contro gli ebrei, richiudendoli tutti nei ghetti. E lo stalinista Ulbricht cancellò il mondo capitalista dietro al muro di Berlino. E il Sudafrica sigillò i confini dell’apartheid con una barriera elettrificata ad alta tensione. È interessante che, mentre nel mondo di internet, nei social network non esistono barriere che impediscono l’incontro e la relazione virtuale tra persone di etnie e culture differenti, nel mondo reale si costruiscono dei muri per impedire ai vicini di incontrarsi. Se con un clic un giovane italiano può stringere amicizia su Facebook con un coetaneo africano, dall’altra parte si impedisce a chi vuole guadagnarsi onestamente da vivere di potersi applicare al lavoro che sta oltre il confine, in quei Paesi dove a tante occupazioni quasi nessuno vuole applicarsi. Il vallo di Adriano e la Grande Muraglia cinese avevano il compito di difendere l’Impero Romano e il Celeste Impero da invasioni militari. Molti muri che sono stati costruiti di recente proteggono invece dalle povertà altrui: cercano di trasformare in fortezze quelle che sono state chiamate le «frontiere più disuguali del mondo ». Se per un breve periodo sembrano riuscire a tener lontano qualche immigrante illegale, col tempo irrigidiscono proprio quella disuguaglianza economica che è causa dell’immigrazione e presto porteranno la sproporzione al collasso. I muri creano separazioni non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Non solo nella geografia, ma anche nella storia. Ma soprattutto il muro non solo «chiude fuori» il forestiero e il meno fortunato, il muro «chiude dentro» il privilegiato e lo condanna all’asfissia. Proprio come l’avaro, che muore d’inedia per non consumare a vantaggio di tutti e anche a vantaggio proprio quei beni che possiede. Quanto è vero ciò che diceva Hans Magnus Enzensberger: «Quanto più un Paese costruisce barriere per ‘difendere i propri valori’, tanto meno valori avrà da difendere».

Omelia per il 20 dicembre 2010: Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/14284.html

Omelia (20-12-2008) 
Eremo San Biagio

Commento a Lc 1,26-38

Dalla Parola del giorno
Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.

Come vivere questa Parola?
Ancora una volta, la liturgia di oggi ci propone l’evento semplice e misterioso insieme, dell’annunciazione. Un angelo entra nella casa di Maria. La sorprende nel quotidiano, tra le occupazioni e le cose di ogni giorno. La sorprende quando è già promessa sposa di Giuseppe. Ha già detto il suo sì ad un uomo. Ora le viene proposto di pronunciare il suo sì a Dio.
È una ragazza ebrea innamorata, infatti, come tante altre donne della sua età “anche Maria ha sperimentato quella stagione splendida dell’esistenza fatta di stupori e di lacrime, di trasalimenti e di dubbi, di tenerezza, di trepidazione. Ha assaporato anche lei la gioia degli incontri o di un regalo, il cuore che balza in petto, il conservare con cura meticolosa nella memoria una parola o uno sguardo di amore ricevuti”( A. Casati).
Tuttavia la proposta che le viene dal cielo non la trova sprovveduta perché, come tutto Israele, Maria attende il Messia promesso dai profeti.
Ascolta l’annuncio. Fa’ alcune domande, perché la sua è una ‘fede ragionevole’. Dà il suo assenso pensato, intelligente. In quel momento, la giovane vergine diventa donna e madre.
E’ pronta per vivere in solitudine il suo mistero. Subito dopo il suo sì l’angelo se ne va e la lascia sola. Incomincia per Maria il cammino in salita, il pellegrinaggio della fede pura.
Lei è sola davanti a Giuseppe a cui tenta di spiegare l’inconcepibile evento dell’incarnazione. E’ sola di fronte ai familiari; sola di fronte alla storia del suo popolo; sola di fronte alla storia di tutti secoli che verranno. Ma rimane fedele al suo assenso. Per sempre.

Oggi nella mia preghiera cercherò di visualizzare almeno un quadro dell’annunciazione di qualche artista o quello che riuscirò a costruirmi nella mente e cercherò di mettermi nei panni di Maria chiedendo al Signore di aiutarmi a rispondere sì alle sue annunciazioni nel corso della mia esistenza.

Le parole di uno scrittore/poeta
Miriàm/ Maria fu incinta di un angelo in avvento / A porte spalancate, a mezzogiorno. / Il vento si avvitò al suo fianco / Sciogliendo la cintura lasciò seme nel grembo. / …Al primo raccolto del grano contava tre mesi / Dal maestrale di marzo che le baciò il respiro / Facendola matrice di un figlio di dicembre, / che è luna di kislev per lei Miriàm/ Maria / ebrea di Galilea.
Erri De Luca 

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 19 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

IL NATALE di ALESSANDRO MANZONI

IL NATALE

ALESSANDRO MANZONI
 
Qual masso che dal vertice
di lunga erta montana,
abbandonato all’impeto
di rumorosa frana,
per lo scheggiato calle
precipitando a valle,
barre sul fondo e sta;

là dove cadde, immobile
giace in sua lenta mole;
né, per mutar di secoli,
fia che riveda il sole
della sua cima antica,
se una virtude amica
in alto nol trarrà:

tal si giaceva il misero
figliol del fallo primo,
dal dì che un’ineffabile
ira promessa all’imo
d’ogni malor gravollo,
donde il superbo collo
più non potea levar.

Qual mai tra i nati all’odio,
quale era mai persona
che al Santo inaccessibile
potesse dir: perdona?
far novo patto eterno?
al vincitore inferno
la preda sua strappar?

Ecco ci è nato un Pargolo,
ci fu largito un Figlio:
le avverse forze tremano
al mover del suo ciglio:
all’ uom la mano Ei porge,
che sì ravviva, e sorge
oltre l’antico onor.

Dalle magioni eteree
sgorga una fonte, e scende,
e nel borron de’ triboli
vivida si distende:
stillano mele i tronchi
dove copriano i bronchi,
ivi germoglia il fior.

O Figlio, o Tu cui genera
l’Eterno, eterno seco;
qual ti può dir de’ secoli:
Tu cominciasti meco?
Tu sei: del vasto empiro
non ti comprende il giro:
la tua parola il fe’.

E Tu degnasti assumere
questa creata argilla?
qual merto suo, qual grazia
a tanto onor sortilla
se in suo consiglio ascoso
vince il perdon, pietoso
immensamente Egli è.

Oggi Egli è nato: ad Efrata,
vaticinato ostello,
ascese un’alma Vergine,
la gloria d’lsraello,
grave di tal portato
da cui promise è nato,
donde era atteso usci.

La mira Madre in poveri
panni il Figliol compose,
e nell’umil presepio
soavemente il pose;
e l’adorò: beata!
innazi al Dio prostrata,
che il puro sen le aprì.

L’Angel del cielo, agli uomini
nunzio di tanta sorte,
non de’ potenti volgesi
alle vegliate porte;
ma tra i pastor devoti,
al duro mondo ignoti,
subito in luce appar.

E intorno a lui per l’ampia
notte calati a stuolo,
mille celesti strinsero
il fiammeggiante volo;
e accesi in dolce zelo,
come si canta in cielo
A Dio gloria cantar.

L’allegro inno seguirono,
tornando al firmamento:
tra le varcare nuvole
allontanossi, e lento
il suon sacrato ascese,
fin che più nulla intese
la compagnia fedel.

Senza indugiar, cercarono
l’albergo poveretto
que’ fortunati, e videro,
siccome a lor fu detto
videro in panni avvolto,
in un presepe accolto,
vagire il Re del Ciel.

Dormi, o Fanciul; non piangere;
dormi, o Fanciul celeste:
sovra il tuo capo stridere
non osin le tempeste,
use sull’empia terra,
come cavalli in guerra,
correr davanti a Te.

Dormi, o Celeste: i popoli
chi nato sia non sanno;
ma il dì verrà che nobile
retaggio tuo saranno;
che in quell’umil riposo,
che nella polve ascoso,
conosceranno il Re.

(Racconto di Natale di Alessandro Manzoni)

Publié dans:LETTERATURA, NATALE (QUALCOSA SUL) |on 19 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

Icebergs in midnight sun

Icebergs in midnight sun  dans immagini per contemplare icebergs_in_midnight_sun_greenland_photo_manfred_horender_greenland_tourism

http://www.theodora.com/wfb/photos/greenland/greenland_photos_17.html

Publié dans:immagini per contemplare |on 19 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

SALMO 8 (traduzione CEI; testo del commento: originale spagnolo, traduzione Google)

testo originale spagnolo traduzione Google, il salmo versione italiana CEI, il sito spagnolo:

http://www.franciscanos.org/oracion/salmo008.htm

IL SALMO 8 

Potenza del nome divino
[1]Al maestro di coro. Sul canto: «I Torchi…».
Salmo. Di Davide.

[2]O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
[3]Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

[4]Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
[5]che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?

[6]Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
[7]gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
[8]tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
[9]Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.

[10]O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
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La Bibbia di Gerusalemme dà a questo salmo il titolo della potenza del nome divino .

Shell-Colunga Per il titolo di questo salmo è la bontà di Dio per portare tutti gli uomini la creazione.
Il salmista contempla le meraviglie del creato: il cielo stellato, il riflesso argenteo della luna, gli animali per servire l’uomo, e le bocche di gara dei bambini che, in attesa del seno delle loro madri, proclamano la grandezza e la provvidenza di Creatore. E ‘come un commento poetico sul lavoro di creazione narrato nel cap. 1 della Genesi. L’uomo è il rappresentante di Dio nell’opera della creazione. Tutto è stato creato per servire l’uomo, e questo al servizio di Dio, perché fatto a « immagine e somiglianza ». Il salmista, lungi dal riconoscere le stelle come divinità e la misteriosa trasmissione della vita, si presenta tutto come opera di un solo Dio dell’universo, il quale governa tutte le cose a « numero, peso e misura » (sab 11.21). Il poeta affascinato da tanta grandezza cosmica, ammirando del Creatore Onnipotente preoccupare qualcuno come insignificante come un uomo. Tuttavia, è il re della creazione reca il timbro del divino nella sua anima.
L’inno si apre con un inno (vv. 2-3), cantata da un coro di certo in generale liturgico: il cielo e la terra proclamano la grandezza del suo essere personale. La gloria e la maestà di Dio brillare nel cielo e la terra è così evidente che persino i bambini e anche quelli che succhiano ne rendono conto, dando così un argomento o la prova della loro esistenza alla oppositori e ribelli , che, confuso dal questo grido universale, sono ridotti al silenzio. L’espressione del Salmista è iperbolico, ma molto significativa per indicare la magnificenza splendida l’opera della creazione, che a sua volta è un riflesso del Creatore la grandezza: i bambini sono anche consapevoli. fine ironia contro i forti esprits del suo tempo e di auto, che ha chiuso gli occhi per tale grandezza. Gesù, l’entrata trionfale in Gerusalemme, ricordare questo testo per confondere gli scribi ei farisei, i quali, accecati dalla superbia e gli interessi personali, non poteva riconoscere il Messia, come egli ha sostenuto che i bambini di strada (Mt 21,15 -16).
In vv. 4 e 5 del poeta incantato dalla grandiosità del cielo in una notte stellata, che riflette la gloria e la grandezza di Dio, che siede sulle stelle nei cieli di cielo, dove egli guarda gli uomini, piccoli come « locuste ». Eppure, il Dio Onnipotente, che dirige il corso delle stelle come « Dio degli eserciti » siderale ricorda l’uomo, che è tutto debolezza e incoerenza.
Vv. 6 e 7 cantare la grandezza dell’uomo contro l’universo. Nonostante la sua piccolezza, Dio è stato associato con il dominio sulle creature, rendendo poco inferiore agli angeli . In Genesi 1,26, lo scrittore sacro mette in bocca di Dio, la seguente dichiarazione: « Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, per avere il dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, e su ogni essere vivente terra e come gli animali si muovono su di esso.  » Dio creò l’uomo come vicario e rappresentante al di sopra di tutti gli esseri creati. In questo caso l’ immagine e somiglianza del Creatore, come interpretato dai Padri greci, ma questa potenza e la somiglianza con il divino si trova nella sua natura razionale, dotato del massimo potere di dominio, l’intelligenza e la volontà . Questa è la corona di gloria e di dignità per avvicinarsi al divino. Come luogotenente dello stesso Dio nella creazione, ha il comando su tutto il creato, perché tutto è stato messo sotto i suoi piedi . Ciò indica la grandezza spirituale dell’uomo di fronte a tutti, nonostante la loro insignificanza fisica.
Vv. 8 e 9 sono un resoconto della dichiarazione di cui sopra, una reiterazione della proclamazione solenne del Gen. 1.28. Prima che il grande display di Provvidenza di Dio sull’uomo, re della creazione, il salmista nel v. 10, si ripete l’antifona o ritornello con cui iniziò la composizione .– Maximiliano García Cordero , nella Bibbia parlava del]
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CATECHISMO DI GIOVANNI PAOLO II

1. « (…) Egli si rivela come il centro di questa società. Rivela gigante rivela Dio, non se stesso, ma in linea di principio e nella sua destinazione. Onorare l’uomo, la sua dignità, il suo spirito, la sua vita « ( Angelus del 13 luglio 1969: L’Osservatore Romano , edizione in lingua spagnola, 29 luglio, 1969, p. 2).
Con queste parole, nel luglio 1969, Paolo VI ha dato agli astronauti americani in procinto di partire per la luna, il testo del Salmo 8, che appena sentito qui, per lasciare negli spazi cosmici.
In effetti, questo inno è una celebrazione dell’uomo, una creatura insignificante rispetto alla vastità dell’universo, una « canna » fragile, per usare una famosa immagine del grande filosofo Blaise Pascal ( Pensieri , n. 264). Eppure, è una « canna pensante » che può comprendere la creazione, come il signore di tutto il creato, « coronato » da Dio stesso (Sal 8,6). Come spesso negli inni che glorificano il Creatore, il Salmo 8 inizia e termina con una solenne antifona rivolta al Signore, la cui magnificenza si manifesta in tutto l’universo: « Signore, nostro Dio, che meraviglia il tuo nome su tutta la terra « (vv. 2, 10).
2. Il corpo della canzone sembra assumere una atmosfera notturna, con la luna e le stelle accese nel cielo. La prima strofa dell’inno (cfr vv. 2-5) è dominata da un confronto tra Dio, l’uomo e il cosmo. Nella scena è in primo luogo il Signore, la cui gloria del cielo cantano, ma le labbra del genere umano. La lode che sgorga spontanea dalle labbra dei bambini e confonde annulla discorsi presuntuoso di chi nega Dio (cfr v. 3). Questi sono indicati come « avversari », « nemici » e « ribelli », perché credono erroneamente che la ragione e l’azione può sfidare e affrontare il Creatore (cfr Sal 13,1).
Immediatamente dopo l’apertura della suggestiva cornice di una notte stellata. Dato l’orizzonte infinito, è l’eterna domanda: « Che cos’è l’uomo? » (Sal 8,5). La prima e immediata risposta parla di decadenza, in relazione alla vastità del cielo e, soprattutto, per quanto riguarda la maestà del Creatore. Infatti, il cielo, dice il Salmista, è « tuo », « ha creato » la luna e le stelle, che sono « l’opera delle tue dita » (cfr v. 4). E ‘bello questo termine, che viene utilizzato al posto del più comune: « l’opera delle tue mani » (cfr v. 7): Dio ha creato questa realtà colossale con facilità e la finezza di un ricamo o uno scalpello, con il tocco leggero di un arpista facendo scorrere le dita tra le corde.
3. Pertanto, la prima reazione è di stupore: come può Dio « ricordarsi » e « prendersi cura » (cfr v. 5) di questa creatura così fragile e piccolo? Ma ecco la sorpresa: l’uomo, creatura debole, Dio gli ha dato una grande dignità: ha fatto poco inferiore agli angeli, o, come può anche essere tradotto l’originale ebraico, di poco inferiore a Dio (cfr v. 6 .)
Siamo andati bene nella seconda strofa del Salmo (cfr vv. 6-10). L’uomo è considerato come il deputato regionale del Creatore. Dio, infatti, ha « incoronato » come un viceré, destinato ad un dominio universale, « Tutte le cose sotto i suoi piedi » e l’aggettivo « tutti » gli anelli in cui sfilano le varie creature (cfr vv. 7-9). Ma questo dominio non viene conquistata dalla realtà umana, fragile e limitata, o si ottiene con una vittoria su Dio, come sostiene il mito greco di Prometeo. È un dominio che Dio dona: un mani fragili e spesso di uomo egoista affida l’orizzonte delle creature, in modo che mantiene la sua armonia e bellezza, per l’uso e non abuso, di scoprire i suoi segreti e sviluppare il loro potenziale.
Come affermato nella Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, « l’uomo è stato creato a immagine di Dio, » capace di conoscere e di amare il suo Creatore, ed è stata presentata dal signore di tutte le creature terrene per domarli e li usa per glorificare Dio « (n. 12).
4. Purtroppo, il dominio degli uomini, ha detto nel Salmo 8, può essere fraintesa e distorta da uomo egoista, che spesso ha agito più come un tiranno pazzo che un governatore saggio e intelligente. Il Libro della Sapienza mette in guardia contro tali deviazioni, quando afferma che Dio « plasmò l’uomo a dominare la (…) creature e governare il mondo con santità e giustizia » (Sap 9,2-3 .) Lavoro anche, sebbene in un contesto diverso, si applica questo Salmo per ricordare soprattutto la debolezza umana, che non meriterebbe molta attenzione da parte di Dio: « Che cosa è l’uomo che si prende molta cura di, per dirla il tuo cuore, che scruta ogni mattina? « (Gb 7,17-18). I documenti di storia del male che la libertà umana si diffonde nel mondo con la devastazione ambientale e l’ingiustizia sociale più evidente.
A differenza di esseri umani che umiliano gli altri esseri umani e la creazione, Cristo è presentato come l’uomo perfetto, « coronato di gloria e di onore per la morte aver sofferto, per la grazia della morte di Dio con esperienza per il bene di tutti » ( Hb 2.9). Regole di tutto l’universo con il dominio di pace e di amore che definisce il nuovo mondo, i cieli nuovi e terra nuova (cfr 2 Pt 3,13). Inoltre, la sua autorità regale, come suggerisce l’autore della Lettera agli Ebrei applicando il Salmo 8 – si esercita con il dono supremo di sé nella morte « per il bene di tutti ».
Cristo non è un sovrano che esige di essere servito ma per servire e di essere dedicata agli altri: « non il Figlio dell’uomo è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mc 10,45 .) In questo modo, ricapitola in sé « ciò che è in cielo e quelle della terra» (Ef 1,10). Da questa prospettiva cristologica, il Salmo 8 rivela la potenza del suo messaggio e la sua speranza, invitandoci a esercitare la nostra sovranità sulla creazione senza dominio, ma con amore.

[Udienza Generale del Mercoledì 26 Giugno, 2002]

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MAESTÀ DEL SIGNORE E DIGNITÀ DELL’UOMO

1. Con la meditazione del Salmo 8, un meraviglioso inno di lode, concludiamo il nostro lungo viaggio attraverso i salmi e cantici che compongono l’anima della preghiera nella Liturgia delle Lodi . Durante queste catechesi, la nostra discussione si è concentrata su 84 preghiere bibliche, di cui abbiamo cercato di evidenziare soprattutto la sua intensità spirituale, senza trascurare la loro bellezza poetica.
In effetti, la Bibbia ci invita a iniziare il cammino dei nostri giorni con una canzone che non solo proclama le meraviglie operate da Dio e la nostra risposta di fede, ma anche il luogo « con l’arte » (cfr Sal 46,8), che è così bella, luminosa, dolce e forte allo stesso tempo.
Splendid fra tutti il Salmo 8, l’uomo, immerso in uno sfondo notturno, quando la vastità del cielo brilla la luna e le stelle (cfr v. 4), ci si sente come un brufolo sul infinita e gli spazi sconfinati di là di esso.
2. Infatti, nel Salmo 8 riflette una duplice esperienza. Da un lato, la persona umana è stupito la grandezza della creazione, « il lavoro delle dita » divino. Questa espressione curiosa sostituito dal « opera » di Dio (cfr v. 7), per indicare che il Creatore ha tracciato un piano o ha prodotto un magnifico ricamato con stelle situato nella vastità del cosmo.
Tuttavia, d’altro canto, Dio si china verso l’uomo e la corona come suo viceré: « Ho coronato di gloria e di onore» (v. 6). Inoltre, questa creatura fragile affidato l’intero universo, di conoscerlo e trovare in esso il sostentamento della sua vita (cfr vv. 7-9).
L’orizzonte del dominio dell’uomo sulle altre creature è specificato quasi evocando la pagina di apertura della Genesi: greggi di pecore e di buoi, bestie della campagna, gli uccelli del cielo e pesci del mare sono affidato all’uomo, che, mettendo il nome (cf . Gn 2,19-20), scoprire la sua realtà profonda, il rispetto e trasformarla attraverso il lavoro, così è per lui fonte di bellezza e di vita. Il Salmo ci spinge a realizzare la nostra grandezza, ma anche la nostra responsabilità verso il creato (cfr Sap 9,3).
3. L’autore di Ebrei , rileggere il Salmo 8, che si trova in lui uno sguardo più profondo sul piano di Dio per l’uomo. La vocazione dell’uomo non può essere limitata al territorio mondiale. Quando il salmista dice che Dio ha sottomesso ogni cosa sotto i piedi dell’uomo, significa che anche voi volete portare « il mondo futuro » (Eb 2,5), « un regno incrollabile » (Eb 12:28). In breve, la vocazione dell’uomo è una « vocazione celeste » (Eb 3,1). Dio vuole « portare gloria » celeste « molti figli » (Eb 2,10). Per adempiere questo disegno divino, è stato necessario per la vita sono stati elaborati da un « pioniere » (Eb 2,10), in cui la vocazione dell’uomo trova la sua prima realizzazione completa. Questo pioniere è Cristo.
L’autore di Ebrei osservato in proposito che le espressioni del Salmo sono applicati a Cristo in modo privilegiato, cioè, più precisamente di altri uomini. Infatti, il Salmista usa la parola « giù », dicendo a Dio: « Abbasso l’uomo un certo rispetto agli angeli, e lo hai coronato di gloria e di onore » (Sal 8,6, Hb 2.7). Per gli uomini in generale, questo termine è inadeguato, in quanto ci sono stati « down » per quanto riguarda gli angeli, e non sono mai stati trovati sopra di loro. Ma per Cristo, la Parola è vera perché, come il Figlio di Dio, era al di sopra degli angeli e andò verso il basso quando si è fatto uomo, ma è stato coronato di gloria nella sua risurrezione. Così Cristo pienamente soddisfatto della vocazione dell’uomo e soddisfatti, dice l’autore, « per il bene di tutti » (Eb 2,9).
4. In questa luce, S. Ambrogio, dice il Salmo e la applica a noi. Si prende come punto di partenza la frase che descrive la « incoronazione » di uomo « , gli ho coronato di gloria e dignità » (v . 6). Tuttavia, la gloria è il premio che Dio ha in serbo per noi quando abbiamo superato la prova della tentazione.
Ecco le parole del grande Padre della Chiesa, nella sua Esposizione del Vangelo secondo Luca : « Il Signore ha incoronato il suo figlio prediletto anche di gloria e di dignità. Lo stesso Dio che vuole dare corone, prevede tentazioni: quindi, si dovrebbe sapere che quando si è tentato, si sta preparando una corona. Se si rimuove l’evidenza dei martiri, vengono rimossi anche le loro corone togliendo il loro tormento, si rimuove anche la beatitudine « (IV, 41: SAEM 12, pp 330-333).
Dio ha preparato la « corona di giustizia » (2 Tm 4,8), con il quale premierà la nostra fedeltà a lui, mantenuta anche nel momento della tempesta, che agita i nostri cuori e le nostre menti. Ma è allarme in ogni momento, la sua creatura preferita e lo voglio sempre brillare « immagine » di Dio (cfr Gn 1,26), in modo da sapere di essere nel mondo segno di armonia, pace e luce .

[Udienza Generale del Mercoledì Settembre 24, 2003]

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AMMONIZIOE SALMICA

Sabato è il giorno della creazione completata, e il Salmo 8 è un inno a Dio Creatore. Il cosmo intorno a noi cantare la grandezza di Dio. Sulla terra, gli uomini, anche il minore di loro, i bambini, se tra i grandi avrebbero ribelle e orgoglioso-maker di cantare questa canzone, nel cielo sono le stelle che ci costringono a espandere la nostra spirito in un orizzonte aperto e proclamare la grandezza di Dio.
Domani, il riposo e la pace del Signore, giorno in cui, cantano la nuova creazione, che si affina, con la risurrezione, il lavoro finito il Sabato. Possa questa celebrazione di Sabato mentre entriamo in contemplazione della Domenica, che culminerà, per certi versi inaspettato per il Salmista, che ha cantato e contemplando l’ambiente naturale molto: Che cosa è l’uomo, Signore, che tu ricordi di lui ? Tutto, anche la morte, le cose sotto i suoi piedi .
- Preghiera I: Signore, nostro Dio, voi che ha creato l’uomo e lo hai coronato di gloria e di onore di cantare il tuo nome ammirabile in tutto il paese, fanno a guardare il cielo e le stelle, riflettere sul proprio lavoro e il tuo sguardo eterno potenza e la tua divinità, che non siamo stupidi e tributarte invece di lode e di ringraziamento che vi meritate, cambia la gloria immortale attraverso le immagini minacciose, l’opera delle nostre mani. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
- Preghiera II: Signore, nostro Dio, anche i bambini, guardando il cielo, cantiamo il tuo nome è ammirabile in tutto il paese, ricevono la nostra lode e la nostra salvezza, perché siamo opera delle tue dita. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

[ Farnes Pietro ]

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NOTE AI VERSI DEL SALMO

posto dell’uomo nel creato: la sua piccolezza rispetto alla grandezza di Dio, la sua grandezza per grazia di Dio. L’uomo si sente piccolo, come un bambino, e scoppia in un inno di riconoscimento.
V. 2: L’universo semplificato in due termini: cielo e terra.
V. 3: La lode gioiosa pronunciate dal piccolo e impotente è una forza per superare e sopprimere chi crede abbastanza grande ribellarsi contro Dio..
V. 4: L’uomo si sente piccolo al stellato « opera cielo di Dio, come rivelazione di Dio.
V. 5: Dio incontra personalmente l’uomo, e questa è la grandezza fondamentale dell’uomo: essere una persona capace di ricevere Dio attenzioni.
VV. 6-9: L’uomo, immagine di Dio, riceve il potere sulla creazione. Andare lentamente da questo dominio.
Per la riflessione della preghiera cristiana .- Salmo lascia aperta la domanda « che cos’è l’uomo? ». I cristiani, che ha ripetuto la sua lode, sotto forma di domande, può dare la risposta: l’uomo è immagine di Cristo, che è sottoposto tutto il creato, perché ha a sottoporre al Padre. Un tempo Cristo ha giustificato questo salmo di lode dei bambini e reprimere gli oppositori.

[ L. Alonso Schökel ]
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AMMONIZIONE PER LA PREGHIERA CRISTIANA DEL SALMO

Introduzione generale

La relazione tra questo salmo e il conto sacerdotale della creazione è vicino, senza sapere in anticipo e parlare per l’unità specifiche di ogni altro. L’uomo occupa un posto centrale in entrambi. Si riunisce il creato e il Creatore. L’uomo è la lettera del poema sinfonico della creazione. Una lettera maiuscola, grande. La grandezza deriva dall’azione di Dio, che ricorda l’uomo e la visita. Nella sua visita è un essere quasi divino, coronato di gloria e splendore dei suoi templi. Quindi, dominio di Dio sulla creazione resa, simboleggiato dagli animali piccoli e grandi. Il Salmo, tuttavia, è un inno per l’uomo, ma Dio, Creatore dell’uomo.
Comunità in preghiera, sarebbe bello se questo canto potrebbe essere cantato. Se si ignora la musica, può essere cantato all’unisono . Oppure, due cori cantati, con una partecipazione totale dell’Assemblea:
Chorus 1 °. , la gloria di Dio, signore dei cieli: « O Signore, nostro … il nemico e il vendicatore « (vv. 2-3).
Chorus 2 °. , L’uomo, incoronato re della creazione: « Quando guardo il cielo … che traccia sentieri che attraversano il mare « (vv. 4-9).
Assemblea , Conclusione: « O Signore, nostro … in tutta la terra »(v. 10).

Dio è meraviglioso

glorioso nella santità di Dio, timorosi nei miracoli, prodigi, visualizzata la forza della sua mano destra sia a livello cosmico e storico. La potenza di Dio è tale che l’uomo teme per la sua vita. I componenti del popolo di Dio, al contrario, ammiriamo la magnificenza di Dio, sempre benevolo. L’ammirazione del credente è esternalizzato al Signore Gesù, che obbediscono i venti e il mare (Mt 8,27), la cui regola è presentato il demone della malattia (Mt 9,33), la sua frase parola ha effetto immediato nel fico sterile. E ‘solo il preludio ad una maggiore ammirazione suscitata dalla morte e risurrezione, ha continuato nei primi tempi della Chiesa primitiva e si conclude con la fase finale, quando la moltitudine dei redenti potrebbe Ecco quanto è grande il Signore nella sua santa . Cantavamo la nostra ammirazione per il meraviglioso Dio. Come magnifico è il tuo nome su tutta la terra!

Che cosa è l’uomo?

Adamo, fragile per essere di creta, ha una scintilla divina, che lo rende poco meno di un dio. La corona di gloria e splendore, in effetti, un diadema regale. I confini dell’impero umano sono i limiti dell’universo che deve conquistare e sottomettere, che vale soprattutto per le bestie selvagge selvatici, simboli del male. Il male è una provincia ribelle dell’impero umano. Il Figlio dell’uomo ha imparato a presentare a Satana e tutto il suo impero del male. Pertanto, il Padre sarà sicuramente coronato di gloria e di onore. Se non si è presentato ad esso è tutto, perché continua la battaglia tra l’uomo e bestia. Quando l’ultimo nemico, e persistente è piegato, l’uomo diadema regale sarà concesso di proprietà. Per ora, essendo un uomo è una chiamata a combattere e vincere, con la canzone di speranza nella vittoria che ci dà questo salmo.

La memoria e la divina assistenza

Dio si rivela nelle azioni storica, non idee astratte. La predicazione del Deuteronomio, per esempio, essere un invito ad ascoltare, a ricordare, per credere. Dio, da parte sua, ricorda come la sua alleanza e attraverso di essa erano legati a lui la cura di ciascun partner, come un genitore del bambino. La vera grandezza dell’uomo è di essere un promemoria che Dio si prende cura. Negli ultimi tempi ha pensato Israele, suo servo, ha ricordato gli indifesi ragazza Maria, che visita, e soprattutto non dimenticare il suo servo Gesù, ha liberati dal potere di Hades. Chiedi a Gesù di ricordarsi di noi quando si raggiunge il vostro regno è accattonaggio noi di essere scritto in modo indelebile nella memoria di Dio, pur riconoscendo che Cristo è il perfetto e ultimo Adamo, l’uomo che ci vestono. Qualcosa di grande deve essere l’uomo di Dio per ricordare e prendersi cura di lui.

Risonanze nella vita religiosa

Piccoli prima grandezza impressionante di Dio: Quando hai una profonda esperienza di Dio è giusto chiedersi: « Che cosa è l’uomo che tu ricordi di lui? » Prima la grandezza, l’immensità e l’infinito di Dio, l’uomo si sente piccolo trascurabile. L’umiltà è quella di camminare nella verità, riconoscere la nostra piccolezza davanti al ridicolo e inimmaginabile grandezza imponente di Dio.
Tuttavia, Dio ci ha dato, ci ha creati a sua immagine per mezzo di Gesù Cristo ci ha detto ciò che a lui erano: non servi, ma amici e bambini. Che cosa è l’uomo? Un po ‘chiamato da Dio al dialogo e di alleanza, il rapporto d’amore.
Noi religiosi hanno lasciato tutto per vivere la nostra figliolanza divina e la fraternità tra noi essere figli e figlie di Dio. Quindi, dare a questo grande melodia di accompagnamento di tutta la creazione.

Preghiere salmiche

Preghiera I: Oh Dio, meraviglioso nei tuoi lavori, autore di meraviglie, hai diffuso su di noi il cielo, mirabile opera delle tue dita, e di aver distribuito la vostra azione sul nostro territorio in modo che la vostra maestà è elevato sopra i cieli, consideriamo la lavoro ammirevole fatto in Cristo in modo che possiamo omaggio la lode e la gloria che meritate per i secoli dei secoli. Amen.
Preghiera II: Signore, nostro Dio, che ha coronato un uomo di dignità e di gloria, di governare su tutte le creature, e si terrà tuo figlio, fece poco inferiore agli angeli, di essere il vincitore imbattuto del male presenti nella tua Chiesa lotta contro il male, in modo che quando sconfisse l’ultimo dei nemici, mettere le mani la corona incorruttibile del vincitore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiera III: I tuoi ricordi, il nostro proprietario, è di età in età, di generazione in generazione. Vi ringraziamo per ricordare il giuramento fatto ai nostri padri, ha visitato Maria, tua schiava, e non lasciare che il figlio del suo grembo l’esperienza della corruzione che il tuo Figlio, Signore, ricordati di noi nel suo regno, dove abbiamo essere coronato di gloria e di onore e di lode il tuo nome meraviglioso per i secoli dei secoli. Amen.

[ Angel Aparicio e José Cristo Rey García ]

buona notte e buona IV domenica di Avvento

buona notte e buona IV domenica di Avvento dans immagini...buona notte...e cladonia_portentosa_23b0

Cladonia portentosa

http://www.floralimages.co.uk/b_galleryseries04.htm

Publié dans:immagini...buona notte...e |on 19 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

Mat-01,01-Genealogy,Tree,Arbre

Mat-01,01-Genealogy,Tree,Arbre  dans immagini sacre 12%20HORTUS%20DELICIARUM%20TREE%20OF%20JESSE

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-01,01-Genealogy,Tree,Arbre/index.html

Publié dans:immagini sacre |on 18 décembre, 2010 |Pas de commentaires »
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