Festa di tutti i santi – 1 novembre 2003 – Mons. Tarcisio Bertotne
dal sito:
http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=227
Tarcisio Card. Bertone
Genova, Cattedrale di S. Lorenzo,
1 novembre 2003
FESTA DI TUTTI I SANTI
1. Foto di gruppo con il Signore
La scena nella visione dell’Apostolo Giovanni: « apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Stavano davanti all’Agnello (cioè davanti al Signore Gesù Risorto), avvolte in candide vesti, e portavano palme nelle mani ».
Sono tutti gli amici di Dio (i santi sono gli amici di Dio), collocati nel futuro del tempo, nel futuro dell’umanità. La festa di oggi trova – per usare un’espressione moderna –la sua « foto di gruppo » proprio in questa grandiosa panoramica finale, che l’apostolo Giovanni ci ha tramandato nella fede.
E’ questa foto di gruppo con il Signore ci interessa personalmente, perché siamo autorizzati a vedere nella moltitudine anche i nostri cari, i nostri amici, e – nella speranza – noi stessi. Noi ci mettiamo ora con umiltà di fronte a Dio, alla vita e al futuro, per capire.
2. L’uomo immagine e somiglianza di Dio
Questa situazione finale era già tutta racchiusa nel piano iniziale di Dio Creatore, che nel racconto della Genesi ci è presentato con le parole: « Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza ». Ecco:
l’uomo intelligente perché Dio è intelligenza;
l’uomo capace di amore perché Dio è amore;
l’uomo libero perché Dio è suprema libertà;
l’uomo chiamato alla santità perché Dio è santo.
Come i bambini assomigliano ai loro genitori., così anche l’uomo, uscito dalle mani di Dio Creatore è destinato ad assomigliargli.
Questo dunque è un primo dato confortante: l’uomo visto in tutto il suo splendore di creatura uscita splendidamente dalle mani di Dio.
3. La fragile libertà umana
Ma subito ci proviene – dall’esperienza di ogni giorno – un secondo dato meno confortante, meno entusiasmante. La libertà umana risulta fragile, conosce sbandamenti, incoerenze, contraddizioni, deliri, e quella follia che è il peccato.
Sappiamo bene che questa possibilità di smarrirsi e fallire fa parte del nostro essere liberi, essere persone. Non occorre che riandiamo alle grandi tragedie umane, alle follie della storia, ai campi d sterminio nazisti, alle stragi dell’atomica. Basta che frughiamo nella memoria delle nostre vicende personali, per trovare le nostre cattiveria, ingiustizie, fragilità.
E’ la nostra condizione di creature finite. Dio ci rispetta come persone: anche nelle nostre follie. Dio rispetta la nostra libertà.
4. Dio non si rassegna: l’incarnazione del verbo di Dio
Ma ecco – ad arricchire il quadro che stiamo tracciando – un’altra verità che ci è stata rivelata con nostro Signore Gesù: l’Incarnazione. Dio ci ama, Dio non si rassegna che noi sue creature ci smarriamo, che subiamo lo scacco del peccato e della morte. Sarebbe, insieme con il nostro fallimento, anche il suo fallimento.
L’avventura di Dio alla ricerca dell’uomo ha avuto nella storia umana un nome e un momento precisi: si chiama Incarnazione. Il Verbo di Dio si è fatto carne, è venuto a piantare la sua tenda in mezzo alle tende e alle case degli uomini, le nostre case.
E l’Incarnazione continua anche ora, nel tempo. Ogni chiesa con il suo tabernacolo e il lumino rosso acceso viene a dirci che l’Incarnazione si prolunga nell’Eucaristia, che Dio è ancora e sempre con noi.
Così il disegno iniziale di Dio creatore, sull’uomo, ci è stato riproposto nella storia nella storia di Cristo Gesù. Gesù è venuto a rivelarci l’amore del Padre, a ricordarci che Egli si attende da noi sue creature una risposta di amore. E infine ci attende tutti nella sua casa. In quella moltitudine, nella foto di gruppo, ciascuno con la sua storia e la sua personalità.
5. Le vie della santità
- C’è un camino straordinario – doni straordinari (possibile ma raro; non cercherò la presenza di Dio solo nel miracolismo, nelle apparizioni,…).
- Ma c’è anche un cammino normale, della preghiera intrecciata con la vita: pregare la vita, vivere la preghiera. Un salesiano, don Filippo Rinaldi, diceva: « Noi lavoriamo contemplando. Don Bosco era così: l’esercizio dell’unione con Dio nella pienezza della vita attiva.
- Il terzo modo di farsi santi è vivere la Volontà di Dio, cioè lasciare che Dio viva in noi, che la legge di Dio prenda possesso delle nostre azioni. Madre Teresa diceva: « Sia fata la tua volontà, nel silenzio e senza dire nulla. Perché il silenzio produce la preghiera. La preghiera produce la fede. La fede produce l’amore. L’amore produce il servizio. Il servizio produce la pace ». E’ questa volontà non può che volere il nostro bene, cioè essere santificante.
6. L’esempio e la vita di Gesù: le Beatitudini
Che cosa dobbiamo fare in concreto, Gesù ce lo ha detto con le parole, con l’esempio, con la sua vita.
Egli si è posto in prima fila, a capo dell’umanità, e si è messo in marcia per ricondurci al Padre. Ci ha dato l’esempio di uno stile di vita irreprensibile: fino ala donazione totale sulla Croce.
Inoltre ha organizzato quella realtà spirituale e sociale che chiamiamo Chiesa, e di cui siamo lieti di far parte.
Infine ci ha spiegato come dobbiamo comportarci, che cosa dobbiamo fare. Una sintesi del suo insegnamento, il testo base, fondamentale, lo abbiamo sentito nel Vangelo: le Beatitudini. Questa specie di statuto, di costituzione della Chiesa, di regolamento di vita per il cristiano.
Chi sono i santi? I santi sono gli uomini delle Beatitudini: vissuti sull’esempio di Gesù, che per primo le ha praticate. E Gesù si attende anche che anche noi viviamo lo Spirito delle Beatitudini. Così si ripristina il progetto iniziale di Dio Creatore.
San Pietro nella prima lettera che si trova nella Bibbia sotto il suo nome, diceva ai primi cristiani: « Siate pronti a rendere ragione della speranza che è in voi.
E’ la speranza di quella realtà descritta da Giovanni, quella moltitudine immensa che sta davanti all’Agnello. I santi ci hanno preceduti. Quelli grandi, famosi, canonizzati dalla Chiesa. Ma anche gli altri, modesti, che sono vissuti accanto magari con qualche difetto, ma orientati al bene. E magari sono a noi molto cari, che ci hanno voluto bene e per i quali preghiamo. Così la festa di Tutti i santi è anche la festa dei nostri cari, è la festa della speranza cristiana.

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