IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA (letture e commento)
dal sito:
http://www.parrocchiacamigliatello.it/8_dicembre_immacolata_concezione_di_maria-1.html
IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
Fin dai primi secoli la Chiesa ha formulato nella preghiera “ Santa Maria, Madre di Dio “ l’essenza della sua fede intorno alla Madre di Gesù, espressa solennemente in particolare nel concilio di Efeso, l’anno 431. Sant’Ireneo aveva come preconizzato l’immacolata concezione della vergine Maria quando salutava in lei “la nuova Eva”. Soltanto nel XV secolo la Chiesa l’ha dichiarata formalmente nella liturgia fin che fu definita come dogma da Pio IX.
I Lettura
Gn 3,9-15.20
Dopo che Adamo ebbe mangiato dell’albero, il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”. Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.
Allora il Signore Dio disse al serpente: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.
Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”.
All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”.
L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
II Lettura
Ef 1, 3-6.11-12
Fratelli, benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
Vangelo
Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”.
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.
Commento di P. Vittorino Elio Vivacqua
Mentre ci avviciniamo alla festa del Natale, la liturgia ci presenta la figura di Maria, Madre di Cristo, sotto il titolo di Immacolata Concezione. Una prerogativa suggerita già dal Concilio di Basilea nel 1438 e proclamata quale domma di fede da Pio IX nel 1854. Con questo titolo la Chiesa ci presenta Maria come unica creatura al mondo che è nata senza peccato originale.
Le tre letture che ci aiutano a comprendere questo mistero sono: Genesi, 3,9-15-20, Lettera di Paolo agli Efesini 1,3-6 – 11-12 e il celebre passo del vangelo di Luca 1,26-38 che ci parla dell’ Annunciazione. Queste letture ci presentano alcuni tratti essenziali che delineano efficacemente la figura di Maria.
Cosa vuol dire “Immacolata Concezione”?
Il termine “concezione” nel linguaggio biblico significa la totalità dell’ esistenza. Nessuno viene al mondo senza esservi chiamato, senza un nome, senza un volto, senza un progetto di vita. Il profeta Geremia dichiara di “essere conosciuto da Dio prima di essere formato nel grembo materno”. Concetto che l’ apostolo Paolo nella lettera ai Galati riferisce a se stesso. E nel brano della Lettera agli Efesini che oggi viene proclamata. l’ apostolo ci ricorda che in Cristo Dio “ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità”. Se è così per tutti noi, l’ intera esistenza di Maria, prescelta a diventare la Madre di Dio, è in modo singolarissimo sotto il segno particolare di Dio, in ogni istante della sua vita, incluso il suo concepimento.
Maria non è stata mai soggetta ad alcun peccato, neppure a quello originale. La sua vita è tersa, limpida, immacolata nella sua totalità.
E’ importante approfondire il concetto di “peccato originale”, che proviene dalla riflessione sapienziale del brano del capitolo 3° della Genesi. In esso si racconta con linguaggio simbolico, un genere letterario proprio di quelle antiche civiltà, il peccato che sta all’ origine dei mali dell’ uomo. Esso è descritto come un’ autonoma decisione di voler “conoscere il bene e il male”, attraverso l’ immagine del “mangiare il frutto dell’ albero della conoscenza del bene e del male”. Nella Bibbia il verbo “conoscere” vuol dire appropriarsi, possedere, avere dominio su qualcosa o qualcuno.
“Bene e male” comprendono tutto l’ ambito morale dell’ esistenza umana. Per cui l’ espressione “Conoscere il bene e il male”, significa decidere da soli quello che è bene e quello che è male, contro il progetto di Dio.
Il serpente che tenta l’ uomo, era presso gli antichi una divinità della fecondità e della forza; quindi il simbolo dell’ antagonista del vero Dio. Nella tradizione biblica posteriore questi verrà identificato con il diavolo.
Sotto il simbolo della tentazione del serpente, l’ uomo esprime la sua volontà di costruire un progetto alternativo a quello di Dio, provocando così tutti i mali del mondo.
Questo è il peccato originale, che purtroppo caratterizza la nascita di tutti gli uomini della terra, esclusa la Madre di Colui, che “schiaccerà la testa del serpente”. La madre di Gesù Cristo, vincitore del peccato, non poteva essere soggetta al peccato originale.
Con Maria invece inizia una nuova storia, che non nasce nel paradiso terrestre, ma in un oscuro villaggio della Galilea: Nazareth.
Il vangelo di Luca è l’ unico a riportare l’ episodio fondamentale dell’ Annunciazione. Egli scrive che “L’ angelo Gabriele fu mandato da Dio ad una vergine… la vergine si chiamava Maria”. La verginità è dunque la prima caratteristica della figura evangelica di Maria. Questa specificazione ha un alto valore teologico, perché, come ci dice l’ evangelista Giovanni, Cristo è generato “non da sangue, né voleri di carne, né da volere di uomo, ma da Dio” (Prologo) Gesù infatti non nasce secondo i meccanismi della biologia umana, ma per opera dello Spirito che depone Gesù nel grembo verginale di Maria.
L’ angelo, a differenza di altre apparizioni bibliche, è il primo a salutare Maria, e non la chiama per nome: “Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te”. Ella, secondo l’ espressione originale greca, è colei che è “ricolma” della benevolenza di Dio, fin da sempre e dunque fin dal primo istante del suo concepimento, è il tempio di Dio.
Maria si turba ad udire un tale saluto ed in questo modo si inserisce in quella schiera di grandi uomini religiosi di Israele, che alla presenza di Dio o dei suoi angeli, si gettano con la faccia a terra: Mosè, i profeti, tutti i destinatari delle apparizioni divine. L’angelo però la rassicura: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un Figlio.. Sarà chiamato Figlio dell’ Altissimo”.
Ma il turbamento della vergine aumenta e perciò chiede: “Com’ è possibile? Non conosco uomo”. E l’ angelo di rimando: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’ Altissimo”. Finalmente consapevole della volontà di Dio risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore”. La parola “serva” è tutt’ altro che sinonimo di umiltà. “Servo del Signore” è il titolo che tuttora l’ Islam riserva ai primogeniti dei principi; ed è il titolo di Abramo, di Mosè, dello stesso Cristo. Maria si inserisce in questo filone ed in quel momento esprime la coscienza della sua vocazione e così diventa docile strumento nella mani di Dio.
L’ Immacolata Concezione è la storia di una donna che aderisce pienamente al piano di salvezza tracciato da Dio e che in ogni momento della sua vita dirà “sì” al Signore. Nessun’ ombra di peccato,
nessuna imperfezione macchia la sua anima. Perciò potrà cantare nel Magnificat: “Grandi cose ha fatto in me l’ Onnipotente”.
Certamente noi, impastati di peccato, non possiamo avere l’innocenza di Maria. Ma, come dice Paolo nella lettura odierna, dobbiamo ricordarci che il Signore ci ha chiamati per essere “santi i immacolati al suo cospetto nella carità”. Anche noi dunque, come Maria, dobbiamo dire sempre sì al Signore. In questo modo non ci macchieremo mai di peccato
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