Gesù va all’orto degli ulivi
dal sito:
http://passiochristi.altervista.org/pass_3_orto_ulivi.htm
Gesù va all’orto degli ulivi
• Il fatto storico
• Spiegazioni
• Insegnamenti
• Conclusione
Introduzione
Gian Giacomo Rousseau ( † 1778), parlando del Vangelo e del suo autore Gesù Cristo, scrive : « Vi confesso che la maestà della Bibbia mi sorprende, la santità del Vangelo parla al mio cuore. Vedete i libri dei filosofi quanto sono piccoli in confronto del Vangelo! Ora, e possibile che un libro sì sublime, e nello stesso tempo, sì semplice, sia scritto dagli uomini? È possibile che Colui, di cui questo libro fa la storia, sia egli stesso un semplice uomo? Ci vedete forse il tono di un settario ambizioso o di un entusiasta? Quale purezza nei suoi costumi! quale grazia nelle sue istruzioni! quale elevazione nelle sue massime! quale sapienza nei suoi discorsi! quale giustezza nelle sue risposte! quale impero nelle sue passioni!
Dov’è l’uomo, il saggio che sa operare, patire, morire senza debolezza e senza ostentazione? Quando Piatone dipinge il giusto immaginario,… dipinge, tratto per tratto, Gesù. Cristo. Quali pregiudizi e quale acciecamento non bisogna avere per osare di paragonare il figlio di Sofronisca (Platone) con il figlio di Maria! Quale distanza dall’uno all’altro!… La morte di Socrate, che filosofava tranquillamente coi suoi amici, è la più bella che si possa desiderare; quella di Gesù, che spira tra tormenti, ingiuriato, deriso, maledetto da tutto il popolo, è la più terribile che si possa immaginare. Socrate, prendendo in mano la tazza avvelenata, benedice colui che gliela presenta e che piange ; Gesù, in mezzo ad un orribile supplizio, prega per i suoi accaniti carnefici. Sì, se la vita e la morte di Socrate sono di un saggio, la vita e la morte di Gesù Cristo sono di un Dio ».
Come per Rousseau, così per ogni altro spirito imparziale che legge il Vangelo, una cosa è certa, manifesta, evidente: il Vangelo è la dimostrazione rigorosa, esatta, magnifica, indistruttibile della umanità e della divinità di Gesù Cristo. La passione di Cristo ci dimostra chiaramente la potenza di Dio, che, con un mezzo sì nuovo e spregevole, tutto cambia, di tutto trionfa.
* * *
Dedico questa lettura al tema : « Gesù va all’orto degli olivi ».
I. Il fatto storico
L’ultima coppa di vino era stata bevuta e la cena finita. Gesù si levò dal letticciolo e con lui gli apostoli. Intonò l’inno del ringraziamento, col quale iniziò l’èra del « Nuovo Testamento ».
Gesù uscì coi suoi discepoli per andare al monte degli olivi, in un podere chiamato « Getsemani » ( I ).
C’erano tutti, tranne il traditore.
Gesù prese la strada solitària che conduceva alla fontana di Siloe; uscì dalla porta della fonte ; s’inoltrò nella stretta valle del Cedron ; attraversò il torrente ; rimontò il corso delle acque; raggiunse il Getsemani.
Il cammino dal cenacolo al Getsemani fu una comoda passeggiata: si trattava di fare 1200 metri in linea d’aria, che vuoi dire, a piedi, circa 1500 metri.
Erano le ore 23.30 circa; la notte, chiara; l’aria, primaverile; la zona, deserta: tutti erano nelle proprie case.
(1) Mt., XXVI, 30; Le, XXII, 39; Me, XIV, 32.
Spiegazioni
Spieghiamo brevemente questo tratto del Vangelo.
1. E detto l’inno
Qual era questo inno?
Era un cantico di ringraziamento a Dio, composto dai seguenti sette salmi :
a) salmo 112: «.Lodate, o servì, il Signore»;
b) salmo 113: «Quando Israele uscì dall’Egitto»;
c) salmo 114: « Amo il Signore, per eh’egli ascolta la voce della supplica »;
d) salmo 115: « Io ebbi fede e perciò parlai a
Dio » ;
e) salmo 116: «Lodate il Signore voi tutte o genti » ;
f) salmo 117: «Celebrate il Signore, perch’egli è buono »;
g) salmo 118: «Beati quelli che sono senza macchia nella loro vita ».
Le iniziali di questi sette salmi formano — in lingua ebraica — la parola « alleluia », che gli ebrei solevano cantare alla fine di ogni cena, soprattutto alla fine della cena dell’agnello pasquale.
Da ciò l’uso, in quasi tutte le comunità religiose, di ringraziare in comune Dio dopo pranzo e dopo cena ; l’uso, nella liturgia della chiesa, di terminare la santa messa con la colletta, chiamata « post communio ».
Queste preghiere corrispondono all’inno cantato dagli apostoli, in compagnia di Gesù, dopo di aver assistito alla prima messa, celebrata nel cenacolo, e dopo di aver fatto la santa comunione eucaristica.
2. Uscito Gesù
Gesù, coi suoi discepoli, era la vera chiesa. Questa uscita di Gesù e dei suoi apostoli dalla città di Gerusalemme, per andare a cominciare la passione e morte, rappresenta, in un modo sensibile, la vera chiesa di Dio, la quale, da quel momento, lasciava i giudei nella loro volontaria cecità, e andava ad illuminare i gentili, i pagani. Abbandonava Gerusalemme per trasferirsi a Roma. Non più a Gerusalemme, ma a Roma sarà la sede della vera chiesa di Dio, il centro del nuovo popolo eletto.
3. Valicò il torrente Cedron
II profeta Davide chiama questo torrente : « il torrente dei dolori e delle ignominie della passione del Messia » ; afferma che « il Salva tore si sazierà delle sue acque amare durante il cammino di sua vita » ; dichiara però che un giorno « queste acque amare si cambieranno per il Messia in acque di delizia, di esaltazione, di gloria » ( 2 ).
Questo torrente è chiamato « Cedron », parola ebraica che significa « fosco, oscuro » ; forse perché, nella valle bagnata da questo torrente, era il cimitero pubblico e comune dei giudei ; di qui il nome di « fosco, oscuro ».
La valle del Cedron era chiamata « gehenna », che vuoi dire « valle dei figli di Ennon, valle della giustizia e del pianto ».
Perché era chiamata « gehenna », parola spesso adoperata nel Vangelo a significare l’inferno; valle oscurissima, profondo abisso di fuoco, in cui i corpi e le anime bruceranno alla giustizia eterna?
Perché un’antica leggenda affermava che gli antichi giudei venivano in gran numero in questa valle ad immolare, all’idolo « Moloch », i loro pargoletti, facendoli bruciare vivi in suo onore. E per non essere funestati dalle grida di queste vittime innocenti, si suonavano strumenti clamorosi che ne coprivano la voce durante l’immolazione. Infine le ceneri delle vittime si gettavano nel vicino torrente Cedron.
(2) Salmo, CIX.
Di qui il nome : « Cedron, niger, obscurus, a cadaverum combustorum fuligine » ( 3 ).
Gesù volle passare questo torrente Cedron, il torrente dell’iniquità, dell’orrore; volle passare per questa valle, che era il luogo più sacrilego e più impuro dell’universo; che era la reggia di satana sopra la terra, per iniziare la sua passione ; per attaccare direttamente satana nella sede del suo impero; per umiliarlo, confonderlo, vincerlo con le sue pene.
4. Sul monte degli olivi
Era una zona di olivi, era un vero oliveto, munito del suo pressoio e protetto da un recinto. Ancora oggi ci sono superstiti olivi di straordinaria grandezza e di età millenaria ( 4 ).
Il luogo non fu scelto a caso da Gesù.
a) L’olivo è segno di pace, e Gesù, con la sua passione, andava a terminare l’antica guerra e a stipulare il trattato di pace tra il cielo e la terra, tra l’uomo e Dio.
b) L’olivo è simbolo di misericordia, e Gesù Cristo che va al monte degli olivi è Gesù che va al monte della misericordia per offrirsi alla morte per noi; è
(3) Cornelio A Lapide, In Mi., XXVI.
(4) Ricciotti, o.c, p. 679.
Gesù Cristo che va al monte degli olivi per rendere bella la sua chiesa;, è Gesù Cristo — l’olivo domestico, fruttuoso, fecondo — che va ad innestare in sé gli olivi selvatici, aridi — che siamo noi — per farli fruttificare delle sue stesse virtù col succo celeste della sua grazia e del suo amore. Gesù che va al monte degli olivi, è il Salvatore che si reca a quel monte per iniziare i suoi dolori, le prime agonie, la morte interiore dell’anima sua; morte che presto diverrà morte fisica su d’un altro monte, il monte del Calvario.
5. In un luogo chiamato Getsemani
Era il luogo ove la sera, dopo cena, il Signore usava ritirarsi per pregare « secundum consuetudinem » ; era luogo ben noto a Giuda, il traditore.
Andando in quel luogo, Gesù volle risparmiare al discepolo traditore la fatica di andarlo a cercare; volle insegnarci che egli, di sua spontanea volontà, andava alla morte.
Gesù Cristo disse tante volte : « Nessuno po trà togliermi la vita, se io non lo acconsentirò. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla » ( 5 ).
Ora che l’ora della sua morte è giunta, e che liberamente la vuole, la desidera, la brama, previene egli stesso la violenza che gli si vuoi fare; si reca nel Getsemani, perché è il luogo che Giuda Iscariota troppo bene conosce, dove può essere più facilmente ritrovato.
(5) Gv., X, 18.
I farisei avevano deciso di prendere Gesù e di metterlo alla morte « non in giorno di festa per evitare tumulto nel popolo », e il Signore sceglie il Getsemani, luogo fuori Gerusalemme, appartato, solitario, tranquillo; previene egli stesso ogni moto popolare ; calma egli stesso i timori dei suoi nemici; toglie tutti gli ostacoli che potrebbero opporsi alla sua cattura ; va egli stesso incontro alle insidie che si tramano contro di lui ; va egli stesso al luogo in cui dev’essere preso ; si mette da solo sotto la mano omicida che deve immolarlo: « È il vero Abele che si reca da sé al campo dove il vero Caino può coglierlo per sacrificarlo al suo odio crudele ».
6. Restaurare tutto in Cristo
La creazione dell’uomo e la sua prevarica zione sono state compiute in un giardino di delizie ; la restaurazione dell’uomo doveva compiersi in un altro giardino, in un giardino di dolori.
• Nel paradiso terrestre Adamo gustò il riposo, il gaudio, le delizie, le dolcezze; nell’orto del Getsemani Gesù Cristo gusta le lotte, il tedio, lo spavento, le amarezze, l’agonia.
• Nel paradiso terrestre un angelo prevaricatore persuase Adamo alla trasgressione e alla colpa; nell’orto del Getsemani un angelo fedele conforta all’obbedienza e al sacrificio Gesù Cristo.
• Nel paradiso terrestre la maestà di Dio fu offesa; nell’orto del Getsemani la maestà di Dio è soddisfatta.
• Nel paradiso terrestre fu commesso il peccato della ribellione; nell’orto del Getsemani è compiuta la riparazione.
• Nel paradiso terrestre a causa del peccato di Adamo, nacquero le spine della maledizione della morte; nell’orto del Getsemani, per merito di Cristo, rinascono i fiori e i frutti della speranza, della risurrezione e della vita.
« Restaurare omnia in Christo » ( 6 ), grida san Paolo : tutto dev’essere restaurato in Cristo. Dunque anche la nuova creazione dovette esse re restaurata e perfezionata in Cristo Gesù.
III. Insegnamenti
Vediamo quali insegnamenti Gesù ci da in questo breve tratto della sua passione.
1. Dobbiamo ringraziare Dio
Quando Gesù nacque in Betlemme, l’inno di ringraziamento a Dio fu cantato dagli angeli
(6) Efesini.
sopra la capanna. Ora che Gesù va alla morte, l’inno di ringraziamento a Dio lo canta egli stesso, volendo in tal modo — da vero sommo sacerdote — rendere a Dio Padre un culto perfetto, la somma gloria che gli è dovuta.
Ecco il primo insegnamento che ci da Gesù : « ringraziare Dio », dopo la refezione corporale e spirituale, per la sua bontà, che si degna di ristorare il nostro corpo con gli elementi della sua divina provvidenza, e l’anima nostra col corpo e col sangue del suo divin Figlio.
2. Dobbiamo abbracciare con gioia i patimenti
Gesù andò ad iniziare la sua passione e morte cantando l’inno di ringraziamento, per dimostrarci con quale trasporto del suo cuore, con quale impazienza amorosa andò a patire e a morire per noi.
Ecco il secondo insegnamento che ci da: « abbracciare con animo ilare, con volontà pronta, con vera allegrezza, con gaudio del cuore », i patimenti, la mortificazione delle passioni, i sacrifici derivanti dall’adempimento del nostro dovere quotidiano.
3. Dobbiamo fuggire il mondo
I prìncipi dei sacerdoti erano in consiglio per disporre la cattura di Gesù; Giuda raccoglieva sgherri e soldati per eseguirla ; tutte le passioni umane erano in moto per far condannare a morte il Signore.
Gerusalemme, da quel momento, era la vera figura del mondo, nel quale tutte le passioni malvage sono in continuo movimento, in agitazione febbrile ; ordiscono congiure contro Cristo, contro il suo culto, la sua dottrina, la sua chiesa, i suoi discepoli.
Gesù che, coi suoi discepoli, esce da Gerusalemme, è Dio che ripudia il mondo ; è Dio che predica l’uscita dal mondo e dal suo spirito; è Dio che comanda la rinuncia alla corruzione del mondo, alle sue massime, ai suoi usi, alle sue convenienze; è Dio che si oppone decisamente alle leggi del mondo che sono in opposizione col suo Vangelo.
Chi vive secondo lo spirito del mondo sarà condannato da Cristo, sarà escluso dalle sue preghiere e dal suo amore : perirà col mondo.
4. Dobbiamo confessare la dottrina di Gesù Cristo
Non basta uscire dal mondo, rinnegare le massime del mondo; bisogna ricevere e confessare la dottrina di Cristo ; bisogna affrontare i sacrifici, le umiliazioni, le pene inseparabili da una vita veramente cristiana.
Gesù Cristo va a compiere la nostra redenzione spinto, trascinato, trasportato dall’amore; affronta, per amor nostro, la sua passione e morte con passo veloce, con fronte serena, con cuore lieto, con volto ilare.
Per ottenere ciò bisogna cibarsi delle sue carni eucaristiche, amare la solitudine, il raccoglimento e la preghiera; bisogna offrirsi a Dio in compagnia di Gesù, agonizzare con lui e per lui.
Ecco come noi dobbiamo confessare davanti al mondo Cristo e la sua dottrina:
a) con passo veloce, senza titubanze, incertezze;
b) con fronte serena, orgogliosi di appartenere a
Cristo e di professare la sua dottrina;
c) con cuore lieto, pieno di amore per lui, spinti, trascinati, trasportati dalla sua carità;
d) con volto ilare, stimandoci i più fortunati, i più felici della terra.
5. Nel Getsemani insieme ai discepoli
Gesù entrò nell’orto del Getsemani insieme ai suoi discepoli per essere la guida dei loro passi; per istruirli con la sua voce; per edificarli coi suoi esempi ; per consolarli e confotarli con lo spettacolo delle sue pene ; per santificarli con la sua oblazione; ma soprattutto per farli spettatori delle sue pene e della sua fortezza, come presto — dopo la sua risurrezione — li farà spettatori della sua ascensione al cielo.
Gesù sapeva che anche per i suoi apostoli sarebbero venuti i giorni delle pene, delle amarezze, del martirio. Perciò fa vedere loro la sua gloria, quale premio del suo patire, affinchè anch’essi, nell’ora della prova, si ricordino che « non sarà coronato di gloria se non colui che avrà strenuamente combattuto ».
Questo è il quinto insegnamento che ci da il divin ‘Salvatore nell’orto del Getsemani : « nelle pene, nelle prove dure e lunghe, ricordarsi di lui appassionato ; ricordarsi che la ricompensa sarà proporzionata alla prova data, sostenuta, vinta ».
IV. Conclusione
Narra la Bibbia che un giorno una donna andò dal profeta Eliseo e gli disse :
« Mio marito è morto; ma ora un creditore è venuto a prendere i miei due figli per farli suoi schiavi ». «.Che vuoi che faccia io? », rispose il profeta. « Dimmi che hai in casa tua ».
« Io non ho in casa nient’altro fuorché un poco d’olio per ungermi ».
« Va’ a chiedere a prestito a tutti i vicini ì vasi vuoti; portali in casa tua; versa in essi l’olio e metti da parte quelli che avrai riempiti ». La donna fece quanto le aveva comandato il profeta. Assieme ai suoi figli, raccolse più vasi che potè; li riempì d’olio. Poi riferì tutto ad Eliseo. Questi le disse : « Va’, vendi l’olio e paga il tuo creditore; e tu e i tuoi figli vivrete di ciò che avanza » ( 7 ).
In quella vedova di Samaria è raffigurata l’umanità, la quale — col peccato originale commesso dal suo capo — si indebitò davanti a Dio, al punto da non poterne saldare il conto. Satana minacciava di fare schiavi tutti i suoi figli. Gesù Cristo però, il vero Eliseo, preso da compassione per la sventurata umanità, minacciata da eterna schiavitù, venne sulla terra; moltipllcò l’olio della sua misericordia e del suo sangue; pagò al suo divin Padre tutti i debiti dell’umanità, e noi fummo salvi. Ecco perché Gesù volle iniziare la sua passione e morte proprio nell’orto degli olivi. Però l’olio, moltiplicato da Eliseo, dovette essere raccolto in molti vasi per poi essere venduto e, col ricavato, pagare i debiti.
Così l’olio preziosissimo del sangue di Cristo dev’essere raccolto nei vasi dell’anima nostra per poi offrirlo a Dio, nostro creditore. (7) IV Re, IV, 1-6.
Come raccoglierlo?
Pensando, leggendo e meditando la passione santissima di Gesù Cristo. Più pensiamo a Gesù crocifisso e alle sue pene, più egli versa in noi l’olio preziosissimo del suo sangue. Così da debitori diventiamo creditori, quindi meritevoli della vita e della gloria eterna. Preghiera – Gesù, quante volte, credendoci ricchi, ci siamo trovati poveri; credendoci forti, ci siamo trovati deboli!
Signore, ti supplichiamo di assisterci sempre con la tua grazia. Confessiamo la nostra debolezza e la nostra miseria; ti supplichiamo di assisterci con la tua grazia, af finchè non dimentichiamo il nostro nulla e ci ricordiamo sempre della tua infinita misericordia.