SALMO 41 – COMMENTO

dal sito:

http://www.sanpietrodisorres.it/Salmo41.htm


Salmo 41

«La carità copre una moltitudine di peccati»

Beato l’uomo che ha cura del debole,
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Veglierà su di lui il Signore,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.
Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
gli darai sollievo nella sua malattia.

Io ho detto: «Pietà di me, Signore; risanami, contro di te ho peccato».
I nemici mi augurano il male: «Quando morirà e perirà il suo nome?».
Chi viene a visitarmi dice il falso,
il suo cuore accumula malizia e uscito fuori sparla.

Contro di me sussurrano insieme i miei nemici,
contro di me pensano il male:
«Un morbo maligno su di lui si è abbattuto,
da dove si è steso non potrà rialzarsi».
Anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane,
alza contro di me il suo calcagno.

Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami, che io li possa ripagare.
Da questo saprò che tu mi ami se non trionfa su di me il mio nemico;
per la mia integrità tu mi sostieni,
mi fai stare alla tua presenza per sempre.

Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.
 

Gloria a te, Padre, che ci vinci sempre in generosità.
Lode a te, Figlio, che per arricchirci ti sei fatto povero.
Onore a te, Spirito Santo, che ci sostieni nella prova. Amen.
 

Preghiera salmica (di P. David M. Turoldo)

Nel giorno dell’angoscia e dell’abbandono, quando anche gli amici ci volgono le spalle,
donaci, Padre, la tua fedele protezione, perché, sostenuti dalla presenza dello Spirito,
possiamo percorrere senza incertezze il cammino che Gesù Cristo, tuo Figlio, ci ha indicato.
Amen. 

Note per la lectio:

Il Sal 41 (40) è, per i Padri della Chiesa, il lamento del Cristo “tradito dall’amico Giuda”. Infatti, Gesù stesso, nel contesto dell’ultima Cena, cita letteralmente il v. 10 del nostro Salmo: «Colui che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno», per annunciare ai Dodici il tradimento di uno di loro (Gv 13,18; cf. Mc 14,18).
A me, pregando il Sal 41 nella sua interezza, piace definirlo, più positivamente, un ex-voto di ringraziamento, che dimostra tutta la verità dell’affermazione di 1Pt 4,8: «La carità copre una moltitudine di peccati» (cf. Pr 10,12b; Gc 5,20).
Come “titolo” di questo ex-voto potremmo prendere la beatitudine con cui si apre lo stesso salmo: «Beato l’uomo che ha cura del debole, nel giorno della sventura il Signore lo libera». La prova da cui l’orante viene liberato è la malattia, considerata nella Bibbia come il castigo di un peccato (cf. Giobbe; Sal 38,4, Sal 107,17). Ebbene, l’orante è guarito dall’intervento diretto di quel Dio che punisce il peccatore, ma risana chi, come lui, ha viscere di misericordia (cf. Mt 5,7; 1Cor 13,7).
Con la beatitudine iniziale sono descritte le sette azioni di Dio in favore del suo fedele, azioni che sfociano nella Pasqua eterna, simboleggiata dal numero 8:

1.        “Lo libera”(v. 2b). 

2.        “Veglia su di lui”(v. 3a).

3.        “Lo farà vivere”(v. 3b).

4.        “Non lo abbandonerà ai nemici” (v. 3c).

5.        “Lo sosterrà nel dolore” (4a).

6.        “Gli darà sollievo nella malattia” (4b).

7.        E, alla fine, “lo solleva (lo fa risorgere)”(v. 11a),

8.        “e lo stabilisce per sempre davanti al suo volto” (v. 13).

All’atteggiamento di Dio si contrappone quello del “nemico”; tanto più esecrabile, poiché prima (come nel caso di Giuda) egli era “il confidente, il conviviale, l’amico”. Invece adesso s’accanisce contro l’ex perché, vedendolo malato, pensa sia ormai un maledetto, un abbandonato da Dio. L’orante, con tutta umiltà, ammette che la malattia di cui soffre è anche castigo per colpe personali (e chi non ne ha?), ma sa anche che nella bilancia di Dio, più del peccato, pesano le sue elemosine; perciò confida di essere guarito, a scorno dei nemici gelosi.

Note:

Il v. 12: “Da questo saprò che tu mi ami se non trionfa su di me il mio nemico”, è stato applicato dalla Liturgia al mistero dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine.
Il v. 14 è la dossologia che chiude il primo libro del Salterio. Così esso inizia con una beatitudine di tipo sapienziale = l’ortodossia (Sal 1,1), e termina con quella di tipo operativo = l’ortoprassi (Sal 41,2).

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