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31 MAGGIO 2010 – VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – FESTA

31 MAGGIO 2010 – VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – FESTA

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)

Maria magnifica il Signore che opera in lei
«L’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l’eternità.
Magnifica il Signore l’anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna.
Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva d’amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l’autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l’onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5).
Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l’inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell’incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.

Omelia prima lettura, su 2Tm 4,3-4

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/12914.html

Omelia (07-06-2008) 
Eremo San Biagio

Commento su 2Tm 4,3-4

Dalla Parola del giorno
Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.

Come vivere questa Parola?
Non sarà gia arrivato quel giorno? Non è forse questo nostro tempo? Non vogliamo essere apocalittici e pessimisti, ma oggi è di moda la ‘verità’ fai-da-te: ricette per ogni gusto e per ogni occasione!
Negli scenari globalizzati che ci circondano è facile trovare e comprare soluzioni spirituali a basso costo a tutti i crocicchi e attraverso tutti i media.
Dagli amuleti alle candele, dall’incenso alla danza, dal santino al canto in lingue, dalla meditazione trascendentale alla Bibbia aperta a caso per trovare risposte al proprio quotidiano, tutte pratiche interscambiabili più o meno magiche che ingenerano tanta confusione.
Oggi come ieri San Paolo ripete: « Annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. » Anche se è importante lasciare spazio, nella nostra vita spirituale, all’emozionalità, all’intuizione e sensibilità personali, non è possibile trascurare l’illuminazione della mende e del cuore che ci viene dalla « sana dottrina » fondata sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione antichissima della Chiesa, attraverso i Padri e i grandi santi.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo allo Spirito Santo il dono del consiglio e dell’intelletto perché sappia discernere tra le « favole » e la « sana dottrina ».

Spirito di sapienza e di verità non permettere che mi lasci prendere dal « prutito di udire » novità e di trovare soluzioni facili e immediate. Fammi umile cercatore e servitore della verità di Cristo e della Sua Chiesa.

Le parole di un Padre della Chiesa
Quando si sente pigra, l’anima nostra ha bisogno d’una continua esortazione. Allo stesso modo come il nostro corpo ha bisogno ogni giorno dell’alimento fisico, al punto da non poter compiere alcuna azione quando incorra in qualche malattia anche non grave; così anche l’anima ha bisogno del cibo spirituale e di un’ottima condotta di vita, affinché, pervenendo a una consuetudine con le cose buone, divenga invincibile e sia in grado di resistere alle insidie del maligno.
S. Giovanni Crisostomo
 

Omelia (05-06-2010)

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/18639.html

Omelia (05-06-2010) 
Eremo San Biagio

Dalla Parola del giorno
Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Come vivere questa Parola?
Oggi nel Vangelo, Marco ci dà un insegnamento fondamentale. Ci mette dinanzi due scene: gli scribi, vanitosi e prepotenti, sempre alla ricerca di prestigio per proteggere il loro ‘ego’ alle spese dei più deboli e indifesi. E la povera vedova che non possiede altro che due soldini e li getta come offerta nel tesoro del Tempio. Gesù loda la vedova dicendo: « Tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva ».
Gesù fa capire che i suoi discepoli non devono comportarsi come i capi del popolo che parlano bene ma in realtà non vivono secondo la legge di Dio. Essi devono modellarsi piuttosto sull’esempio della vedova che è povera non solo materialmente ma, più importante, è povera di cuore. Gesù stesso si è fatto povero per amore nostro e adesso spetta a noi farci poveri per amore di lui. Solo così saremo capaci di aprirci totalmente ad un vero incontro con Dio e con i fratelli.

Nella mia pausa contemplativa, oggi, prendo la vedova come modello. La sua fede e il amore la spinge a dare tutto ciò che possiede al Signore. Non è schiava delle cose né di se stessa, è libera.

Signore Gesù, dammi la fede coraggiosa della vedova per seguirti sempre più! È per me una esigenza di amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani senza misura, con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio.

Un santo vescovo
Quelli che hanno ricevuto la libertà mettono a disposizione di Dio tutti i loro beni, dando gioiosamente e generosamente i beni più piccoli perché hanno la speranza dei beni più grandi, come la vedova povera che getta tutta la sua sostanza nel tesoro di Dio.
Sant’Ireneo 

Beata Teresa di Calcutta: « Tutti hanno dato dal loro superfluo, lei invece, dalla sua povertà »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100605

Sabato della IX settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 12,38-44
Meditazione del giorno
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
A Simple Path

« Tutti hanno dato dal loro superfluo, lei invece, dalla sua povertà »

        Occorre dare ciò che vi costa qualcosa. Non basta dare soltanto ciò di cui potete fare a meno, ma anche ciò di cui non potete né volete fare a meno, le cose alle quali siete attaccati. Allora il vostro dono diviene un sacrificio che ha prezzo agli occhi di Dio… È quello che chiamiamo l’amore in atto. Ogni giorno vedo crescere questo amore in bambini, uomini e donne.

        Una volta camminavo per la strada ; un mendicante mi venne incontro e mi disse : « Madre Teresa, tutti ti fanno dei regali, anch’io voglio darti qualcosa. Oggi ho ricevuto soltanto ventinove centesimi per tutta la giornata, e voglio darteli ». Riflettei un attimo. « Se prendo questi ventinove centesimi (che valgono quasi niente), lui rischia di non avere niente da mangiare questa sera ; e se non li prendo, gli causerò un dispiacere ». Allora ho steso le mani e ho preso il denaro. Mai, su nessun viso, ho visto tanta gioia, quanto ne ho visto su quello di quest’uomo, tanto felice di aver potuto fare un regalo a Madre Teresa ! Per lui, che aveva mendicato tutta la giornata al sole questa somma irrisoria, con la quale non si poteva fare nulla, era un sacrificio enorme. Ma era anche meraviglioso, perché questi spiccioli ai quali lui rinunciava, dati con tanto amore, diventavano una fortuna.

Padre Luigi Padovese, un mio ricordo ed un mio pensiero per lui

padovese3.jpg

Mons. Luigi Padovese al funerale di Don Santoro

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rileggo ancora con sgomento la notizia dell’assassinio di Padre Luigi Padovese, nunzio apostolico in Anatolia, qui sulla mia scrivania ho l’unico libro che ho ancora dei miei studi con lui, non ricordo, forse le altre erano dispense, si intitola « Lo scandalo della croce, la polemica anticristiana nei primi secoli », lo stavo rileggendo per poter proporre ancora qualcosa dei suoi studi;
certo ce ne sono molti altri, ma io ho qui i miei ricordi;
sono passati diversi anni dai corsi che feci con lui di Patrologia e spiritualità, non ricordo molto anche se i suoi insegnamenti si sono saldati dentro di me; tuttavia un giorno, forse c’era stato un Convegno e, forse, eravamo usciti, professori e studenti …magari per andare in Chiesa, ritornavamo e io ero davanti a lui, scherzava e sorrideva, ricordo così il suo viso e il suo sorriso;
poi ho seguito, ma solo in parte, il suo lavoro in Anatolia, e, certo, ho perduto qualcosa dei suoi insegnamenti e del suo ministero come nunzio apostolico;
riguardando, tuttavia, la storia di questi ultimi anni il mio pensiero va alla Chiesa:
la chiesa di oggi mi appare sempre di più come quella dei martiri, chiesa degli umili, di chi è capace di fare in silenzio il proprio dovere, e, quasi in silenzio, morire;
mi sembra cambiata la storia, lo vedo per le strade di Roma, nelle Chiese, non sempre piene, ma dove i fedeli partecipano attivamente soprattutto ascoltando, cercando di comprendere e di vivere qualcosa che sembra antico ed oggi stranamente nuovo; dove i confessionali sembrano di nuovo riempirsi, di persone che desiderano che la vita propria e dei propri cari prenda una nuova forma e senso;
sta cambiando il modello che abbiamo spesso conosciuto, di fedele, di sacerdote e di Papa;
io che mi sento « afferrata » da Paolo ed in lui da Cristo – ma tanto lontana dalla sua fede – vedo che il modello è sempre di più Colui che è morto fuori delle mura di Gerusalemme, sulla Croce; che il modello è colui che « afferrato » da Cristo lo ha seguito nelle malattie, nelle persecuzioni, nei tradimenti, nella morte, viaggiando per ogni terra, e, naufagando, fino a Roma;
il modello di un annuncio del Vangelo di chi ha combattuto la buona battaglia: « …ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede, ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice mi consegnerà in quel giorno, e non soltanto a me, ma a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione » (2Tm 4,7-8);
di essere, appunto, « testimoni », di quell’essere cristiani dove l’eccezionale, lo straordinario, l’assurdo modo di vivere dei cristiani non fa notizia, non crea scandali, non provoca lotte né guerre: « I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti…Vivono nella carne, ma non secondo la carne…Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati.. » (Dall’Epistola a Diogneto)
dove il senso ultimo di ogni insegnamento, di ogni catechesi, di ogni studio, di ogni scienza teologica, è quello ultimo dell’amore, non perché la legge è stata abolita, ma perché è stata compiuta in Cristo; allora tutto convoglia e si raccoglie nell’atto dell’amore, quello supremo di Cristo, di Paolo e dei tanti martiri anche in questo « secolo », oggi di Padovese: morire perhé ha amato;

ARRIVEDERCI IN PARADISO PADOVESE, QUANDO, E SE, DIO VORRÀ ANCHE ME;

HANNO UCCISO MONS. LUIGI PADOVESE – ERA UN UOMO DI DIO – ORA È IN PARADISO – PER ME MARTIRE

luigipadovese.bmp

è stato mio professore, una delle persone più dolci che abbia conosciuto, era una persona gentilissima, profondo nella sapienza, grande nella fede, ora ucciso;

c’è la scheda che avevo preparato in « Pages », a domani le notizie ora non riesco a pensare, desidero solo pregare; lo ricordiamo in tanti, da Milano a Roma alla Turchia, in Anatolia, chissà quanti; preghiamo per lui e per la pace che lui desiderava;

quanche pensiero e qualche notizia domani, ora non riesco;

le notizie ci saranno su tutti i giornali, la mia scheda:

http://lapaginadisanpaolo.unblog.fr/scheda-mons-luigi-padovese-nunzio-apostolico-in-anatolia/

Omelia per il 3 giugno 2010 – prima lettura 2Tm 2,14

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/7399.html

Omelia (08-06-2006) 
Eremo San Biagio

Commento su 2 Tm 2,14

Dalla Parola del giorno
Scongiurali, davanti a Dio, di evitare le vane discussioni che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.

Come vivere questa Parola?
Paolo ha ricordato a Timoteo, suo discepolo e collaboratore nell’evangelizzazione, che Gesù è risuscitato dai morti ed è per Lui che egli soffre la prigionia. Però, aggiunge con l’audacia di chi crede, « la Parola di Dio non è incatenata ». E con la forza di questa Parola Paolo « sopporta ogni cosa » perché, in Cristo Gesù, siano molti gli eletti: quelli cioè che accettano di « morire » al male (che sono tutte le spinte egoiche) dentro e fuori di noi e di « perseverare » con Lui nell’amore. Ancora afferma che, pur se noi a volte siamo deboli nella fede, Egli « rimane fedele ». Ed è questa la certezza che dà senso a tutto! Ma allora, se è questo quello che conta, perché dar corda a discussioni: causa o frutto della nostra bellicosità egoica? L’apostolo è perentorio e fortissimo nel dire « Scongiurali davanti a Dio ». E varrà la pena di tenerne conto perché, se vogliamo essere davvero seguaci e testimoni di Gesù Cristo per tanti sconosciuto, da molti ignorato e da molti malamente inteso dentro le confusioni e le menzogne massmediali, bisogna che, anzitutto, viviamo la bellezza del suo precetto: « Da questo capiranno che siete miei discepoli, se vi amate ». E allora via, assolutamente al bando, le « vane discussioni » che dividono i cuori, le famiglie, le parrocchie, le comunità, la Chie-sa.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi soffermo sulla verità solare della fedeltà di Dio nei miei confronti. Egli non tiene conto della mia fragilità, dovrei io perdere la pace perché altri dissente da quello che io penso e dico?

Signore, rendimi cosciente che io non sono mai detentore della verità tutta intera. Fammi uomo, donna di pace che con la parola e con la vita alimenta l’unione, mai la divisione-perdizione.

La voce di un Padre apostolico
Perché ci sono tra voi la contesa, il dissenso, la divisione, la guerra? Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo, un solo Spirito di carità diffuso sopra di noi, un’unica vocazione al cristianesimo? Perché strappiamo e laceriamo le membra di Cristo, e ci rivolgiamo contro il nostro proprio corpo, giungendo a tale eccesso di pazzia da dimenticarci che siamo membra gli uni degli altri?
San Clemente 

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