Archive pour juin, 2010

Omelia per il giorno 11 giugno 2010 (seconda, ne ho messe due)

di omelie ne ho messe due perché mi piacevano tutte e due, dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/18673.html

Omelia (11-06-2010) 
Eremo San Biagio

Dalla Parola del giorno
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.

Come vivere questa Parola?
Nell’economia della pastorizia dell’epoca in cui Gesù era tra noi, le pecore avevano un grande valore. Essere pastore non significava soltanto impegnarsi a un lavoro ma implicava un coinvolgimento anche affettivo. Si pensi all’apologo che Natan racconta a Davide per aiutarlo a prendere coscienza del suo peccato. Quanta tenerezza esprime l’uomo che possiede l’agnello? È dunque estremamente espressiva, per quei popoli, la metafora di un pastore che si prende cura delle sue pecore. E può ben essere allusiva di un Dio così amante delle sue creature che ha per loro un interessamento pieno di tenerezza. E differenziato per giunta! Tratta in modo consono a ciascuno: quella che era smarrita riconduce all’ovile, e si dedica a cure tempestive per quelle malate o ferite o che hanno un diverso ritmo di crescita: la grassa e la magra.
Ecco: la metafora sprizza tenerezza in ogni particolare. Se poi pensi che è allusiva di quello che farà Gesù, quel suo tenerissimo amore di cui il cuore trafitto è emblema, entri un poco nel mistero del suo dono fino a morire sulla croce. Così ti rendi conto che la festa di oggi non è all’insegna di una devozione sentimentale ma è provocatrice di crescita spirituale.

A questo penso nella mia pausa contemplativa, mentre evoco verdi pascoli su cui – come dice il salmo 22 – il pastore buono fa pascolare le sue pecore. E sono una metafora anch’essi di tutto quello che Gesù, vero pastore della mia vita, mi ha donato e mi dona mentre mi guida per sentieri soleggiati dal suo amore.

Signore Gesù, pastore buono, pastore bello e vero, dammi quello che sei venuto a portare: la vita eterna.

La voce di un Padre della Chiesa
Come anche il pastore può curare la pecora ammalata di scabbia e proteggerla dai lupi, allo stesso modo Cristo, il vero pastore, con la sua venuta poté guarire e convertire la pecorella smarrita e ammalata, cioè l’uomo, risanandola dalla lebbra del peccato.
Pseudo-Macario 

Omelia per il giorno 11 giugno

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/10083.html

Monaci Benedettini Silvestrini
Dov’è il tuo tesoro?

Tutto ciò che ci appaga o crediamo che ci appaghi, finiamo per amarlo e, quando riteniamo di aver trovato il bene migliore, quello diventa il nostro tesoro, che si annida poi nelle profondità del nostro spirito, ma quante illusioni, quante delusioni! Quanti falsi tesori che si dissolvono in un batter d’occhio e tramutano il momentaneo godimento in amara tristezza. Il Signore conosce bene questa umana eventualità e per questo ci ammonisce a non accumulare falsi tesori sulla terra. « Quae sursun sunt sapite »- dice S. Paolo. « cercate (gustate) le cose di lassù », eleviamo cioè il nostro spirito verso i beni che non periscono, che durano oltre il tempo e non riguardano solo il nostro corpo e le vicende che viviamo su questa terra, ma rimangono sempre integri e diventano fonte di felicità eterna. L’uomo d’oggi è spesso prostrato, avvinto e disorientato dai beni di consumo, che vengono proposti con la migliore seduzione pubblicitaria come motivi di benessere e di felicità. Occorre saggezza e divina sapienza per sapersi difendere da questi continui assalti. L’ultima parte del vangelo di oggi ci parla della vera purezza dell’anima, parla dell’occhio che ne è lo specchio. O siamo illuminati dallo Spirito e di conseguenza tutto vediamo nella sua luce, o il nostro sguardo diventa tenebroso, cioè sempre orientato verso il buio e il male con tutte le sue brutture. 

Beato Giovanni XXIII: « Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100611

Sacratissimo Cuore di Gesù C, solennita : Lc 15,3-7
Meditazione del giorno
Beato Giovanni XXIII (1881-1963), papa
Giornale dell’anima,  1901-1903 (trad. Cerf, 1964, p. 242 )

« Rallegratevi  con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta  »

        Io sento che il mio Gesù si fa sempre più vicino. Egli ha permesso in questi giorni che io cadessi in mare, e non annegassi proprio tenuto conto della mia miseria e della mia superbia, per farmi capire quanto io abbia bisogno di lui. Al momento in cui rischio di venire sommerso, Gesù, camminando sulle acque, mi viene incontro sorridendo per salvarmi. Vorrei dirgli con Pietro: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore» (Lc 5,8), ma sono prevenuto dalla tenerezza del suo cuore e dalla mitezza delle sue parole: «Non temere» (Lc 5,10).

        Oh! Non temo nulla accanto a te! Riposo contro di te; come la pecora smarrita, sento battere il tuo cuore; Gesù, sono tuo una volta di più e per sempre. Con te, io sono veramente grande; senza di te sono soltanto una canna debole, ma appoggiato su di te sono una colonna. Non devo mai dimenticare la mia miseria, non però allo scopo di tremare sempre, bensì affinché, malgrado la mia umiltà e la mia confusione, io mi avvicini al tuo cuore con una fiducia sempre più grande, poiché la mia miseria è il trono della tua misericordia e del tuo amore.

San Barnaba Apostolo

San Barnaba Apostolo dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 10 juin, 2010 |Pas de commentaires »

11 giugno : San Barnaba Apostolo

dal sito:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/23350

San Barnaba Apostolo

11 giugno
 
Primo secolo dopo Cristo

Barnaba (figlio della Consolazione), cipriota, diede agli Apostoli ciò che recavo dalla vendita del suo campo: » Così Giuseppe, soprannominato gli apostoli Barnaba « figlio dell’esortazione », un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l’importo ai piedi degli apostoli e uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. Accreditò Paolo di fronte alla Chiesa, fu suo compagno nel primo viaggio missionario e nel primo Concilio di Gerusalemme. (Mess. Rom.)

Etimologia: Barnaba = figlio di consolazione, dall’arameo

Martirologio Romano: Memoria di san Barnaba, Apostolo, che, uomo mite e colmo di Spirito Santo e di fede, fu annoverato tra i primi fedeli di Gerusalemme. Predicò il Vangelo ad Antiochia e introdusse Saulo di Tarso da poco convertito nel novero dei fratelli, accompagnandolo pure nel suo primo viaggio per l’evangelizzazione dell’Asia; partecipò poi al Concilio di Gerusalemme e, fatto ritorno all’isola di Cipro, sua patria di origine, vi diffuse il Vangelo.

L’ebreo Giuseppe nativo di Cipro si fa cristiano, vende un suo campo e consegna il ricavato « ai piedi degli apostoli », in Gerusalemme. Così lo incontriamo, presentato dagli Atti degli Apostoli, con questo gesto di conversione radicale. La Chiesa neonata impara presto a onorarlo col soprannome di Barnaba, ossia “figlio dell’esortazione”. E la sua autorità cresce. Un giorno i cristiani di Gerusalemme sono sottosopra perché in città è tornato Saulo di Tarso, già persecutore spietato. Dicono che ora sia cristiano, ma chi si fida? Ed ecco che Barnaba, preso Saulo con sé, « lo presentò agli apostoli », dicono gli Atti, garantendo per lui. Basta la sua parola: Saulo, che poi si chiamerà Paolo, « poté stare con loro ».
Qualche tempo dopo arriva la notizia che ad Antiochia di Siria si fanno cristiani anche dei non ebrei: novità mai vista. La Chiesa di Gerusalemme « mandò Barnaba ad Antiochia »; è l’uomo delle emergenze. E ad Antiochia capisce subito: « Vide la grazia del Signore e si rallegrò ». Nessuna incertezza, nessun “vedremo”, “concerteremo”: subito egli invita « tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore ». Risoluto lui per primo, porta Paolo da Tarso ad Antiochia, predicano insieme, poi insieme portano soccorsi ai cristiani di Gerusalemme affamati da una carestia.
Ad Antiochia matura il piano per una missione in terra pagana, diretta anzitutto alle comunità ebraiche, ma che poi si aprirà a tutti. Barnaba e Paolo sono designati all’impresa, prendendo con sé il giovane indicato all’inizio come « Giovanni detto Marco », cugino di Barnaba. Quello che, secondo l’antica tradizione cristiana, sarà poi l’evangelista Marco. Questo primo viaggio missionario tocca Cipro e una parte dell’Asia Minore.
Barnaba è ancora con Paolo (verso l’anno 49) a Gerusalemme, per la focosa disputa sui pagani convertiti (devono circoncidersi o no?), che porterà alla decisione di non imporre loro altri pesi, oltre ai precetti profondamente radicati nell’animo degli ebreo-cristiani.
Tra gli anni 50 e 53 c’è il secondo viaggio missionario che toccherà anche l’Europa. Barnaba vorrebbe portare ancora Giovanni-Marco, ma Paolo rifiuta, perché nel primo viaggio il giovane si è separato da loro. Insiste Barnaba, ed è rottura completa. Gli Atti dicono soltanto: « Barnaba, prendendo con sé Marco, s’imbarcò per Cipro ». E non parleranno più di lui. Se ne ricorda invece assai Paolo, probabilmente riconciliato con Marco: scrivendo ai Colossesi e a Filemone, manda loro i saluti anche « di Marco » (e ai Colossesi precisa: « il cugino di Barnaba »). Infine, nella prima lettera ai Corinzi, l’apostolo ricorda che anche Barnaba, come lui, si manteneva col suo lavoro. Non poteva essere altrimenti per il “figlio dell’esortazione”, che per farsi cristiano si è fatto innanzitutto povero.
Autore: Domenico Agasso 

Publié dans:SANTI APOSTOLI |on 10 juin, 2010 |Pas de commentaires »

SABATO 12 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

SABATO 12 GIUGNO 2010 – X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

CUORE IMMACOLATO DELLA BEATA VERGINE MARIA   (m)

Seconda Lettura
Dai «Sermoni» di san Lorenzo Giustiniani, vescovo (Sermone 8, nella festa della Purificazione della B.V. Maria: Opera, 2, Venezia 1751, 38-39)

Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore
Maria meditava nel suo cuore tutto ciò che assimilava con la lettura, la vista, l’udito, e che crescita grande realizzava nella fede, che acquisto faceva in meriti, di quanta saggezza veniva illuminata e di quale incendio di carità andava sempre più avvampando!
Schiudeva verso di sé la porta dei misteri celesti e si colmava di gioia, si arricchiva copiosamente del dono dello Spirito, orientandosi verso Dio, e nel medesimo tempo si conservava nella sua profonda umiltà.
L’opera del dono divino ha questo di caratteristico, che eleva dagli abissi al vertice e porta di gloria in gloria.
Beato il cuore della Vergine Maria che, avendo in sé lo Spirito e godendo del suo insegnamento, rimaneva docile alla volontà del Verbo di Dio!
Maria non era mossa da un suo sentimento o da proprie voglie, ma sentiva esternamente le vie della fede che la sapienza le suggeriva interiormente. E veramente si addiceva a quella Sapienza divina, che si costruisce a propria abitazione la casa della Chiesa, di servirsi di Maria santissima per inculcare l’osservanza della legge, la norma dell’unità e l’esigenza dell’offerta spirituale.
O anima fedele, imita la Vergine Maria. Entra nel tempio del tuo cuore per essere spiritualmente rinnovata ed ottenere il perdono dei tuoi peccati. Ricordati che Dio ricerca piuttosto l’intenzione, con la quale compiamo le nostre azioni, che l’opera medesima che noi facciamo. Perciò sia che ci rivolgiamo con l’anima a Dio mediante la contemplazione e ci dedichiamo a lui, sia che attendiamo al progresso delle virtù e ci occupiamo assiduamente in opere buone a servizio del prossimo, tutto facciamo in modo da sentirci sempre spinti dalla carità. Ripetiamo, infatti, che l’offerta spirituale che purifica noi e sale gradita a Dio, non è tanto l’opera delle nostre mani in se stessa, quanto il sacrificio spirituale che si immola nel tempio del cuore, ravvivato dalla presenza e dal compiacimento di Cristo Signor nostro.

VENERDÌ 11 GIUGNO 2010 – SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ – SAN BARNABA APOSTOLO

VENERDÌ 11 GIUGNO 2010 – SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ – SAN BARNABA APOSTOLO 

MESSA DEL GIORNO LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/festeSolen/CuorCpage.htm

MESSA DEL GIORNO:

Seconda Lettura  Rm 5, 5-11
Dio dimostra il suo amore verso di noi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’e­ravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signo­re nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Romani di san Paolo, apostolo – 8, 28-39

L’amore di Dio si è manifestato in Cristo
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?
Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello (Sal 43, 22).
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.

Responsorio   Cfr. Ef 2, 5. 4. 7
R. Morti eravamo per i peccati, Dio ci ha fatti rivivere con Cristo: * grande è l’amore con il quale ci ha amati.
V. Per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia:
R. grande è l’amore con il quale ci ha amati.

Seconda Lettura
Dalle «Opere» di san Bonaventura, vescovo
(Opusc. 3, Il legno della vita, 29-30. 47; Opera omnia 8, 79)

Presso di te é la sorgente della vita
Considera anche tu, o uomo redento, chi, quanto grande e di qual natura sia colui che pende per te dalla croce. La sua morte dà la vita ai morti, al suo trapasso piangono cielo e terra, le dure pietre si spaccano.
Inoltre, perché dal fianco di Cristo morto in croce fosse formata la Chiesa e si adempisse la Scrittura che dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37), per divina disposizione é stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza. Lo sgorgare da una simile sorgente, cioè dal segreto del cuore, dà ai sacramenti della Chiesa la capacità di conferire la vita eterna ed é, per coloro che già vivono in Cristo, bevanda di fonte viva «che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14).
Sorgi, dunque, o anima amica di Cristo. Sii come colomba «che pone il suo nido nelle pareti di una gola profonda» (Ger 48, 28). Come «il passero che ha trovato la sua dimora» (Sal 83, 4), non cessare di vegliare in questo santuario. Ivi, come tortora, nascondi i tuoi piccoli, nati da un casto amore. Ivi accosta la bocca per attingere le acque dalle sorgenti del Salvatore (cfr. Is 12, 3). Da qui infatti scaturisce la sorgente che scende dal centro del paradiso, la quale, divisa in quattro fiumi (cfr. Gn 2, 10) e, infine, diffusa nei cuori che ardono di amore, feconda ed irriga tutta la terra.
Corri a questa fonte di vita e di luce con vivo desiderio, chiunque tu sia, o anima consacrata a Dio, e con l’intima forza del cuore grida a lui: «O ineffabile bellezza del Dio eccelso, o splendore purissimo di luce eterna! Tu sei vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce e che conserva nell’eterno splendore i multiformi luminari che brillano davanti al trono della tua divinità fin dalla prima aurora.
O eterno e inaccessibile, splendido e dolce fluire di fonte nascosta agli occhi di tutti i mortali! La tua profondità é senza fine, la tua altezza senza termine, la tua ampiezza è infinita, la tua purezza imperturbabile!
Da te scaturisce il fiume «che rallegra la città di Dio» (Sal 45, 5), perché «in mezzo ai canti di una moltitudine in festa» (Sal 41, 5) possiamo cantare cantici di lode, dimostrando con la testimonianza dell’esperienza, che «in te é la sorgente della vita e alla tua luce vediamo la luce» (Sal 35, 10).

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