Archive pour décembre, 2010

31 DICEMBRE SAN SILVESTRO PAPA

dal sito:

http://it.cathopedia.org/wiki/Papa_Silvestro_I

31 DICEMBRE SAN SILVESTRO PAPA

Nel Martirologio Romano, 31 dicembre, n. 1:  « San Silvestro I, Papa, che per molti anni resse con saggezza la Chiesa, nel tempo in cui l’imperatore Costantino costruì le venerande basiliche e il Concilio di Nicea acclamò Cristo Figlio di Dio. In questo giorno il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero di Priscilla. »   

Silvestro I (… – Roma, 31 dicembre 335) fu il trentatreesimo vescovo di Roma e Papa: succedette a Milziade nel 314 e regnò fino alla morte. 

Situazione storica all’elezione
Silvestro, la cui data di nascita è ignota, secondo il Liber pontificalis, era figlio di un certo Rufino, romano, mentre, secondo il leggendario Vita beati Sylvestri, o Actus Silvestri, di una certa Giusta. Dopo la morte di papa Milziade, Silvestro fu consacrato vescovo di Roma ed occupò tale posizione per ventuno anni, nell’epoca di passaggio tra le ultime persecuzioni e l’era di pace inaugurata da Costantino, l’era in cui la posizione pubblica della Chiesa affrontò un cambiamento epocale: il passaggio dalla Roma pagana alla Roma cristiana.

Fonti leggendarie
Statua di san Silvestro (Mantova)Secondo le antiche leggende, ebbe strette relazioni con il primo imperatore cristiano, ma ciò che riportano è in contrasto con gli avvenimenti storici. Queste leggende furono tramandate attraverso l’opera Vita beati Sylvestri, comparsa in seguito presso le Chiese orientali e tramandata in greco, siriaco, e latino attraverso il Constitutum Sylvestri (un resoconto apocrifo di un supposto sinodo romano, inserito nelle falsificazioni simmachiane e comparso tra il 501 ed il 508), ed attraverso la Donatio Constantini. I racconti riportati in tutti questi scritti, riguardo alla persecuzione di Silvestro, la conversione e il battesimo di Costantino, la donazione dell’imperatore al papa, i diritti garantitigli, ed il concilio di 275 vescovi a Roma, sono completamente leggendari.
La storia secondo la quale avrebbe battezzato Costantino è pura leggenda, poiché prove dell’epoca mostrano che l’imperatore ricevette il sacramento nei pressi di Nicomedia per opera di Eusebio, vescovo di quella città. Secondo lo storico del XIX secolo, Johann Joseph Ignaz von Döllinger, l’intera leggenda di Silvestro e Costantino, con tutti i dettagli sulla lebbra di Costantino e la proposta del bagno di sangue, non può essere stata composta più tardi della fine del V secolo, mentre vi fanno certamente allusione Gregorio di Tours e san Beda. La cosiddetta Donazione di Costantino è stata già da lungo tempo dimostrata falsa, ma il documento è di considerevole antichità e, secondo Döllinger, venne redatto a Roma tra il 752 e il 777. Era certamente noto a papa Adriano I nel 778 e venne inserito nei falsi decreti verso la metà del secolo seguente. La leggendaria relazione di Silvestro con Costantino fu importante nel Medioevo per sostenere le basi storiche del potere temporale della Chiesa.

Il Primo concilio di Nicea
Il papa, comunque, prese parte ai negoziati sull’Arianesimo e sul Concilio di Nicea (325). L’espressione omooúsion fu, probabilmente, concordata tra lui e Costantino prima del concilio. Il pontefice inviò i suoi legati al primo concilio ecumenico, ma ancora non è certo se Costantino avesse concordato in anticipo con Silvestro la convocazione del concilio, né se, oltre alle firme dei suoi legati in calce ai documenti conciliari, ci fosse una espressa conferma papale alle deliberazioni.

Le basiliche costantiniane
Silvestro promosse anche la costruzione delle grandi basiliche costantiniane di Roma. Secondo il Liber Pontificalis, su suggerimento del papa, Costantino fondò la basilica di San Pietro sul Colle Vaticano, sopra un preesistente tempio dedicato ad Apollo, tumulandovi, in un sarcofago di bronzo, il corpo dell’apostolo Pietro. Sempre grazie al connubio tra Silvestro e Costantino sorsero la basilica ed il battistero del Laterano vicino all’ex palazzo imperiale dove ora viveva il papa, la basilica del Sessorium (basilica di Santa Croce in Gerusalemme), la basilica di San Paolo fuori le mura sulla Via Ostiense, e molte chiese cimiteriali sulle tombe di martiri. La memoria di Silvesto è, tuttavia, legata principalmente alla chiesa in titulus Equitii che prende il nome da un presbitero romano che si dice abbia eretto questa chiesa sulla sua proprietà. Essa sorge tuttora nei pressi delle terme di Traiano accanto alla Domus Aurea. Parti dell’edificio attuale risalgono al IV secolo.
Senza dubbio il papa contribuì anche allo sviluppo della liturgia. Durante il suo regno, probabilmente, fu scritto il primo martirologio romano. Il nome di Silvestro è legato anche alla creazione della scuola romana di canto. Fece costruire, inoltre, sulla Via Salaria, presso le catacombe di Priscilla, una chiesa cimiteriale, le cui rovine sono tornate alla luce verso la fine dell’800.

Culto
Silvestro fu sepolto nella chiesa da lui voluta presso il cimitero di Priscilla. La sua sepoltura è espressamente menzionata negli itinerari dei fedeli del VII secolo. Il 2 giugno 761, secondo un’antica tradizione, papa Paolo I lo fece traslare nell’oratorio della chiesa di San Silvestro in Capite ed il 17 luglio dello stesso anno lo fece portare all’interno della chiesa, dove fu ritrovato durante i restauri del 1596. Papa Clemente VIII lo fece porre sotto l’altare maggiore. Un’altra tradizione indica, invece, che nel 756 fu traslato a Nonantola (Modena). Secondo il Depositio episcoporum, l’elenco dei giorni della sepoltura dei vescovi romani, che fu compilato appena un anno dopo la morte di papa Silvestro I, la sua festa si celebra il 31 dicembre e la stessa data ricorre sul Calendario di Filocalo. Questo giorno, perciò, è sicuramente il giorno della sua sepoltura.
La Chiesa cristiana ortodossa e le chiese cattoliche che seguono i riti orientali lo celebrano il 2 gennaio

Dal Martirologio Romano:

 « 31 dicembre – A Roma il natale di san Silvestro primo, Papa e Confessore, il quale battezzò l’Imperatore Costantino Magno, e confermò il Concilio di Nicea, e dopo molte altre santissime opere si riposò in pace. »   

L’Ordine equestre sul sito;

Bibliografia sul sito;

San Bernardo : « Parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php

VI giorno fra l’Ottava di Natale : Lc 2,36-40
Meditazione del giorno

San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Discorsi sul Cantico dei cantici, 2, §8

« Parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme  »

        O Ramo di Iesse, tu che sei un segno per i popoli (Is 11, 10), quanti re e profeti hanno desiderato vedere te, ma non ti videro (Lc 10,24). Beato colui che nella sua vecchiaia è stato colmato del dono divino di vederti (Lc 2,30). Esultò nella speranza di vedere il segno, lo vide e se ne rallegrò (Gv 8, 56). Ricevuto il bacio di pace, ha lasciato questo mondo, con la pace nel cuore, dopo aver proclamato che Gesù è nato per essere segno di contraddizione. E questo è quanto successe : appena apparso, il segno di pace è stato contraddetto – da coloro però che odiano la pace. Infatti egli è la pace per gli uomini di buona volontà (Lc 2, 14), invece, per coloro che sono male intenzionati, è una pietra d’inciampo (Lc 2, 34). Erode si turbò, insieme a tutta Gerusalemme. Il Signore venne fra la sua gente, « ma i suoi non l’hanno accolto » (Gv 1,11). Beati i poveri pastori che, vegliando nella notte, sono stati ritenuti degni di vedere questo segno !

        In quel tempo, già, egli si teneva nascosto a coloro che pretendevano essere saggi e prudenti, ma si rivelava agli umili (Mt 11,25). Ai pastori, l’angelo disse : « Questo per voi il segno » (Lc 2,12). Esso è per voi, gli umili e gli ubbidienti, per voi che non vi gloriate di scienza superba, ma vegliate giorno e notte meditando la legge di Dio (Sal 1,2). Ecco il segno per voi ! Quello promesso dagli angeli, richiamato dai popoli, predetto dai profetti ; ora Dio l’ha fatto e ve lo mostra…

        Questo dunque il segno per voi, ma segno di che cosa ? Segno di perdono, di grazia, di pace, una pace che non avrà fine (Is 9,6). « Questo per voi il segno : un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ». Ma Dio è in lui, riconciliando a sé il mondo… È il bacio di Dio, il mediatore fra Dio e gli uomini (1Tm 2,5), Gesù uomo e Cristo, che vive e regna per i secoli.

Omelia (30-12-2010) : Parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/20829.html

Omelia (30-12-2010) 
Movimento Apostolico – rito romano

Parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme

Dove c’è un cuore disponibile sempre il Signore lo ricolma di verità con la sua rivelazione mediata e immediata, diretta e indiretta. Le modalità sono molteplici. Dio conosce le vie attraverso le quali la sua verità dovrà raggiungere i cuori semplici, puri, timorati, bramosi e assetati di verità e di giustizia. Possiamo dire che per ogni cuore vi è una via speciale, particolare, unica.
In Gerusalemme vi è una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù si Aser. Essa è una vera santa donna. Vive di preghiera. Si nutre spiritualmente di digiuni. Coltiva una grande comunione con Dio. Ha fatto del tempio la sua casa. Giorno e notte è con il Signore. Non si vuole distaccare da Lui neanche per un istante.
Persone come queste sono quasi l’anticipazione del Paradiso sulla nostra terra. Il Paradiso è comunione perfetta con il Signore. Comunione senza lacune, spazi vuoti, tempo occupato in altre faccende. È una comunione lassù senza alcuna interruzione, per questo è eterna. Anna vuole quasi eternizzare la sua presenza presso il Signore, per questo ha scelto di abitare nella sua casa per quanto più tempo è possibile.
Ella loda Dio per la salvezza venuta sulla nostra terra. Parla del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Ella può far conoscere a tutti i presenti la verità di Gesù solo per luce diretta dello Spirito Santo, per rivelazione immediata. Lo Spirito Santo mette la verità di Gesù sulle sue labbra ed Ella la proclama a quanti sono nel tempio ed anche fuori. Il vero profeta è sempre un fiume in piena. Ovunque passa feconda i cuori di verità, di giustizia, di sana e santa conoscenza di Dio.
Quanto la Legge prescrive Maria e Giuseppe lo adempiono senza nulla tralasciare. La loro obbedienza alla Legge del Signore è puntuale, precisa, esatta, fatta con il cuore, la mente, lo stesso corpo. Vi è un’adesione spirituale, dell’anima e non solo una presenza fisica. Se l’obbedienza non è dello spirito e dell’anima, del cuore e della mente, ma solo del corpo, non si può parlare di vera risposta a Dio. Dio vuole di noi anima, spirito, desideri, pensieri, volontà, cuore, corpo. Vuole tutto di noi e non solo una minima parte. Maria e Giuseppe donano tutto a Dio. Niente conservano per se stessi.
Gesù è vero uomo. Come vero uomo cresce e si fortifica. Come vero uomo deve ricolmarsi di ogni sapienza e grazia. Per questo ha bisogno della costante presenza di Dio nella sua vita. Dio viene e lo prende con sé. Lo assume. Lo cura. Lo protegge. Lo aiuta. Lo ricolma di sé. Gesù da parte sua mette il suo cuore, la sua volontà, il suo spirito, la sua obbedienza al fine di essere sempre tutto di Dio, del Padre suo. La crescita spirituale è insieme dono di Dio e volontà dell’uomo. La comunione è essenziale perché si possa crescere bene. Cristo Gesù è l’uomo dalla perfetta comunione con Dio nella potenza e luce dello Spirito Santo. È questo l’errore della moderna società: pensare che un bambino possa crescere senza comunione con Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiutaci a crescere in perfetta comunione di verità e di grazia con il Signore. Angeli e Santi di Dio, sostenete il nostro cammino. 

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Angelico: King David Playin a Psaltery

Angelico: King David Playin a Psaltery dans immagini sacre 542px-Angelico%2C_re_david_su_un_salterio%2C_museo_di_san_marco

http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Angelico,_re_david_su_un_salterio,_museo_di_san_marco.jpg

Publié dans:immagini sacre |on 29 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto: Te Deum 2009

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2009/documents/hf_ben-xvi_hom_20091231_te-deum_it.html

CELEBRAZIONE DEI VESPRI E DEL TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER LA FINE DELL’ANNO

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana

Giovedì, 31 dicembre 2009  

Cari fratelli e sorelle!

Al termine di un anno ricco di eventi per la Chiesa e per il mondo, ci ritroviamo questa sera nella Basilica Vaticana per celebrare i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per elevare un inno di ringraziamento al Signore del tempo e della storia.
Sono, anzitutto, le parole dell’apostolo Paolo, che abbiamo poc’anzi ascoltato, a gettare una luce particolare sulla conclusione dell’anno: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna…perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).
Il denso brano paolino ci parla della “pienezza del tempo” e ci illumina sul contenuto di tale espressione. Nella storia della famiglia umana, Dio ha voluto introdurre il suo Verbo eterno, facendogli assumere un’umanità come la nostra. Con l’incarnazione del Figlio di Dio, l’eternità è entrata nel tempo, e la storia dell’uomo si è aperta al compimento nell’assoluto di Dio. Il tempo è stato – per così dire – “toccato” da Cristo, il Figlio di Dio e di Maria, e da lui ha ricevuto significati nuovi e sorprendenti: è diventato tempo di salvezza e di grazia. Proprio in questa prospettiva dobbiamo considerare il tempo dell’anno che si chiude e di quello che inizia, per porre le più diverse vicende della nostra vita – importanti o piccole, semplici o indecifrabili, gioiose o tristi – sotto il segno della salvezza ed accogliere la chiamata che Dio ci rivolge per condurci verso una meta che è oltre il tempo stesso: l’eternità.
Il testo paolino vuole anche sottolineare il mistero della vicinanza di Dio all’intera umanità. E’ la vicinanza propria del mistero del Natale: Dio si fa uomo e all’uomo viene data l’inaudita possibilità di essere figlio di Dio. Tutto questo ci riempie di gioia grande e ci porta ad elevare la lode a Dio. Siamo chiamati a dire con la voce, il cuore e la vita il nostro “grazie” a Dio per il dono del Figlio, fonte e compimento di tutti gli altri doni con i quali l’amore divino colma l’esistenza di ciascuno di noi, delle famiglie, delle comunità, della Chiesa e del mondo. Il canto del Te Deum, che oggi risuona nelle Chiese di ogni parte della terra, vuole essere un segno della gioiosa gratitudine che rivolgiamo a Dio per quanto ci ha offerto in Cristo. Davvero «dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia» (Gv 1,16).
Seguendo una felice consuetudine, questa sera vorrei insieme con voi ringraziare il Signore, in particolare, per le grazie sovrabbondanti elargite alla nostra comunità diocesana di Roma nel corso dell’anno che volge al termine. Desidero rivolgere, innanzitutto, un particolare saluto al Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, alle persone consacrate, come pure ai tanti fedeli laici qui convenuti. Saluto, altresì, con deferente cordialità il Signor Sindaco e le Autorità presenti. Il mio pensiero si estende poi a chiunque vive nella nostra Città, in particolare a quanti si trovano in situazioni di difficoltà e di disagio: a tutti e a ciascuno assicuro la mia vicinanza spirituale, avvalorata dal costante ricordo nella preghiera.
Per quanto riguarda il cammino della Diocesi di Roma, rinnovo il mio apprezzamento per la scelta pastorale di dedicare tempo ad una verifica dell’itinerario percorso, al fine di accrescere il senso di appartenenza alla Chiesa e favorire la corresponsabilità pastorale. Per sottolineare l’importanza di questa verifica, anch’io ho voluto offrire il mio contributo, intervenendo, nel pomeriggio del 26 maggio scorso, al Convegno diocesano in San Giovanni in Laterano. Mi rallegro perché il programma della diocesi sta procedendo positivamente con una capillare azione apostolica, che viene svolta nelle parrocchie, nelle prefetture e nelle varie aggregazioni ecclesiali su due ambiti essenziali per la vita e la missione della Chiesa, quali la celebrazione dell’Eucaristia domenicale e la testimonianza della carità. Desidero incoraggiare i fedeli a partecipare numerosi alle assemblee che si svolgeranno nelle varie parrocchie, così da poter offrire un valido contributo all’edificazione della Chiesa. Ancora oggi il Signore vuole far conoscere il suo amore per l’umanità agli abitanti di Roma ed affida a ciascuno, nella diversità dei ministeri e delle responsabilità, la missione di annunciare la sua parola di verità e di testimoniare la carità e la solidarietà.
Solo contemplando il mistero del Verbo incarnato, l’uomo può trovare la risposta ai grandi interrogativi dell’esistenza umana e scoprire così la verità sulla propria identità. Per questo la Chiesa, in tutto il mondo e anche qui, nell’Urbe, è impegnata a promuovere lo sviluppo integrale della persona umana. Ho appreso, pertanto, con favore la programmazione di una serie di “incontri culturali in Cattedrale”, che avranno come tema la mia recente Enciclica Caritas in veritate.
Da diversi anni tante famiglie, numerosi insegnanti e le comunità parrocchiali si dedicano ad aiutare i giovani a costruire il loro futuro su solide fondamenta, in particolare sulla roccia che è Gesù Cristo. Auspico che questo rinnovato impegno educativo possa sempre più realizzare una feconda sinergia fra la comunità ecclesiale e la città per aiutare i giovani a progettare la propria vita. Formulo voti, altresì, che un prezioso contributo in questo importante ambito possa scaturire dal Convegno promosso dal Vicariato e che si terrà nel prossimo mese di marzo.
Per essere testimoni autorevoli della verità sull’uomo è necessario un ascolto orante della Parola di Dio. A questo proposito, desidero soprattutto raccomandare l’antica tradizione della lectio divina. Le parrocchie e le diverse realtà ecclesiali, anche grazie al sussidio preparato dal Vicariato potranno utilmente promuovere questa antica pratica, in modo che essa diventi parte essenziale della pastorale ordinaria.
La Parola, creduta, annunciata e vissuta ci spinge a comportamenti di solidarietà e di condivisione. Nel lodare il Signore per l’aiuto che le comunità cristiane hanno saputo offrire con generosità a quanti hanno bussato alle loro porte, desidero incoraggiare tutti a proseguire nell’impegno di alleviare le difficoltà in cui versano ancora oggi tante famiglie provate dalla crisi economica e dalla disoccupazione. Il Natale del Signore, che ci ricorda la gratuità con la quale Dio è venuto a salvarci, facendosi carico della nostra umanità e donandoci la sua vita divina, possa aiutare ogni uomo di buona volontà a comprendere che solo aprendosi all’amore di Dio l’agire umano cambia, si trasforma, diventando lievito di un futuro migliore per tutti.
Cari fratelli e sorelle, Roma ha bisogno di sacerdoti che siano annunciatori coraggiosi del Vangelo e, allo stesso tempo, rivelino il volto misericordioso del Padre. Invito i giovani a non avere paura di rispondere con il dono completo della propria esistenza alla chiamata che il Signore rivolge loro a seguirlo nella via del sacerdozio o della vita consacrata.
Auspico, fin d’ora, che l’incontro del 25 marzo prossimo, 25° anniversario dell’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù e 10° anniversario di quella, indimenticabile, di Tor Vergata, costituisca per tutte le comunità parrocchiali e religiose, i movimenti e le associazioni un momento forte di riflessione e di invocazione per ottenere dal Signore il dono di numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Mentre ci congediamo dall’anno che si conclude e ci avviamo verso il nuovo, la liturgia odierna ci introduce nella Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio. La Vergine Santa è Madre della Chiesa e madre di ciascuno dei suoi membri, cioè Madre di ciascuno di noi, in Cristo. Chiediamo a Lei di accompagnarci con la sua premurosa protezione oggi e sempre, perché Cristo ci accolga un giorno nella sua gloria, nell’assemblea dei Santi: Aeterna fac cum sanctis tuis in gloria numerari. Amen!

LA CELEBRAZIONE DELLA CREAZIONE NELL’ANNO LITURGICO (ANTONIO DONGHI)

dal sito:

http://www.saverianibrescia.com/missione_oggi.php?centro_missionario=archivio_rivista&rivista=&id_r=31&sezione=dossier&articolo=la_celebrazione_della_creazione_nellanno_liturgico&id_a=875
 
LA CELEBRAZIONE DELLA CREAZIONE NELL’ANNO LITURGICO

 Maggio 2008

ANTONIO DONGHI 

Mons. Antonio Donghi, liturgista, è docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e Assistente nazionale dell’Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, Milano.

Ogni lettura della vita, e di tutto ciò che la qualifica in chiave autenticamente cristiana, parte dalla celebrazione dei Divini Misteri, poiché è l’evento pasquale celebrato nella liturgia che dà senso a tutte le realtà create. Infatti la luce che avvolge l’assemblea liturgica e la identifica progressivamente al mistero di Cristo morto e risorto rigenera tutti i celebranti e permette loro di vedere e di leggere le realtà create nella prospettiva evangelica. L’evento liturgico, in conformità alle affermazioni della Costituzione Sacrosanctum Concilium, ci offre la centralità di Cristo poiché è dalla liturgia che scaturisce la salvezza pasquale e in essa la Chiesa vive e si costruisce secondo le prospettive evangeliche.

Liturgia e realtà create
Leggere la presenza delle realtà create nella liturgia vuol dire riportare il discorso su Cristo. In lui gli uomini trovano la pienezza della vita, poiché in lui il Padre ha riconciliato tutte le cose perché diventassero un inno al suo amore. Nel progetto storico-salvifico la liturgia si coniuga armoniosamente con la vita del credente, poiché egli è posto nel cosmo come l’intelligenza del cosmo stesso. La celebrazione eucaristica in particolare rende la comunità cristiana alunna di Cristo e nella docilità allo Spirito le permette di cogliere il significato del creato in tutte le sue componenti spazio-temporali.
Di conseguenza l’uomo porta nella liturgia tutto il suo lavoro e le sue primizie, suscitando nei celebranti l’atteggiamento della lode, dell’adorazione, del ringraziamento e della supplica. Le realtà create in forza della potenza dello Spirito Santo sono rese partecipi della fecondità divina e della comunione fraterna con il Datore di ogni dono. Nel momento in cui esse sono lo strumento della glorificazione divina acquistano in tale movimento il loro vero significato, entrano a contatto con la Bellezza increata e partecipano della sua luminosità nella lode. Le realtà create vengono introdotte nella dinamica sacramentale e contribuiscono a liberare il mondo dalla schiavitù del contingente, perché la presenza cultuale di Cristo è liberazione in atto dell’uomo e purificazione del suo rapporto con tutto ciò che esiste. La componente celebrativa permette alla comunità di orientare su Dio la propria attenzione e di operare un’incessante ricreazione del cosmo riducendolo alla fonte della sua storia e del suo essere.
La liturgia, che è essenzialmente celebrazione della fede nella lode e nella supplica, colloca l’uomo in un clima totalmente diverso rispetto al consumismo contemporaneo. Dio non è solo l’inizio della vocazione all’impegno temporale di trasformare il mondo in un inno cosmico, ma anche l’anima e la speranza in vista del portare a compimento il mirabile disegno della creazione redenta. Il sentimento che anima la liturgia è caratterizzato dallo stupore di fronte alla meraviglie divine e introduce i fedeli in un orientamento escatologico. Questo atteggiamento aiuta a leggere il presente in chiave di « provvisorietà sacramentale », impedisce di ‘idolatrare’ il creato, stimola a vivere nella pazienza il travaglio della storia in attesa del compiersi della pienezza dei tempi. La liturgia rappresenta perciò la scuola quotidiana per fare proprio il progetto divino sulla storia.

L’anno liturgico
Questa dinamica che qualifica il valore della liturgia in rapporto alle realtà create ha la sua espressione rituale privilegiata nel movimento sacramentale proprio dell’anno liturgico, che è il mistero della liturgia vissuto nella temporalità. Infatti l’assenza di sensibilità alla temporalità concreta data dallo spazio-tempo, con tutta la sua variegata simbologia cosmica, ci impedirebbe d’interpretare l’anno liturgico nella sua verità teologica, teologale e antropologica. Nello scorrere dell’anno liturgico, Cristo ci chiede di assumere radicalmente la temporalità e la corporalità della nostra esistenza per vivere in esse questo darsi della Trinità all’umanità che nello Spirito Santo e attraverso il rito credente si lascia trasformare. Il tempo e la ritualità nel loro reciproco intersecarsi costituiscono la struttura essenziale dell’anno liturgico, sono orientati a richiamarsi reciprocamente.
Questa ritualità nel caso concreto dell’anno liturgico vive della simbologia della temporalità, del flusso delle stagioni e del divenire del ritmo notte-giorno/oscurità-luce, della dinamica dei colori che il creato offre in modo continuo. Lo scorrere delle bellezze del creato nell’arco dell’anno naturale permette ai fedeli d’innestarsi nell’Origine della loro esistenza e li guida a cogliere le meraviglie dell’incessante e affascinante progetto pasquale del Padre che illumina il creato, rendendolo partecipe delle sue ricchezze e costituendolo suo sacramento per la comunità umana in cammino nel tempo. Questa è l’espressione caratteristica della ritualità dell’anno liturgico. È nella lettura simbolica del succedersi delle diverse stagioni che comprendiamo il darsi di tutto il Mistero nella celebrazione dei diversi misteri. I testi liturgici, a loro volta, apportano il loro contributo per leggere e vivere in chiave pasquale le diverse celebrazioni dell’anno. Le celebrazioni dell’Avvento, del Natale, della Quaresima, della Pasqua, del tempo pasquale, della Pentecoste e della solennità di Cristo Re si collocano nei ritmi propri della natura e ci aiutano a leggere l’accadere dell’evento pasquale della salvezza come concreta e « visibile » presenza del Cristo che salva l’umanità che cammina nella storia verso la pienezza della gloria.
Il movimento rituale che è segnato dagli avvenimenti cosmico-naturalistici dà verità al momento propriamente sacramentale e permette di superare qualsiasi forma soggettivistica e di illusione religiosa. La natura offre il linguaggio sacramentale per la verità antropologica dell’anno liturgico. La Chiesa s’inserisce nella vita della natura che viene letta in chiave simbolica e assume il ruolo del segno nella comunicazione della salvezza, in modo che i fedeli possano spaziare sull’infinito della Trinità. Il segno cosmico celebrato nel tempo attraverso l’atteggiamento contemplativo, fisso sul Crocefisso glorioso presente e attivo nella celebrazione nella comunità ecclesiale, permette ai fedeli di inoltrarsi negli spazi senza confini della vita divina.
Tuttavia occorre rimarcare che l’anno liturgico non celebra la natura, ma nel segno cosmico il mistero di Cristo, la sua presenza salvante, la sua potenza di unificare il mondo e l’intera umanità nella sua morte e risurrezione in modo di convogliare tutto il mondo in una grande dossologia liberante verso il Padre.

La celebrazione eucaristica
Quello che l’anno liturgico ci offre si ritraduce nella celebrazione eucaristica, nel giorno del Signore e nella liturgia delle Ore che rappresentano i tre « linguaggi » che fanno vivere sacramentalmente l’anno liturgico. Sullo sfondo del rituale delle primizie dell’antico testamento e del Talmud delle benedizioni, e alla luce delle intuizioni di S. Ireneo, vescovo di Lione, appare chiaro come la celebrazione eucaristica sia l’offerta a Dio che nasce dai frutti della terra perché divengano luogo della sempre attuale fecondità divina e dell’attualità-contemporaneità con la morte-risurrezione di Gesù.
Attraverso la celebrazione eucaristica, la creazione, unificata nel mistero pasquale di Cristo e nella potenza dello Spirito Santo, ritorna nella lode al Padre. Nella preghiera eucaristica contempliamo l’unità di tutta la creazione che ascende nell’esultanza verso il Padre. Le realtà create diventano il mezzo attraverso il quale l’uomo contempla lo splendore divino e rende grazie al Padre.

Il giorno del Signore
A sua volta, il giorno del Signore, che costituisce il centro dell’anno liturgico, ci offre la presenza sacramentale del Risorto che aiuta la comunità cristiana ad illuminare il rapporto tra l’evento pasquale e l’intero creato. Nella celebrazione domenicale il cristiano è chiamato a recuperare il significato della propria vita e della propria attività, a ritrovare l’animazione cristologica del proprio lavoro e a riscoprire la propria funzione sacerdotale nei confronti del cosmo. La componente del riposo assume a tale scopo un grande valore, poiché stimola la comunità cristiana a riscoprire la propria vocazione cosmica. La creatura infatti viene aiutata a ritrovare il proprio posto nel creato e a rinverdire la propria vocazione a concreare il mondo in Dio e con Dio a lode della Trinità.

La liturgia delle Ore
La liturgia delle Ore costituisce il terzo luogo per comprendere come l’anno liturgico dia vitalità al cosmo. Specie negli inni, avvertiamo questa sensibilità, oltre che a ciò che la celebrazione dei salmi ci presenta nei vari momenti della giornata. Se scorriamo i diversi inni che il testo della liturgia delle Ore secondo il rito romano ci offre, troviamo la presenza e il ricordo del mondo naturale con tutte le sue componenti (il mare, la terra, gli astri), le situazioni specifiche dell’ »orarietà », quali le tematiche della luce e delle tenebre nel simbolismo legato alle diverse parti della giornata. Infatti il mattino e la sera, il meriggio e la notte sono lette in chiave cristologica e storico-salvifica attraverso la ricca simbologia della natura. Nella liturgia delle Ore riscopriamo un intenso progetto sinergetico tra l’opera della Trinità, la vocazione celebrativa della Chiesa e la presenza simbolica della natura. In questa mirabile sintesi avviene la santificazione della Chiesa nell’itinerario della glorificazione divina.

Conclusione
Attraverso l’itinerario dell’anno liturgico riscopriamo il valore delle realtà create come luoghi per la glorificazione di Dio e la santificazione dell’intera umanità. La liturgia ci invita ad entrare nel tempio del tempo e delle realtà create perché in Cristo e nello Spirito, e in comunione con tutti i fratelli, facciamo prorompere, da tutti gli esseri e con il loro aiuto e le loro caratteristiche simboliche, l’inno al tre volte Santo che abita una luce inaccessibile.
La liturgia nella sua dimensione celebrativa ha la chiara vocazione a sviluppare la promozione dell’uomo in tutte le sue caratteristiche per concreare il mondo a lui affidato nell’obbedienza al Creatore. A contatto con l’evento pasquale, le creature riscoprono la vocazione ad essere come il progetto divino le abbia poste in essere perché glorifichino il Datore di ogni dono e crescano nella vera libertà.

Omelia (29-12-2010) : Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/20828.html

Omelia (29-12-2010) 
Movimento Apostolico – rito romano

Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele

Gesù è nato. Solo la Vergine Maria e Giuseppe conoscono la verità di questa nascita. Per tutti gli altri è nato un bambino come ne nascono tanti. Le modalità di grande povertà, quasi di solitudine, non facevano presagire nulla di importante in quella nascita. Dio però dall’alto dei Cieli provvede a che molti vengano a conoscenza della verità del Bambino. I pastori sono i primi ad essere informati. Vengono poi i Magi. Questi giungono da lontano. Con i Magi tutta Gerusalemme sa della nascita del Re dei Giudei. Se il mistero non è fatto conoscere, se la verità è tenuta nascosta nella carne di un Bambino appena nato, il mondo non può mettersi in movimento verso il suo Salvatore, il suo Redentore, il suo Messia.
Oggi non sono più gli Angeli e neanche alcuni segni straordinari che conducono alla conoscenza della verità di Gesù Signore. Interviene direttamente lo Spirito Santo. Interviene però in un modo diverso di come era intervenuto nella casa di Zaccaria con Elisabetta. Egli rivela al Vecchio Simeone che non avrebbe visto la morte prima di aver incontrato il Messia del Signore. Poi il giorno in cui il Bambino veniva portato al tempio per essere offerto al Signore, secondo la Legge di Mosè, lo muove e lui si reca al tempio. Qui gli fa riconoscere il Bambino. Glielo fa prendere anche tra le braccia.
Lo Spirito Santo dona a Simeone la conoscenza della verità piena di Gesù. Chi è Gesù nella sua più alta verità? Egli è la salvezza di Dio nel mondo. Dio salva il mondo per mezzo di Gesù. La salvezza non è per un popolo, è per tutti i popoli. Ogni uomo dovrà lasciarsi salvare da Dio per mezzo di questo Bambino. Egli è la luce vera che dovrà illuminare la verità di Dio in ogni cuore, in ogni mente. Chi vorrà sapere chi è Dio dovrà lasciarsi illuminare da questa luce. Senza questa illuminazione, Dio nessun lo potrà mai conoscere nella perfezione della sua verità. Egli è anche la gloria di Israele, popolo dell’alleanza, perché è il frutto che quest’albero era chiamato a produrre.
Gesù è anche segno di contraddizione. Dinanzi a Lui si manifesteranno i pensieri degli uomini. Ognuno potrà sapere se il suo pensiero è buono o cattivo, giusto o iniquo, vero o falso. È sufficiente confrontarlo con la verità che Lui è venuto a portare sulla nostra terra. Chi accoglie Gesù risorge. Chi non lo accoglie si perde. Chi lo riceve si salva. Chi lo respinge si danna. Anche la Vergine Maria parteciperà del martirio del Figlio. Anche a lei una spada trafiggerà l’anima. Questo rivela lo Spirito Santo a Simeone.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, dateci la verità di Gesù. 

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 29 décembre, 2010 |Pas de commentaires »
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