Omelia per domani 30 ottobre 2009, su Rm 9,1-3

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/16500.html

Omelia (30-10-2009) 
Eremo San Biagio


Dalla Parola del giorno
« Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen. »

Come vivere questa Parola?
Nei primi otto capitoli della lettera ai Romani, Paolo aveva presentato il piano della salvezza che riguarda tutti i credenti in Cristo. Qui invece con acuto dolore si sofferma a considerare il fatto che Israele, il popolo eletto da Dio, sembra restare ermeticamente chiuso a Cristo.
Nella nostre pericope, Paolo, egli stesso figlio di Israele e, da buon fariseo preparatissimo nella conoscenza delle Scritture, mette a fuoco le inestimabili ricchezze di questo popolo: l’adozione a figli di Dio anzitutto e poi quell’alleanza (patto di fedeltà nuziale) più volte stretto da Dio col suo popolo, quella legge data a Mosè sul monte Sinai per tutelare il cammino spirituale d’Israele in modo che, fuori da sbandamenti, potesse sapere bene qual è il cammino della vera vita. Anche le accurate indicazioni circa il culto solenne (esteriore nel tempio e interiore nelle profondità del cuore) le radiose promesse circa la venuta del Messia e i Patriarchi che con la loro vita intemerata le hanno tenute accese. Tutta questa ricchezza di storia di memorie e di carismi Paolo ha ben desta in cuore. E il suo dolore è questo: perché quel Cristo Gesù che viene da così sante radici, colui per cui tutto è stato fatto, non è riconosciuto per quello che è, anzi è rifiutato?

Nella mia pausa contemplativa posso dare spazio all’atteggiamento di Paolo. C’è dolore in lui, ma non recriminazione condanna giudizi malevoli critiche amare. Desidera perfino di essere « anatema » per loro. Davvero l’apostolo vive quanto annuncia: la carità copre tutto, sopporta tutto e non cessa di sperare. È così il mio comportamento nei riguardi dei ‘lontani’, di quanti pensano e sentono diversamente da me?

Signore, dammi un cuore largo, profondo e comprensivo. Che io non mi lasci irretire in confusione di idee circa la mia fede cristiana, ma non stia a sparare giudizi e condanne a chi non è sulla mia barca.

La voce del superiore generale dei frati minori
Quello di cui oggi abbiamo maggiormente bisogno è il dialogo (con le altre religioni), nella chiarezza della propria identità.
José Rodriguez Carballo 

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