Don Claudio DOGLIO: Marta e Maria di Betania

dal sito:

http://www.atma-o-jibon.org/italiano/don_doglio11.htm#Marta%20e%20Maria%20di%20Betania

Don Claudio DOGLIO

Marta e Maria di Betania

Adesso vediamo invece un altro tipo di persona ritornando nell’ambito delle « pie » donne, per parlare di due sorelle che sono legate da stretta amicizia con Gesù: Marta e Maria di Betania, sorelle di Lazzaro, delle quali l’evangelista Giovanni parla in diversi punti. Ne parla anche Luca in un episodio famoso collocato subito dopo il racconto del buon samaritano. Siamo verso la fine del capitolo 10 del Vangelo di Luca: « Mentre erano in cammino – durante il viaggio verso Gerusalemme -, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte buona, che non le sarà tolta» » (Lc 10, 38-42).

L’episodio è molto noto ed è raccontato con maestria e semplicità; al centro c’è la parola di Gesù con la duplicazione del vocativo, caratteristica tipica di Luca: « Marta, Marta » è un dolce rimprovero, c’è la voce dell’amicizia in questo chiamare per nome due volte.

Il rimprovero che viene mosso a questa donna è di preoccuparsi e di agitarsi per molte cose; non viene rimproverata perché fa da mangiare – meno male che Marta ha fatto da mangiare, altrimenti quel giorno avrebbero saltato il pranzo! -, il rimprovero non è rivolto all’azione, ma all’essere troppo presa da molti servizi. In greco c’è la parola « diaconia » ed il riferimento è di tipo ecclesiale, non domestico, non è il problema del far da mangiare in casa o non collaborare; è invece un problema di attività, di impegno nella vita della Chiesa.

Ho detto che questo episodio è collocato subito dopo la parabola del buon samaritano e l’ho detto perché è importante tenere insieme i due racconti. Quando parlo dell’episodio del buon samaritano mi viene logico concludere che bisogna « fare » concretamente, e infatti Gesù per due volte dice allo scriba che lo stava interrogando: « Va’ e fai anche tu lo stesso! »; il buon samaritano è uno che ha operato, che ha fatto del bene, che ha fatto la carità, quindi, dico che l’importante è « fare ». Poi, subito dopo leggo Marta e Maria e, dimenticandomi di ciò che ho detto prima, dico che l’importante è « ascoltare », per cui sono contraddittorio senza ombra di dubbio. Le due cose infatti sono da tenere insieme e Luca, molto saggiamente, ha messo i due episodi uno di seguito all’altro per evitare l’atteggiamento estremista di contrapposizione, in base al quale si sostiene che bisogna fare oppure, al contrario, che bisogna ascoltare. Sono necessarie entrambe le cose e la grande lezione di Luca sta in questo concetto: bisogna « fare » la carità, ma per poter fare bisogna prima « ascoltare », come pure è vero che non basta ascoltare se poi non si mette in pratica. Le due cose non sono alternative, ma necessarie entrambe; quindi, Marta e Maria non sono due figure antitetiche bensì due figure complementari che devono diventare entrambe il modello della Chiesa, cioè di un atteggiamento operativo-contemplativo.

   Il significato della « parte buona » nell’episodio di Marta e Maria

L’immagine buona è della donna che accoglie il Signore nella sua casa; lo sbaglio di Marta sta appunto nell’agitazione e nella preoccupazione, cioè in quel di più che fa mettere in secondo ordine la persona. Domandiamoci allora qual è la « parte buona » che Maria ha scelto e che, in italiano, è stata tradotta con « migliore »; in greco c’è un aggettivo positivo « agathós », semplicemente, la parte buona. Subito dopo, Gesù specifica « quella che non le sarà tolta », cioè la relazione con la persona; la relazione di amicizia con la persona è eterna, resisterà nel tempo e nell’eternità: i poveri, i malati da curare, gli ignoranti da istruire non ci saranno più, le opere di carità finiranno, ma non così la carità. La carità è la relazione con la persona, rivolta alla persona; la parte buona che Maria ha scelto e che non le sarà tolta è proprio la relazione personale con Gesù, mentre lo sbaglio di Marta sta nel mettere le cose prima della persona, per cui la cura per i piatti e per le pietanze le fa dimenticare la persona. È quindi importante che metta i piatti e che cucini le pietanze, ma per la persona, dando la priorità alla relazione personale; la dimensione dell’ascolto, di cui Maria è modello esemplare, è proprio l’atteggiamento che permette di fare: se non si ascolta il Signore, se non lo si accoglie in profondità, non si è in grado di fare, per cui ci si agita e ci si preoccupa vanamente per molte cose.

L’immagine di Maria che ascolta viene ripresa dall’evangelista Giovanni, al capitolo 12, quando parla della cena di Betania, quando è proprio Maria di Betania che unge i piedi di Gesù con l’unguento profumato. Questo episodio somiglia molto a quell’altro della peccatrice, ma questa non è una donna peccatrice bensì colei che ha scelto la parte buona. Viene da pensare all’ironia liturgica perché c’è la festa di Santa Marta, ma non quella di Santa Maria di Betania; il motivo è molto semplice: nella tradizione antica fu confusa con Maria Magdalena, quindi si assommarono le due persone e Maria di Betania venne assimilata con Maria di Magdala. Tant’è vero che la festa di Santa Maria Magdalena è il 22 luglio e quella di Santa Marta è nell’ottava, sette giorni dopo, il 29 luglio, come se fossero le due sorelle; ma, dato che ormai è chiaro che sono due persone diverse, nella riforma del Messale è introdotta la dicitura per cui il 29 luglio è la festa di Santa Marta, Maria e Lazzaro di Betania, amici di Gesù, festa di tutti e tre, una famiglia di amici, di persone accoglienti che ricevono il Signore in casa propria e lo ascoltano.

Questo è un altro grande insegnamento delle donne bibliche: l’accoglienza e l’ascolto, è la grandezza della persona. Se pensiamo alla figura di Erodiade ed alla figura di Maria di Betania dobbiamo concludere che in quest’ultima c’è la grandezza: l’accoglienza e l’ascolto.

Publié dans : LETTURE: PERSONAGGI BIBLICI |le 29 juillet, 2010 |Pas de Commentaires »

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