Omelia prima lettura: Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati. (Atti 13,2)

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/7108.html

Omelia (10-05-2006) 
Eremo San Biagio

Dalla Parola del giorno
Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati. (Atti 13,2)

Come vivere questa Parola?
Il versetto si situa in un contesto comunitario segnato da « digiuno » e « preghiera ». « Digiuno » (inteso non solo come privazione di cibo) che crea spazi interiori, libera e dispone all’ascolto. Se il cuore è appesantito da ricerche egoistiche, se gli orizzonti sono limitati ai soli interessi relativi alla vita materiale, la Parola di Dio non trova cassa di risonanza. Non viene neppure percepita. « Preghiera », che mette in un « a tu per tu » con Dio, rende attenti alla sua Presenza, disponibili alla sua volontà, corroborati dalla sua forza. E tutto questo nel grembo di una comunità, che non solo genera alla fede, ma favorisce il pieno dispiegamento di essa nell’alveo di ogni specifica vocazione. È la comunità, prima ancora che il singolo individuo, ad essere interpellata, perché « riservi » per Dio, cioè custodisca, coltivi e sostenga la vocazione personale di ciascun suo membro. Sì, perché non solo « Barnaba e Saulo », cioè quanti sono raggiunti da una chiamata particolare quale potrebbe essere quella sacerdotale o religiosa, ma ogni battezzato è in qualche modo un chiamato. Ognuno ha la sua vocazione e si realizza nella misura in cui l’accoglie e la vive. Di essa è responsabile e garante la comunità cristiana e, in particolare, quella « piccola chiesa domestica » che è la famiglia.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi fermerò a considerare il mio atteggiamento di fronte alla vocazione. Assumo il mio « status » in seno alla società e alla Chiesa come « vocazione »? Mi sento responsabile della « vocazione » dei miei fratelli?

Ti ringrazio, Signore, per avermi chiamato alla vita. Ti ringrazio per avermi fatto dono di una comunità (familiare, parrocchiale, religiosa…) che mi aiuta a cogliere e a vivere i tuoi appelli. Ti ringrazio e ti chiedo di aiutarmi ad assumermi, a mia volta, la responsabilità di « far corpo » con gli altri nella « preghiera » e nel « digiuno » per essere sempre disponibili a cogliere la tua voce.

La voce di un esegeta
La missione che affonda le radici nella vita trinitaria può nascere solo dall’ascolto della voce dello Spirito: preghiera e digiuno liberano l’uomo da quell’egoismo che lo spinge a portare avanti idee personali e a ricercare i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo.
Benito Marconcini 

Publié dans : OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |le 27 avril, 2010 |Pas de Commentaires »

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