Mons. Gerado Rocconi : Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,5b-11- Inno, traduzione non CEI)
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Rocconi: viviamo con intensità la settimana santa
Mons. Gerado Rocconi commenta il Vangelo di domenica 28 marzo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,5b-11- Inno, traduzione non CEI)
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: « Gesù Cristo è Signore! », a gloria di Dio Padre.
DOMENICA DELLE PALME
Oggi, domenica delle Palme, il nostro sguardo è rivolto a Cristo che ormai è arrivato al momento fondamentale della sua missione. Il Vangelo di propone la lunga lettura del racconto della passione. E’ l’inizio della settimana santa: giorni di riflessione, di preghiera, di gratitudine, ma anche di imitazione. Non vogliamo vergognarci di colui che è stato maltrattato, offeso, rifiutato, condannato: ha infatti preso su di se le nostre iniquità; per le sue piaghe siamo stati guariti.
CONTEMPLAZIONE DEL CROCIFISSO
L’apostolo Paolo, ormai conquistato da cristo, consapevole della misericordia che gli è stata usata, contempla estasiato il Crocifisso, e ce lo indica come la sorgente della nostra vita e della nostra pace L’abbiamo letto nel testo proposto che la liturgia legge come seconda lettura. Come il chicco di grano deve morire per ritrovare la vita così Cristo deve essere distrutto nella sua fedeltà per arrivare alla resurrezione. Cristo svuotò se stesso, si dice, divenne un niente, apparve come un nulla. Egli che veramente “era” , appunto era nella condizione di Dio, si è fatto nulla. Perché Cristo ha percorso questa strada di annientamento? Perché l’essere fedele al Padre ha voluto dire tutto questo? Il motivo ci è chiaro: doveva raggiungerci! L’umanità peccatrice, ciascuno di noi, peccatore, era caduto in un abisso, era sprofondato in un baratro: con il suo annientamento Cristo ci ha raggiunti, ci ha presi per riportarci alla nostra perduta dignità. Infatti, noi sepolti nella morte, siamo stati raggiunti da Cristo il quale, morto e sepolto, ci ha presi e con lui ora possiamo raggiungere la resurrezione, la vita nuova, la dignità dei figli di Dio.
SALVI PER MEZZO DEL SUO SANGUE
Ecco cosa è accaduto: Gesù, per rivelare Dio, la misericordia di Dio, la premura di Dio per l’uomo, il desiderio di Dio di recuperare l’uomo fuggito e perduto… Gesù si è posto accanto all’uomo: ha mostrato il volto di Dio attraverso il dono di sé sino alla morte. Nella croce è possibile capire chi è Dio per noi. Ci ha amati fino a dare il suo Figlio. Per questo san Paolo in tante occasioni grida: “E’ per mezzo del sangue di Gesù che noi abbiamo ottenuto la redenzione. Non c’è altra via di salvezza. Infatti per mezzo del sangue di Gesù abbiamo ricevuto il perdono. E’ per mezzo del sangue di Gesù che Dio si è riconciliato con gli uomini. E’ per mezzo del sangue di Gesù che questa riconciliazione fra Dio e gli uomini è una alleanza, addirittura una alleanza sponsale. E’ per mezzo del sangue di Gesù che ci è data la possibilità di essere santi.
NELL’EUCARISTIA IL DONO
Nella celebrazione eucaristica ci viene donato il corpo e il sangue di Gesù: nutrendoci di lui veniamo trasformati, capaci di vivere come lui, imitando lui. E come la vita di Gesù è un dono, così il cristiano sa che la propria vita deve essere un dono. San Paolo esprime tutto questo affermando: Cristo vive in me. Vi invito a vivere con intensità questa settimana, la settimana santa. Guardiamo il Crocifisso, impariamo ad avere gli stessi sentimenti di Gesù, per poter con Gesù, nella Pasqua, risorgere per una vita pina di luce.

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