Archive pour juin, 2010

Ut queant laxis : è l’inno liturgico dei Vespri della solennità della natività di San Giovanni Battista (latino italiano)

dal sito:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ut_queant_laxis

Ut queant laxis

è l’inno liturgico dei Vespri della solennità della natività di San Giovanni Battista che ricorre il 24 giugno.

La fama di questo inno, scritto dal monaco storico e poeta Paolo Diacono, si deve a Guido d’Arezzo, che lo utilizzò per ricavarvi i nomi delle 6 note dell’esacordo, dalla prima strofa:

(LA)
« Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes »
———————
«  affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue azioni
i tuoi servi,
cancella il peccato
del loro labbro contaminato,
o san Giovanni »
(Inno a San Giovanni)

da cui derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si.

Ogni sillaba evidenziata corrisponde infatti, in musica, alla relativa nota; il nome della nota Si è stato dato successivamente, poiché il canto gregoriano e la musica medievale in genere, non prevedevano l’uso della sensibile, cioè il settimo grado della scala. Si presero perciò le prime lettere delle due parole dell’ultimo verso.

L’inno prosegue così:

Nuntius caelo veniens supremo,
te patri magnum fore nasciturum,
nomen et vitae seriem gerendae
ordine promit.
Ille promissi dubius superni
perdidit promptae modulos loquelae;
sed reformasti genitus peremptae
organa vocis.
Ventris obstruso positus cubili
senseras regem thalamo manentem;
hinc parens nati meritis uterque
abdita pandit.
Laudibus cives celebrant superni
te, Deus simplex pariterque trine;
supplices ac nos veniam precamur:
parce redemptis. Amen.

tutto l’Inno dal sito Maranathà:

http://www.maranatha.it/Ore/solenfeste/0624pvesPage.htm

Risuoni nella Chiesa,
unanime e festoso,
l’inno delle tue lodi,
o Giovanni Battista.

Negli arcani silenzi
del tempio d’Israele
un angelo di Dio
svela al padre il tuo nome.

Tu profeta fanciullo
riconosci nel grembo
della Vergine Madre
l’atteso delle genti.

Tu sorgi dal deserto
con il fuoco di Elia
a convocare gli umili
nel regno del Signore.

Sia lode e onore a Cristo,
Parola del Dio vivo,
al Padre e al Santo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen. 

Latino
Ut queant laxis resonáre fibris
mira gestórum fámuli tuórum,
solve pollúti lábii reátum,
sancte Ioánnes.

Núntius cælo véniens suprémo,
te patri magnum fore nascitúrum,
nomen et vitæ sériem geréndæ
órdine promit.

Ille promíssi dúbius supérni
pérdidit promptæ módulos loquélæ;
sed reformásti génitus perémptæ
órgana vocis.

Ventris obstrúso pósitus cubíli
sénseras regem thálamo manéntem;
hinc parens nati méritis utérque
ábdita pandit.

Láudibus cives célebrant supérni
te, Deus simplex paritérque trine;
súpplices ac nos véniam precámur:
parce redémptis. Amen.

Natività di Giovanni Battista: Dalla liturgia siro-orientale.

dal sito:

http://www.certosini.info/lezion/Santi/24_giugno_nativita_di_s.htm

da: Letture della preghiera notturna dei certosini

24 giugno

NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA 

Dalla liturgia siro-orientale. In  »L’orient Syrien », Parigi, 

Ti lodiamo e ti rendiamo grazie senza fine, o Verbo di Dio,
per la tua incarnazione e per la tua provvidenza.
Senza posa facciamo memoria dell’inenarrabile ricchezza
 della tua bontà, perché hai redento il genere umano.
Prima di venire, o Signore, ci hai inviato i tuoi messaggeri, i santi profeti,
e ognuno di essi annunziò il mistero nascosto della tua venuta.
L’uno profetizzava che il Signore sarebbe venuto
ad allietare gli afflitti di Sion.( Is 61,3 )
L’altro annunziò che il Signore avrebbe ristabilito( Ger 31,31 )
l’alleanza con il suo popolo.
L’uno pregava perché il Signore ( Sal 82,1 )
venisse e non stesse in silenzio.
L’altro supplicava: Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.( Sal 79,4 )
L’uno profetizzò il Precursore,
annunziando da parte di Dio:
Ecco, io manderò un mio messaggero. ( Ml 3,1 )
L’altro ci insegno che sarebbe
una voce che grida nel deserto.( Is 40,3 )  

2
Dopo esserti manifestato in figura a tutti i santi profeti,
Signore, hai inviato davanti a te Giovanni Battista.
Egli è il punto di transizione tra l’antica e la nuova alleanza,
 la stella che precede la luce, la lampada che prelude il sole di giustizia,
 la voce che proclama la venuta del Verbo.
Giovanni è il messaggero che annunzia a tutti i popoli:
 Viene uno che e più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali ( Lc 3,16 )
Sia benedetto il Messia che venne alla fine dei tempi
per compiere i misteri annunziati dai profeti!
Egli abitò nel seno della figlia di Davide, una vergine meravigliosa.
Egli inviò un messaggero davanti a lui,
Giovanni, il figlio della sterilità,
perché annunziasse e proclamasse
la manifestazione del Verbo
e appianasse la via al Signore.  

3
In Giovanni vediamo la realizzazione
e il coronamento di tutti i profeti.
Egli è infatti un nuovo Mosè,
perché vide Dio in realtà
e non attraverso i veli del mistero.
Giovanni è un novello Giosuè,
 perché mostrò il passaggio non del Giordano,
 ma ad una buona condotta.
Giovanni è un novello Gedeone, che per mezzo dell’acqua si scelse guerrieri che combattessero non contro
la carne e il sangue, ma contro gli spiriti malvagi.
Giovanni è un nuovo Samuele,
perché unse non il re Davide,
ma battezzò il Signore di Davide.
Giovanni è un nuovo Davide,
 che non fu perseguitato da Saul, ma ucciso da Erode.
Giovanni è un nuovo Elia,
 che fu nutrito non da un corvo,
 ma dalle cavallette e dal miele selvatico.
Giovanni è un nuovo Giuseppe,
 perché fu tentato non dalla moglie
di Potifar, ma da Erodiade.
Giovanni è un nuovo Eliseo,
perché non olio moltiplicò,
 ma coloro che si fanno ungere con l’olio.
Giovanni è un nuovo Isaia,
che non si accontentò di predire:
Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, ( Is 7,14 ) ma dichiarò:
 Ecco che ella ha concepito e dato alla luce
l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! ( Gv 1,29 ) 

4
Giovanni, tu sei la gran tromba del timore di Dio;
 il tuo splendore giocondo risveglia
 chi dorme nel peccato
e gli annunzia l’aurora della penitenza salvifica.
 Sei il più grande tra gli uomini
e precedi colui che è prima della creazione.
Beato sei tu, Giovanni,
perché il deserto accresce il tuo merito,
e il miele selvatico ti serve da cibo.
Beato sei tu, perché sei amico dello sposo
e padrino della sposa, la Chiesa,
invitando popoli e nazioni
al battesimo e alla conversione.
Beato sei tu, perché vedesti
lo Spirito Santo, udisti la voce dei Padre
e posasti la mano sul capo del Redentore del mondo.
Noi ti preghiamo: veglia sulla Chiesa,
e insegnale ad amare il Cristo suo sposo.
Sia benedetto Dio che fidanzò questa sposa al suo unico Figlio! 

Publié dans:LITURGIA, LITURGIA - INNI |on 23 juin, 2010 |Pas de commentaires »

Sant’Agostino, Discorso 290: Nel natale di San Giovanni Battista

dal sito:

http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_404_testo.htm

SANT’AGOSTINO

DISCORSO 290 – NEL NATALE DI GIOVANNI BATTISTA

La testimonianza di Giovanni su Cristo e di Cristo su Giovanni.
1. 1. S. Giovanni, non l’Evangelista, ma il Battista, fu inviato prima della comparsa di Cristo a prepararne le vie. La testimonianza di Cristo su Giovanni è: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista 1. La testimonianza di Giovanni su Cristo è: Chi viene dopo di me è più grande di me, io non sono degno di sciogliere a lui il legaccio del sandalo 2. Prendiamo a considerare l’una e l’altra testimonianza: quella che il Signore rese al servo e quella che il servo rese al Signore. Qual è la testimonianza del Signore sul servo? Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. Qual è la testimonianza del servo sul Signore? Chi viene dopo di me è più grande di me. Quindi, se tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista, che è chi è più grande di lui? Un grande uomo Giovanni, ma uomo: Cristo più grande di Giovanni perché Dio e uomo. Entrambi di nascita mirabile, l’araldo e il Giudice, la lucerna e il giorno, la voce e la Parola, il servo e il Signore. Da una donna sterile il servo, da una vergine il Signore. Nel seno sterile, da un vecchio padre e da una madre vecchiarella lo stesso Signore si fece un servo: ed ancora lo stesso Signore, che fece il primo uomo senza padre e senza madre, si fece un corpo nel seno di una vergine, senza uomo per padre. Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. Giovanni figurò così grande che da alcuni fu persino ritenuto il Cristo. Né per sua superbia sfruttò l’errore altrui, né ebbe l’ardire di affermare: Sono quel che voi credete; ma, poiché aveva rettitudine, si riconobbe qual era perché il servo si abbassasse fino ai piedi del Signore e fino al legaccio del sandalo, così che la lucerna non venisse spenta dal vento della superbia.

perché si celebra il Natale di Cristo e di Giovanni e non degli altri.
2. 2. Infine, poiché la nascita di Giovanni avvenne in un grande mistero, di questo solo giusto la Chiesa celebra il giorno natalizio. Anche il Natale del Signore viene celebrato, ma come Natale del Signore. Tra i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli, eccettuato Giovanni, datemi un altro servo di cui la Chiesa di Cristo celebri il giorno della nascita. Celebriamo il giorno del martirio di moltissimi servi, di nessuno, se non di Giovanni, il giorno della nascita. Durante la lettura del Vangelo avete ascoltato in che ordine di tempo siano avvenute le nascite di entrambi, del precursore e del Dominatore e, come ho detto poco fa, dell’araldo e del Giudice, della voce e della Parola. L’angelo Gabriele annunzia Giovanni, proprio lo stesso angelo Gabriele annunzia il Signore Gesù Cristo. Quello precede, questo viene dopo: l’uno precede in riverente sottomissione, l’altro segue con potere sovrano. Viene dopo infatti quanto alla nascita, viene prima perché esercita il dominio: infatti Cristo creò anche lo stesso Giovanni, dopo il quale fu creato il Cristo, e creatore e creato; creatore prima della madre, creatore della madre, creato nella madre. E che dirò: creatore prima della madre? Prima che Abramo fosse Io sono 3 affermò egli stesso, dice il Vangelo; ascoltate, o leggete. Ma non basta creatore prima di Abramo: creato prima di Adamo, creatore prima del cielo e della terra, prima di tutti gli Angeli e di ogni creatura spirituale, Troni, Dominazioni, Principati e Potestà, creatore prima di tutte le cose. Perché In principio non era stato fatto il Verbo, ma era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio: egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui 4. Se ha creato tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibili, il cielo e la terra, anche la vergine Maria: perché anche la Vergine è dalla terra, anche Cristo, artefice della terra, è creato dalla terra, infatti la verità è germogliata dalla terra 5.

Giovanni soltanto uomo per rivelare, riconoscendosi inferiore a lui, che Cristo è più che uomo.
3. 3. In breve, pertanto, vi rendo partecipi di un grande mistero. Siccome vi sarebbero stati molti inclini a ritenere che Cristo non è altro che uomo, che nulla esiste che trascenda l’uomo, perciò gli rese testimonianza un uomo grande, tale che più grande di lui non ci fu alcuno degli uomini, Giovanni, sottomesso, riverente, umiliato. Fino a che punto non si sarebbe umiliato se si fosse dichiarato degno di sciogliere il legaccio del sandalo? Considerate il legaccio del sandalo all’interno di un grande mistero. Quanto non si sarebbe mostrato umile, anche se Giovanni se ne sarebbe detto degno? Che fece dicendosene indegno? Per questo è stato annotato il giorno della sua nascita e ne è stata affidata la celebrazione alla Chiesa.

Quasi le stesse le parole a Zaccaria e a Maria, non medesima l’incredulità.
4. 4. È assai importante in verità, e non solo per le madri, che Maria sia stata vergine e l’altra una donna sterile; l’una dallo Spirito Santo resa Genitrice del Figlio di Dio Signore nostro e l’altra, da suo marito senescente, del precursore del Signore. E fate attenzione a quel che segue. Zaccaria restò incredulo; perché non credette? Chiese all’angelo una prova per la quale accertarsi di ciò che prometteva, essendo egli vecchio e sua moglie avanti negli anni. E l’angelo gli disse: Ecco, sarai muto, non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a suo tempo 6. Proprio lo stesso angelo si reca da Maria, annunzia che il Cristo nascerà da lei secondo la carne e Maria dice qualcosa di simile. Infatti, Zaccaria aveva detto: Da che posso conoscere questo? In realtà io sono vecchio e mia moglie avanzata negli anni 7 E gli risponde: Ecco, sarai muto: e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose si avvereranno perché non hai creduto alle mie parole. E ricevette la pena del mutismo a causa della diffidenza. Che aveva detto il profeta di Giovanni? La voce che grida nel deserto 8. È muto Zaccaria che sarà padre della voce. Rimase muto perché non credette, a ragione fu muto fino alla nascita della voce. Se infatti fu giustamente detto, anzi, proprio perché nel Salmo fu detto con piena verità: Ho creduto, perciò ho parlato 9, per il fatto che non credeva, a ragione non parlava. Ma ti prego, Signore, sto picchiando insieme a coloro che mi ascoltano, aprici, rendici chiaro il senso di tale questione. Zaccaria chiede all’angelo le condizioni per riconoscere quel che gli viene annunziato, essendo vecchio e sua moglie avanzata negli anni. Gli si dice: Perché non hai creduto, sarai muto 10. Cristo è annunziato alla vergine Maria, che a sua volta s’informa della condizione e dice all’angelo: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo 11. E Zaccaria: Da che posso conoscere questo? In realtà, io sono vecchio e mia moglie avanzata negli anni 12. E Maria: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo. A quello dice: Sarai muto perché non credi: a lei, invece, spiega la condizione, non le si impone il silenzio. Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo. E l’angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell’Altissimo su te stenderà la sua ombra 13. Ecco il modo in cui avverrà e che vuoi sapere, ecco come tu che non conosci uomo sarai anche madre, ecco come: perché lo Spirito Santo scenderà su di te e su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Non puoi temere l’ardore della libidine all’ombra di così eccelsa santità. Perché questo? Se teniamo conto delle parole, o entrambi credettero o entrambi dubitarono, Zaccaria e Maria. Mentre noi siamo capaci solo di ascoltare le parole, Dio può rivolgersi ai cuori.

Zaccaria interroga nella diffidenza, Maria per comprendere. Nell’Incarnazione del Verbo la grazia di Dio è la più grande possibile.
5. 5. Noi comprendiamo, carissimi, che Zaccaria, dicendo: Da che posso conoscere questo? In realtà io sono vecchio e mia moglie avanzata negli anni 14, parlò nella diffidenza, non per capire meglio: ma, al contrario, quando Maria domandò: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo 15, parlò decisa a comprendere, non per diffidenza. Nel porre la domanda, non dubitò della promessa. O veramente piena di, grazia! Proprio così fu salutata dall’angelo: Ave, piena di grazia 16. Chi è in grado di rendere manifesta tale grazia? Chi è capace di un rendimento di grazie ad essa adeguato? Si fa uomo, mentre l’uomo, per il libero arbitrio, si perdette, viene riconosciuto quale uomo chi ha fatto sì che l’uomo, da lui creato, non andasse perduto. In principio il Verbo, Dio presso Dio, per il quale tutte le cose sono state create, si fa carne: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 17. Diventa carne il Verbo, ma si aggiunge al Verbo la carne, il Verbo non scompare nella carne. O grazia! E che eravamo degni di ottenere questo?

I ricchi, cioè i superbi, vanno privati di tutto, mentre gli affamati, cioè gli umili, vanno colmati di beni. Ricco il fariseo, povero il publicano.
6. 6. Ma notate che cosa giunge a dire proprio santa Maria, piena di fede, piena di grazia, futura madre e che resterà vergine? Che dice tra le altre cose, le quali, considerate singolarmente, certamente impegnano a parlarne a lungo? Che dice? Ha ricolmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi 18. Chi sono gli affamati? Gli umili, i bisognosi. Chi sono i ricchi? I superbi e i vanagloriosi. Non vi mando lontano: mi limito a indicarvi, in uno stesso tempio, un uomo ricco, di quelli che si rimandano a mani vuote, e un uomo povero, di quelli che sono ricolmati di beni. Due uomini salirono al tempio a pregare, uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo diceva 19. Che diceva? Osserva il ricco che mette fuori quanto non ha digerito, che smaltisce la sbornia, ma di superbia, non di giustizia: O Dio – dice – ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana, pago le decime di tutto ciò che possiedo 20. Sei venuto a pregare o a lodare te stesso? Hai detto di avere tutto, nulla hai chiesto da povero. Come allora sei venuto a pregare? Ti ringrazio, Signore. Non dice: Signore, fammi grazia. Perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri. Dunque, tu solo sei giusto? Perché non sono come questo pubblicano. Stai insultando, non a compiacerti. Digiuno due volte alla settimana, pago le decime di tutto ciò che possiedo. O ricco da lasciare a mani vuote! Fatti avanti, fatti avanti, o povero, o pubblicano affamato: anzi, resta là, dove sei. Infatti, il pubblicano si teneva a distanza 21. Ma il Signore si avvicina all’umile. Né osava alzare gli occhi al cielo. Dove non alzava gli occhi, là aveva il cuore. Ma si batteva il petto dicendo: Signore, abbi pietà di me peccatore 22. O affamato da ricolmare di beni!

Il giudizio del Signore sul fariseo e sul publicano. Rimprovera i pelagiani più superbi dello stesso fariseo.
6. 7. Tu hai ascoltato la contraddizione, Signore; emetti la sentenza. Attenti alla sentenza emanata tra le due parti. Il vinto non fa ricorso perché manca chi lo riceva. Infatti non si appella dal Figlio al Padre. Perché Dio Padre non giudica alcuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio 23. Sia la Verità a pronunziare la sentenza tra le parti; dice: In verità vi dico che questi si allontanò giustificato dal tempio, a differenza di quel fariseo 24. Ti prego, perché questo? con quale giustizia? Vuoi sapere? Perché chi si esalta sarà umiliato; e chi si umilia sarà esaltato 25. Da lui questi sarà esaltato e chi si esalta umiliato. Poiché ha ricolmato di beni gli affamati ed ha rimandato i ricchi a mani vuote 26. Ora va’ ed esibisci in giro le tue ricchezze: vantati e di’: Sono ricco. Quanto ricco? Se voglio, sono giusto; se non voglio, non sono giusto. È in mio potere essere o non essere giusto. Non ascolti nel Salmo: Essi confidano nella loro forza 27. Insomma, Dio ti ha dato la carne, Dio ti ha dato i sensi, Dio ti ha dato l’anima, Dio ti ha dato la memoria, Dio ti ha dato l’intelligenza: da parte tua ti dai la giustizia? Che è la carne, che sono i sensi, che è l’anima, che è la mente, che è l’intelligenza senza la giustizia? Se mancano della giustizia, tutte queste doti non serviranno forse per la condanna? Allora sei tanto ricco che, mentre Dio ti ha concesso i beni inferiori, tu te ne dài di migliori? O ricco per la rovina, ricco da rimandare a mani vuote, se pure possiedi quel che hai detto di avere, che hai che non hai ricevuto? 28 Da quel superbo e ricco fariseo neppure hai imparato a ringraziare il Signore di quei beni che hai detto di avere.

Omelia per il 23 giugno 2010

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/7531.html

Omelia (25-06-2008) 
a cura dei Carmelitani
Commento Matteo 7,15-20

1) Preghiera

Dona al tuo popolo, o Padre,
di vivere sempre nella venerazione e nell’amore
per il tuo santo nome,
poiché tu non privi mai della tua guida
coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura del Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo 7,15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere ».

3) Riflessione

• Stiamo giungendo alle raccomandazioni finali del Discorso della Montagna. Paragonando il vangelo di Matteo con quello di Marco si percepisce una grande differenza nel modo in cui i due presentano l’insegnamento di Gesù. Matteo insiste più sul contenuto dell’insegnamento e lo organizza in cinque grandi discorsi, dei quali il primo è il Discorso della Montagna (Mt 5 a 7). Marco, per più di quindici volte, dice che Gesù insegnava, ma raramente dice ciò che insegnava. Malgrado queste differenze, i due concordano su un punto: Gesù insegnava molto. Insegnare era ciò che Gesù faceva di più (Mc 2,13; 4,1-2; 6,34). Voleva farlo sempre (Mc 10,1). Matteo si interessa al contenuto. Ma vuol dire che Marco non lo fa? Dipende da ciò che intendiamo dire quando parliamo di contenuto! Insegnare non è solo questione di comunicare verità in modo che la gente le impari a memoria. Il contenuto non si limita a parole, ma è composto anche di gesti e consiste nel modo in cui Gesù è solito relazionarsi con le persone. Il contenuto non è mai staccato dalla persona che lo comunica. La persona, infatti, è la radice del contenuto. Il contenuto buono senza bontà è come latte caduto a terra. Non convince e non avviene la conversione.
• Le raccomandazioni finali e il risultato del Discorso della Montagna nella coscienza della gente occupano il vangelo di oggi (Mt 7,15-20) e di domani (Mt 7,21-29). (La sequenza dei vangeli dei giorni della settimana non sempre è la stessa dei vangeli stessi.)
Matteo 7,13-14: Scegliere il cammino sicuro
Matteo 7,15-20: Il profeta è conosciuto dai frutti
Matteo 7,21-23: Non solo parlare, ma agire
Matteo 7,24-27: Costruire la casa sulla roccia
Matteo 7,28-29: La nuova coscienza della gente
• Matteo 7,15-16ª: Attenzione con i falsi profeti. Al tempo di Gesù, c’erano profeti di ogni tipo, persone che annunciavano messaggi apocalittici per coinvolgere la gente nei diversi movimenti di quell’epoca: Esseni, farisei, zeloti ed altri (cf. At 5,36-37). Quando Matteo scrive c’erano anche allora profeti che annunciavano messaggi diversi dal messaggio proclamato dalle comunità. Le lettere di Paolo menzionano questi movimenti e tendenze (cf 1Cor 12,3; Gal 1,7-9; 2,11-14;6,12). Non deve essere stato facile alle comunità fare il discernimento degli spiriti. Da qui l’importanza delle parole di Gesù sui falsi profeti. L’avvertenza di Gesù è molto forte: « Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci ». L’immagine stessa viene usata quando Gesù manda i discepoli e le discepole in missione: « Vi mando come agnelli tra i lupi » (Mt 10,16 e Lc 10,3). L’opposizione tra il lupo rapace e il mite agnello è irreconciliabile, a meno che il lupo si converta e perda la sua aggressività come suggerisce il profeta Isaia (Is 11,6; 65,25). Ciò che importa qui nel nostro testo è il dono del discernimento. Non è facile discernere gli spiriti. A volte succede che interessi personali o di gruppo portino le persone a proclamare falsi quei profeti che annunciano la verità che scomoda. Ciò è avvenuto con Gesù stesso. Lui fu eliminato e messo a morte, considerato un falso profeta dalle autorità religiose del tempo. Ogni tanto, la stessa cosa è successa e continua a succedere nella nostra chiesa.
• Matteo 7,16b-20: Il paragone dell’albero e dei suoi frutti. Per aiutare a discernere gli spiriti, Gesù usa il paragone del frutto: « Dai loro frutti li potete riconoscere ». Un criterio simile era già stato suggerito dal libro del Deuteronomio (Dt 18,21-22). E Gesù aggiunge: « Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco ». Nel vangelo di Giovanni, Gesù completa il paragone: « Ogni tralcio che in me non porta frutto, il Padre lo taglia. I tralci che danno frutto li pota perché portino più frutto. Il ramo che non rimane unito alla vite non può dare frutto. Questi rami sono raccolti, gettati nel fuoco e bruciati » (Gv 15,2.4.6).

4) Per un confronto personale

• Falsi profeti! Conosci qualche caso in cui una persona buona e onesta che proclamava una verità scomoda è stata condannata come un falso profeta?
• A giudicare dai frutti dell’albero della tua vita personale, come ti definisci: falso/a o vero/a?

5) Preghiera finale

Signore, distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere. (Sal 118) 

Omelia per il 23 giugno 2010 – prima lettura 2Re 22,11;23,3

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/13074.html

Omelia (25-06-2008) 
Eremo San Biagio

Commento su 2 Re 22,11; 23,3

Dalla Parola del giorno
« Udite le parole del libro della legge, il re si stacciò le vesti [...] In piedi presso la colonna, concluse un’alleanza davanti al Signore. »

Come vivere questa Parola?
Durante il regno di Giosia, viene ritrovato, nel tempio, il libro della legge, probabilmente il Deuteronomio. Un ritrovamento indice di precedente trascuratezza e disaffezione per l’incomparabile dono della Legge. Il testo, infatti, risulta non andato smarrito per chissà quale catastrofe, ma semplicemente abbandonato in un angolo del tempio, quasi si trattasse di un oggetto ormai obsoleto da relegare in solaio…
Come è facile passare da un’adesione entusiasta a Dio a un culto di routine, e da questo a un pratico accantonamento della dimensione religiosa, fino a scadere nella noncuranza e nell’abbandono della fede!
L’ascolto, forse casuale, di una Parola, che dovrebbe essere il nostro pane quotidiano, può essere l’occasione per un risveglio e un rilancio del cammino verso Dio.
È la reazione del giusto re Giosia che, avuto notizia del ritrovamento del libro della legge, vuole ascoltarne la lettura, ne comprende il valore e, di conseguenza, si rattrista per il suo abbandono.
Un’emozione passeggera? Tutt’altro! Eccolo nel tempio a riconfermare quell’alleanza d’amore che i padri avevano radiato dalla loro vita.
La Parola, se trova un terreno disponibile, non passa mai senza aver lasciato traccia. Non dice il Signore: la mia Parola non tornerà a me senza aver operato ciò per cui l’ho mandata? Perché non tornare a farne l’esperienza passando da ‘ciò che si dice’ sulla Parola di Dio alla Bibbia?

Oggi, nella mia pausa contemplativa, leggerò più volte, fino a spremerne l’intima ricchezza, una frase tratta dalla liturgia di oggi. Poi, come Giosia, prenderò una risoluzione che la faccia entrare nel vivo della mia vita.

La tua Parola, Signore, sia veramente « lampada ai miei passi, luce sul mio cammino », perché io non devii mai dalla rotta che tu mi hai tracciato e che conduce alla vita.

La voce di una testimone di oggi
Provate a vivere il Vangelo, è meraviglioso: sono centinaia i giovani che ho visto passare dalla morte alla vita e diventare testimoni.
Chiara Amirante
 

Sant’Ignazio d’Antiochia: Dai nostri frutti ci riconosceranno

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100623

Mercoledì della XII settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 7,15-20
Meditazione del giorno
Sant’Ignazio d’Antiochia (? – circa 110), vescovo et martire
Lettera agli Efesini, 13-15

Dai nostri frutti ci riconosceranno

        Impegnatevi a riunirvi più di frequente nell’azione di grazie e di gloria verso Dio. Quando vi riunite spesso, le forze di Satana vengono abbattute e il suo flagello si dissolve nella concordia della fede. Niente è più bello della pace nella quale si frustra ogni guerra di potenze celesti e terrestri.

        Nulla di tutto questo vi sfuggirà, se avete perfettamente la fede e la carità in Gesù Cristo, che sono il principio e lo scopo della vita. Il principio è la fede, il fine la carità. L’una e l’altra insieme riunite sono Dio, e tutto il resto segue la grande bontà. Nessuno che professi la fede pecca, nessuno che abbia la carità odia. «L’albero si conosce dal suo frutto». Così coloro che si professano di appartenere a Cristo saranno riconosciuti da quello che operano. Ora l’opera non è di professione di fede, ma che ognuno si trovi nella forza della fede sino all’ultimo.

        È meglio tacere ed essere, che dire e non essere. È bello insegnare se chi parla opera. Uno solo è il maestro e «ha detto e ha fatto» (Sal 32,9) e ciò che tacendo ha fatto è degno del Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù può avvertire anche il suo silenzio per essere perfetto, per compiere le cose di cui parla o di essere conosciuto per le cose che tace. Nulla sfugge al Signore, anche i nostri segreti gli sono vicino. Tutto facciamo considerando che abita in noi templi suoi ed egli il Dio che è in noi, come è e apparirà al nostro volto amandolo giustamente.

Trittico sulla crocifissione

Trittico sulla crocifissione dans immagini sacre

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Publié dans:immagini sacre |on 22 juin, 2010 |Pas de commentaires »
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