Archive pour juin, 2010

GIOVEDÌ 10 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

GIOVEDÌ 10 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalle «Omelie sul libro di Giosuè» di Origène, sacerdote
(Om. 6, 4; PG 12, 855-856)

(CITAZIONE DA PAOLO)

La presa di Gerico
Gerico viene circondata, è necessario che sia espugnata. Come dunque viene espugnata Gerico? Non si usa la spada contro di essa, non viene spinto l’ariete, né vengono lanciati i giavellotti, si usano soltanto le trombe sacerdotali e da queste sono atterrate le mura di Gerico.
Nelle Scritture troviamo frequentemente che Gerico viene portata come immagine del mondo del male e dell’errore. Infatti anche nel vangelo, dove si dice che un uomo era disceso da Gerusalemme a Gerico ed era incappato nei ladri, senza dubbio vi era contenuta l’immagine di quell’Adamo che dal paradiso era stato cacciato nell’esilio di questo mondo. E anche i ciechi che si trovavano a Gerico, ai quali si accostò Gesù per dar loro la vista, rappresentavano l’immagine di coloro che in questo mondo erano colpiti dalla cecità dell’ignoranza e ai quali venne incontro il Figlio di Dio. Perciò questa Gerico, cioè questo mondo, dovrà finire. E difatti la consumazione del mondo è già stata da tempo rivelata nei libri santi.
In che modo sarà distrutto? Con quali strumenti? «Con le voci delle trombe», dice. Di quali trombe? Paolo ti svela il segreto di questo mistero. Ascolta quello che egli dice: Suonerà, esclama, la tromba, e coloro che sono morti in Cristo, risorgeranno intatti, e il Signore stesso al comando, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba discenderà dal cielo (cfr. 1 Cor 15, 52; 1 Ts 4, 16). Gesù nostro Signore vincerà quindi Gerico con il suono delle trombe e la annienterà a tal punto che di essa si salverà soltanto la donna peccatrice e tutta la sua casa. «Verrà», dice, «il Signore nostro Gesù e verrà al suono della tromba».
E salverà quella sola che accolse i suoi esploratori, quella che, dopo aver ricevuto gli apostoli nella fede e nell’obbedienza, li ha collocati nei posti più alti, e unirà e congiungerà questa donna peccatrice con la casa di Israele. Ma non richiamiamo più alla memoria e non attribuiamo a lei la vecchia colpa, non imputiamogliela più. Un tempo fu una peccatrice, ora invece, come vergine casta, è stata unita ad un solo uomo casto, Cristo. Da lei discendeva anche colui stesso che diceva: Anche noi un tempo eravamo stolti, increduli, erranti, soggetti a ogni sorta di passioni e voluttà (cfr. Tt 3, 3).
Vuoi apprendere, ancora più per esteso in che modo la peccatrice non è ormai più peccatrice? Ascolta allora Paolo che dice: Anche voi certo foste tutto questo, ma siete stati purificati, siete stati santificati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio (cfr. 1 Cor 6, 11). Perché dunque potesse salvarsi per non perire con Gerico, ricevette dagli esploratori un efficacissimo contrassegno di salvezza: una cordicella di color scarlatto: segno che per mezzo del sangue di Cristo è salvata la Chiesa universale nello stesso Gesù Cristo nostro Signore, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

MERCOLEDÌ 9 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

MERCOLEDÌ 9 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalle «Omelie sul libro di Giosué» di Origène, sacerdote
(Om 4, 1; PG 12, 842-843)

(CITAZIONE DA PAOLO)

Il passaggio del Giordano
Nel Giordano l’arca dell’alleanza guidava il popolo di Dio. Si ferma la schiera dei sacerdoti e dei leviti e le acque, come per riverenza ai ministri di Dio, arrestano il loro corso e si accumulano in un ammasso rigido, concedendo un passaggio senza danno al popolo di Dio. Ora non meravigliarti, o cristiano, quando ti vengono riferiti questi avvenimenti riguardanti il popolo ebraico, dal momento che a te, uscito dal Giordano per mezzo del sacramento del battesimo, la divina parola promette cose molto più grandi ed elevate, e ti offre un viaggio e un passaggio verso il cielo, attraverso l’etere. Ascolta infatti Paolo che dice riguardo ai giusti: «Saremo rapiti tra le nubi per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore» (1 Ts 4, 17). Non vi è assolutamente nulla che il giusto debba temere. Ogni creatura infatti gli è soggetta.
Ascolta, infine, come anche per mezzo del profeta Dio lo assicuri dicendo: Se dovessi passare attraverso il fuoco, la fiamma non ti brucerà, poiché io sono il Signore tuo Dio (cfr. Is 43, 2). Perciò ogni luogo accoglie il giusto, e ogni creatura gli offre il dovuto servizio. E non ritenere che queste cose siano accadute solo presso gli uomini che ti hanno preceduto, come se per te, che ora stai ascoltando queste cose, non potesse accadere nulla di simile: tutto si compirà in te secondo un piano misterioso.
Mi rivolgo ora a te, che, abbandonate le tenebre dell’idolatria, desideri darti all’ascolto della legge divina e cominci a uscire anche tu dall’Egitto.
Allorché sei stato aggregato al numero dei catecumeni e hai cominciato ad ubbidire ai precetti della Chiesa, ti sei allontanato dal Mare Rosso, e fermandoti nelle diverse tappe del deserto, ti sei applicato ogni giorno ad ascoltare la parola di Dio e ad osservare il volto di Mosè, reso splendente dalla gloria del Signore. Giungerai al mistico fonte del battesimo e, quando la schiera dei sacerdoti e dei leviti avrà preso posto, sarai iniziato a quei venerandi e splendidi sacramenti, conosciuti da coloro ai quali è permesso di conoscerli. Allora, attraversato il Giordano per mezzo del ministero dei sacerdoti, entrerai nella terra promessa, nella quale dopo Mosè ti riceve Cristo.
Egli stesso ti sarà guida per il tuo nuovo viaggio.
Allora, memore di tante e così grandi meraviglie di Dio, capirai che per te si è diviso il mare e si arrestò l’acqua del fiume. Ti rivolgerai a questi elementi e dirai: Che hai tu, o mare, che ti sei ritirato? E tu, o Giordano, che ti sei voltato in senso inverso? Perché voi monti avete saltato di gioia come arieti, e voi colline come agnelli di un gregge? Risponderà la parola divina e dirà: Dall’apparizione del Signore è stata scossa la terra, dall’apparizione del Dio di Giacobbe, che ha trasformato la pietra in un pozzo d’acqua, e la rupe in zampilli di acque (cfr. Sal 113, 5-8).

MARTEDÌ 8 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

MARTEDÌ 8 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla «Lettera ai Romani» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
(Capp. 6, 1 – 9, 3; Funk 1, 219-223)

Un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: Vieni al Padre
A nulla mi gioveranno le attrattive del mondo né i regni di questa terra. E’ meglio per me morire per Gesù Cristo che estendere il mio impero fino ai confini della terra. Io cerco colui che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. E’ vicino il momento della mia nascita.
Abbiate compassione di me, fratelli: non impeditemi di vivere, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo e alle seduzioni della materia chi vuol essere di Dio. Lasciate che io raggiunga la pura luce; giunto là, sarò veramente un uomo. Lasciate che io imiti la passione del mio Dio. Se qualcuno lo ha in sé, comprenda quello che io voglio e mi compatisca, pensando all’angoscia che mi opprime.
Il principe di questo mondo vuole portarmi via e soffocare la mia aspirazione verso Dio. Nessuno di quanti si troverà nel luogo gli dia mano; aiutate piuttosto la mia causa, cioè quella di Dio. Non siate di quelli che professano Gesù Cristo e amano il mondo. Non trovi posto in voi l’invidia. Anche se vi supplicassi, quando sarò tra voi, non datemi ascolto. Credete piuttosto a quel che vi scrivo ora, nel pieno possesso della mia vita. Vi scrivo che desidero morire.
Ogni mio desiderio terreno è crocifisso e non c’è più in me fiamma alcuna per la materia, ma un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: Vieni al Padre. Non mi diletto più di un cibo corruttibile, né dei piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di Davide, voglio per bevanda il suo sangue che è la carità incorruttibile.
Non voglio più vivere la vita di quaggiù. E il mio desiderio si realizzerà, se voi lo vorrete. Vogliatelo, vi prego, per trovare anche voi benevolenza. Ve lo domando con tutta semplicità, credetemi. Gesù Cristo vi farà comprendere che dico il vero. Egli è la bocca veritiera per mezzo della quale il Padre ha parlato in verità. Chiedete per me che io possa raggiungerlo. Non vi scrivo con mire umane, ma secondo il volere di Dio. Se soffrirò, vorrà dire che mi avete voluto bene. Se sarò rimesso in libertà, è segno che mi avete odiato.
Ricordatevi nelle vostre preghiere della chiesa di Siria, che ha Dio come pastore al posto mio. Solo Gesù Cristo la governerà come vescovo, e la vostra carità. Io mi vergogno di dirmi membro di quella comunità. Non ne sono degno, perché sono l’ultimo di tutti e come un aborto. Ma otterrò per misericordia d’essere qualcuno se raggiungerò Dio.
Vi saluta il mio spirito e la carità delle chiese, che mi hanno accolto nel nome di Gesù Cristo, e non come un semplice pellegrino. Vi salutano pure quelle chiese che, pur essendo fuori del mio itinerario, pur di potermi vedere, mi precedevano nelle città per le quali passavo.

Responsorio   Col 1, 24. 29
R. Sono lieto delle sofferenze, e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, * a favore del suo corpo, che è la Chiesa.
V. Mi affatico e lotto, con la forza che viene da Cristo e che agisce in me con potenza,
R. a favore del suo corpo, che è la Chiesa

LUNEDÌ 7 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

LUNEDÌ 7 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla «Lettera ai Romani» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
(Capp. 3, 1 – 5, 3; Funk 1, 215-219)

(citato Paolo)

Non voglio solo chiamarmi cristiano, ma esserlo realmente
Non avete mai invidiato nessuno, anzi avete insegnato agli altri. Voglio che ciò che insegnate e raccomandate conservi tutto il suo vigore.
Chiedete per me soltanto la forza esterna ed interna perché io sia deciso non solo nel parlare, ma anche nel volere, perché non solo sia detto cristiano, ma sia anche trovato tale. Se tale sarò trovato, potrò essere chiamato cristiano e quando il mondo non mi vedrà più, allora sarò un vero fedele. Niente di quel che si vede ha valore. Il nostro Dio Gesù Cristo, ora che è tornato al Padre, si manifesta di più. Dinanzi alle persecuzioni del mondo il cristianesimo non si sostiene con parole dell’umana sapienza, ma con la forza di Dio.
Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza che sarebbe inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi è dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Sollecitate piuttosto le fiere perché diventino mio sepolcro e non lascino nulla del mio corpo, e nel mio ultimo sonno io non sia di incomodo a nessuno. Quando il mondo non vedrà più il mio corpo, allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per Dio.
Io non vi do ordini, come Pietro e Paolo. Essi erano apostoli, io sono un condannato; essi erano liberi, io finora non sono che uno schiavo. Ma se soffrirò il martirio, diventerò un liberto di Gesù Cristo e in lui risorgerò libero. Ora, in catene, imparo a rinunziare ad ogni desiderio.
Dalla Siria fino a Roma, per terra e per mare, giorno e notte, lotto con le belve, legato a dieci leopardi, cioè al manipolo dei soldati di scorta. Più faccio loro del bene, e più mi maltrattano. Però con i loro oltraggi faccio profitto sempre più nella scuola di Cristo, ma non per questo sono giustificato. Oh, quando avrò la gioia di trovarmi di fronte alle belve preparate per me! Mi auguro che siano pronte a gettarsi sul mio corpo. Io le solleciterò perché mi divorino in un momento e non facciano come fecero con alcuni, che ebbero paura di toccare. Se poi si ostinassero nel loro rifiuto, le costringerò con la forza.
Perdonatemi, io so quello che va bene per me. Ora incomincio ad essere un vero discepolo. Nessuna delle cose visibili o invisibili mi trattenga dal raggiungere Gesù Cristo. Fuoco e croce, branchi di bestie feroci, lacerazioni, squartamenti, slogature delle ossa, taglio delle membra, stritolamento di tutto il corpo, i più crudeli tormenti del diavolo ben vengano tutti su di me, purché io possa raggiungere Gesù Cristo

Omelia per il 10 giugno 2010 – prima lettura

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/18672.html

Omelia (10-06-2010) 
Eremo San Biagio

Dalla Parola del giorno

Elia salì sulla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la sua faccia tra le ginocchia. Quindi disse al suo servo: «Sali, presto, guarda in direzione del mare».

Come vivere questa Parola?
Elia è un profeta di Dio ed è bello conoscerlo sempre più in ordine a quel rapporto con Dio che si qualifica attraverso la preghiera. Così è per Elia. Così è per noi, oggi. Anche se, forse, non è sempre il caso che imitiamo le sue forme esteriori.
Comunque va notata l’anima che è dentro gli atteggiamenti descritti dalla pagina biblica. Elia esprime la sua devozione prostrandosi fino a terra quasi a dire il niente che è lui, il tutto che è Dio.
Rivela poi l’intensità della sua fede attraverso quel volere che sia ripetuto per sette volte, dal suo giovane inserviente, l’andare a vedere se ci sono o no in cielo, i segni dell’evento tanto atteso: la pioggia. Qui non è affatto arbitrario il numero. Per sette volte (non una in più, non una in meno) il giovane va e torna. Ma ecco, al compiersi della settima volta annuncia che una nuvoletta è comparsa all’orizzonte. Elia coglie a volo il segno cosmico e, in esso, l’amorosa condiscendenza di Dio. Sì, può annunciare al re che tra poco la pioggia scenderà a ravvivare tutto ciò che sta morendo di sete.

Quel che, nella mia pausa contemplativa, oggi mi riempie il cuore di pace è la certezza che, se la preghiera è perseverante nella fede anche provata e sofferta, al momento giusto (quello disposto da un Dio la cui sapienza è assai migliore della mia) il mio pregare troverà risposta.
E la nuvoletta di questo racconto biblico? Certi esegeti spirituali insinuano un lontano preannuncio di quello che sarà Maria Santissima: la nube carica dell’acqua che è Gesù datore di vita.

Signore, accresci, ti prego, la mia fede. Fa’ che anche nell’aridità e nel buio, non mi stanchi mai di pregare.

La voce di una beata
La preghiera è così potente sul cuore di Dio! Pregare con perseveranza, senza scoraggiarsi, anche se dovessimo morire senza essere esauditi.
Elisabetta della Trinità 

Omelia per il 10 giugno 2010

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/10058.html

Omelia (14-06-2007) 
Eremo San Biagio

Dalla Parola del giorno

Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.

Come vivere questa Parola?
La Legge annunciata da Gesù è esigente. Non annulla quella passata, ma la porta a compimento. Per viverla davvero bisogna iniziare dalla profondità del cuore. Non basta rispettare la vita umana: bisogna anche creare un clima di fraternità in cui essa possa svilupparsi. Questo è il debito d’amore che abbiamo verso gli altri.
Anche il nostro rapporto con Dio è condizionato dalle relazioni fra noi.  » Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te… » Non ci si può accostare al Padre di tutti se non si è in pace con qualcuno dei suoi figli. E’ da notare la finezza del comando: non quando tu sei adirato con qualcuno, basta che altri abbiano motivo di disagio con te perché tu debba prima risolvere questa situazione. L’offerta a Dio deve venire da un cuore pacificato.
Nel clima di violenza e di volgarità in cui viviamo, questa legge potrebbe sembrare un’utopia. Infatti non solo esclude gesti estremi come il dare la morte, il ferire materialmente, ma condanna gli atteggiamenti d’ira, le parolacce. Per essere veri discepoli del Maestro bisogna essere gentili, attenti a non offendere, delicati. Rientra nello stile evangelico l’atteggiamento di accoglienza, il rispetto della cultura dell’altro, dei suoi ritmi e pure dei suoi desideri.
Significa, infine, capovolgere il solito modo di pensare, che ci mette al centro di ogni cosa, per prendersi cura del fratello e della sorella.

Nel raccoglimento di questo giorno, pregherò così:

« Concedimi, o Dio, di non dare spazio a scatti di impazienza mettendo a disagio quelli che lavorano con me o mi sono vicini. Fammi strumento della tua pace e del tuo amore ».

La voce di un religioso poeta
Risulterà, alla fine, vittorioso il  » noi » corale, il  » noi » ecclesiale e grande, il  » noi » della comunione più vasta, della comunione cosmica.
padre Turoldo 

San Cesario di Arles: « Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100610

Giovedì della X settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 5,20-26
Meditazione del giorno
San Cesario di Arles (470-543), monaco e vescovo

« Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello »

        Sapete quello che diremo a Dio nella preghiera prima di giungere al momento della comunione : « Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. » Preparatevi dunque dentro di voi a pardonare, poiché state per incontrare queste parole nella preghiera. Come le direte ? Forse non le direte ? In definitiva, questa è proprio la mia domanda : Direte queste parole, sì o no ? Detesti tuo fratello e pronunci : « rimetti a noi come noi rimettiamo. » Evito queste parole, dici. Però, allora, stai veramente pregando ?  State ben attenti, fratelli. Fra poco, pregherete : perdonate con tutto il cuore !

        Vuoi fare, tu, un processo al tuo nemico ? Fa’ prima il processo del tuo cuore. Di’ a questo tuo cuore : smetti di odiare. Ora, siccome non vuoi perdonare, la tua anima si rattrista quando le dici : « smetti di odiare ». Ebbene, rispondile :  « perché ti rattristi, anima mia ? perché su di me gemi ? Spera in Dio » (Sal 41,6). Sei a disagio, sospiri, il tuo male ti ferisce, non riusci a disfarti dell’odio. Spera in Dio, è lui il medico. E’ stato appeso alla croce per te, senza tuttavia arrivare alla vendetta. E tu, stai cercando proprio la tua vendetta, poiché è questo il senso del tuo rancore. Guarda il tuo Dio sulla croce. Soffre per te, affinché il suo sangue diventi il tuo rimedio. Vuoi vendicarti ? Guarda il Cristo crocifisso, ascoltalo pregare : « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34).   
 

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