da « Kolbe Mission » per l’Immacolata Concezione di Maria, moltissime citazioni da Paolo

dal sito:

http://www.kolbemission.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/138

1854-2004
150° dell’Immacolata Concezione

«Mi hai fatto come un prodigio» (Sal 139)

In Maria, Madre del Verbo incarnato, risplende il senso della vita l’altissima dignità della persona umana chiamata ad amare e ad esistere nella gratuità.

di Stefano M. Cecchin

Tutta la Sacra Scrittura è un cantico di lode per le meraviglie che il Signore ha compiuto nella creazione. Dio, l’essere infinito (Es 3,14), creando l’universo dona all’uomo la luce dell’intelligenza e la grazia della rivelazione cosicché gli esseri, creati «a immagine e somiglianza di Dio», possano giungere alla comprensione dello stupendo progetto divino: «il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10). Ciò significa che al centro della creazione vi è il Verbo di Dio, per questo l’apostolo Giovanni esclama: «tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1,3). Se la creazione è opera di Dio per mezzo del suo Figlio in essa il Padre ha posto l’impronta della sua sostanza e ha creato l’uomo in previsione dell’Uomo Gesù (Ebr 1,3). Anzi, l’umanità stessa è stata modellata sull’impronta del Figlio di Dio perché, secondo il disegno eterno del Padre, che si sarebbe realizzato in Gesù (Ef 3,11), con l’incarnazione l’umanità avrebbe trovato la sua pienezza: essere figli di Dio! (Gv 1,12; Rm 8,16; Gal 4,4). La dignità dell’uomo, creato per ultimo e posto a capo della creazione, si trova nel suo essere stato progettato da Dio quale «luogo dell’incarnazione» dove Dio stesso avrebbe dimorato in mezzo alle sue creature. L’antropologia cristiana concepisce l’uomo come il vero tempio di Dio, il luogo della comunione tra il creato e l’increato. È per questo motivo, insegna l’apostolo Paolo, che tutta la creazione attende con impazienza che l’uomo diventi figlio di Dio perché anch’essa beneficerà di questa filiazione (Rm 8, 20-23).

Essere figli di Dio

Cosa significa l’adozione a figli di Dio? Il Nuovo Testamento sottolinea che il Padre ci ha fatti per Lui e noi esistiamo per il suo Figlio (1Cor 8,6). Siamo stati predestinati ad essere «figli» (Ef 1,5) ed «eredi» (Ef 1,11). Figli come il Figlio ed eredi di quanto il Figlio di Dio ci ha donato facendosi «figlio dell’uomo». Questo evento ha reso l’umanità partecipe della natura divina (2Pt 1,4), non perché siamo diventati dio come Dio, ma in quanto la Trinità ha comunicato all’umanità due doni fondamentali che fanno parte della natura di Dio: la luce (1Gv 1,5) e l’amore (1Gv 4,8.16). Dio, dunque, con il dono dello Spirito Santo ha illuminato l’uomo alla conoscenza della verità (Ebr 6,4) e quando il suo Figlio si è fatto uomo, da quel momento nel cuore umano ha cominciato a battere il cuore di Dio e l’umanità è stata resa capace di «amare come Dio ama». In quest’evento si realizza la vocazione dell’uomo chiamato ad essere come il Figlio di Dio, uomo nuovo, che vive nella sempre più piena conoscenza del suo Creatore per essere in una comunione di amore con Lui e con tutte le creature.

La donna accanto al Figlio

Ma il progetto di Dio si è realizzato grazie alla partecipazione cosciente, viva e dinamica di una donna: Maria, la «piena di grazia». Accanto all’uomo Gesù vi è la donna Maria che rifulge non solo come «Madre», ma anche come «discepola», «sposa» e «sorella» del Figlio di Dio. Ai Padri della Chiesa antica era chiaro che come all’inizio della creazione fu essenziale il binomio «Adamo ed Eva», così era necessario nella nuova creazione il binomio «Cristo e Maria». E come il peccato di Adamo avvenne per la mediazione di Eva (1Tm 2,14), così la redenzione dell’umanità doveva trovare una nuova mediazione che fu quella di Maria. In effetti, se Adamo fu creato prima di Eva (1Tm 2,13), ciò era dovuto a fatto che il primo Adamo era prefigurazione del nuovo Adamo cioè il Cristo (Rm 5,14). Ma poiché l’uomo non può nascere se non dalla donna ecco che da Adamo Dio ricavò Eva, come dal Cristo e per il Cristo fu progettata Maria. E Maria fu intessuta dalla Trinità nel grembo di sua madre come colei che avrebbe accolto nel suo grembo il Figlio di Dio. La femminilità trova in Maria la sua pienezza di vocazione nella maternità, così la donna di Nazareth concepisce Colui che è il Signore e datore della vita: «In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui» (1Gv 4,9). La vita, dunque, è entrata nel mondo per mezzo di una donna perché è nel grembo della donna che ogni uomo trova la sua vita.

Maria: modello della vocazione all’amore

La grandezza di Maria è racchiusa nella sua profonda umiltà che rispecchia l’umiltà stessa di Dio. «Egli, scrive Francesco d’Assisi, essendo ricco più di ogni altra cosa, volle tuttavia scegliere insieme alla sua madre beatissima la povertà» (Epistola ad fideles [Recensio posterior], 5). La povertà di cui parla il santo di Assisi non è quella sociale, ma il «mistero nascosto nei secoli» (Ef 3,9; Col 1,26), cioè il progetto di Dio di volersi abbassare sino all’uomo per elevarlo alla sua dignità. Dio non si fa uomo per essere uguale a noi, ma perché noi possiamo conformarci a Lui. Lui abbandona la sua dignità divina per fare in modo che noi la possiamo acquistare (1Pt 2,9). E per poterla acquistare dobbiamo seguire le sue orme, metterci alla sua sequela (1Pt 2,21). Ecco allora che Maria diventa il modello della sequela, l’immagine perfetta di quello che dobbiamo diventare e allo stesso tempo la garanzia che è possibile vivere in pienezza l’insegnamento di Cristo, perché Maria lo ha vissuto nella totale dedizione di se stessa al Figlio. Maria imita il Padre che vive per il Figlio, imita il Figlio che vive tutto rivolto vero il Padre, imita lo Spirito Santo che vive totalmente dedicato al Padre e al Figlio, permettendo che l’amore circoli senza interruzione tra le Persone divine. L’Immacolata è tutta dedicata alla Trinità: figlia del Padre come il Figlio, madre del Figlio come lo è il Padre, sposa e tempio dello Spirito perché vive e agisce solamente con amore e per amore. In Maria noi siamo chiamati a riscoprire la nostra relazione con la Trinità. Lei ci rivela questo rapporto perché è stata la prima creatura a viverlo in pienezza. Così in coloro che scopriranno e imiteranno Maria: «riposerà su di essi lo Spirito del Signore(Is 11,2), ed Egli ne farà la sua dimora, e saranno figli del Padre celeste di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (Cfr Gv 14,23; Mt 5,45). Siamo sposi, quando per lo Spirito Santo l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo. Siamo fratelli suoi, quando facciamo la volontà del Padre suoche è in cielo (Mt 12,50). Siamo madri sue, quando lo portiamo nel cuore e nel nostro corpo con l’amore e con la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso sante opere che devono risplendere agli altri in esempio» (Epistola ad fideles [Recensio posterior],4853). Il segreto di Maria è stato quello di aver accolto con umiltà il Dio che voleva venire ad abitare in Lei per compiere queste meraviglie. Così l’Immacolata si svuota di se stessa per poter accogliere Colui che neppure i cieli possono contenere, Colui che è il tutto della storia e che porta a compimento l’esistenza di ogni essere. L’amore di Dio riempie il cuore e la mente della fanciulla dopo che Lei liberamente accoglie quanto l’angelo le propone. Come avvenne nel giardino di Eden così accadde all’annunciazione: come nella prima creazione il serpente sedusse Eva, così nella nuova creazione Maria venne evangelizzata dall’angelo. In entrambi i casi ciò che conta è la libera risposta umana: Dio non impone la sua presenza e il suo amore. Amare è una libera scelta! Solo all’uomo spetta accogliere il dono di Dio o rifiutarlo, mettersi alla sua sequela o seguire strade diverse. È chiaro che il dono della vita e di conseguenza la piena realizzazione della persona umana, viene offerto a coloro che accolgono la Parola di Dio e che diventano suoi figli (Gv 1,12), così la Vergine appare nella pienezza della sua significanza proprio perché da Dio ha ricevuto la «vocazione più grande» che si possa mai realizzare nella storia: essere «Madre di Dio». Nella nostra esistenza possiamo essere anche noi simili a Maria in questa vocazione quando la imitiamo nello svuotarci di noi stessi per accogliere la Parola di Dio che si incarna nella nostra quotidiana esistenza. Così siamo «madri di Dio» quando riceviamo il Corpo di Cristo nell’Eucaristia, siamo «immacolati» come Maria quando riceviamo il Battesimo e quando lo rinnoviamo nel Sacramento della riconciliazione. Possiamo essere «come Maria» ogni volta che amiamo Gesù come Lei lo ha amato, ma, allo stesso tempo possiamo essere «come Gesù» ogni volta che amiamo sua Madre come Lui l’ha amata. E proprio nella piena conformità a Cristo e a Maria si trova compendiata tutta la vocazione dell’uomo e della donna, quella vocazione che si realizza quando «ci amiamo gli uni gli altri» (Gv 15,17) come si sono amati «Cristo e Maria», «Dio e l’umanità».

Stefano M. Cecchin

Publié dans : MARIA VERGINE E SAN PAOLO |le 8 décembre, 2009 |Pas de Commentaires »

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