Archive pour avril, 2010

PREFAZIO DI SAN GIUSEPPE

PREFAZIO DI SAN GIUSEPPE
La missione di San Giuseppe

E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
nella memoria di san Giuseppe.
Egli, uomo giusto, da te fu prescelto
come sposo di Maria, Vergine e Madre di Dio;
servo saggio e fedele fu posto a capo della santa famiglia,
per custodire, come padre, il tuo unico Figlio,
concepito per opera dello Spirito Santo,
Gesù Cristo nostro Signore.

E noi, con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria:

Santo, Santo, Santo …

Publié dans:LITURGIA, LITURGIA - INNI |on 30 avril, 2010 |Pas de commentaires »

Omelia per il 1 maggio 2010

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/12604.html

Omelia (01-05-2009) 
a cura dei Carmelitani
Commento Matteo 13,54-58

1) Preghiera

O Dio, che nella tua provvidenza
hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro
al disegno della creazione,
fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe
siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi,
e riceviamo la ricompensa che ci prometti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura del Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58
In quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: « Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?
Da dove gli vengono dunque tutte queste cose? » E si scandalizzavano per causa sua.
Ma Gesù disse loro: « Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua ». E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

3) Riflessione

• Oggi festa di San Giuseppe operaio, il vangelo descrive la visita di Gesù a Nazaret, sua città natale, dove lui visse 30 anni e dove imparò da Giuseppe, suo padre, il mestiere di falegname. Il passaggio da Nazaret fu doloroso per Gesù. La sua comunità non era più come quella di prima. Qualcosa era cambiata. Nel Vangelo di Marco, questa esperienza di rifiuto da parte della gente di Nazaret (Mc 6,1-6ª) condusse Gesù a cambiare la sua prassi pastorale. Manda i suoi discepoli in missione e li istruisce su come relazionarsi con le persone (Mc 6,6b-13).
• Matteo 13,54-57ª: Reazione della gente di Nazaret dinanzi a Gesù. Gesù crebbe a Nazaret. Quando iniziò la sua predicazione errante, uscì da lì e fissò la sua dimora a Cafarnao (Mt 4,12-14). Dopo questa lunga assenza, ritornò verso la sua terra e, come era sua abitudine, nel giorno di sabato si recò alla riunione della comunità. Gesù non era coordinatore, ma prese la parola e cominciò ad insegnare alla gente che si trovava nella sinagoga. Segno questo, che le persone potevano partecipare ed esprimere la loro opinione. Ma alla gente le sue parole non piacquero. Il Gesù che loro avevano conosciuto fin dalla sua infanzia, non sembrava ora essere lo stesso. Perché era diventato così diverso? A Cafarnao la gente accettava l’insegnamento di Gesù (Mc 1,22), ma qui a Nazaret la gente si scandalizzava. Loro dicevano: « Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose? » Loro non accettavano il mistero di Dio presente in un uomo comune come loro! Per poter parlare di Dio, Gesù doveva essere diverso da loro! Non daranno testimonianza di credere in lui. Non tutto andò bene per Gesù. Le persone che dovevano essere le prime ad accettare la Buona Novella di Dio, queste erano le persone meno disposte ad accettarla. Il conflitto non era solo con quelli di fuori di casa, ma anche e sopratutto con i propri parenti e con tutta la gente di Nazaret.
• Matteo 13,57b-58: Reazione di Gesù dinanzi all’atteggiamento della gente di Nazaret. Gesù sa molto bene che « nessuno è profeta nella sua patria ». Ed infatti lui dice: « Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria ed a casa sua ». Infatti, lì dove non c’è apertura né fede, nessuno può fare nulla. Il preconcetto lo impedisce. E Gesù stesso, pur volendo, non poteva fare nulla. Il vangelo di Marco lo dice chiaramente: « E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità » (Mc 6,5-6).
• I fratelli e le sorelle di Gesù. L’espressione « fratelli e sorelle di Gesù » causa molta polemica tra cattolici e protestanti. Basandosi su questo e su altri testi, i protestanti dicono che Gesù ebbe molti fratelli e sorelle e che Maria ebbe altri figli! I cattolici dicono che Maria non ebbe altri figli. Cosa pensare di tutto ciò? In primo luogo, le due posizioni, sia quella dei cattolici che dei protestanti, traggono i loro argomenti dalla Bibbia e dalla Tradizione delle loro rispettive Chiese. Per questo, non conviene trattare né discutere questa questione con argomenti puramente intellettuali. Si tratta infatti di convinzioni profonde, che hanno a che fare con la fede e con i sentimenti di ambedue i gruppi. Le argomentazioni puramente intellettuali non riescono a disfare una convinzione del cuore! Anzi irritano solo e allontanano! Ma quando non sono d’accordo con l’opinione di un’altra persona, devo rispettarla. In secondo luogo, invece di battagliare attorno ai testi, noi tutti, cattolici e protestanti, dovremmo unirci molto di più per lottare in difesa della vita, creata da Dio, vita così sfigurata dalla povertà, dall’ingiustizia, dalla mancanza di fede, dalla mancanza di rispetto verso la natura. Dovremmo ricordare altre frasi di Gesù: « Sono venuto affinché tutti abbiano vita, e vita in abbondanza » (Gv 10,10). « Che tutti siano uno, affinché il mondo creda che Tu, Padre, mi hai inviato » (Gv 17,21).

4) Per un confronto personale

• Gesù ebbe problemi con la sua gente. Da quando tu hai cominciato a partecipare alla comunità, è cambiata qualcosa nei rapporti con la tua gente?
• Gesù non poté fare molti miracoli a Nazaret. Perché la fede è così importante? Forse Gesù non poteva fare miracoli senza la fede delle persone? Cosa significa questo oggi per me?

5) Preghiera finale
Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio. (Sal 89) 

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 30 avril, 2010 |Pas de commentaires »

Sant’Ireneo di Lione: « Chi ha visto me ha visto il Padre »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100501

Sabato della IV settimana di Pasqua : Jn 14,7-14
Meditazione del giorno
Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, IV, 20, 5-7

« Chi ha visto me ha visto il Padre »

        Lo splendore di Dio dona la vita: la ricevono coloro che vedono Dio. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e lo vedono. Se infatti è insondabile la sua grandezza, è pure inesprimibile la sua bontà; e grazie ad essa, egli si fa vedere e dà la vita a coloro che lo vedono.

        È impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all’essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere… Così Mosè afferma nel Deuteronomio: «Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo aver la vita» (Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli esseri da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è l’unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l’esistenza, come sta scritto nel Vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto ; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18).

Tiepolo: Presentazione del Cristo al popolo (Ecce Homo)

Tiepolo: Presentazione del Cristo al popolo (Ecce Homo) dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 30 avril, 2010 |Pas de commentaires »

NELLA CHIESA CHIAMATI: Atti 13, 1-3

(è una lectio) dal sito:

http://www.sanbiagio.org/lectio/lectio_introduzione.htm

NELLA CHIESA CHIAMATI

Atti 13, 1-3

Si tratta di una pericope molto breve ma importante perché prepara la partenza per il primo viaggio missionario di Paolo. Inoltre ci presenta, pure attraverso una scarna essenzialità, la giovane chiesa di Antiochia viva di fervore e di entusiasmo.

Siamo all’inizio del capitolo XIII che, col 14°, descrive il primo viaggio missionario di Paolo. Egli andrà a Cipro, poi sull’altopiano dell’Anatolia e presso alcune città della Galazia.
Il suo viaggio farà emergere un problema importante: la convenienza che anche i pagani, non solo i Giudei, possono essere ammessi alla Fede cristiana. Siamo alle origini storiche della UNIVERSALITA’ della chiesa.
Nel 15° capitolo viene poi narrato come ciò avvenga.
Da notare che, al concludersi del capitolo 12° Luca racconta la tragica fine del re Erode Agrippa (il persecutore di Pietro) e, con suggestiva espressione, dice che « la Parola di Dio cresceva e si moltiplicava » (12,24)
Nella struttura di questi capitoli degli Atti è interessante cogliere come tutto è narrato in ordine al primo concilio: quello di Gerusalemme in cui una chiesa vivace sotto l’impulso dello Spirito Santo, è già missionaria e realizza la propria espansione verso tutti gli uomini.

Il brano si struttura in tre nuclei:

1. C’erano nella Chiesa stabilita ad Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone (…) Saulo »
Di come si stabilì la chiesa ad Antiochia, parla Atti 11,19 ss
Antiochia era una notevolissima città della Siria (ora Turchia). Con i suoi 500.000 abitanti rappresentava la terza città, per importanza, dell’Impero Romano.
Dopo la persecuzione che aveva infierito ai tempi del primo martire Stefano, i cristiani erano giunti fin lì, oltre che a Cipro e in Fenicia.
Presto Antiochia divenne il primo centro di evangelizzazione ai pagani. Lo stesso Paolo, nel suo primo viaggio, parte da Antiochia e ad Antiochia ritorna
I profeti cristiani sono uomini docili allo Spirito che incoraggiano la comunità dei credenti e la esortano a discernere e vivere la volontà di Dio
I dottori sono più dediti all’insegnamento che trasmettono, interpretando e approfondendo il rapporto tra l’Antico Testamento e il ricordo ben vivo dell’insegnamento di Gesù.
Luca fornisce un elenco di nomi, non si sa se completo (cfr altri elenchi in At 1.13 e At 6,5). Il primo e l’ultimo: Barnaba e Saulo, sono già noti e quindi vengono solo nominati; gli altri tre hanno una piccola nota di presentazione.
Gli esegeti vedono in Simeone detto Niger un oriundo dell’Africa, in Lucio (in greco Louka) probabilmente lo stesso Luca autore degli Atti, in M a n a è n (nome ebraico che significa « figlio della consolazione ») un uomo di nobile famiglia, data la sua amicizia con Erode Antipa, il tetrarca della Galilea.
Sono dunque uomini diversissimi tra loro, questi che erano le persone guida della giovane chiesa: a volte profeti e dottori, a volte apostoli itineranti.

2. Mentre essi prestavano servizio di culto al Signore e facevano digiuno, lo Spirito Santo disse…
Luca ci parla di un servizio liturgico a cui ovviamente prende parte tutta la comunità antiochese, ma presieduto dai cinque.
E’ l’antica chiesa radunata in preghiera, che si è preparata all’ascolto della Parola (interpretata dai profeti) con l’ascesi del digiuno. Il senso di questo esercizio ascetico?
« Col digiuno meglio si rendono evidenti gli attaccamenti del cuore. Quando si è pervenuti a libertà, si può attendere e ricevere tutto da Dio. Preghiera e digiuno possono essere vie per percepire lo Spirito di Dio e per capire ciò che Dio vuole fare con noi » (KURZINGER – citato in: Gerard ROSSE’ – Atti degli apostoli. Commento Esegetico teologico – città Nuova 1998 p 486)
Attenzione però: L’iniziativa è divina e del tutto gratuita. La sottolinea bene Luca, facendo intervenire lo Spirito Santo.

3. Lo Spirito Santo disse: Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera a cui li ho destinati »
Nella scelta dei due apostoli, i profeti, i dottori e la comunità mandano i due in missione, ma coscienti di concretizzare ciò che lo Spirito di Dio ha deciso.
Al redattore interessa, di fatto, evidenziare lo stretto legame tra volontà-azione di Dio e decisione dei responsabili, in sintonia con la comunità (cf At. 15, 23.28)
Risulta che questo importantissimo inizio dell’attività missionaria universale non è affatto dovuta all’iniziativa di un singolo (fosse pure del calibro di Paolo!), ma alla decisione della Chiesa sotto la guida dello Spirito.
Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li lasciarono partire.
Interessante! La prima celebrazione liturgica è seguita da una nuova celebrazione solenne che, nel resoconto di Luca, appare come scena di commiato, con tre elementi importanti: di nuovo il digiuno
e la preghiera,
inoltre quell’imposizione delle mani come atto di speciale
benedizione e raccomandazione a Dio, non come comunicazione di poteri (cfr invece Atti 6,6)
Quello che a Luca sta a cuore sottolineare è che l’azione liturgica della chiesa garantisce che l’opera degli evangelizzatori sarà sotto la guida e la protezione dello spirito Santo.
Sentirsi uniti e mandati dalla Chiesa è vera fonte di benedizione per il singolo.

MEDITATIO

Come ci provoca esistenzialmente questa pericope degli Atti? Ci rende avvisati, per nostra gioia, che il Signore ci chiama in seno alla sua chiesa, ci fa chiesa insieme ai fratelli, cioè ci vivifica e ci rinvigorisce con la Sua Parola e coi Sacramenti (Eucaristia e Riconciliazione), ci rende veramente « beati » perché tendiamo ad assimilare, giorno dopo giorno, la realtà del Vangelo: tutta la gioia, la ricchezza di orizzonti che esso ci offre. Al di là di tutte le difficoltà, le sofferenze, le delusioni che la vita comporta, questo lasciarsi evangelizzare nel cuore, mi abilita a capire che, proprio come Chiesa, io che ho provato in Cristo il senso profondo del mio esistere (e dunque la mia pace) non posso tenere per me questa ricchezza. Quando hai fatto una scoperta esaltante, quando hai il sole al centro del tuo cuore, puoi startene neghittoso e rannicchiato in te stesso?
Oggi molti (giovani e non) si lasciano vivere nella confusione esistenziale realizzando poi angoscia, pessimismo, noia, accusa di tutti e di tutto, da cui raccolgono solo disimpegno, frustrazione e la voglia mai sazia di evasioni di ogni tipo, con ricorrente senso di vuoto che spesso sfocia in disperazione.
A questa gente, quanto bene può fare il mio essere un laico convinto, seguace di Gesù che anzitutto crede in quel che fa: in famiglia, nel lavoro, nello studio, nell’azione sociale e poi vive lo stile delle beatitudini, con gli altri (fossero anche pochi); il coraggio delle scelte semplici, sobrie, della vita onesta e casta, il coraggio del perdono facile, del rendere bene per male e di vincere il male col bene, fino a tendere a cambiare le strutture sociopolitiche in cui vivo.
Questo è il senso dell’essere « chiamato » oggi a evangelizzare.

Due notazioni forti:

1.L’attenzione allo Spirito Santo e l’intimità con Chi invia ed assiste l’evangelizzare. Senza « pregare la Parola » ogni giorno si può fare del proselitismo ma non si comunica il Vangelo che è vita vissuta in chi annuncia.
2.Pregare con la Chiesa, sentirsi gioiosamente, umilmente Chiesa viva. L’individualismo spirituale non evangelizza. Io « servo » con Cristo e come Cristo, se servo la chiesa santa perché è corpo del signore che ha Lui per capo, la Chiesa da cui sono chiamato e da cui sono inviato.

Per la preghiera

Signore, Ti chiedo, fammi chiesa viva e dammi un cuore cattolico, dove questa espressione coincida con quanto ha detto un grande Papa:
« Cuore cattolico vuol dire cuore dalle dimensioni universali, cuore che ha vinto l’egoismo, l’angustia che esclude l’uomo dalla sua vocazione ad amare.
Cuore cattolico è cuore magnanimo, cuore ecumenico, cuore capace di accogliere il mondo intero, cuore cattolico non significa cuore indifferente alla verità delle cose e alla sincerità della parola.
Il cuore cattolico non confonde la debolezza con la bontà, non colloca la pace nella viltà e nell’apatia. Ma vivendo il Vangelo e annunciandolo, saper pulsare della mirabile sintesi di San Paolo: fare la verità nell’amore. »

Paolo VI

SABATO 1 MAGGIO 2010 – IV SETTIMANA DI PASQUA

SABATO 1 MAGGIO 2010 – IV SETTIMANA DI PASQUA

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura   At 13, 44-52
Noi ci rivolgiamo ai pagani

Dagli Atti degli Apostoli
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: « Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: « Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra »».
Nell’udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.
La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
(Nn. 33-34)

L’attività umana nell’universo
Con il suo lavoro e con l’ingegno l’uomo ha sempre cercato di sviluppare maggiormente la sua vita. Oggi poi specialmente con l’aiuto della scienza e della tecnica ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e principalmente in forza dei maggiori mezzi dovuti all’intenso scambio tra le nazioni, la famiglia umana poco alla volta si riconosce e si costituisce come una comunità unitaria nel mondo intero. Da qui viene che molti beni che l’uomo si aspettava soprattutto dalle forze superiori, oggi ormai se li procura con la propria iniziativa. Di fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere umano, sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual è il senso e il valore dell’attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle sue risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei singoli che delle collettività?
La Chiesa, che custodisce il deposito della parola di Dio, fonte dei principi religiosi e morali, anche se non ha sempre pronta la risposta alle singole questioni, desidera unire la luce della rivelazione alla competenza di tutti, perché sia illuminata la strada che l’umanità ha da poco imboccato. Per i credenti è certo che l’attività umana individuale e collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i secoli cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno divino. L’uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di tutto e, conseguentemente, di riferire a lui se stesso e tutto l’universo, di modo che, assoggettate all’uomo tutte le cose, il nome di Dio sia glorificato su tutta le terra.
Questo vale pienamente anche per il lavoro di ogni giorno.
Quando uomini e donne per procurare il sostentamento a sé e alla famiglia, esercitano il proprio lavoro così da servire la società, possono giustamente pensare che con la loro attività prolungano l’opera del Creatore, provvedono al benessere dei fratelli e concorrono con il personale contributo a compiere il disegno divino nella storia. I cristiani pensano che quanto gli uomini hanno prodotto con il loro ingegno e forza non si oppone alla potenza di Dio, né che la creatura razionale sia quasi rivale del Creatore. Sono persuasi che le vittorie del genere umano sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si amplia la responsabilità, sia individuale che collettiva. Gli uomini non sono distolti dalla edificazione del mondo dal messaggio cristiano, né sono spinti a disinteressarsi del bene dei loro simili, ma anzi ad operare più intensamente per questo scopo.

VENERDÌ 30 APRILE 2010 – IV SETTIMANA DI PASQUA

VENERDÌ 30 APRILE 2010 – IV SETTIMANA DI PASQUA

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura   At 13, 26-33
Dio ha attuato per noi la promessa risuscitando Gesù.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, giunto Paolo ad Antiòchia di Pisìdia, diceva nella sinagòga: «Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza. Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non hanno riconosciuto Gesù e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.
Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: « Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato »».

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura
Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
(Capp. 36, 1-2; 37-38; Funk, 1, 145-149)

(anche Paolo)
 
Molti sono i sentieri, una la via
Carissimi, la via, in cui trovare la salvezza, è Gesù Cristo, sacerdote del nostro sacrificio, difensore e sostegno della nostra debolezza.
Per mezzo di lui possiamo guardare l’altezza dei cieli, per lui noi contempliamo il volto purissimo e sublime di Dio, per lui sono stati aperti gli occhi del nostro cuore, per lui la nostra mente insensata e ottenebrata rifiorisce nella luce, per lui il Signore ha voluto che gustassimo la scienza immortale. Egli, che è l’irradiazione della gloria di Dio, è tanto superiore agli angeli, quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato (cfr. Eb 1, 3-4).
Prestiamo servizio, dunque, o fratelli, con ogni alacrità sotto i suoi comandi, santi e perfetti.
Guardiamo i soldati che militano sotto i nostri capi, con quanta disciplina, docilità e sottomissione eseguiscono gli ordini ricevuti. Non tutti sono capi supremi, o comandanti di mille, di cento, o di cinquanta soldati e così via. Ciascuno però nel suo rango compie quanto è ordinato dal re e dai capi superiori. I grandi non possono stare senza i piccoli, né i piccoli senza i grandi. Gli uni si trovano frammisti agli altri, di qui l’utilità reciproca.
Ci serva di esempio il nostro corpo. La testa senza i piedi non è niente, come pure i piedi senza la testa. Anche le membra più piccole del nostro corpo sono necessarie e utili a tutto l’organismo. Anzi tutte si accordano e si sottomettono al medesimo fine che è la salvezza di tutto il corpo.
Tutto ciò che noi siamo nella totalità del nostro corpo, rimaniamo in Gesù Cristo. Ciascuno sia sottomesso al suo prossimo, secondo il dono di grazia a lui concesso.
Il forte si prenda cura del debole, il debole rispetti il forte. Il ricco soccorra il povero, il povero lodi Dio perché gli ha concesso che vi sia chi viene in aiuto alla sua indigenza. Il sapiente mostri la sua sapienza non con le parole, ma con le opere buone. L’umile non dia testimonianza a se stesso, ma lasci che altri testimonino per lui. Chi è casto di corpo non se ne vanti, ma riconosca il merito a colui che gli concede il dono della continenza. Consideriamo dunque, o fratelli, di quale materia siamo fatti, chi siamo e con quale natura siamo entrati nel mondo. Colui che ci ha creati e plasmati fu lui a introdurci nel suo mondo, facendoci uscire da una notte funerea. Fu lui a dotarci di grandi beni ancor prima che nascessimo.
Pertanto, avendo ricevuto ogni cosa da lui, dobbiamo ringraziarlo di tutto. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Responsorio   Col 1, 18; 2, 12b.-9-10. 12a
R. Cristo è il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risorgono dai morti.* Con lui siete stati risuscitati per la fede nella potenza di Dio, alleluia.
V. In Cristo abita la pienezza di Dio, corporalmente, e voi avete parte alla sua pienezza, e con lui siete stati sepolti insieme nel battesimo.
R. Con lui siete stati risuscitati per la fede nella potenza di Dio, alleluia.

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