Omelia (07-01-2007) – La consolazione d’Israele (Is 40,1-5.9-119) – prima lettura di domani
dal sito:
http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/8974.html
Omelia (07-01-2007)
don Marco Pratesi
La consolazione d’Israele (Is 40,1-5.9-119)
La prima lettura è costituita dall’inizio di quella parte del libro di Isaia che, ancora durante l’esilio in Babilonia, annunzia al popolo la prossima liberazione e il ritorno in patria. La schiavitù di Israele è finita, Dio sta preparando una strada attraverso regioni inospitali per riportare gli esuli in patria. Dio stesso sarà pastore e guida premurosa del suo popolo.
Tutto questo sarà una chiara manifestazione della « gloria del Signore », e « ogni uomo la vedrà ». Il testo insiste sull’universalità di questa manifestazione, dicendo « ogni carne insieme », ogni uomo ugualmente, completamente (la versione CEI tralascia l’espressione, ritenendola probabilmente già tradotta nell’ »ogni uomo », ma forse è meglio dargli più risalto).
Gli eventi della storia di Israele nei quali si manifesta la gloria del Signore, sono quelli nei quali egli si mostra liberatore potente: ne è prototipo il passaggio del Mar Rosso. Ecco, dice il profeta, siamo di fronte a un nuovo esodo.
Leggiamo questo testo nella festa del Battesimo del Signore Gesù, perché esso è una manifestazione di Dio. Gesù vi è infatti rivelato e presentato al mondo come il Figlio amato del Padre, sul quale riposa lo Spirito Santo: una epifania trinitaria.
Incomincia il ministero pubblico di Gesù che, come il profeta, annunzia la consolazione d’Israele: non semplice sollievo psicologico, ma effettivo ribaltamento di una situazione di oppressione.
Gesù comincia a portare la buona notizia, ad annunziare il Vangelo del Regno di Dio: la schiavitù è finita, la vita non è più sotto il dominio di potenze estranee ed ostili, ma di Dio (vedi anche Is 52,7 e 61,1).
Dio stesso si fa pastore premuroso del suo popolo attraverso Gesù, che dirà di se stesso: « Io sono il buon pastore ».
Ogni carne, nella sua fragilità (è il tema dei vv. 6-8, omessi dal testo liturgico) è invitata a lasciarsi illuminare da questa manifestazione gloriosa di Dio. Solo così questa nostra inconsistenza esistenziale (« come l’erba ») ha accesso alla vera vita, che ci è aperta nell’esistenza battesimale: vita fondata su una Parola che « resta per sempre » e quindi liberata dalla precarietà e dalla decomposizione della morte.
Illuminati dalla luce battesimale, possiamo ripetere con gioia e convinzione l’acclamazione che la liturgia ci propone come risposta alla lettura: « Benedetto il Signore che dona la vita! ».

Vous pouvez laisser une réponse.
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.