Omelia per il 2 novembre 2010 -1 lettura Gb 19,1.23-27a : Salvati dall’ira

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/16587.html

Omelia (02-11-2009) 
don Daniele Muraro
 
1 lettura  Gb 19,1.23-27a

 Salvati dall’ira

« Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. » Sono parole di Giobbe nella prima lettura. Giobbe non è neanche ebreo, viveva nella terra di Uz, diciamo in Siria, ugualmente dal libro sacro viene portato come modello di giusto sofferente a testimonianza che il problema del male e della morte è universale. Ce l’hanno i credenti e anche i non credenti.
Giobbe teme Dio, nel senso che lo onora e proprio per questo le disgrazie che gli sono capitate addosso gli sembrano ancora più gravi.
Alla domanda spontanea: « Come mai proprio a me? » si affannano a rispondere tre amici, venuti per consolarlo nelle intenzioni, ma che nei fatti aggravano il suo dolore.
Incessantemente essi ripetono: « si vede che hai peccato, hai fatto qualcosa di sbagliato di fronte a Dio, anche inconsapevolmente ». Giobbe però rifiuta la spiegazione. Egli ha coscienza di essersi sempre comportato bene e desidera almeno che la sua protesta d’innocenza sia tramandata ai posteri.
L’ultima parola, quella del giudizio definitivo, spetterà al suo « Redentore », che si farà arbitro tra lui e i suoi accusatori e infine gli renderà giustizia. « Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! »
Troviamo qui espresse alcune verità di fede che è opportuno richiamare in questo giorno dedicato alla Commemorazione dei nostri defunti.
Giobbe si aspetta di vedere Dio, cioè di presentarsi al suo cospetto, immediatamente dopo aver esalato l’ultimo respiro, senza la carne, che rimane quaggiù, ma nella integrità della sua anima che sale verso Dio.
« È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio » dice la lettera agli Ebrei. È un grave errore ritenere che con la morte finisca tutto.
La Chiesa riserva una preghiera apposita per la raccomandazione dell’anima nell’ultima agonia. Il sacerdote recita:  » Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme, con la Vergine Maria, Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi… Tu possa tornare al tuo Creatore, che ti ha formato dalla polvere della terra. Quando lascerai questa vita, ti venga incontro la Vergine Maria con gli angeli e i santi… Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo e possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno »
Afferma il catechismo della Chiesa cattolica: « Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre. »
Le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c’era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno purificate, anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale sono state, sono e saranno in cielo, associate al Regno dei cieli e al Paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi angeli. Esse vedono Dio con una visione intuitiva e anche a faccia a faccia.
« Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi » diceva il salmo responsoriale e Gesù nel Vangelo conferma questa speranza: « Colui che viene a me, io non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, » e poi aggiunge « ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. »
La resurrezione del corpo, quella che noi nel Credo chiamiamo resurrezione dei morti sarà l’evento finale della storia, subito prima giudizio universale, quando tutta l’umanità sarà riunita in un medesimo luogo, la Bibbia la chiama la valle di Giosafat che significa la valle dove Dio giudica e ciascuno si ritroverà rivestito del suo corpo resuscitato.
Dice il libro di Daniele: « Quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. »
La storia arriverà per così dire al capolinea e ciascuno dovrà esibire il documento di viaggio, cioè le buone opere compiute finché era in vita.
È importante rendersi che in quanto umanità, intesa come insieme delle creature umane, noi formiamo come una sola famiglia; anche lo sviluppo della mia singola esistenza è dipesa e ha influenzato quelle di molti altri. Ciò diventerà chiaro alla fine, nel giudizio universale, che sarà giusto e completo.
Terminerà in quel momento anche la purificazione delle anime ancora rimaste nel cosiddetto Purgatorio.
Forse il pensiero di un giudizio da parte di Dio che sia immediato e particolare oppure finale e generale ad ogni modo incute paura alla nostra mente. Giobbe, abbiamo detto prima, lo aspettava come il momento in cui le sue ragioni avrebbe avuto un « Redentore » che le avrebbe fatte valere e confermate per l’eternità.
L’amore di Dio è fuoco che illumina e fa risplendere i santi, ma prima lo stesso fuoco purifica dai difetti. Dio, nel suo amore, è purificazione che completa la nostra conversione e ci rende degni di Lui.
Diceva un padre della Chiesa: « O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall’attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l’amore di colui che comanda che noi obbediamo… e allora siamo nella disposizione dei figli. »
I nostri defunti intercedono per noi presso Dio presentando a Lui tutte le nostre aspettative, i nostri desideri e perfino le defezioni e le mancanze morali, affinché il Signore possa intervenire a nostro vantaggio con l’abbondanza della Sua grazia.
Noi che siamo su questa terra da parte nostra siamo tenuti a pregare per i cari defunti, in modo che se ancora devono purificarsi in qualche cosa – e questo solo Dio lo sa – possano essere alleviati dalle pene e camminare spediti verso la meta della vita senza fine.
Come dice il Vaticano II: « L’unione dei viventi con i fratelli che si sono addormentati nella pace di Cristo non è interrotta, ma al contrario, secondo la costante fede della Chiesa, rafforzata dalla condivisione di beni spirituali ».
È con questi sentimenti che vogliamo continuare la sosta presso i nostri defunti e la preghiera in questa giornata dedicata al loro ricordo e al loro suffragio. 

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