DALLE TENEBRE DELL’ERRORE, IL PECCATORE ASPIRA ALLA LUCE ETERNA (Prefazio Mozarabico)

dal sito:

http://www.atma-o-jibon.org/italiano6/letture_patristiche_d.htm

DALLE TENEBRE DELL’ERRORE, IL PECCATORE ASPIRA ALLA LUCE ETERNA

Prefazio Mozarabico *

Con il titolo di liturgia mozarabica, si designano i testi e i riti delle comunità cristiane spagnole precedenti l’instaurazione della liturgia romana, adottata in queste regioni sotto il papato di Gregario VII. Questa liturgia, pur rievocando nel nome /’invasione islamica della Spagna, è però anteriore ad essa. All’inizio del secolo XVI fu rimessa in uso in parecchie chiese di Toledo, dove è ancor oggi celebrata.
Questi prefazi, spesso più lunghi dei prefazi romani, sono anche più numerosi. Quello che ora leggeremo si usa il giorno stesso in cui vien letto il Vangelo del cieco-nato.

E’ cosa buona e giusta rendere grazie
a Te Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore.
Egli è colui che ha messo in fuga le tenebre
con la luce della fede;
ha trasformato gli schiavi della legge
in figli della grazia.
Egli è venuto nel mondo per il giudizio,
affinché i ciechi vedano
e quelli che vedono diventino ciechi.
Gli umili riconoscono di essere immersi nelle tenebre dell’errore,
e ricevono la luce eterna che li libera dall’oscurità.
I superbi hanno preteso di possedere in sé la luce della giustizia,
e sono giustamente immersi nelle tenebre;
nell’orgoglio erano sicuri della loro giustizia
e non hanno cercato il medico che li poteva guarire.
Avrebbero potuto andare al Padre,
per mezzo di Gesù che ha detto di essere la porta;
ma si sono valsi sfrontatamente dei loro meriti,
e restano nel loro accecamento.
Perciò noi, nell’umiltà, veniamo a Te, Padre santo,
e senza presumere dei nostri meriti,
dinanzi al tuo altare,
apriamo la nostra ferita,
riconosciamo le tenebre del nostro peccato,
sveliamo il male nascosto nella nostra coscienza.
Te ne preghiamo, fa che troviamo
alla ferita un rimedio,
nelle tenebre la luce eterna,
nell’anima il candore dell’innocenza.
Con tutto il nostro desiderio
vogliamo vedere il tuo Volto,
ma la nostra cecità celo impedisce.
Bramiamo vedere il cielo
e non possiamo, perché siamo nell’oscurità del nostro peccato…
Vieni dunque a noi, Gesù, mentre preghiamo nel tuo tempio
e aiutaci in questo giorno,
tu che non hai tenuto conto del sabato per operare prodigi.
Ecco, davanti alla gloria del tuo nome,
noi apriamo le nostre ferite:
metti un rimedio al nostro male.
Aiutaci, come hai promesso a coloro che ti pregano:
tu che ci hai tratti dal nulla.
Prepara l’unguento,
e applicalo sugli occhi del cuore e del corpo,
così non vacilleremo più come ciechi nelle tenebre.
Ecco, versiamo lacrime ai tuoi piedi,
non respingerei
poiché ci siamo umiliati.
Noi non ci allontaniamo dai tuoi passi,
Gesù buono, che, in umiltà, sei venuto sulla terra.
Ascolta la nostra preghiera,
sradica il peccato che ci rende ciechi:
potremo così contemplare la gloria del tuo volto
e lodarti nella pace della beatitudine eterna.

* Praefatio – Dom. II in Quadragesima – P.L. 85, 322 B – 323 A.

Publié dans : LITURGIA, LITURGIA - INNI |le 22 avril, 2010 |Pas de Commentaires »

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