Tessere mariane : 2 Cor 5,19: lectio divina

dal sito:

http://servedimaria.diocesi.rovigo.it/documenti/rivista3-09/3_09-pag17-18.pdf

Tessere mariane

In ascolto della Parola

2 Cor 5,19: lectio divina

San Paolo, come Maria, ha accolto il dono della Parola come vocazione e come missione. La Parola infatti, viene inviata all’umanità non perché diventi un cibo da consumarsi e gustare in privato, o un gioiello dicui ornarsi per potersi rimirare egoisticamente. La Parolava condivisa, comunicata, scambiata: chi la riceve e l’accoglie viene inviato a servire gli altri.

Chiediamo la luce dello Spirito:

Donaci la tua luce, Spirito d’amore, perché anche noi, come Paolo e Maria, apriamo il cuore all’ascolto, ci lasciamo trasformare dalla Parola e sappiamo comunicarla alle sorelle e ai fratelli con trasparente semplicità. Fa’, o Santo Spirito, che le nostre vite siano davvero riflesso trasparente del desiderio mai sazio di comunione con Dio.

Dalla Sacra Scrittura leggiamo:

«Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliaticon sé in Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2Cor 5,19).

Il dono della Parola, dicevamo, è dono libero di Dio che siautocomunica all’umanità, a ciascun essere umano, in maniera personalissima e irripetibile. A ciascuno Dio si donacome Parola, in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. La storia della salvezza, narrata dalla Bibbia, è appuntola storia di questa autocomunicazione. Certo, la Bibbia usalinguaggi, forme e generi letterari diversi, alcuni dei qualiassai lontani dalla nostra sensibilità. Per esempio, non faun discorso scientifico o logico-formale per informarci delpensiero di Dio. Pensiero che, d’altra parte, è assai lontanodal nostro (cf Is 55,8-9) e richiede solo accoglienza liberae disponibile. Tuttavia, se impariamo a leggere i linguaggie le forme letterarie usate dalla Sacra Scrittura, possiamoaccostarci, con l’aiuto dello Spirito che ha ispirato quellerighe e quelle pagine, al contenuto teologico che il Signoreci vuole comunicare.

In maniera analoga, il Signore Gesù ha istituito la Chiesa,
perché potesse continuare nella storia e in ogni luogo,

la sua opera di salvezza e misericordia, di comunicazionedell’amore infinito di Dio che crea, salva e santifi ca chiamando alla piena comunione con sé ogni essere umano. Perciò, chiunque riceve il dono della Parola, in qualsiasimodo ciò avvenga – per rivelazione diretta come accaddeper i dodici, in visione come per Paolo, o nell’Incarnazionecome per Maria – è nello stesso momento chiamato ad andare per annunciare a tutti la bellezza e la ricchezza di quella stessa Parola. Essa non può restare nascosta, chiusa in uncassetto, o seppellita sotto un po’ di terra (cf Mt 25,25). «Infatti la Parola di Dio è viva, efficace» (Eb 4,12) e, seaccolta e assorbita gradualmente in profondità, germogliasempre (cf Is 55,10-11), anche in condizioni impossibili (cfMc 4,3-9). Se poi non riesce a produrre i suoi frutti, o neproduce solo pochi, ciò dipende da fattori esterni, soprattutto dalla scarsa capacità di accoglienza, quando non dallatotale chiusura del cuore di chi la riceve. La storia della salvezza è storia di riconciliazione con Dio-Trinità, che a poco a poco si rivela alle sue figlie e ai suoi figli, chiamandoli a tornare al rapporto di amoree comunione per il quale erano stati creati e dal qualesi erano allontanati con il peccato. Perciò, l’Apostoloquasi grida alla comunità di Corinto: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Egli ha compreso ilproprio servizio (“ministero”) come strumento di riconciliazione tra l’umanità e il Creatore. Egli sa bene diavere «questo tesoro in vasi di argilla» (2Cor 4,7), sabene di essere peccatore come gli altri e bisognoso diriconciliazione come tutti (cf 1Cor 15,8-11), perciò comunica innanzitutto la propria esperienza della misericordia gratuita del Signore: «Tutto questo però viene daDio, che ci ha riconciliati con sé in Cristo» (2Cor 5,19a), perché Dio «ci ha amati per primo» (1Gv 4,19; cf vv. 9-10). Dio ci ama a tal punto da non temere di chiederea noi, peccatori, di collaborare, anzi di farci protagonistidella sua opera di redenzione e santificazione (uno pertutti, l’esempio di Levi-Matteo: Mc 2,13-17 e paralleli).
La logica dell’incarnazione, del Dio che si fa uomo, limitato, piccolo e fragile, determina anche la logica ela struttura del ministero cristiano. Non potrebbe esserediverso da così, se si pensa al dono della libertà che Diostesso ci ha fatto creandoci. 


Visitazione -Giovanni Brunelli (1650)
Rovigo, Tempio della B. V. del Soccorso

¦ Tessere mariane
In che modo Maria è serva della Parola?

Il ministero della Parola è ministero profetico e di testimonianza,
servizio d’amore, perché altri possano riceverel’annuncio dell’amore di Dio. Anche Maria si è messa a
piena disposizione della Parola, così come Paolo si è fatto
«tutto per tutti» (1Cor 9,22).

La Vergine non ha viaggiato molto, non è andata in missione
come l’Apostolo, eppure anche lei ha accolto il progettodi Dio, che le sconvolgeva la vita, per donare all’umanitàil Salvatore. Maria non ha tremato, se non per un attimo,
di fronte all’immane prospettiva di diventare la madre delMessia. Non si
è chiusa in casa,
come aveva
fatto la parenteElisabetta (cfLc 1,24), anziè partita «in
fretta per unacittà di Giuda»
(Lc 1,39), proprio
per andarea servire quellaparente più anziana,
intimorita
dal dono non
più sperato di
un figlio. Il racconto
dell’incontro
delle due
gestanti, e dellaconseguentedanza di gioiadel bambino
nel grembo diElisabetta, ci
espone in forma

narrativa e drammatica la forza vitale della parola di Dio,
capace di comunicarsi al di là di ogni barriera, di ogni limite,
di ogni incapacità umana. Maria in quel momento èstrumento attivo dell’incontro, che va ben oltre il visibilee l’immediato. Ella stessa diventa evangelizzatrice e profeta.

Maria non si è vergognata delle stranezze di Gesù (cfMc 3,20-21) e tanto meno della sua condanna: lo ha seguito
e ascoltato sempre, fin sotto la Croce (cf Gv 19,25).
Ha continuato a seguirlo e ad ascoltarlo sempre (cf Gv2,1-12; Mc 3,31). Anzi, proprio nel tragico e impossibilemomento della crocifissione, Maria ha ricevuto da Gesù

in dono tutti i suoi discepoli, tutta l’umanità (cf Gv 19,2627),
quell’umanità per la cui riconciliazione e santificazione
aveva rinunciato alla propria vita privata. AncheMaria, pur consapevole della propria piccolezza – «haguardato all’umiltà della sua serva» (Lc 1,48) – non hatemuto di portare e comunicare la Parola ricevuta, conservata
e meditata nel cuore (cf Lc 2,19.51), consapevoleche la Parola con la sola propria forza compie meraviglie.
Maria, accogliendo la chiamata del Padre e in sé il donodel Figlio, si è resa permeabile allo Spirito; in lei si ècompiuto in maniera mirabile quel mistero di comunione,
che la teologia ha chiamato “inabitazione trinitaria” (cfGv 14,23-24). La Vergine di Nazaret è infatti la tutta santa,
colei che meglio d’ogni altra creatura ha potuto accogliere
il dono di Dio e comunicarlo all’umanità sofferentee afflitta dall’arida solitudine, conseguenza dell’assenzadi Dio.

Preghiamo

Maria, serva della Parola, ti sei messa a disposizione
della Trinità, perché a tutti giungesse
il richiamo dell’amore. Hai donato il corpo,
la vita, la personalità, perché il tuo Figlio
nascesse nell’umanità e si unisse a ciascuno di
noi, in virtù del suo amore. Aiuta anche noi a
mettere le nostre povere vite a disposizione
del Signore, perché possa incontrare tutte le
persone che troveremo sul nostro cammino ed
esse si lascino riconciliare con Lui, per iniziare
quel dialogo di comunione e d’amore che,
solo, dà la vita.

Impegno: Abbiamo ascoltato, meditato e pregato
la Parola; lasciamoci interpellare da essa. Come
segno dell’accoglienza e della disponibilità a lasciarci
cambiare, ci mettiamo, come Paolo e Maria, al suo servizio,
perché chi ci incontra possa ricevere il suono della
Parola e percepirne la bellezza, così che, lasciandosi
attrarre da essa, possa accogliere la riconciliazione e
l’amore che Dio dona a tutti. Impegniamoci ad accogliere
e perdonare coloro che in un modo o nell’altro ci
hanno fatto del male, perché dal nostro comportamento
intuiscano quanto Dio li ami e li chiami.
Giovanni Grosso o. carm.

«Institutum Carmelitanum» – Roma

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