La domenica “del giovane ricco”: La preghiera, via sapiente verso il discernimento di ciò che è impossibile agli uomini

dal sito:

http://www.pddm.it/vita/vita_03/n_08/2ottobre.htm

La domenica “del giovane ricco”

28a del t.o. – 12 ottobre 2003 – anno B

DONATELLA SCAIOLA

Prima lettura: Sap 7,7-11
Salmo responsoriale: Sal 89,12-17
Seconda lettura: Eb 4,12-13
Vangelo: Mc 10,17-30
 

La preghiera, via sapiente verso il discernimento di ciò che è impossibile agli uomini

La prima lettura ci propone un brano tratto dalla parte centrale del libro della Sapienza (capp 7-9). Questi capitoli sono fittiziamente messi in bocca al re sapiente per eccellenza, Salomone, il quale tuttavia non deve a se stesso la sapienza, in quanto egli nacque come ogni altro uomo e quindi la sua sapienza regale gli fu accordata da Dio in risposta alla sua preghiera.

I capitoli centrali del libro della Sapienza riprendono l’episodio inaugurale della storia di Salomone, raccontato in 1Re 3,4-15 (e 2Cr 1,1-13). In quell’episodio Salomone ha domandato a Dio la sapienza, che gli è stata concessa, e tutti i doni tipici di un re gli sono stati attribuiti in aggiunta. Questo episodio costituisce la base a partire dalla quale l’autore del libro della Sapienza costruisce la sua riflessione.

Come avvenne per Salomone, così a fortiori si può affermare per ogni altro uomo, che non è sapiente per nascita. La sapienza non è un dono congenito, bisogna chiederla a Dio: « Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza ». Il tema della preghiera per ottenere la sapienza ritorna con insistenza nella parte centrale del libro (Sap 8,21). All’uomo, indigente per natura, spetta di domandare. A Dio, misericordioso per natura, spetta di esaudirlo. Questa preghiera nasce da una valutazione che l’uomo fa. Nei versetti successivi (8-10) si fa riferimento ad una gerarchia di valori, ad una preferenza espressa dopo una lunga riflessione. Normalmente l’uomo dà importanza ad alcuni valori, come la salute, una vita lunga, il potere, la ricchezza, mentre l’autore ricostruisce la sua scala di valori, attribuendo la preminenza alla sapienza. Inevitabilmente sorge la domanda relativa al perché della preferenza accordata a qualcosa che immediatamente non appare tanto significativo a fronte di beni ben più appetibili. Si potrebbe dire che dalla preghiera viene una luce che illumina l’esistenza e consente all’uomo di andare al di là delle apparenze, scoprendo una realtà profonda che diventa come una sorgente dalla quale zampilla la vita, per cui è meglio abbeverarsi ad essa piuttosto che cercare ristoro in altri beni che appaiono non come cattivi, ma non altrettanto rilevanti. Saremmo qui di fronte alla problematica, tipicamente sapienziale, della scelta non tra bene e male, perché questa, secondo gli autori antichi e certi maestri moderni di spiritualità, come sant’Ignazio di Loyola, sarebbe semplice, elementare, da fare, ma tra ciò che è bene e ciò che è meglio, un discernimento che si può fare appunto nella preghiera.

Questo testo ci richiama al primato dei beni interiori, anzi, annuncia, come fa la liturgia odierna, l’episodio del giovane ricco nel Vangelo.

Pronunciando la sua chiamata: « Vieni e seguimi », Gesù propone al discepolo di costruire la sua vita sulla rinuncia a tutti i legami della terra. D’altra parte, la sapienza porta con sé tutti i beni ai quali l’uomo l’ha preferita; anche Cristo promette « Già ora cento volte tanto, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna ». Rilevati questi evidenti punti di contatto, vediamo più da vicino il brano evangelico.

I tre Vangeli sinottici ci offrono la narrazione di un incontro di Gesù. Un uomo lo avvicina chiamandolo « maestro buono » e gli domanda come avere accesso alla « vita eterna ». La domanda rivolta a Gesù dall’uomo non è sorprendente. La rivolgevano i discepoli ai loro maestri. Si legge, per esempio, che quando rabbi Eliezer si ammalò, vennero a fargli visita i suoi discepoli e gli dissero: « Rabbi, insegnaci le vie della vita, perché possiamo ottenere la vita del mondo futuro ». Rispose: « Abbiate attenzione per l’onore dei vostri compagni, ammonite i vostri figli dal (puro) leggere (la Scrittura) e fateli sedere fra le ginocchia dei discepoli dei dotti, e quando pregate sappiate di fronte a chi state! Così voi otterrete la vita del mondo futuro ».

L’uomo formula la domanda sul fare per avere la vita, mentre Gesù lo rimanda al rapporto globale con il prossimo. Gesù cioè lo rimanda ai comandamenti del Decalogo, la via che il Dio buono ha tracciato nella sua misericordiosa bontà. Gesù lo rimanda a quello che l’uomo già sa: « Tu conosci ». Che cosa? Non tanto la Legge, ma Colui al quale la legge rinvia. Marco riporta cinque comandamenti del Decalogo mosaico, ai quali aggiunge « non frodare », secondo la linea generale delle prescrizioni concernenti il prossimo. L’uomo sembra alla ricerca di qualcosa di speciale, di una indicazione nuova, mentre Gesù lo rinvia ad una risposta nota.

Perché Gesù non richiama i doveri verso Dio? Si può pensare che essi siano evocati dalle parole di Gesù : « Dio solo è buono ». Con il rinvio a Dio solo, ha messo in atto di fronte a noi i comandamenti riguardanti Dio, in una maniera più radicale e diretta che non recitandoli.

L’uomo ha ascoltato già la legge di Dio, anzi, l’ha messa in pratica fin dalla sua gioventù, ma resta ancora disponibile a fare qualcosa di più. Questa ulteriorità gli viene indicata da Gesù che lo invita ad essere discepolo. In quanto adesione ad una persona, la condizione del discepolo va oltre la fedeltà alla legge. Chi ha osservato i comandamenti è un buon giudeo, ma non è ancora entrato in comunione con Gesù, non è diventato cristiano. Il segno distintivo dell’identità del discepolo è di seguire Gesù in modo esclusivo, perché come si dice altrove nel Vangelo, « non si può seguire Dio e mammona ». Seguire Gesù richiede un atteggiamento netto, senza compromessi.

Da un dialogo particolare si passa ad un insegnamento generale che coinvolge i discepoli. Gesù parla della difficoltà di chi è ricco e sorprendentemente, i discepoli, che avevano effettivamente lasciato tutto per seguire Gesù, si sentono toccati dalle sue parole (« I discepoli rimasero stupefatti…e ancora più sbigottiti… »). Evidentemente hanno compreso che il discorso di Gesù non riguarda solo alcune categorie di persone, ma potenzialmente tutti, dal momento che ci sono molti tipi di ricchezza.

Il confronto che Gesù stabilisce (« è più facile a un cammello attraversare la cruna di un ago che a un ricco entrare nel regno di Dio ») non deve essere avvertito come una minaccia, ma intende solo sottolineare il carattere del tutto gratuito della salvezza. La domanda dei discepoli è più generale del caso della ricchezza: « Chi si potrà dunque salvare? ». È una domanda che riguarda la debolezza dell’uomo di fronte alle esigenze di Dio, non soltanto la difficoltà del ricco di fronte alla necessità del distacco. Tuttavia è una domanda posta male perché suppone che sia l’uomo, con le sue forze, con le sue opere, a salvarsi, mentre invece la salvezza è dono di Dio, da calcolare dunque sulla sua potenza più che sulle proprie forze. L’uomo, povero o ricco che sia, non può salvare se stesso. Solo l’amore di Dio può salvarlo, come ricorda la risposta ultima di Gesù alla perplessità umana espressa dai discepoli; in essa si richiama l’autentico atteggiamento dell’uomo: « Tutto è possibile a Dio ». È una citazione delle parole che il Signore rivolse ad Abramo quando Sara si mise a ridere al pensiero di diventare madre nella sua vecchiaia (Gn 18,4).

Dio, che può « suscitare figli di Abramo dalle pietre », è anche capace di salvare coloro che hanno resistito ai suoi inviti, perché la grazia della salvezza si apre una strada attraverso le reazioni degli uomini: tristezza, stupore, reticenza, ecc.

La reazione di Pietro permette a Gesù di approfondire ulteriormente questo punto: la vita eterna è una grazia; non c’è dunque bisogno di fare cose straordinarie, ma di ricevere e accettare tutto ciò che viene dato, a condizione di spogliarsi da ogni presunta ricchezza e sufficienza.

In questo brano evangelico si noti che per tre volte si menziona lo sguardo di Gesù. Al v 21 Gesù fissa l’uomo con uno sguardo creatore, capace di rispondere al suo desiderio di vita. Di nuovo Gesù guarda i discepoli (23 e 27) sbigottiti, e di nuovo il suo sguardo è preannunzio di parola creatrice, è l’annuncio della signoria assoluta e unica di Dio che equivale alla liberazione completa dell’uomo dalle sue tristezze e impotenze.

Riflessi dorati che lusingano e abbagliano…

Celebrare nella bellezza

* Il nostro incontro con Cristo Maestro nella liturgia avviene in maniera simbolica cioè reale, attraverso l’esperienza rituale. Il rito ci accoglie, ci accompagna, ci conduce a realizzare quest’incontro; di qui usciamo inviati in missione, ad operare la carità che dona contenuto e verità alla nostra celebrazione rituale. La carità ci fa somiglianti a Dio, tutto carità: è carità prendersi cura dei propri figli, lavare, stirare, preparare la tavola… è carità consumarsi nel lavoro della terra o altro, studiare per migliorare le condizioni dei fratelli, insegnare, scrivere… In tutto questo siamo segno per i fratelli di come Dio si prende cura di ciascuno di loro e, spendendo concretamente la vita professiamo che è stata realmente donata come quella di Gesù, proprio come abbiamo detto nel rito liturgico, che diversamente è vuoto e menzogna.

* Per affrontare bene l’anno liturgicopastorale, occorre ricomporre un buon gruppo liturgico (GL), vario, ricco di diverse competenze, entusiasta e generoso, pieno di carità. Dovranno far parte di questo gruppo: – un responsabile fisso, magari per due o tre anni; – il presbitero che presiederà l’assemblea liturgica; – rappresentanti della comunità di età diverse, di diversa estrazione sociale, movimenti… – chi si prende cura della musica e del canto; – della lettura e redazione di eventuali testi di monizioni e preghiere; – chi ha cura della chiesa edificio, del suo decoro e della sua pulizia, della manutenzione dei microfoni, illuminazione ecc… – il sacrista; – alcuni bambini o almeno i loro catechisti; – un membro del gruppo poi verrà incaricato di trasmettere agli animatori assenti le conclusioni e scelte dell’incontro.

* Quando e quante volte si dovrà radunare il GL? Si dovrà stilare un programma a lungo termine: per esempio circa la formazione dei membri, le scadenze principali dell’anno liturgico, ecc..; un programma a medio termine preparando in concreto un segmento dell’anno; infine si radunerà nell’immediatezza delle scadenze, avvenimenti e feste che riguardano la comunità. I punti di riferimento per il GL sono la Pasqua, gli altri tempi liturgici, la domenica.

* Confluiscono, nelle competenze del GL, tre ambiti principali: la Parola di Dio con tutte le conseguenze (studio delle Scritture, lectio divina, formazione dei lettori che diverranno i catechisti migliori, ricordiamo che un ministero liturgico deve avere sempre un risvolto di carità e servizio!). La musica e il canto è il secondo grosso ambito di impegno; il canto e la musica non solo danno solennità alle feste ma aiutano a cogliere il mistero celebrato e a farne l’esperienza coinvolgente. Un terzo ambito è la cura e l’attenzione allo spazio liturgico celebrativo dove possono entrare tutte le espressioni dell’arte: architettura, scultura, pittura, scrittura delle icone, decoro floreale, arredo…

* Non abbiate paura a divenire povere, disse tempo fa una signora a delle suore! Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio (cf Vangelo). La ricchezza non consiste soltanto nel denaro, questa è certo quella che tenta di più e la più facile, ma ci sono tante ricchezze fatte a volte di nulla ma a cui si è molto, molto attaccati; sono le proprie idee, cultura, potere, talenti, ceto sociale, istruzione… Per essere discepoli di Gesù occorre farsi poveri anzi, lasciarsi fare poveri! lasciare tutto, tutto! Come Gesù che spogliò se stesso e si fece piccolo nel seno di Maria come piccolo era da sempre nel seno del Padre suo.

* La liturgia educa ad essere poveri, in essa infatti offriamo a Dio ciò che abbiamo di proprio nostro e abbiamo ricevuto da lui: il nostro corpo, quello che siamo, le nostre persone. Quando usciamo dall’Eucaristia domenicale noi non ci apparteniamo.

* Quanti di noi animatori e quante nostre assemblee sono consapevoli di ciò? Va da sé che s’impone con urgenza un serio lavoro anche su noi stessi, un serio confronto con Gesù. Nel cuore del cristiano i vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia, ci sono proprio tutti, nessuno ne è risparmiato. Occorre pertanto la preghiera, il lavoro su se stessi con una guida spirituale, l’obbedienza allo Spirito, il confrontare la nostra coscienza con quella filiale di Gesù, la fede nella forza salvifica dei sacramenti e il ricorso ad essi. Questo è vero culto, non i riti perfetti che pure ci vogliono perché sono segno-simbolo di tali atteggiamenti!

* Il GL ha pertanto un’intensa vita spirituale (= secondo lo Spirito, condotti dallo Spirito, nell’obbedienza allo Spirito Santo… una vita filiale come quella del Figlio…). Fa questo per sé e poi aiuta i fratelli. Se ci si abbandona alla liturgia Cristo si forma gradatamente in noi, anno dopo anno, domenica dopo domenica. Chi si abbandona alla liturgia davvero non può più fare come vuole, si impone per lui di essere vero con coerenza e di fare la verità. Al termine della vita allora, Cristo, giudice misericordioso, guardandoci, vede se stesso in noi e il Padre vede la Trinità, ed entreremo nella gloria sua.

* Chi è povero è libero e possiede tutto, senza contare poi che ogni cosa che serve e ci è necessaria ci è data come un regalo in sovrappiù. In quella casa si vive da poveri e la Provvidenza non manca mai, arriva quanto serve anche per aiutare i fratelli! Dio vuole che ci si attivi ma non vuole l’affanno: qui sta la sapienza: per quale realtà vale la pena angustiarsi? Per il Regno di Dio! che ha da venire in noi e nel mondo come la vera ricchezza; esso consiste nella comunione e familiarità con Dio, nella grazia, nello Spirito Santo. C.C.

Publié dans : OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |le 11 octobre, 2009 |Pas de Commentaires »

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