Un tesoro nascosto nel campo (di Luigi Padovese)

dal sito:

http://www.romena.it/Giornalino/2008-4/pagina12.htm

Un tesoro nascosto nel campo (di Luigi Padovese)

“Abitare la vita” significa innanzitutto “abitare se stessi”. Mi pongo di fronte a questa affermazione con un duplice sentimento. Emozione forte rispetto alla possibilità che mi viene offerta e contemporaneamente sgomento rispetto a un compito che, a prima vista, appare difficile, quasi impossibile. In quest’ottica mi viene subito in mente il lungo cammino professionale fatto, come psicologo. Le tante occasioni di formazione, di analisi, di studio, di lavoro che mi hanno aiutato a sviluppare una maggior consapevolezza. Penso però che ciò che più mi ha sostenuto, nel timido tentativo di “abitare me stesso”, siano stati, come si dice a Romena, gli incontri. Incontri con persone, con luoghi e Comunità; con Romena e con la Comunità delle Piagge di Firenze. E poi ancora incontri con personaggi di cui ho letto e riletto i libri, cercando di fare mio il loro pensiero.
Infine, in quanto più importante e trasformativo per me e per il mio modo di essere, il re-incontro con la migliore compagna di viaggio che potessi trovare, mia moglie Daria e i miei figli, Roberta e Tommaso. Qui però vorrei chiedere aiuto a due grandi compagni di lettura e di meditazione. Padre Giovanni Vannucci che per poco non ho conosciuto di persona, quando mi sono trasferito a Panzano in Chianti e Roberto Assagioli, fondatore della psicosintesi.
Tutti e due hanno detto e scritto cose molto simili circa l’importanza di “abitare se stessi”. Certo, da due prospettive diverse: spirituale e psicologica. Assagioli, dal punto di vista della psicosintesi ci dice che “ognuno di noi è una folla”. Ci illudiamo cioè di essere un’entità monolitica e immutabile, mentre invece è vero il contrario. Siamo un miscuglio di elementi contrastanti e mutevoli. Prosegue Assagioli: “Non siamo unificati. Ne abbiamo spesso l’illusione perché non abbiamo vari corpi, varie membra,… ma nel nostro interno avviene metaforicamente proprio così; varie personalità e sub personalità si azzuffano tra loro continuamente: impulsi, desideri, principi, aspirazioni, ideali sono in continuo tumulto”. Basta pensare a come possiamo essere diversi nelle varie situazioni. Non siamo certo gli stessi con i genitori o con gli amici, in un funerale piuttosto che ad un matrimonio.
Ecco che allora diventa necessario conoscere questi diversi modi di essere, sviluppare più consapevolezza e padronanza, saperli valorizzare e meglio armonizzare nell’insieme della nostra persona. In altre parole, come ci ricordava Lidia Maggi in un recente incontro a Romena, il nostro fine non è essere “perfetti” ma “interi”, conoscendo e dando spazio armonico a tutte quelle caratteristiche personali che ci identificano e che ci appartengono.
Padre Vannucci, commentando la parabola del regno dei cieli e del tesoro nascosto nel campo, parla anche lui di sub-personalità, naturalmente a modo suo, da una prospettiva spirituale. E dice: “Il campo siamo noi e il tesoro è nascosto dentro di noi; e vi sembrerà strano, ma dobbiamo vendere tutto per comprare noi stessi”. Proseguendo la domanda a ciascuno di noi quanti “Padroni” abbiamo? E, soprattutto, se siamo consapevoli di averli. In effetti ne abbiamo tanti: l’ambizioso, il prepotente, il sensuale, ecc., padroni e passioni che ci dominano e ci controllano, allontanandoci dalla nostra vera essenza ed autenticità. Vannucci ci invita dunque “…a scendere nel nostro campo per ricominciare a rilevare tutti i proprietari che se ne sono impossessati…una volta conquistato il nostro campo, noi troveremo il tesoro e questo tesoro darà alla nostra vita più serenità, più forza, più pace, più armonia”.
La Psicosintesi direbbe più o meno la stessa cosa. Prendiamo un po’ le distanze (si chiama disidentificazione) da questi atteggiamenti profondi che ci fanno da padroni, spesso senza che noi ce ne rendiamo conto. Impariamo a riconoscerli e a governarli. Riusciremo così a liberarci da questa illusione
che condiziona la nostra vita e a ritornare al nostro vero sé, tornando “a casa” e proseguendo il cammino della nostra evoluzione.

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