Forte nella debolezza (2Cor 12,7-10)

dal sito:

http://cattedrale.arcidiocesi.gorizia.it/parrocchia/spip.php?article155

Forte nella debolezza

Il 5 luglio 2009 par don Sinuhe Marotta

Che modo paradossale di sentire il proprio valore di uomo e di cristiano esprime oggi Paolo! La lunga discussione con i cristiani inquieti di Corinto lo ha appena visto rivelare, a fatica e con pudore, le sue eccezionali esperienze mistiche. È stato fatto entrare nel mondo di Dio. Cristo stesso gli ha parlato con parole indicibili. Paolo è presente su questa terra come uno appena tornato dal cielo.

Eppure… Non sono queste le esperienze di cui intende gloriarsi. “Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze”.Che cosa ci stai dicendo, Paolo? Che cos’è questa “spina nella carne”, questo inviato di Satana incaricato di schiaffeggiarti e che, per ben tre volte, hai pregato il Signore che te ne liberi? È una malattia con effetti umilianti per il tuo corpo? È una tentazione sessuale dalla quale non sei in grado di preservarti? Ti riferisci alle incomprensioni e persecuzioni di cui sei costantemente oggetto e che ti rendono tutto più difficile? È una provocazione diretta del Maligno sulla tua persona?

È la tua debolezza, alla fine. Che sia causata da infermità, oltraggi, necessità o angosce non importa. Basta che sia vissuta per Cristo. Basta che sia vissuta in Cristo. Basta che la sua potenza si manifesti nella tua parola, che è debole, nel tuo corpo che è debole, nel riconoscimento sociale di cui godi che è debole.

Questo è il miracolo; di questo si vanta Paolo: che nella debolezza Cristo parla, che attraverso la debolezza Cristo agisce. Non solo nella salute, nella bravura o nella stima di cui gode il credente, ma nella mancanza di queste realtà il Signore è capace di agire ugualmente. Anzi, forse proprio in queste realtà di debolezza siamo capaci di contare solo sulla promessa e sulla grazia del Signore: “Ti basta la mia grazia”. Capita anche a noi. Le nostre forze, da sole, non ci sostengono.

Che cosa chiederemo allora al Signore, d’ora in poi? Di restare sempre in salute o di vivere sempre in grazia di Dio? Di riuscire bene in ogni cosa o di potergli restare fedeli in ogni cosa? Di morire il più tardi possibile o di saper vivere per Lui e secondo le sue parole il più a lungo possibile?

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Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi 12,7-10

«Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.

A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».

Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte».

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