Due raccomandazioni su S. Paolo
Ho scoperto – ossia io non lo conoscevo – un’altro « innamorato di San Paolo, il beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata, vi presento qualcosa, la storia di Giuseppe Allamano nello stesso sito, dal sito:
http://giuseppeallamano.ismico.org/index.php?option=com_content&task=view&id=992&Itemid=1.
Due raccomandazioni su S. Paolo
Scritto da p. Francesco Pavese, imc
Wednesday, 03 September 2008 17:00
Per concludere le riflessioni sul rapporto tra il Fondatore e S. Paolo, può essere interessante soffermarci ancora su due speciali raccomandazioni che il nostro Padre ci ha fatto diverse volte: anzitutto, la necessità di seguire S. Paolo come maestro di “perfezione apostolica”; poi l’importanza di leggere e studiare le sue lettere.
1. S. Paolo guida per un cammino di santità. Da quanto abbiamo riflettuto nei tre mesi precedenti risulta evidente come il Fondatore ritenesse S. Paolo maestro e modello di santità. Qui sintetizziamo il messaggio che ha voluto trasmetterci. Valorizzando il testo di 1Ts 4,3, ecco l’enunciazione di un principio basilare: «S. Paolo diceva ai cristiani di Tessalonica: È volontà di Dio che tutti siate santi». […]. Ma non in qualsiasi modo, di una santità solo esterna, e con i mezzi diversi da quelli insegnati; – seguendo e praticando quanto Egli loro aveva insegnato ed i precetti che loro aveva dato da parte di N.S. Gesù Cristo». In un’altra occasione: «Bisogna, dice S. Paolo, che operiamo la nostra santificazione con amore e timore. Prima con amore, ma quando questo non basta più, anche con timore».
Sappiamo che la proposta del Fondatore per la santità è costante, possiamo dire dal primo all’ultimo giorno della sua attività di educatore. Era in piena sintonia con S. Paolo anche su questo punto. Alle suore, durante gli esercizi spirituali, diceva: «Coraggio, fatevi tutte sante. Non è mica gelosia, sapete! S. Paolo diceva: Emulatevi nella santità: “Aspirate ai carismi più grandi (1Cor 12,31)”».
Per il Fondatore, la santità missionaria, a volte, coincide con la fedele corrispondenza alla vocazione. Ecco la sua esortazione a commento del testo paolino di 2Cor 6,1: «”Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio”: Io la applico a voi e dico: Voi non avete solo ricevuto la grazia della fede, non solo la grazia di questo tempo quaresimale, ma la grazia della vocazione, e che grazia è questa! Vocazione religiosa all’apostolato. Come dice S. Paolo, per carità non ricevete a inutilmente». Altre volte la santità coincide con l’adesione alla volontà di Dio. Oltre a quanto abbiamo sentito su questo aspetto in altro contesto, ascoltiamo questa esortazione molto decisa: «Per farci santi dobbiamo avere una volontà piena, costante; dobbiamo volere sul serio. S. Paolo appena sentì la voce del Signore sulla via di Damasco, non ha mica detto: Sì, voglio, ma adagio!… No, no; rispose subito con piena volontà: Signore che cosa volete che io faccia?».
Il 16 febbraio 1919 (allora era la Domenica di Settuagesima), il Fondatore ha fatto una lunga conferenza commentando il testo di 1Cor 9, 24ss, che inizia: «Non sapete che nelle corse tutti corrono, ma uno solo conquista il premio?». Nei volumi delle conferenze ai missionari non risulta che le parole del Fondatore siano state riprese da qualcuno. Per riportare il pensiero del Fondatore, mi riferisco, perciò, ai volumi delle conferenze alle missionarie. Dopo avere lungamente commentato il testo, il Fondatore trae delle conseguenze, che indicano un vero cammino di perfezione. Eccone una sintesi: «Da questa epistola noi possiamo dedurre tre cose: 1° – Come fare a correre? Per correre bene prima di tutto bisogna tenere ben fisso il fine per cui corriamo. […]. Dunque vedete, non bisogna mai dimenticare il fine per cui siamo su questa terra. […]. 2° – Bisogna camminare con energia. Lo dice S. Paolo: correte, ma in modo da riuscire i primi per aver la vittoria.[…]. Vedete, in questo noi manchiamo molto. Noi corriamo qualche giorno, massime dopo gli Esercizi Spirituali; e dopo la S. Comunione siamo ferventi nelle prime ore del mattino e poi… […]. Bisogna correre sempre; Lui, S. Paolo, non camminava, ma correva addirittura. Costi quel che vuole, bisogna riuscire! […] Dunque, ci vuole energia: il Paradiso non è per quelli molli. Ci son di quelli che si fermano tutti i momenti. 3° – Siccome è una lotta e la lotta fa sudare, bisogna che facciamo dei sacrifici.[…]. Fate come questo grande Santo che […] rendeva schiavo il suo corpo, non lasciava che questo comandasse all’anima».
La conclusione su questo aspetto può essere questa domanda del Fondatore: «Possiamo noi dire […] con S. Paolo: vivo io, non sono più io che vivo, ma vive in me Gesù Cristo?».
2. «Leggete e gustate le lettere di S. Paolo». Che il Fondatore fosse entusiasta di S. Paolo e innamorato delle sue lettere, oltre da ciò che diceva, lo desumiamo dal fatto che, quando teneva le conferenze domenicali, vi ricorreva abitualmente per attingere ispirazione o per rafforzare le proposte, di qualsiasi tema parlasse. Si pensi che dallo studio che sr. Rachelia Dreoni ha fatto sulle citazioni della S. Scrittura nelle conferenze alle Missionarie, risulta che il Fondatore è ricorso alle lettere di S. Paolo non meno di 520 volte. Solo nel volume “Così vi voglio” S. Paolo è citato dal Fondatore ben 88 volte.
Il 16 novembre 1913, prima di trattare il tema delle Costituzioni, il Fondatore è uscito in questa spontanea esclamazione a commento del breve componimento in inglese fatto da un allievo sulla prima lettura della Messa: «E sì! San Paolo è sempre San Paolo e dà una vita la parola di San Paolo!». Siccome S. Paolo era il «vero tipo del missionario», il Fondatore voleva che i suoi figlie e figlie si modellassero sulla personalità e sul pensiero dell’Apostolo. Ovviamente, ne conseguiva le necessità di familiarizzarsi con le sue lettere.
Tutti sappiamo quanto egli insistesse di studiare la S. Scrittura e, in particolare, le lettere di S. Paolo. Risentiamo con piacere le sue parole dirette. Ecco quanto ebbe a dire, il 18 gennaio 1928, come introduzione spontanea alla conferenza: «Oggi al 2° Notturno ci sono delle bellissime lezioni di S. Giov. Grisostomo: vorrei che le leggeste tutti qualche volta durante la settimana. Stamattina io mi fermavo su ogni parola, non andavo più avanti. S. Paolo bisogna leggerlo sovente: digerirlo, studiarlo bene. Io non avevo la fortuna che avete voi che lo studiate quasi tutto: io ho studiato l’Epistola Heb. come chierico; le altre le ho dovute studiare da me. Vi raccomando di meditare bene tutta la S. Scrittura […], ma sopratutto vi raccomando le lettere di S. Paolo e le altre apostoliche. Lì sopra si forma il vero carattere del missionario, esso dà uno spirito forte e robusto. Fate questa cura. Ascoltate il consiglio di S. Giovanni Grisostomo che dice che si è formato su S. Paolo, e difatti lo aveva digerito bene, e le sue opere ne sono piene». Anche in altra occasione il Fondatore incoraggiando allo studio della Sacra Scrittura, era ritornato sullo stesso esempio: «S. Giovanni Grisostomo, a forza di studiare S. Paolo, era un S. Paolo». Ripeteva: «Anche fra gli studi un po’ di tempo si trova [per leggere la S. Scrittura], e bisogna leggere, massime le lettere di S. Paolo.
Oltre a leggerle, bisogna amare e gustare le lettere di S. Paolo. Commentando il testo di 1Cor 4, 3-5, dove l’Apostolo dice «A me, però, poco importa di venir giudicato da voi […]. Il mio giudice è il Signore!», il Fondatore faceva questa conclusione: «Quindi non state a giudicare questo o quello, […]. Verrà il momento in cui il Signore sarà Lui a giudicare… Guardate com’è bello questo pezzo! Prendete affezione a queste lettere di S. Paolo; sono energiche, belle». Quanto il Fondatore disse ai ragazzi del piccolo seminario affidando S. Paolo come Patrono vale per tutti: «Dallo studio del Santo negli Atti degli Apostoli e nelle di Lui 14 lettere imparerete il vero zelo per farvi santi voi, e quindi salvare tante anime».
Invitando a studiare la S. Scrittura, diceva ancora: «Amiamola molto [la S. Scrittura], specialmente il S. Vangelo e le lettere di S. Paolo; bisogna prendervi affezione». Parlando della “mortificazione degli occhi”, concludeva la conferenza alle suore: «Voi avete bisogno di imitare S. Paolo; leggetele volentieri le sue lettere: sono una miniera».
A sentire il Fondatore, le lettere di S. Paolo hanno queste caratteristiche: “sono belle”, “sono energiche”, “sono una miniera”. Diventa logica la conclusione: non solo leggerle, ma “amarle”, “prendervi affezione”!
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