MERCOLEDÌ 25 AGOSTO 2010 – XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

MERCOLEDÌ 25 AGOSTO 2010 – XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura   2 Ts 3, 6-10. 16-18
Chi non vuol lavorare, neppure mangi.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo i Tessalonicési
Fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, vi raccomandiamo di tenervi lontani da ogni fratello che conduce una vita disordinata, non secondo l’insegnamento che vi è stato trasmesso da noi.
Sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Il Signore della pace vi dia la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.
Il saluto è di mia mano, di Paolo. Questo è il segno autografo di ogni mia lettera; io scrivo così. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalle «Istruzioni» di san Colombano, abate
(Istr. 13 su Cristo fonte di vita, 1-2; Opera, Dublino, 1957, 116-118)

(CENNI A PAOLO : COL)

Chi ha sete venga a me e beva
Fratelli carissimi, ascoltate attentamente. Ciò che vi dirò è necessario al vostro bene. Sono verità che ristoreranno la sete della vostra anima. Vi parlerò infatti della inesauribile sorgente divina. Però, per quanto sembri paradossale, vi dirò: Non estinguete mai la vostra sete. Così potrete continuare a bere alla sorgente della vita, senza smettere mai di desiderarla. E’ la stessa sorgente, la fontana dell’acqua viva che vi chiama a sé e vi dice: «Chi ha sete venga a me e beva» (Gv 7, 37).
Bisogna capire bene quello che si deve bere. Ve lo dica lo stesso profeta Geremia, ve lo dica la sorgente stessa: «Hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, dice il Signore» (Ger 2, 13). E’ dunque il Signore stesso, il nostro Dio Gesù Cristo, questa sorgente di vita che ci invita a sé, perché di lui beviamo. Beve di lui chi lo ama. Beve di lui chi si disseta della parola di Dio; chi lo ama ardentemente e con vivo desiderio. Beve di lui che arde di amore per la sapienza.
Osservate bene da dove scaturisce questa fonte; poiché quello stesso che è il Pane è anche la Fonte, cioè il Figlio unico, il nostro Dio Cristo Signore, di cui dobbiamo aver sempre fame. E’ vero che amandolo lo mangiano e desiderandolo lo introduciamo in noi; tuttavia dobbiamo sempre desiderarlo come degli affamati. Con tutta la forza del nostro amore beviamo di lui che è la nostra sorgente; attingiamo da lui con tutta l’intensità del nostro cuore e gustiamo la dolcezza del suo amore.
Il Signore infatti è dolce e soave: sebbene lo mangiamo e lo beviamo, dobbiamo tuttavia averne sempre fame e sete, perché è nostro cibo e nostra bevanda. Nessuno potrà mai mangiarlo e berlo interamente, perché mangiandolo e bevendolo non si esaurisce, né si consuma. Questo nostro pane è eterno, questa nostra sorgente è perenne, questa nostra fonte è dolce.
Per tale motivo il profeta afferma: «Voi tutti assetati, venite alla fonte» (Is 55, 1). Questa fonte è per chi ha sete, non per chi è sazio. Giustamente quindi chiama a sé quelli che hanno sete, che ha dichiarati beati nel discorso della montagna. Questi non bevono mai a sufficienza; anzi quanto più bevono tanto più hanno sete.
E’ dunque necessario, o fratelli, che noi sempre desideriamo, cerchiamo e amiamo «la fonte della sapienza, il Verbo di Dio altissimo» (Sir 1, 5 volg.), nel quale, secondo le parole dell’Apostolo, «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3).
Se hai sete, bevi alla fonte della vita; se hai fame, mangia di questo pane di vita. Beati coloro che hanno fame di questo pane e sete di quest’acqua,
perché, pur mangiandone e bevendone sempre, desiderano di mangiarne e di berne ancora. Deve essere senza dubbio indicibilmente gustoso il cibo che si mangia e la bevanda che si beve per non sentirsene mai sazi e infastiditi, anzi sempre più soddisfatti e bramosi. Per questo il profeta dice: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore» (Sal 33, 9).

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