La musica e il cristianesimo in occidente: La formazione del canto cristiano
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La musica e il cristianesimo in occidente
La formazione del canto cristiano
Il cristianesimo nacque dalla predicazione e dagli insegnamenti di Gesù Cristo, il quale completò e rinnovò la dottrina del popolo ebraico sull’esistenza di un solo Dio. I giudei furono ostili ai primi seguaci di Cristo, ma non si può ignorare il fatto che furono ebrei i primi convertiti alla nuova fede. Giustamente quindi si afferma che l’ebraismo giudaico fu la matrice del cristianesimo e quindi della sua dottrina, ma anche della sua liturgia, delle sue preghiere, dei suoi canti.
La conquista e la distruzione di gerusalemme effettuata nel 70 d.C. dalle truppe romane dell’imperatore Tito cagionarono la cosidetta diaspora ( cioè la dispersione, l’esilio ) di gran parte degli abitanti di Isdraele, ebrei e cristiani. Essi si sparsero in tutto il bacino mediterraneo, favorendo la costituzione delle prime comunità cristiane fra el popolazioni dell’impero romano di lingua greca ( soprattutto a Efeso, ad Antiochia, ad Alessandria d’Egitto e a Costantinopoli, poi capitale dell’Impero d’oriente ) e di lingua latina ( particolarmente nella capitale Roma, dove si insediarono l’apostolo Pietro, il primo Papa, e S. Paolo, ma anche nell’Africa settentrionale e nella Spagna ). Si svilupparono così varie Chiese, prime quelle d’oriente. Fra esse venne assumendo maggiore importanza la Chiesa di Costantinopoli, poi ribattezzata Bisanzio, centro di sviluppo del canto liturgico bizantino. Da esso derivano in seguito la musica del rito greco-ortodosso e quella del rito russo.
Le persecuzioni dei cristiani volute dagli imperatori romani fino a Diocleziano ritardarono l’espansione del cristianesimo in Occidente. Solo dopo che l’imperatore costantino, con l’editto di milano ( 313 ) ebbe riconosciuto ufficialmente il cristianesimo, e dopo che l’imperatore Teodosio ebbe vietato i culti pagani ( 391 ), il cristianesimo potè espandersi a Roma, e il latino fu riconosciuto quale lingua della liturgia in Occidente.
è dimostrato che le manifestazioni del culto cristiano nei primi tempi derivano da quelle della tradizione giudaica, e che nessuan influenza esercitò su di esse la musica greco-romana. I trapassi dall’ebraismo al cristianesimo riguardarono si libri sacri dell’Antico Testamento, dai quali vennero tratti i testi delle letture e delle preghiere, sia i modi e le forme primitive del canto, ricalcati su quelli impiegati nelle cerimonie di culto giudaico: la cantillazione, il jubilus, l’esecuzione dei salmi.
Nella sua irradiazione tra le popolazioni mediterranee, il nuovo culto venne a contatto con le usanze religiose e musicali delle varie regioni, e parzialmente ne fù influenzato e le assorbì. Si spiega in questo modo la formazione di differenti repertori locali che caratterizzarono i primi secoli del canto cristiano e che vennero poi unificati attraverso una lunga azione amogeneizzante, la cui paternità fu attribuita al Papa Gregorio I Magno.
I primi e principali repertori locali del canto cristiano occidentale furono il romano antico, l’ambrosiano, l’aquileiese e il beneventano in Italia; il mozarambico nella Spagna il gallico nella Gallia.
L’unico tra questi repertori che sia stato in parte conservato fino ad oggi è il canto milanese, più noto come canto ambrosiano dal nome di S. Ambrogio ( 339 ca. – 397 ), prima governatore, poi vescovo di Milano, che ne fu l’iniziatore.
A S. Ambrogio risalgono verie iniziative riguardanti il canto liturgico latino, a cominciare dalla diffusione degli inni, che erano cantati soprattutto durante le assemblee di fedeli, al tempo delle lotte contro i seguaci dell’eresia ariana. S. Ambrogio compose certamente 4 inni, forse più. Egli inoltre adottò il canto salmodico, l’esecuzione antifonica e il jubilus. Sul jubilus lasciò scritte pagine mirabili S. Agostino ( 354 – 430 ), che trascorse alcuni anni a Milano, a contatto con S. Ambrogio.
Gli altri repertori locali hanno lasciato incerte e lacunose tracce, e tra essi solo due ebbero rilevanza storica: il gallicano e il mozarabico.
Il canto gallico rimase in uso in Galiia fino all’VIII secolo; conteneva elementi celtici e bizantini e fu soppresso dagli imperatori carolingi. Il canto ispanico, che fu chiamato canto mazarabico dopo la conquista araba di parte della Spagna, aveva subìto nel V secolo l’influenza dei Visigoti ( già convertiti al cristianesimo ), i quali avevano in precedenza assimilato usi delle liturgie orientali.
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