Archive pour décembre, 2010

GIOVEDÌ 9 DICEMBRE 2010 – II SETTIMANA DI AVVENTO A

GIOVEDÌ 9 DICEMBRE 2010 – II SETTIMANA DI AVVENTO A

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Pietro Crisòlogo, vescovo
(Disc. 147; PL 52, 594-595)

L’amore, desiderio di vedere Dio
Dio, vedendo il mondo sconvolto dalla paura, interviene sollecitamente per richiamarlo con l’amore, invitarlo con la grazia, trattenerlo con la carità, stringerlo a sé con l’affetto.
Lava con il diluvio vendicatore la terra invecchiata nel male, chiama Noè padre del mondo rinnovato e lo esorta con parole amorevoli, gli accorda la sua confidenza e la sua amicizia, lo informa con benevolenza sul presente, lo conforta con la sua grazia per il futuro. Egli non si limita a dar ordini, ma offre la sua collaborazione e accomuna la sua opera a quella delle realtà create. Con un patto di amore toglie il timore che rendeva schiavi gli uomini. Così Dio e l’umanità, associati nell’amore, conservano insieme ciò che avevano acquistato con azione comune.
Per questo egli chiama Abramo di mezzo ai pagani, lo nobilita con un nome nuovo, lo costituisce padre della fede, lo accompagna nel cammino, lo protegge fra gli stranieri, lo arricchisce di beni, lo onora con successi, lo impegna con promesse, lo sottrae alle offese, lo blandisce con l’ospitalità, lo esalta con un erede insperato, perché colmato di tanti beni, avvinto da tanta soavità di divino amore, imparasse ad amare Dio, non ad averne timore, lo servisse con amore, non con paura. Per questo conforta in sogno Giacobbe nella fuga, lo provoca alla lotta nel ritorno, lo serra nell’amplesso del lottatore, perché ami il Padre con cui aveva lottato e non ne abbia timore. Per questo chiama Mosè con la lingua dei padri, gli parla con paterno amore, l’invita ad essere il liberatore del suo popolo.
Per i fatti ricordati, la fiamma della divina carità accese i cuori umani e tutta l’ebbrezza dell’amore di Dio si effuse nei sensi dell’uomo. Feriti nell’anima, gli uomini cominciarono a volere vedere Dio con gli occhi del corpo. Ma se Dio non può essere contenuto dal mondo intero, come poteva venir percepito dall’angusto sguardo umano? Si deve rispondere che l’esigenza dell’amore non bada a quel che sarà, che cosa debba, che cosa gli sia possibile. L’amore non si arresta davanti all’impossibile, non si attenua di fronte alle difficoltà.
L’amore, se non raggiunge quel che brama, uccide l’amante; e perciò va dove è attratto, non dove dovrebbe. L’amore genera il desiderio, aumenta d’ardore e l’ardore tende al vietato. E che più? L’amore non può trattenersi dal vedere ciò che ama; per questo tutti i santi stimarono ben poco ciò che avevano ottenuto, se non arrivavano a vedere Dio. Perciò l’amore che brama vedere Dio, benché non abbia discrezione, ha tuttavia ardore di pietà. Perciò Mosè arriva a dire: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, fammi vedere il tuo volto (cfr. Es 33, 13). Per questo anche il salmista dice: Mostrami il tuo volto (cfr. Sal 79, 4). Gli stessi pagani infatti hanno plasmato gli idoli, per poter vedere con gli occhi, nelle loro stesse aberrazioni, quel che adoravano.

MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE 2010 – I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE 2010 – I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Ef 1,3-6.11-12
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Romani di san Paolo, apostolo 5, 12-21

Dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c’era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Responsorio   Rm 5, 12; Lc 1, 30; cfr. Sal 114, 8; 17, 19
R. Per colpa di un uomo il peccato entrò nel mondo, perché tutti hanno peccato. * Non temere, Maria: tu hai trovato grazia davanti a Dio.
V. Il Signore ti ha liberata dalla morte, ti ha protetta contro il nemico.
R. Non temere, Maria: tu hai trovato grazia davanti a Dio.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di sant’Anselmo, vescovo (Disc. 52; PL 158, 955-956)

O Vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell’uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall’oppressione e avevano perso vivezza per l’abuso di coloro che s’erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall’uso degli uomini che lodano Dio.
Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall’alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl’inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l’unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.

MARTEDÌ 7 DICEMBRE 2010 – II SETTIMANA DI AVVENTO A

MARTEDÌ 7 DICEMBRE 2010 – II SETTIMANA DI AVVENTO A

S. AMBROGIO (m)

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalle «Lettere» di sant’Ambrogio, vescovo
(Lett. 2, 1-2. 4-5; PL 16, 847-881)

La grazia delle tue parole conquista il popolo
Hai ricevuto il sacerdozio e, stando a poppa della Chiesa, tu guidi la nave sui flutti. Tieni saldo il timone della fede in modo che le violente tempeste di questo mondo non possano turbare il suo corso. Il mare è davvero grande, sconfinato; ma non aver paura, perché «E’ lui che l’ha fondata sui mari, e sui fiumi l’ha stabilita «(Sal 23, 2).
Perciò non senza motivo, fra le tante correnti del mondo, la Chiesa resta immobile, costruita sulla pietra apostolica, e rimane sul suo fondamento incrollabile contro l’infuriare del mare in tempesta. E’ battuta dalle onde ma non è scossa e, sebbene di frequente gli elementi di questo mondo infrangendosi echeggino con grande fragore, essa ha tuttavia un porto sicurissimo di salvezza dove accogliere chi è affaticato. Se tuttavia essa è sbattuta dai flutti sul mare, pure sui fiumi corre, su quei fiumi soprattutto di cui è detto: I fiumi hanno innalzato la loro voce (cfr. Sal 92, 3). Vi sono infatti fiumi che sgorgano dal cuore di colui che è stato dissetato da Cristo e ha ricevuto lo Spirito di Dio. Questi fiumi, quando ridondano di grazia spirituale, alzano la loro voce.
Vi è poi un fiume che si riversa sui suoi santi come un torrente. Chiunque abbia ricevuto dalla pienezza di questo fiume, come l’evangelista Giovanni, come Pietro e Paolo, alza la sua voce; e come gli apostoli hanno diffuso la voce della predicazione evangelica con festoso annunzio fino ai confini della terra, così anche questo fiume incomincia ad annunziare il Signore. Ricevilo dunque da Cristo, perché anche la tua voce si faccia sentire.
Raccogli l’acqua di Cristo, quell’acqua che loda il Signore. Raccogli da più luoghi l’acqua che lasciano cadere le nubi dei profeti. Chi raccoglie acqua dalle montagne e la convoglia verso di sé, o attinge alle sorgenti, lui pure, come le nubi, la riversa su altri. Riempine dunque il fondo della tua anima, perché il tuo terreno sia innaffiato e irrigato da proprie sorgenti. Si riempie chi legge molto e penetra il senso di ciò che legge; e chi si è riempito può irrigare altri. La Scrittura dice: «Se le nubi sono piene di acqua, la rovesciano sopra la terra» (Qo 11, 3).
I tuoi sermoni siano fluenti, puri, cristallini, si che il tuo insegnamento morale suoni dolce alle orecchie della gente e la grazia delle tue parole conquisti gli ascoltatori perché ti seguano docilmente dove tu li conduci. Il tuo dire sia pieno di sapienza. Anche Salomone afferma: Le labbra del sapiente sono le armi della Sapienza, e altrove: Le tue labbra siano ben aderenti all’idea: vale a dire, l’esposizione dei tuoi discorsi sia lucida, splenda chiaro il senso senza bisogno di spiegazioni aggiunte; il tuo discorso si sappia sostenere e difendere da se stesso e non esca da te parola vana o priva di senso.

LUNEDÌ 6 DICEMBRE 2010 – II SETTIMANA DI AVVENTO A

LUNEDÌ 6 DICEMBRE 2010 – II SETTIMANA DI AVVENTO A

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura Dal trattato «Salita al monte Carmelo» di san Giovanni della Croce, sacerdote  (Lib.2, cap.22)
 
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio

Il motivo principale per cui, nell’antica Legge, era lecito interrogare Dio ed era giusto che i sacerdoti e i profeti desiderassero visioni e rivelazioni divine, è che la fede non era ancora fondata e la legge evangelica non ancora stabilita. Era quindi necessario che si interrogasse Dio e che Dio rispondesse con parole o con visioni e rivelazioni, con figure e simboli o con altri mezzi d’espressione. Egli infatti rispondeva, parlava o rivelava misteri della nostra fede, o verità che ad essa si riferivano o ad essa conducevano.
Ma ora che la fede è basata in Cristo e la legge evangelica è stabilita in quest’era di grazia, non è più necessario consultare Dio, né che egli parli o risponda come allora. Infatti donandoci il Figlio suo, ch’è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più nulla da rivelare.
Questo è il senso genuino del testo in cui san Paolo vuole indurre gli Ebrei a lasciare gli antichi modi di trattare con Dio secondo la legge mosaica, e a fissare lo sguardo solamente in Cristo: «Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1). Con queste parole l’Apostolo vuol far capire che Dio è diventato in un certo senso muto, non avendo più nulla da dire, perché quello che un giorno diceva parzialmente per mezzo dei profeti, l’ha detto ora pienamente dandoci tutto nel Figlio suo.
Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità. Dio infatti potrebbe rispondergli: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17,5). Se ti ho già detto tutto nella mia Parola ch’è il mio Figlio e non ho altro da rivelare, come posso risponderti o rivelarti qualche altra cosa? Fissa lo sguardo in lui solo e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri: in lui ti ho detto e rivelato tutto. Dal giorno in cui sul Tabor sono disceso con il mio Spirito su di lui e ho proclamato: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5), ho posto fine ai miei antichi modi di insegnare e rispondere e ho affidato tutto a lui. Ascoltatelo, perché ormai non ho più argomenti di fede da rivelare, né verità da manifestare. Se prima ho parlato, era unicamente per promettere il Cristo e se gli uomini mi hanno interrogato, era solo nella ricerca e nell’attesa di lui, nel quale avrebbero trovato ogni bene, come ora attesta tutto l’insegnamento degli evangelisti e degli apostoli.

Omelia (10-12-2010) : Messaggio: Fedeltà e prosperità

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/21039.html

Omelia (10-12-2010) 
Monaci Benedettini Silvestrini

Messaggio: Fedeltà e prosperità

Troviamo un nesso logico molto forte tra la prima lettura e il brano del vangelo nella durezza di
cuore dei contemporanei di Isaia e di Gesù. Per mezzo del profeta Dio si lamenta dell’infedeltà del suo popolo, causa di tutte le sue sventure. Fa balenare dinanzi ai suoi occhi quale sarebbe stata la sua felicità se avesse obbedito ai suoi comandi. Il vangelo ci presenta ugualmente l’ostilità degli uditori di Gesù che non hanno saputo riconoscere l’invito di Dio alla conversione né nella predicazione austera di Giovanni né in quella dolce e amabile del Salvatore. In ambedue le epoche vanno rimproverate una fredda indifferenza ed una radicata incredulità alle sollecitazioni della grazia. In Gesù, come nell’animo del profeta, si nota una certa amarezza e delusione. Si sarebbero aspettata un condotta ben diversa, una disponibilità ad accogliere i messaggi di salvezza, invece un netto rifiuto. E’ noto che molti genitori hanno provato o provano la stessa amarezza di Gesù nei riguardi dei propri figli che invece di seguire i consigli di chi ha alle spalle una lunga esperienza, hanno voluto o vogliono agire e fare scelte secondo il proprio capriccio per ritrovarsi poi impigliati in difficoltà così grandi da rimanerne schiacciati. Anche oggi il Signore chiama me, chiama te, genitore o figlio, all’ascolto della sua parola e alla fedeltà agli insegnamenti che essa ci offre per vive tranquillamente la nostra vita. Il rifiuto, la trasgressione portano solo disordine e turbamento nella coscienza, angoscia e sconforto nell’animo, ansietà e sofferenza in quanti ti nutrono affetto. L’Innominato dei Promessi Sposi si indispettiva e mal sopportava la pace e la tranquillità della gente che egli dal suo oscuro castello sentiva accorrere in chiesa per incontrare il cardinale Carlo Borromeo. Tormentato da rimorsi, si recherà anche lui dal prelato per avere una parola di pace. Forse questa esperienza è anche nostra quando, turbati nella coscienza, incontriamo uomini tranquilli e sereni. Se ci trovassimo in questo mare in tempesta, invochiamo il Signore, con sincerità ritorniamo a lui con pentimento e la pace tornerà nel nostro cuore. 

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 9 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

desideri nuovi per me

ho il desiderio – come vedete anche dai post – di aprirmi anche ad altri studi ed affetti, deve essere – io credo – Paolo, fino ad ora, forse sono vissuta in un mondo piccolo, piccolo; devo imparare ancora e farmi insegnare da Dio come ci si apre all’amore, al suo amore, all’amore degli altri, di quelli così simili che dimentichiamo troppo spesso;  per il momento sto andando nella direzione del mondo e della fede ebraica e della Chiesa Ortodossa, nostra vera sorella, poi…il Signore e Paolo mi aiuteranno (anche Maria e i santi e gli angeli)

Publié dans:1.2. QUALCHE PENSIERO MIO |on 9 décembre, 2010 |Pas de commentaires »

una Menorah di ghiaccio

una Menorah di ghiaccio dans immagini sacre hanukkah_menorah_3

Hanukkah Menorah Chabad Lubavitch. Hanukkah Menorah of ice sculpture in front of Chabad Lubavitch of Midtown Manhattan at 509 5th Avenue, New York City,
Rabbi Yehoshua Metzger, Co-director.

http://publicdomainclip-art.blogspot.com/2008/12/hanukkah-menorah-chabad-lubavitch-of.html

Publié dans:immagini sacre |on 9 décembre, 2010 |Pas de commentaires »
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