PENTIRSI E CREDERE NEL FIGLIO GESU’ E’ L’UNICO MODO PER CONSEGUIRE LA SALVEZZA ETERNA 26/02/2006 (CENNI A PAOLO)
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PENTIRSI E CREDERE NEL FIGLIO GESU’ E’ L’UNICO MODO PER CONSEGUIRE LA SALVEZZA ETERNA 26/02/2006 (CENNI A PAOLO)
(DALLA CHIESA EVANGELICA DI TERMOLI)
Il pentimento è stato il tema centrale non solo di Giovanni Battista ma anche di tutti gli apostoli. San Paolo predicando agli ateniesi afferma: » Dio comanda agli uomini di pentirsi..e credere nel Suo Figlio Gesù, il solo e unico Salvatore »; un comando al quale l’uomo non può sottrarsi se vuole salvarsi dalla dannazione eterna. Il pentimento non è soltanto la determinazione di fare meglio nel futuro, ma ha un significato più profondo: vuol dire allontanarsi dal peccato, lo stesso peccato che ha allontanato ed allontana l’uomo da Dio, che ha fatto interrompere quel rapporto d’amore e di gioia tra il Creatore e la creatura. Il pentimento inizia con l’ammettere che Dio è giusto e che si è peccatori ai Suoi occhi, così come afferma Davide nel Salmo 51: « Io ho peccato contro Te, contro Te solo ed ho fatto ciò che è male agli occhi Tuoi ». Il peccato profana l’uomo e lo allontana da Dio privandolo della Salvezza, della pace e delle innumerevoli benedizioni. L’apostolo Pietro predicava che Gesù era risorto per essere Principe e Salvatore, per dare la remissione ad Israele e il pentimento per i peccati, perciò se ci si vuole avvicinare a Dio bisogna rivolgersi con fede solo ed esclusivamente a Gesù: in nessun altro è la remissione dei peccati e la Salvezza, ma solo nel Figlio di Dio. E’ Lui che morì sulla croce per i nostri peccati e risorse il terzo giorno; è Lui la risposta di Dio al pentimento del peccatore che può essere perdonato e riconciliato con il Padre celeste. Pentimento verso Dio e fede in Cristo Gesù sono pertanto due verità fuse in un’unica certezza: la Salvezza eterna. Il pentimento include anche un cambiamento di volontà che è il fattore importante di ogni cosa che si fa, in ogni circostanza della vita umana; pentirsi del proprio peccato è un dovere dell’uomo perché il perdono che ne consegue è un dono di Dio e come tale non può essere rifiutato. L’espressione di una volontà debole è il rifiuto di una precisa esortazione del Signore a glorificarlo, ad essere in armonia e in pace con Lui. Il pentimento, perciò, fa apparire l’uomo davanti a Dio non solo giustificato, ma anche giusto e la fede in Cristo diventa l’anello di congiunzione tra Dio e il peccatore ravveduto. Il significato del pentimento è spiegato chiaramente dal Signor Gesù nella parabola del Figliuol prodigo. Questo figlio, infatti, si pentì di quello che aveva fatto e non si limitò a piangere sui suoi peccati, non restò inattivo ed esitante sulla decisione di tornare dal padre, non rimase con i porci che pascolava per guadagnarsi da vivere, ma mise da parte il proprio orgoglio e ritornò pentito dal padre che lo aspettava per accoglierlo tra le sue braccia e per perdonarlo; si umiliò davanti al genitore e ricevette non solo il perdono, ma in suo onore venne organizzata anche una festa, la stessa festa che il peccatore pentito riceve dal Signore nel momento in cui si converte al Signor Gesù. Quando Giobbe fu cosciente di essere un peccatore affermò: « Perciò mi ritratto e mi pento », così pure l’apostolo Pietro, convinto dei suoi peccati, disse: « Sono un uomo peccatore ». E’ lo Spirito Santo che produce questa convinzione ed è per amore di Cristo che Dio perdona. Egli è disposto ad accogliere tutti coloro che si pentono e sono pronti a cambiare vita per fare sempre di più la volontà del Padre. E’altrettanto vero che non costringe nessuno perché il vero amore, e quello del Padre celeste è vero amore, non fa pressione. Chi non accetta il Suo invito a pentirsi e credere nel Signor Gesù, dovrà sopportare le conseguenze che sono quelle di vivere una vita senza Dio e la dannazione eterna. Il pentimento e la fede nel Signor Gesù sono come una buona medicina che guarisce l’anima ammalata di peccato e la riavvicina a Dio.

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