Archive pour juillet, 2010

MERCOLEDÌ 7 LUGLIO 2010 – XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

MERCOLEDÌ 7 LUGLIO 2010 – XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla «Dottrina dei Dodici Apostoli» (o Didaché)
(Capp. 9, 1 – 10, 6; 14, 1-3; Funk 2, 19-22. 26)
 
L’Eucaristia
Così rendete grazie: dapprima riguardo al calice: Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vite di Davide, tuo servo, che ci hai fatto conoscere per mezzo di Gesù, tuo Servo; gloria a te nei secoli.
Poi riguardo al pane spezzato: Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo Servo; gloria a te nei secoli. Come questo pane spezzato era disperso sopra i monti e, raccolto, è diventato una cosa sola, così sia radunata la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo Regno; perché tua è la gloria e la potenza per Gesù Cristo nei secoli.
Nessuno mangi e beva della vostra Eucaristia, se non coloro che sono stati battezzati nel nome del Signore. A questo proposito il Signore ha detto: «Non date le cose sante ai cani» (Mt 7, 6).
Una volta saziati poi, così ringraziate: «Ti rendiamo grazie, o Padre santo, per il tuo santo nome, che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l’immortalità che ci hai manifestato per mezzo di Gesù tuo Servo. Gloria a te nei secoli.
Tu, Signore onnipotente, hai creato tutto a gloria del tuo nome; hai dato a gustare agli uomini cibo e bevanda perché ti ringraziassero, mentre a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituale e la vita eterna per mezzo del tuo Servo. Soprattutto noi ti ringraziamo perché sei potente. Gloria a te nei secoli.
Ricordati, o Signore, della tua Chiesa, preservala da ogni male e rendila perfetta nella tua carità. Radunala dai quattro venti, santificala nel tuo regno, che per lei hai preparato. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli.
Venga la tua grazia e passi questo mondo. Osanna al Dio di Davide! Se qualcuno è santo, si accosti; se no faccia penitenza. Maranatha: vieni, Signore Gesù! Amen.
Nel giorno del Signore, riunitevi, spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, perché il vostro sacrificio sia puro.
Chiunque invece ha qualche discordia con il suo compagno, non si raduni con voi prima che si siano riconciliati, perché non sia profanato il vostro sacrificio. Il Signore infatti ha detto: In ogni luogo e in ogni tempo mi si offra un sacrificio perfetto, perché un grande Re sono io, dice il Signore, e mirabile è il mio nome fra le genti (cfr. Mt 1, 11. 14).

Responsorio   Cfr. 1 Cor 10, 16-17
R. Il calice che benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? * Il pane che spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
V. Poiché c’è un solo pane, noi benché molti, siamo un corpo solo: tutti partecipiamo all’unico pane.
R. Il pane che spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?

MARTEDÌ 6 LUGLIO 2010 – XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

MARTEDÌ 6 LUGLIO 2010 – XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo
(Sal 32, 29; CCL 38, 272-273)

(CITAZIONE PAOLO)
 
Coloro che si trovano al di fuori, lo vogliono o no, sono nostri fratelli
Fratelli, vi esortiamo ardentemente a questa carità, non soltanto verso i vostri compagni di fede, ma anche verso quelli che si trovano al di fuori, siano essi pagani che ancora non credono in Cristo, oppure siano divisi da noi, perché, mentre riconoscono con noi lo stesso capo, sono però separati dal corpo. Fratelli, proviamo dolore per essi, come per nostri fratelli. Cesseranno di essere nostri fratelli, quando non diranno più «Padre nostro» (Mt 6, 9).
Il Profeta ha detto ad alcuni: «A coloro che vi dicono: Non siete nostri fratelli, rispondete: Siete nostri fratelli» (Is 66, 5 sec. LXX). Riflettete di chi abbia potuto usare questa espressione: forse dei pagani? No, perché secondo il linguaggio scritturistico ed ecclesiastico non li chiamiamo fratelli. Forse dei giudei che non hanno creduto in Cristo?
Leggete l’Apostolo e noterete che quando egli dice «fratelli» senza alcuna aggiunta, vuol intendere i cristiani: «Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello?» (Rm 14, 10). E in un altro passo scrive: «Siete voi che commettete ingiustizia e rubate, e questo ai fratelli!» (1 Cor 6, 8).
Perciò costoro, che dicono: «Non siete nostri fratelli», ci chiamano pagani. Ecco perché ci vogliono ribattezzare, affermando che noi non possediamo ciò che essi danno. Ne viene di conseguenza il loro errore, di negare cioè che noi siamo loro fratelli. Ma per qual motivo il profeta ci ha detto: «Voi dite loro: siete nostri fratelli», se non perché riconosciamo in essi ciò che da loro non viene riconosciuto in noi? Essi quindi, non riconoscendo il nostro battesimo, dicono che noi non siamo loro fratelli; noi invece, non esigendo di nuovo in loro il battesimo, ma riconoscendolo nostro, diciamo loro: «Siete nostri fratelli».
Dicano pure essi: «Perché ci cercate, perché ci volete?». Noi risponderemo: «Siete nostri fratelli». Ci dicano: «Andatevene da noi, non abbiamo niente a che fare con voi». Ebbene, noi invece abbiamo assolutamente parte con voi: confessiamo l’unico Cristo, dobbiamo essere in un solo corpo, sotto un unico Capo.
Perciò vi scongiuriamo, fratelli, per le stesse viscere della carità, dal cui latte siamo nutriti, dal cui pane ci fortificheremo, per Cristo nostro Signore, per la sua mansuetudine vi scongiuriamo. E’ tempo che usiamo una grande carità verso di loro, una infinita misericordia nel supplicare Dio per loro perché conceda finalmente ad essi idee e sentimenti di saggezza per ravvedersi e capire che non hanno assolutamente nessun argomento da opporre alla verità. Ad essi è rimasta solo la debolezza dell’animosità, la quale tanto più è inferma quanto più crede di abbondare in forze. Vi scongiuriamo, dicevo, per i deboli, per i sapienti secondo la carne, per gli uomini rozzi e materiali, per i nostri fratelli che celebrano gli stessi sacramenti anche se non con noi, ma tuttavia gli stessi; per i nostri fratelli che rispondono un unico Amen come noi, anche se non con noi. Esprimete a Dio la vostra profonda carità per loro.

Responsorio   Cfr. Ef 4, 1. 3. 4
R. Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto: * conservate l’unità dello Spirito nel vincolo della pace.
V. Un solo corpo, un solo Spirito, una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati:
R. conservare l’unità dello Spirito nel vincolo delle pace.

LUNEDÌ 5 LUGLIO 2010 – XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

LUNEDÌ 5 LUGLIO 2010 – XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
 
Ciascuno ricerchi ciò che è utile a tutti e non il proprio tornaconto
Sta scritto: Unitevi ai santi, perché quelli che li seguono saranno santificati. E ancora in un altro passo: Con l’uomo innocente sarai innocente, con l’eletto sarai eletto, ma con il perverso ti pervertirai (cfr. Sal 17, 26). Perciò stiamo uniti agli innocenti e ai giusti, perché essi sono gli eletti di Dio.
Perché liti, collere, discordie, scismi e guerre tra voi? Non abbiamo forse un unico Dio, un unico Cristo, un unico Spirito di grazia diffuso su di noi, un’unica vocazione in Cristo? Perché straziare e lacerare le membra di Cristo, perché ribellarsi contro il proprio corpo e arrivare a tal punto di delirio da dimenticare di essere gli uni membra degli altri?
Ricordate le parole di Gesù nostro Signore. Egli ha detto: Guai a quell’uomo! Sarebbe stato meglio se non fosse mai nato; piuttosto che recare scandalo a uno dei miei eletti; sarebbe meglio che gli fosse messa al collo una pietra da mulino e fosse sommerso nel mare, piuttosto che trarre al male uno dei miei eletti (cfr. Lc 17, 1-2). La vostra scissione ha sviato molti, ha gettato molti nello scoraggiamento, molti nel dubbio, tutti noi nel dolore; e il vostro dissidio perdura tuttora.
Prendete in mano la lettera di san Paolo apostolo. Qual è la cosa che vi ha scritto per prima all’inizio del suo messaggio? Certo è sotto un’ispirazione divina che egli vi ha scritto una lettera su se stesso, su Cefa, su Apollo, perché fin da allora vi era tra voi la tendenza alle fazioni. Ma quel parteggiare vi ha causato allora un peccato minore, perché le vostre preferenze andavano verso apostoli famosi per chiara reputazione e verso un uomo approvato da loro. Ora invece date ascolto a gente da nulla, a persone che vi pervertono e gettano il discredito su quella vostra coesione fraterna, che vi ha resi meritatamente celebri. E’ un disonore che dobbiamo eliminare al più presto. Buttiamoci ai piedi del Signore e supplichiamo con lacrime perché, fattosi propizio, ci restituisca la sua amicizia e ci ristabilisca in una magnifica e casta fraternità d’amore.
Questa infatti è la porta della giustizia aperta alla vita, come sta scritto: «Apritemi le porte della giustizia: entrerò a rendere grazie al Signore. E’ questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti» (Sal 117, 19). Sono molte, è vero, le porte aperte, ma la porta della giustizia è precisamente quella di Cristo: beati tutti quelli che sono entrati per essa e hanno diretto i loro passi nella santità e nella giustizia, compiendo tutto nella carità e nella pace.
Vi è qualcuno fedele, capace nell’esporre la dottrina, sapiente nel discernimento dei discorsi, casto nell’agire? Egli deve essere tanto più umile quanto più è ritenuto grande, e deve cercare ciò che è utile a tutti, non il proprio tornaconto.

Omelia (09-07-2010) sul libro di Osea : Invito al ritorno a Dio e persecuzioni

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/18840.html

Omelia (09-07-2010) 
Monaci Benedettini Silvestrini

Invito al ritorno a Dio e persecuzioni

Sembra che Osea voglia entrare nei sentimenti di quanti, anche oggi si presentiamo al confessore, per ottenere il perdono dei propri peccati. E’ necessario un esame di coscienza per capire dove e quando abbiamo mancato nelle relazioni con il Signore, con il prossimo e con noi stessi. « Preparate le parole da dire e tornate al Signore ». Noi però ben sappiamo che non basta riconoscere il peccato commesso, ma occorre il pentimento che è grande dono di Dio. Per cui il profeta ci fa dire rivolti a Lui: « Togli ogni iniquità: accetta ciò che è bene… ». La nostra confessione molte volte è parziale non tanto per volontà quanto per impossibilità. Chi può ricordare tutti i propri peccati dopo settimane, mesi e anni dall’ultima confessione? Allora in questa incapacità di ricordare e confessare tutte le colpe, chiediamo al Signore, Lui che conosce le profondità del nostro cuore, di perdonare tutte le nostre colpe, quelle confessate e quelle dimenticate. I frutti del perdono di Dio sono descritti dal profeta in benefici materiali, in una visione di vita tranquilla con tutto lo splendore della natura che rallegra il cuore dell’uomo. Sono anche i frutti di una confessione fatta bene: Quanta pace diffonde nel cuore la certezza del perdono ottenuto e la riacquistata tranquillità di coscienza! Quando si vive in questo stato di serenità, con Dio nel cuore, si ha anche il coraggio di andare incontro a persecuzioni, a privazioni e perfino alla morte. Il vangelo ci avverte che spesso non sono solo i nemici a condurci dinanzi ai tribunali, ma anche parenti e familiari. Senza dubbio il cuore sanguina… ma dallo Spirito Santo viene una forza che fa superare tutti i sentimenti umani, anche quelli più sacri, per rendere testimonianza alla verità, perché « non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi ». Confortati e sostenuti da questo Spirito, giustamente Paolo poteva gridare: « Nulla potrà separarci dall’amore di Dio! ». 

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 8 juillet, 2010 |Pas de commentaires »

Omelia per il 9 luglio

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/15639.html

Omelia (10-07-2009) 
a cura dei Carmelitani

1) Preghiera

O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio
hai risollevato l’umanità dalla sua caduta,
donaci una rinnovata gioia pasquale,
perché, liberi dall’oppressione della colpa,
partecipiamo alla felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura

Dal Vangelo secondo Matteo 10,16-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.
Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo”.

3) Riflessione

• Alla comunità dei suoi discepoli, chiamati e radunati intorno a lui e investiti della sua stessa autorità come collaboratori, Gesù affida loro delle direttive in vista della loro futura missione.
• Matteo 10,16-19: Pericolo e fiducia in Dio. Gesù introduce questa parte del suo discorso con due metafore: pecore in mezzo ai lupi; prudenti come i serpenti, semplici come le colombe. La prima serve a mostrare il contesto difficile e pericoloso nel quale i discepoli sono inviati. Da un lato viene evidenziata la pericolosa situazione in cui si vengono a trovare i discepoli inviati in missione; dall’altra l’espressione «io vi mando» esprime protezione. Anche riguardo all’astuzia dei serpenti e alla semplicità delle colombe Gesù sembra connettere due atteggiamenti: fiducia in Dio e riflessione prolungata e attenta nel modo di relazionarsi con gli altri.
Gesù, poi, fa seguire un ordine che a prima vista sembra improntato a un’accentuata sfiducia: «guardatevi dagli uomini..», ma, in realtà, vuol dire state attenti a possibili persecuzioni, ostilità denunce. L’espressione «vi consegneranno» non allude solo all’accusa in tribunale ma ha soprattutto un valore teologico: il discepolo che è alla sequela di Gesù potrà sperimentare la stessa esperienza del Maestro di «essere consegnato nelle mani degli uomini» (17,22). I discepoli devono essere forti e resistenti «per dare testimonianza», la loro consegna ai tribunali deve diventare testimonianza ai Giudei e ai pagani, è la possibilità di poterli attrarre alla persona e alla causa di Gesù e quindi alla conoscenza del vangelo. È importante questo risvolto positivo della testimonianza: caratterizzata dalla fede credibile e fascinosa.
• Matteo 10,20: L’aiuto divino. Perché tutto questo avvenga nella missione-testimonianza dei discepoli è indispensabile l’aiuto che viene da Dio. Vale a dire che non bisogna confidare sulle proprie sicurezze o risorse, ma i discepoli in situazioni critiche, pericolose e aggressive per la loro vita troveranno aiuto e solidarietà in Dio. Per la loro missione ai discepoli è promesso anche lo Spirito del Padre (v.20), è lui che opera in essi quando sono impegnati nella loro missione di evangelizzazione e di testimonianza, lo Spirito parlerà attraverso di loro.
• Matteo 10,21-22: Minaccia-consolazione. Ritorna ancora una volta l’annuncio della minaccia nell’espressione «consegnerà»: fratello contro fratello, padre contro figlio, figli contro genitori. Si tratta di un vero e grande disordine delle relazioni sociali, la frantumazione della famiglia. Persone legate dai più intimi rapporti familiari – come i genitori, figli, fratelli e sorelle – cadranno nella sventura di odiarsi ed eliminarsi vicendevolmente. In che senso tale divisione delle famiglie ha a che fare con la testimonianza a favore di Gesù? Tale smembramento dei rapporti familiari potrebbe essere causato nel diverso atteggiamento che all’interno della famiglia si prende nei riguardi di Gesù. L’espressione «sarete odiati» sembra indicare il tema dell’accoglienza ostile da parte dei contemporanei e dei suoi inviati. Il senso forte delle parole di Gesù trovano riscontro in un altro scritto del NT: «Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria, che è Spirito di Dio, riposa su d voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; per questo nome, anzi, dia gloria a Dio». All’annuncio della minaccia fa seguito la promessa della consolazione (v.3). La più grande consolazione per i discepoli sarà quella di «essere salvati», di poter vivere l’esperienza del salvatore, vale a dire, partecipare alle sue vittorie.

4) Per un confronto personale

• Che ci insegnano, oggi, queste disposizioni di Gesù per la comprensione della missione del cristiano?
• Sai confidare nell’aiuto divino quando sperimenti conflitti, persecuzioni e prove?

5) Preghiera finale

Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. (Sal 50) 

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 8 juillet, 2010 |Pas de commentaires »

San Francesco Saverio: « Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100709

Venerdì della XIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 10,16-23
Meditazione del giorno
San Francesco Saverio (1506-1552), missionario gesuita
Lettera 131, 22 ottobre 1552

« Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi »

        Corriamo due pericoli, secondo le gente del posto. Il primo è che, dopo aver ricevuto il nostro denaro, l’uomo che ci guida ci abbandoni, in qualche isola deserta o ci getti a mare per sfuggire al governatore di Canton. Il secondo è che, se giungiamo con lui a Canton e arriviamo in presenza del governatore, questi ci infligga maltrattamenti e ci sbatta in prigione. Infatti il nostro intervento è inaudito. Molti decreti vietano a chiunque l’accesso in Cina e, senza un’autorizzazione del re, è assolutamente proibito agli stranieri penetrarvi. Oltre a questi due pericoli, c’è ne sono molti altri, più gravi ancora. Sarebbe molto lungo descriverli ; eppure non smetterò di citarne parecchi.

        Il primo è perdere speranza e fiducia nella misericordia di Dio. È per amore suo e per il suo servizio che andiamo a far conoscere la sua legge e Gesù Cristo suo Figlio e nostro Redentore e Signore. Egli sa bene questo, poiché è stato lui, nella sua santa misericordia, ad averci comunicato questi desideri. Ora, perdere fiducia nella sua misericordia e nel suo potere in mezzo ai pericoli nei quali possiamo cadere per il suo servizio è un pericolo incomparabilmente più grande dei mali che possono suscitarci tutti i nemici di Dio. Infatti, se il suo massimo servizio lo richiede, egli ci custodirà dai pericoli di questa vita, e senza il permesso e l’autorizzazione di Dio, i demoni e i loro ministri non possono affatto nuocerci.

Paolo incontra Cristo verso Damasco

Paolo incontra Cristo verso Damasco dans immagini sacre icona02

http://www.reginamundi.info/iconepaolo/icona01.asp

Publié dans:immagini sacre |on 8 juillet, 2010 |Pas de commentaires »
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