COME PAOLO : PRONTO PER L’OLOCAUSTO; UN OLOCAUSTO A FAVORE DEGLI ALTRI

dal sito:

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COME PAOLO

di Mons. Juan Esquerda Bifet

PRONTO PER L’OLOCAUSTO

« Perché continuate a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto ad essere legato, ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù » (Atti 20, 23).
   
 Carità pastorale significa correre tutti i rischi come il Buon Pastore. Paolo non è insensibile. Una squisita sensibilità non è ostacolo per la carità pastorale, purché la vita dell’apostolo sia vita di amore sponsale con Cristo. La disposizione di carità pastorale non esiste quando non si dà il proprio denaro, il proprio tempo, le proprie esigenze, i propri meriti. La figura del missionario, in ogni tempo, si costruisce su questa linea apostolica di Buon Pastore. L’apostolo non si muove per fanatismo o per esaltazione, ma per far conoscere Cristo. Il sacrificio gli costa come costa agli altri. Questo amore pastorale non s’improvvisa, non sorge dal nulla. Il Buon Pastore si offre ogni giorno in olocausto; l’olocausto più difficile, il più apostolico è quello che prepara gli olocausti eroici, eccezionali …    
Il premio dell’apostolo è il poter annunziare Cristo e farlo amare. Morire è sempre un guadagno. L’amore non è una pazzia, ma non ha niente a che vedere neppure con la grettezza. La vita dell’apostolo è continuamente ipotecata. Morire senza vedere il risultato, senza essersi sistemato, senza avere un luogo sicuro dove posare il capo, fallito agli occhi degli altri e senza il complesso di vittima o mania di persecuzione … è la morte dell’apostolo. Non è merito suo, ma dono di Dio al quale ha cercato di corrispondere tutta la vita. L’apostolo non pensa mai di essere superiore agli altri o più forte. Se persevera nella donazione, considera questa perseveranza il premio più grande che gli può concedere il Buon Pastore. Così è la maturità adulta della carità pastorale che umilmente si desidera conseguire ogni giorno un po’ di più …

UN OLOCAUSTO A FAVORE DEGLI ALTRI

« Vorrei essere anatema io stesso, separato da Cristo, a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne … e possiedono l’adozione a figli » (Rom. 9, 3-4).
    
Non si può mai spiegare la carità pastorale; non si adatta alle categorie o ad una terminologia umana. È sconcertante per chi non comprende l’ansia del donare. L’apostolo si sente responsabile degli uomini, suoi fratelli; vive insieme con essi e sintonizza con i loro problemi. Stima pero ogni cosa nella sua dimensione di storia salvifica. Vede l’uomo e lo ama in tutta la sua profondità; così come Dio lo ha creato e redento. Questo non vuol dire amare l’uomo per qualche cosa a lui estranea, ma amarlo così com’è, sebbene ciò non piaccia all’uomo stesso. L’uomo di oggi, a volte, vuole essere amato così come lui pensa di essere; non gli garba, quindi, essere amato alla luce di Cristo, perché dice che in questo modo non lo si ama così com’è. Il vero amore, invece, prescinde dall’essere o no gradito; alla luce di Cristo e di Dio Amore, si ama l’uomo in tutta la sua profondità: è figlio di Dio …    
Vivere al servizio degli altri è tutta un’ascetica pastorale che suppone molta rinunzia di se stessi. La spontaneità della contemplazione è tanto difficile quanto lo è la spontaneità della carità pastorale; questa è sulla linea della contemplazione ed è un modo di praticarla. La spontaneità, però, è unità interna ed esterna che si conquista se non ci si concede nulla di quanto ci impedisce di renderci disponibili all’amore. L’iperbole di Paolo è anche una realtà: da tutto perché conoscano e amino Cristo. I fratelli che non amano Cristo sono una spina, una continua preoccupazione, sono sua carne … Li ama e si offre per essi in olocausto, senza risentirsi se non gli sono grati e lo ricompensano con l’oblio, la persecuzione e l’indifferenza. È l’immolazione e l’olocausto dell’apostolo. Il motivo è davvero profondo: sono figli di Dio, debbono avere la voce e il volto di Cristo; in casa, senza di loro, il Padre non è contento. Proprio per questa dimensione verso il Padre, la carità pastorale non è orizzontalismo, né semplice filantropia. La carità pastorale è la partecipazione dell’amore di Cristo e della sua immolazione …

Publié dans : 1.3. COME PAOLO...CI PROVIAMO |le 1 septembre, 2010 |Pas de Commentaires »

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