IL SENSO DELLA CROCE NEL MONDO CRISTIANO (San Paolo e San Francesco)
dal sito:
http://www.enzoscatragli.it/elogio_croce_5.htm
IL SENSO DELLA CROCE NEL MONDO CRISTIANO
(citazioni: 1Cor; Fil; A.T)
(San Paolo e San Francesco)
di Padre Fiorenzo Locatelli ofm
Che cosa c’è di più familiare, di più scontato, per un cristiano, del simbolo della Croce? Eppure, a noi, cristiani del terzo Millennio, farebbe bene talvolta mettere tra parentesi secoli e secoli di assuefazione all’immagine del Crocifisso per tornare a scoprire il significato profondo della Croce con il commosso stupore con cui ad essa volgevano lo sguardo i credenti dei primi secoli. La Croce, che per noi è un oggetto consueto, che infonde abitudinariamente un senso di consolazione e di pace, per i primi discepoli fu un terribile strumento di morte, riservato dal potere romano agli schiavi ribelli ed ai terroristi; da qui la drammatica domanda: come predicare il vangelo del Figlio di Dio crocifisso, cioè sottoposto al più infame dei supplizi? Follia e scandalo era ritenuta a quell’epoca la croce per coloro che si accostavano alla fede cristiana.
Eppure san Paolo, lungi dal rimuovere diplomaticamente e pietosamente l’immagine della Croce per evitare difficoltà agli evangelizzati, ne fa il centro della sua teologia (Teologia Crucis appunto), il cuore della salvezza. Scrive Paolo ai Corinzi:
« E mentre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma… potenza di Dio e sapienza di Dio »
(I Cor. 1,23-24).
»lo ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso »
(1 Cor. 2,2).
Non per la fiducia nei miracoli e per l’efficacia delle opere della sapienza umana, ma per la fede in Cristo crocifisso e Risorto l’uomo trova salvezza:
»…sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me » Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me » (Gal. 2,20).
Però, attenzione: la Croce, paradossalmente, non è più, per il cristiano, simbolo di sofferenza cieca, ma di donazione; non di morte subita, ma di vita donata. Il cristiano non è né un sadico né un masochista, e non ha alcun compiacimento della sofferenza presa a sé. La Croce di Cristo è il cuore del mondo, ma quello che noi adoriamo, il Venerdì santo, non è un oggetto di legno o un corpo morto, ma il Figlio di Dio, il Vivente, il Risorto. La Croce è il segno del suo servizio al Padre e all’uomo, nella potenza dello Spirito, in una donazione totale `fino alla morte, e alla morte di croce » (Fil. 2,8).
La Croce è il segno forte, brutale (anche se noi ne abbiamo forse un’immagine edulcorata, annacquata) di un Amore che si è fatto carne e che vince la morte, di una Vita che trionfa. Per questo san Francesco trova nel crocifisso di S. Damiano il senso della sua vocazione al servizio della Chiesa « Corpo di Cristo; per questo san Francesco alla Verna implora il dono di provare il dolore e l’amore del Cristo nella sua passione redentrice, e riceve come risposta – per primo nella storia » il sigillo delle Stimmate, cioè il segno della conformità, visibile anche nel suo corpo, alla passione di Gesù: diviene, così, il « crocifisso della Verna », uomo fatto Croce lui stesso tanto il suo amore a Dio e all’uomo lo ha conformato all’immagine del suo Signore.
La vita intera di S. Francesco è segnata dal segno della Croce. Nel suo testamento Francesco ricorda la preghiera da lui e dai suoi compagni recitata quando incontravano lungo la via una chiesa o una croce:
“Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, in tutte le chiese che sono nel mondo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”.
In particolare gode di speciale venerazione, da parte di Francesco, il Tau, la croce dalla tipica forma a T che prende il nome dall’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, e che era tanto amata da San Francesco che egli la scriveva ovunque e la usava come firma. Il Tau diviene segno di salvezza in riferimento alle parole di Ezechiele 9,4-6:
« Va’ attraverso la città… e traccia il segno del Tau sulla fronte di quegli uomini che sospirano e gemono a causa delle abominazioni che vi si commettono « .
Così pure, nel cap. 7 dell’Apocalisse di Giovanni i salvati attraverso la grande tribolazione sono quelli che portano sulla fronte il segno della salvezza.
L’abito francescano, pure, è una croce che avvolge la persona, nella stessa forma del Tau:
« Proprio perché si era racchiuso nella stessa croce, indossò anche un abito di penitenza fatto a forma di croce. In esso il santo testimoniò il mistero della croce, in quanto che, come la sua mente si era rivestita del Signore crocifisso, così tutto il suo corpo si rivestiva esteriormente della croce di Cristo » (II Cel. 106: 969).
Ma la Croce non è per S. Francesco un semplice simbolo, quasi un’astrazione geometrica. Francesco è l’uomo innamorato dell’umanità di Cristo. E’ suo il primo Presepe (Natale del 1223, a Greccio), dove egli poté contemplare con i suoi occhi il mistero dell’Incarnazione nella reale, carnale povertà e umiltà dell’umana nascita del Cristo; così è sua un’immedesimazione così profonda con l’umana passione del Cristo crocifisso da contemplarla e riprodurla nella sua persona.
La Verna è particolarmente segnata dal mistero della Croce, perché lì S. Francesco,
»nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno «
(DANTE ALIGHIERI, Paradiso, XI,106-108).
Lì Francesco, ritirato in preghiera e penitenza, nel settembre 1224 compie la sua Pasqua, assimilandosi al Crocifisso fin nelle piaghe delle mani, dei piedi, del costato.
Dopo di lui, gli stigmatizzati di tutti i secoli portano il segno vivo dell’Amore donato nel servizio. E il Crocifisso che viene collocato a Castiglion Fiorentino è questo: il Cristo fatto lui stesso Croce, l’Uomo della Croce in cui cade e scompare il legno con la sua fredda oggettività e rimane solo la pura e perfetta Umanità nell’atto di suprema donazione, il corpo slanciato verso il Padre e le braccia allargate verso tutti gli uomini.
La Verna, 1 ° settembre 2001
P.Fiorenzo Locatelli ofm
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