Archive pour mars, 2010

buon giovedì santo

buon giovedì santo dans immagini sacre lavanda

http://andreasarubbi.wordpress.com/category/don-tonino-bello/

Santa Caterina da Siena : « Prese il calice…e disse loro ‘Questo è il mio sangue… versato per molti, in remissione dei peccati’ » (Mt 26,28)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20100401

Giovedì Santo, Messa vespertina « In Cena Domini » : Jn 13,1-15
Meditazione del giorno
Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa
Il Dialogo, 134

« Prese il calice…e disse loro ‘Questo è il mio sangue… versato per molti, in remissione dei peccati’ » (Mt 26,28)

        O Amore inestimabile ! Rivelandomi i tuoi segreti, mi hai dato il rimedio dolce e amaro che mi guarisce dalla mia infermità, e mi distoglie dalla mia ignoranza e dalla mia negligenza. Esso ravviva il mio zelo e mi riempie di un desiderio ardente di ricorrere a te. Mi hai mostrato la tua bontà, e gli oltraggi che ricevi da tutti gli uomini, anche dai tuoi ministri. Tu, bontà infinita, mi fai spargere lacrime su me stessa, che sono una povera peccatrice, e su questi morti che vivono così miseramente… Ti chiedo dunque con insistenza : fa’ misericordia al mondo e alla tua santa Chiesa !

        O povera me, quanto dolorosa è la mia anima, a causa del male che ho fatto. Non tardare più, Signore, a fare misericordia al mondo, acconsenti a compiere il desiderio dei tuoi servi … Vogliono il sangue in cui hai lavato l’iniquità e cancellato la macchia del peccato di Adamo. Questo sangue è nostro, poiché in esso ci hai immersi ; non vuoi e non puoi rifiutarlo a chi te lo chiede in verità. Per cui dona il frutto di questo sangue alle tue creature… Per mezzo di questo sangue ti supplichiamo di far misericordia al mondo.

Mat-26,26_The last supper_La Cene » (vangelo di oggi: Mt 26, 14-25)

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http://www.artbible.net/3JC/-Mat-26,26_The%20last%20supper_La%20Cene/2nd_15th_Siecle/index.html

Publié dans:immagini sacre |on 31 mars, 2010 |Pas de commentaires »

Mercoledì Santo, LETTURE: Is 50, 4-9; Sal.68; Mt 26, 14-25 – commento alle letture

dal sito:

http://liturgia.silvestrini.org/commento/2010-03-31.html

Mercoledì Santo

COMMENTO
 LETTURE: Is 50, 4-9; Sal.68; Mt 26, 14-25.

L’ultima pasqua.

Ascoltiamo di nuovo con sgomento il patteggiamento di Giuda per consegnare Cristo ai sommi sacerdoti: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo». Così viene venduto l’Agnello pasquale, così basso è il prezzo della vittima divina! Intanto si avvicina la pasqua, è la pasqua ebraica, l’ultima celebrata con quel rito antico, la prima nuova pasqua di Cristo, turgida di misteri e pregnante di amore. Proprio mentre si celebrano i grandi segni della misericordia, mentre la novità di Cristo sta per emergere in tutto il suo fulgore, lo stesso Signore deve preannunciare il tradimento di uno dei suoi discepoli. È quasi incomprensibile alla mente umana questo assurdo e meraviglioso intreccio: l’amore che perdona e il peccato che uccide. Questa è però la nostra storia più vera, la storia dell’umanità e la storia di ogni uomo, che ama, è amato, rinnega l’amore e poi diventa anche traditore. Anche se ci ripugna, dobbiamo ammettere che Giuda non è poi tanto lontano e diverso da noi. Capita anche ai prediletti di rinnegare l’amore, di vendere Cristo per poche briciole di presunta felicità e il tradimento degli amati è sempre il più doloroso. «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà». È ancora un figlio amato che lascia la casa paterna per avventurarsi, avido di libertà, nell’ignoto, nella valle dei porci. «Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Sta per consumarsi il tradimento e il sacrificio: siamo tentati di pensare che possa essere Cristo a soccombere, ma fra breve ci sarà dato di scoprire l’eterna verità: Cristo risorge glorioso e trionfante, Giuda lo vedremo impiccato ad un albero. Non vogliamo privarci della speranza che anch’egli abbia trovato la misericordia divina dall’albero della croce e della vita, ma siamo certi che il vincitore è Lui, il venduto per trenta denari, il tradito da un suo discepolo.

SEMINARI ESTIVI, 21-29 AGOSTO 2000

dal sito:

http://www.biblia.org/seminest_ebr2ml.html

SEMINARI ESTIVI, 21-29 AGOSTO 2000

“Una sola volta, alla pienezza dei tempi”: la lettera agli Ebrei,
25-29 agosto 2000.

Relatori:  Bruno Corsani e  Piero Stefani  con un intervento di Paolo Giannoni.
(vai alla: Relazione)

Quando nelle chiese la mentalità  storico-critica  era  guardata con sospetto, se non con riprovazione, la lettera agli Ebrei  era ancora considerata parte integrante delle quattordici epistole paoline. Ebbene, sull’altro versante, proprio in quegli anni tra spiriti critici circolava questa battuta:  “Lettera di S. Paolo agli Ebrei? Non è di Paolo, non è una lettera, non è agli ebrei”.
Attualmente  nessuno ritiene più questo scritto autenticamente paolino, mentre pochi sono rimasti coloro che considerano una lettera quello  che, in modo molto più convincente, appare un trattatello teologico. Restano aperti i problemi della data e dei destinatari. Per un testo  come Ebrei, basato in  tanta parte del suo argomentare sul tema del sacrificio, è  ovviamente importante sapere se è stato redatto prima o dopo la distruzione del Santuario di Gerusalemme; eppure, tuttora si oscilla tra chi lo  vuole  porre prima del 70 e chi lo data negli anni novanta o anche dopo. E chi furono i suoi primi destinatari?  Si tratta di giudeo-cristiani, magari con nostalgie per l’antico culto sacrificale di Gerusalemme? Di ebrei eterodossi? Di gentili venuti alla fede che hanno bisogno di comprendere quale senso hanno per loro le vicende e le istituzioni del popolo ebraico?
 Il fatto che sul piano esegetico molto resti tuttora irrisolto è, almeno in parte, imputabile alla grande originalità della “lettera” rispetto agli altri scritti neotestamentari. In particolare in nessun altro luogo si presenta Gesù come sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec; parimenti l’impiego dettagliato  del cerimoniale di Kippur come immagine per spiegare  la morte sacrificale di Gesù non trova riscontro altrove. Né va trascurato il fatto che proprio da questo scritto  derivi la definizione forse più celebre di cosa sia la fede, quella stessa che sorresse Dante nel suo  interrogatorio davanti a San Pietro: “fede è sustanza di cose sperate / e argomento de le non parventi” (Paradiso XXIV, 64-65; cfr. Eb11,1).
Le difficoltà esegetiche riflettono  questioni teologiche e viceversa. Il seminario, oltre ad approfondire gli aspetti storici ed esegetici del testo e a  gettare uno sguardo alla storia dell’interpretazione – con particolare riferimento al grande commento patristico di Giovanni Crisostomo -  prenderà in esame, con un taglio ecumenico e con l’intervento di un autorevole esponente cattolico, anche il problema teologico del rapporto tra il sacerdozio di Cristo, quello dei fedeli e quello ordinato presente in alcune  chiese ed assente in altre.
Bibliografia
- BONSIRVEN, San Paolo, Epistola agli  Ebrei, Ed. Studium, Roma 1962 ; S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelie sull’Epistola agli Ebrei, Edizioni Paoline, Alba 1967; O. KUSS, La lettera agli Ebrei, Morcelliana, Brescia 1966;  B. LINDARS, La teologia della lettera agli Ebrei, Paideia, Brescia 1993; M. MASINI, Ebrei. Messaggio ai cristiani, Queriniana, Brescia 1985; C. SPICQ, L’Épître aux Hébreaux, Paris 1977; A. VANHOYE, La structure littéraire de l’Épître aux Hébreux, Desclée De Brouwer, Paris 21976; in it. Struttura e teologia nell’epistola agli Ebrei (pro man.), Roma 1988 ; ID., Cristo è il nostro sacerdote, Marietti, Torino 1970;  S. ZEDDA, Lettera agli Ebrei, Edizioni Paoline, Roma 31980.

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“Una sola volta, alla pienezza dei tempi”: la lettera agli Ebrei (25-29 agosto).
Relazione

“La Lettera agli Ebrei non è una lettera, non è indirizzata agli Ebrei e non è di Paolo” : questo l’annuncio sconvolgente con cui sono stati introdotti i lavori del secondo seminario estivo (25-29 agosto 2000) ad Abbadia San Salvatore. I relatori erano il professor Bruno Corsani e il professor Piero Stefani; un intervento è stato affidato a padre Paolo Giannoni.
Il professor Bruno Corsani, nelle prime due lezioni, ha introdotto gli ascoltatori allo sviluppo del pensiero di Ebrei, e li ha informati sulle più accreditate soluzioni dei problemi storici e letterari ( autore, data, genere di testo).
Ha poi esaminato le numerosissime citazioni della Scrittura d’Israele, osservando che sono in generale indicate come parola vivente di Dio ( o dello Spirito Santo) e non come “scritti” cartacei di autori storici.
Una lezione si è soffermata sulla definizione di fede in Ebrei 11,1 e sugli esempi di fede proposti nel resto del capitolo 11, che presentano la fede già come speranza ( e come impegno di fedeltà determinato dalla speranza).
L’ultima lezione ha esaminato i brani esortativi ( parenetici) per ricavarne, in negativo, quelle che l’autore riteneva essere le manchevolezze dei suoi lettori, e in positivo la struttura dell’esortazione rivolta a loro con diversi artifici pedagogici.
Nella tavola rotonda il relatore ha presentato la teoria del Sacerdozio Universale dei credenti basandosi soprattutto su scritti di Lutero
( La libertà del cristiano e Come si debbano istituire i ministeri nella chiesa).
Il professor Piero Stefani ha sottolineato l’originalità teologica della lettera agli Ebrei e ha studiato le letture che ne sono state fatte nella tradizione, in particolare quella dei Padri.
Sotto la veste di testo prevalentemente retorico ed esortativo, Ebrei è una testimonianza significativa, e per più aspetti drammatica, di un modo in cui nella terza generazione cristiana si è cercato di comprendere il senso e l’origine della propria fede.
Dalla scelta, compiuta dal testo, di presentare l’opera di Gesù ricorrendo soprattutto alla figura del sommo sacerdote, deriva il modo peculiare di Ebrei di declinare la prospettiva cristiana del “già” e del “non ancora”.
Il compimento del sacrificio unico, perfetto e irripetibile, visto però, nel contempo, come “più potente” di quelli di necessità da ripetersi, prescritti dalla parola di Dio a Israele, diviene la maniera specifica di Ebrei per esprimere la condizione di vita della comunità credente tesa tra i due poli, contrapposti ma ineliminabili, del definitivo e del provvisorio.
Nelle  omelie di Giovanni Crisostomo sulla Lettera agli Ebrei si rileva che, per il loro autore, il passaggio dalla fede ebraica alla sequela di Cristo si configura come una rottura o un salto, insomma come una conversione nel senso più radicale del termine. Il testo è considerato una lettera, rivolta da Paolo ai giudeocristiani che correvano il rischio di ritornare all’antica fede.
La voce di Giovanni Crisostomo appare come la testimonianza di un tempo in cui il valore della tradizione ebraica come fondamento di quella cristiana era profondamente misconosciuto.
Nel suo intervento introduttivo alla tavola rotonda, padre Paolo Giannoni ha dato alcune indicazioni circa la dottrina concernente il sacerdozio ordinato, dal concilio di Efeso fino ad oggi, e ha poi ricordato che la concezione ierocratica della società cristiana, fatta derivare impropriamente dalla Lettera agli Ebrei, viene messa in causa nei documenti del Concilio Vaticano secondo.
A nostro modo di vedere, molto spazio, nelle relazioni e nei dibattiti che ne sono nati, è stato dedicato al tema del sacerdozio nella Lettera agli Ebrei e nelle sue interpretazioni ( in particolare in campo cattolico e riformato).
Forse altrettanto spazio avrebbe meritato il tema della fede, come è sviluppato nel capitolo 11 ( mirabilmente esaminato dal professor Corsani), tema che forse avrebbe potuto consentire più ricchi approfondimenti di testi dell’antica alleanza e un più ampio coinvolgimento di tutti i partecipanti.
 Accanto a questo programma di studio sono state proposte delle gite alla scoperta della regione dell’Amiata.
La prima, nel pomeriggio del 25 agosto, a Santa Fiora e ad Arcidosso, ci ha permesso di ammirare le quattro belle ceramiche robbiane della pieve delle sante Flora e Lucilla e la possente rocca degli Aldobrandeschi. Abbiamo inoltre potuto visitare l’interessante museo dedicato, presso il municipio di Arcidosso, a Davide Lazzaretti, il “profeta dell’Amiata”.
La mattina del 27 agosto ci siamo recati a San Quirico d’Orcia, che ci ha rivelato il fascino degli Horti Leonini e dell’antica collegiata, col suo misterioso bestiario scultoreo; di lì, passando per Montalcino, abbiamo raggiunto l’abbazia di Sant’Antimo, splendido e imponenete esempio di architettura romanica che ci ha accolti con la sua luce suggestiva e con la sua liturgia gregoriana.
 Nonostante il gran caldo, gli appuntamenti con lo studio biblico e con le bellezze dei luoghi hanno suscitato interesse e piacere, in quel clima di gioiosa amicizia che tanto caratterizza gli incontri di “Biblia”. Amicizia che non livella le differenze e anzi dà spazio a confronti schietti e vivaci, da cui emergono non di rado suggerimenti preziosi. Amicizia che si fa carico anche di sofferenze e lutti, e che fedelmente custodisce memorie.

Elena Salvadé Ceppi e Biancamaria Travi

SABATO SANTO 3 APRILE 2010 (la messa fa parte della domenica di Pasqua)

SABATO SANTO 3 APRILE 2010

Prima Lettura
Dalla lettera agli Ebrei 4, 1-16

Affrettiamoci ad entrare nel riposo del Signore
Fratelli, dobbiamo temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però ad essi la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti nella fede a quelli che avevano ascoltato. Infatti noi che abbiamo creduto possiamo entrare in quel riposo, secondo ciò che egli ha detto:
Sicché ho giurato nella mia ira:
Non entreranno nel mio riposo! (Sal 94, 11).
Questo, benché le opere di Dio fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in qualche luogo a proposito del settimo giorno: E Dio si riposò nel settimo giorno da tutte le opere sue (Gen 2, 2). E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! Poiché dunque risulta che alcuni debbono ancora entrare in quel riposo e quelli che per primi ricevettero la buona novella non entrarono a causa della loro disobbedienza, egli fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo in Davide dopo tanto tempo, come è stato già riferito:
Oggi, se udite la sua voce,
non indurite i vostri cuori! (Sal 94, 8).
Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. E’ dunque riservato ancora un riposo sabbatico per il popolo di Dio. Chi è entrato infatti nel suo riposo, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie.
Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza. Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto.
Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.

Responsorio   Cfr. Mt 27, 60. 66. 62
R. Deposero il Signore nella tomba, e rotolata una gran pietra sulla porta del sepolcro, la sigillarono, * e misero guardie a custodire il sepolcro.
V. Si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti,
R. e misero guardie a custodire il sepolcro.

Seconda Lettura
Da un’antica «Omelia sul Sabato santo». (Pg 43, 439. 451. 462-463)

La discesa agli inferi del Signore
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire. Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

VENERDI SANTO 2 APRILE 2010, PASSIONE DEL SIGNORE – SOLO LINK

VENERDI SANTO 2 APRILE 2010

PASSIONE DEL SIGNORE LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/triduo/VensPage.htm

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