Omelia (05-09-2010) : Sai, la tua Volontà costa…
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Omelia (05-09-2010)
don Alberto Brignoli
Sai, la tua Volontà costa…
Ogni tanto ci fermiamo a pensare.
A dire la verità, pensiamo sempre, in ogni istante della nostra esistenza. Grazie a Dio, sono praticamente nulli i momenti in cui non pensiamo a ciò che facciamo, o nei quali facciamo qualcosa senza pensare, in maniera istintiva. Anche i gesti più automatici, come premere i diversi pedali al momento giusto mentre guidiamo l’automobile, sono frutto di un pensiero che ci ha accompagnato da quando ne siamo capaci, e a cui diamo il nome di esperienza.
Tutta la vita, quindi, risulta essere un insieme di tante piccole e grandi esperienze, di emozioni a volte ricercate e a volte subite, che creano un bagaglio culturale nel quale confluiscono tutti i nostri pensieri e che alla fine diventano esse stesse pensiero, modo di essere, o – come spesso diciamo – filosofia di vita. E come accennavo, la maggior parte di questi pensieri accade nel corso della vita senza la necessità da parte nostra di fermarci a prenderne coscienza.
Ma ogni tanto, ci fermiamo a pensare. E quando per pensare ci fermiamo, i pensieri che ne scaturiscono sono di solito i più profondi e i più interessanti, quelli che poi emergono in diverse circostanze e danno il senso a quello che facciamo, ma a volte ci creano pure interrogativi e preoccupazioni perché spesso non riusciamo a scrutarli fino in fondo e ad esaurirne la comprensione.
Così, finiamo per dare loro il nome di « misteri »: Come ha avuto inizio la vita? Che cosa ci attende dopo la morte? Come mai, se tutto è stato creato bene e per il bene, nel mondo c’è tanto male? Quale sarà il nostro futuro? Che senso ha faticare tanto per raccogliere poco?
E pensare che questi interrogativi e questi pensieri riguardano « le cose della terra », « quelle a portata di mano », delle quali possiamo « a fatica scoprire » qualcosa, « a stento immaginare » il loro senso, come ci dice l’autore del libro della Sapienza nella Liturgia della Parola di oggi.
Ma come la mettiamo – prosegue il libro ispirato – quando cerchiamo di « conoscere il volere di Dio », o quando cerchiamo di « immaginare che cosa vuole il Signore »? Chi, tra gli uomini, rivestiti di un « corpo corruttibile che appesantisce l’anima » e riparati sotto una « tenda d’argilla che opprime una mente piena di preoccupazioni », è mai riuscito a « investigare le cose del cielo »?
Detta « in soldoni »: già comprendere cosa ci frulla in testa e cosa passa nella mente delle persone è un’impresa, figuriamoci a voler comprendere i pensieri e la volontà di Dio! Impossibile!
Eppure lo facciamo, eppure osiamo provarci: « Cosa vuole Dio da me? ». « Cosa pensa Dio della mia esistenza e del mio operare? ». Non ve lo siete mai chiesti? Non vi siete mai domandati se quello che state facendo corrisponde alla volontà di Dio? Non avete mai pensato se il cammino che avete intrapreso è quanto lui di meglio ha pensato per voi? Non vi siete mai interrogati su cosa significhi stare dietro a lui, seguirlo, cercare di compiere la sua volontà?
Del resto, se non ce le poniamo noi queste domande, arriva lui, un giorno o l’altro, a porci degli interrogativi: « Sei davvero disposto a seguirmi? Sai quanta fatica in tutto questo? Hai calcolato bene quanto sia impegnativo? Sai che per essere cristiano, cioè mio discepolo, devi caricarti una croce sulle spalle, perché la mia strada porta al Calvario? Sai che io sono da amare più di ogni altra cosa bella della vita, dalle persone a te care fino alla tua stessa vita? ».
Era numerosa la folla che gli andava dietro, sulle strade della Palestina di allora: forse proprio per questo, un giorno Gesù smise di guardare avanti, verso Gerusalemme, e voltandosi parlò chiaro, in questi termini, a una folla che non aveva calcolato bene quanto fosse impegnativo fare la volontà di Dio, ovvero ben più che andare in guerra senza soldati o costruire una casa senza avere i mezzi a sufficienza.
Seguire Gesù non è così facile come si pensi: fare la sua volontà in quanto volontà di Dio, men che meno. Anche perché resta ben difficile comprenderla, ancor prima che accettarla ed eseguirla.
Per questo, l’autore del libro della Sapienza (identificato dalla tradizione come il re saggio Salomone) a più riprese nel corso dell’opera chiede a Dio il dono della sapienza e di uno spirito che viene dall’alto, capace di conoscere il volere di Dio e per questo ritenuto più prezioso di qualsiasi altro bene materiale che l’uomo possa desiderare di possedere. Una sapienza che – come ci dice il salmo – ci insegni a « ritornare » in noi stessi e a « contare i nostri giorni », per comprendere che la nostra vita – che crediamo tanto potente – è « come un sogno al mattino » che svanisce al risveglio, è « come l’erba che germoglia al mattino e alla sera è falciata e si secca ».
Possiamo permetterci anche noi, Signore, di chiederti in dono quella sapienza che viene dall’alto e che ci aiuta a capire cosa vuoi, in fondo, da noi? Ti promettiamo che smetteremo di avanzare pretese assurde, come quelle di voler entrare nel tuo regno senza meritarcelo, o di voler passare dal portone spalancato invece che dalla porta stretta; come quella di intestardirci a costruire qualcosa più grande dei nostri mezzi o di avventurarci in un impresa senza averne le forze.
Ma tu donaci un cuore saggio.
Forse così riusciremo a comprendere e ad accettare la tua volontà, soprattutto quando ci fai « ritornare in polvere » e calcoli gli anni della nostra esistenza « come il giorno di ieri che è già passato ».
Perché per te può darsi sia facile « istruire gli uomini in ciò che ti è gradito »: ma i ragionamenti di noi mortali sono « timidi e incerti », e seguirti sulla via della croce amandoti più di quelle belle cose che tu stesso ci hai donato e di quelle meravigliose persone che tu stesso ci hai messo accanto, credici, a noi costa ancora parecchio