Il Tempo Liturgico di Quaresima
dal sito:
http://www.cmri.org/ital-96prog2.html
Il Tempo Liturgico di Quaresima
di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI
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Mercoledì delle Ceneri
21 febbraio 1996 (anno A)
Carissimi beneamati in Cristo,
Il Tempo Liturgico di Quaresima fa iniziare la solenne preparazione della Chiesa per la gloriosa festa della Risurrezione del Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, e vi sono molti aspetti spirituali e dottrinali della Quaresima che dobbiamo considerare per trarre opportunamente beneficio da questo tempo penitenziale.
Il primo aspetto della Quaresima è principalmente spirituale. Esso si riferisce alla storia della Quaresima, al suo scopo e fine principale. Il secondo aspetto è principalmente dottrinale e ci ricorda le tristi conseguenze del peccato — il peccato originale dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, e i peccati attuali che noi stessi commettiamo.
Quando e da chi fu istituito il tempo di Quaresima?
Molti degli antichi Padri della Chiesa, in particolare S. Girolamo, Papa S. Leone Magno, S. Cirillo di Alessandria, e S. Isidoro di Siviglia, confermano che il tempo di Quaresima venne istituito dagli Apostoli stessi, fin dagli albori della Chiesa. Essi decretarono un digiuno universale per il sempre crescente gregge di Cristo, affinchè servisse come preparazione spirituale per la festa della Risurrezione dai morti di Nostro Signore. Gli Apostoli stabilirono che, dato che il numero quaranta (40) è un numero assai ricco di significato sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, questo solenne tempo penitenziale dovesse anch’esso consistere di 40 giorni.
Quando Iddio Onnipotente ripulì dapprima il mondo dal peccato per mezzo del Diluvio Universale ai giorni di Noè, piovve 40 giorni e 40 notti. Similmente, quando Mosè e gli Israeliti vagarono nel deserto in cammino verso la Terra Promessa, viaggiarono per 40 anni nella selvatica desolazione. Infine, abbiamo il perfetto esempio di Cristo stesso, che digiunò per 40 giorni nel deserto prima di accingersi alla Sua vita pubblica.
Il concetto di digiuno è assai esplicito negli insegnamenti di Nostro Signore. Nel Vangelo di S. Matteo, leggiamo che i discepoli di S. Giovanni Battista un giorno si avvicinarono a Gesù e gli chiesero:
“‘Perché noi ed i Farisei digiuniamo spesso, ma i tuoi discepoli non digiunano?’ E Gesù disse loro: ‘Possono gli amici dello sposo affliggersi, mentre lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni, quando lo sposo sarà loro tolto, e allora essi digiuneranno ’” (Matt. 9:14-15).
Molti altri esempi tratti dalla Sacra Scrittura dimostrano il vantaggio spirituale che viene dal digiuno.
In una circostanza, durante la vita di Nostro Signore qui sulla terra, gli Apostoli si trovarono in una situazione molto imbarazzante. Essi cercavano di esorcizzare un posseduto, e non ci riuscivano. Quando Gesù fu giunto sulla scena, subito cacciò fuori il diavolo e più tardi disse agli Apostoli:
“Questo genere di demoni non si può scacciare se non con la preghiera e il digiuno” (Matt. 17:20).
Negli Atti degli Apostoli, troviamo che gli Apostoli combinavano la preghiera col digiuno come preparazione spirituale per l’ordinazione dei preti:
“Quando ebbero loro ordinato dei preti in ogni chiesa, ed ebbero pregato e digiunato, li raccomandarono al Signore, nel quale avevano creduto” (Atti 14:22).
“Mentre stavano ministrando al Signore, e digiunando, lo Spirito Santo disse loro: ‘Separatemi Saulo e Barnaba, per l’opera per la quale li ho scelti.’ Allora essi, digiunando e pregando, ed imposte le mani su di loro, li mandarono via” (Atti 13:2-3).
Nostra Santa Madre, la Chiesa Cattolica, prende seriamente le parole di Nostro Signore:
“Ma verranno i giorni, quando lo Sposo sarà loro tolto, e allora essi digiuneranno ” (Matt. 9:15).
Le leggi della Chiesa riguardo al digiuno ecclesiastico sono le seguenti: in giorno di digiuno, è permesso solo un pasto completo, con due pasti minori senza carni (colazioni), sufficienti per mantenersi in forze, ma le due piccole colazioni insieme non devono eguagliare un altro pasto completo. Queste leggi del digiuno obbligano sotto pena di peccato grave tutti coloro la cui età è compresa tra 21 e 59 anni, e che non sono legittimamente scusati. In questa legislazione, vediamo la grande prudenza della Chiesa Cattolica e come ben equilibrato sia ciò che si richiede ai fedeli. Quando gli anni della crescita fisica importante sono ordinariamente trascorsi, la Chiesa obbliga i suoi giovani adulti all’età di 21 anni a cominciare a digiunare, e quando gli adulti ordinariamente entrano nell’età della salute che declina, la Chiesa fa terminare quest’obbligo all’età di 60 anni. Coloro che sono legittimamente scusati dal digiuno, sono le persone malate o convalescenti che hanno salute delicata, le donne incinte o allattanti, e la gente che compie lavori pesanti che, a causa del digiuno, non sarebbe capace di esercitare la propria occupazione (agricoltori, mugnai, muratori, ecc.) posto che lavorino davvero per gran parte della giornata. Inoltre, professori, insegnanti, studenti, predicatori, confessori, medici, giudici, avvocati, ecc., sono scusati se il digiuno li ostacola nel loro lavoro.
Se sorgesse un qualsiasi dubbio relativo ad un caso particolare riguardo al digiuno, i fedeli possono comunque sempre far ricorso al loro confessore.
Lo scopo del digiuno è ottimamente riassunto da S. Tommaso d’Aquino:
“Si pratica il digiuno per un triplice scopo. In primo luogo, allo scopo di imbrigliare la concupiscenza della carne, come dice l’Apostolo: ‘Nelle angustie, nella prigionia, nelle sommosse, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni, vivendo nella castità, col sapere, con longanimità, con dolcezza, nello Spirito Santo, nella carità non finta’ (2 Cor. 6:5,6), poichè il digiuno è il guardiano della castità. Perchè, secondo S. Girolamo: ‘Venere è fredda quando Cerere e Bacco sono assenti.’ Il che vale a dire, la concupiscenza viene raffreddata dall’astinenza dalle carni e dal bere. In secondo luogo, dobbiamo far ricorso al digiuno affinchè la mente possa elevarsi più liberamente alla contemplazione delle cose celesti: così viene detto (Dan. 10) di Daniele che ricevette una rivelazione da Dio dopo un digiuno di tre settimane. In terzo luogo, allo scopo di soddisfare per i peccati: come è scritto (Gioele 2:12): ‘Convertitevi a Me con tutto il cuore, nel digiuno, e nel pianto e nell’afflizione.’ Lo stesso dichiara S. Agostino in un sermone (De Oratione et Jejunio): Il digiuno ripulisce l’anima, eleva la mente, assoggetta la carne allo spirito, rende il cuore contrito e umile, disperde le nubi della concupiscenza, spegne il fuoco del desiderio carnale, accende la luce della vera castità’” (Summa Teologica, Questione 147, Articolo 1).
Il secondo aspetto della Quaresima da considerare, è il male del peccato — sia il peccato originale che il peccato attuale. Si definisce peccato qualsiasi pensiero, parola, azione, desiderio, o omissione proibita dalla legge di Dio. Quando i nostri progenitori, Adamo ed Eva, peccarono, essi offesero gravemente Iddio Onnipotente. Perché sebbene il loro atto di mangiare del frutto proibito fosse un atto finito in se stesso, la loro offesa fu contro un Essere Infinito — Dio. Questa offesa, le conseguenze della quale furono l’ignoranza, la sofferenza, la morte ed una forte inclinazione al peccato, non solo privò loro ed i loro discendenti dei doni preternaturali, ma anche, e cosa più importante, privò Adamo ed Eva e la loro discendenza di quel dono più prezioso tra tutti i doni — la grazia santificante — mediante il quale l’uomo partecipa nella propria anima alla vita stessa di Dio. S. Paolo dice:
“A causa d’un uomo il peccato entrò nel mondo, e con il peccato la morte, e così la morte passò a tutti gli uomini, nel quale tutti hanno peccato” (Rom 5:12).
Quando l’uomo commette peccato, specialmente il peccato mortale, offende anche la Divina Maestà e infligge un danno spirituale alla sua anima (la morte spirituale in caso di peccato mortale). Fu proprio per soddisfare per i peccati del genere umano che Gesù Cristo sacrificò la Sua vita sulla Croce.
Se apprezzassimo veramente le sofferenze e la morte di Nostro Signore, avremmo bisogno di meditare seriamente sulla Passione. Uno dei modi per compierlo è di considerare la sacra immagine di Cristo Crocifisso quale si vede sulla Santa Sindone di Torino. Questo lenzuolo macchiato di sangue identifica con precisione le ferite inflitte a Nostro Signore secondo i Santi Vangeli.
Vi possiamo vedere a nostro vantaggio i segni delle molteplici piaghe lungo il Suo Sacro Corpo, le ferite causate dalle spine che circondarono la Sua Testa, i segni dei chiodi nelle Sue Mani e Piedi, e finalmente, l’ampia ferita nel Suo Sacro Costato.
La grande tragedia dei nostri tempi è che la maggioranza del genere umano vive come se non ci fosse Dio, non ci fossero i Comandamenti, né cose come il peccato. Ma non guardiamo alla maggioranza del genere umano — guardiamo a noi stessi. Quando avessimo la sventura di commettere un peccato, noi non potremmo addurre l’ignoranza. Nostro Signore non può dire di noi ciò che disse dei suoi uccisori:
“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!” (Luca 23:34).
Nel cominciare la nostra solenne preparazione per la celebrazione della Risurrezione di Nostro Signore — la più grande festa dell’intero anno liturgico — uniamo alle nostre preghiere, meditazioni e letture spirituali, la piena penitenza del digiuno e dell’astinenza. Coloro che non sono obbligati a digiunare dovrebbero compiere qualche speciale sacrificio che mortifichi particolarmente la loro natura umana decaduta, che è così incline al peccato.
Finalmente, nel fare penitenza durante questo tempo di Quaresima, ricordiamoci delle parole di Nostro Signore ai discepoli:
“Quando digiunate, non fate i tristi come gli ipocriti. Che si imbruttiscono la faccia, affinchè possano mostrare agli uomini che essi digiunano. In verità vi dico, che hanno già ricevuto la loro ricompensa. Ma voi, quando digiunate, profumatevi il capo e lavatevi la faccia. In modo che non agli uomini appaia che digiunate, ma al Padre vostro che è nel segreto: e il vostro Padre, che vede nel segreto, vi ricompenserà” (Matt. 6:16-18).
In Christo Jesu et Maria Immaculata,
+ Mark A. Pivarunas, CMRI
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