Archive pour septembre, 2009

Giovanni Cassiano: « Venite e imparate da me » (Mt 11,29)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090928

Lunedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario : Lc 9,46-50
Meditazione del giorno
Giovanni Cassiano (circa 360-435), fondatore di monasteri a Marsiglia
Conferenza, n°15, 6-7 ; SC 54, 216

« Venite e imparate da me » (Mt 11,29)

I grandi nella fede non si prevalevano affatto del loro potere di compiere meraviglie. Professavano che il loro merito non contava nulla, ma che la misericordia del Signore aveva fatto tutto. Se qualcuno ammirava i loro miracoli, essi rifiutavano la gloria umana con parole prese in prestito agli apostoli: «Fratelli, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest’uomo?» (At 3,12). Ritenevano infatti che nessuno dovesse essere lodato per i doni e le meraviglie di Dio…

Tuttavia a volte capita che uomini portati al male, riprovevoli riguardo alla fede, scaccino i demòni e compiano prodigi nel nome del Signore. Di questo gli apostoli si lamentavano un giorno: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci». Per ora Gesù risponde: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi» (Lc 9,49-50). Ma quando, alla fine dei tempi, costoro diranno: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?», egli attesta che risponderà: «Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7,22-23).

A coloro che lui stesso ha gratificati con la gloria dei segni e dei miracoli, Il Signore raccomanda di non innalzarsi sopra gli altri per questo motivo. «Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20). L’autore di tutti i segni e miracoli chiama i suoi discepoli ad accogliere la sua dottrina: «Venite, dice loro, … e imparate da me» – non a sciacciare i demòni con la potenza del cielo, né a guarire i lebbrosi, né a rendere la vista ai ciechi, e nemmeno a risuscitare i morti, bensì egli dice: «…imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11, 28-29).

Sant’Agostino: « Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo… non perderà la sua ricompensa »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090927

XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B : Mc 9,38-43#Mc 9,45-45#Mc 9,47-48
Meditazione del giorno
Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Nordafrica) e dottore della Chiesa
Esposizioni sui salmi, 36, 3

« Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo… non perderà la sua ricompensa »

       Da’ cose temporali, e ricevi quelle eterne; da’ la terra e ricevi il cielo. Forse dirai: ma a chi darò? … Ascolta la Scrittura, in qual modo puoi prestare al Signore: «Presta al Signore – dice – chi ha compassione del povero» (Pr 19,17). Infatti il Signore non ha bisogno di te, ma tuttavia tu hai un altro che ha bisogno di te; dona a lui, e il Signore riceverà. Perché il povero non ha di che restituirti quanto gli dai; e tuttavia vorrebbe restituire, ma non trova con che farlo; sola gli resta la buona volontà di pregare per te. Ma quando il povero prega per te, è come se dicesse a Dio: Signore, ho avuto un prestito, fa’ tu fede per me. Ne consegue che, anche se il tuo povero non ti può restituire, hai però un capace garante. Ecco che Dio nella sua Scrittura dice: da’ sicuro, io restituisco. Io restituisco, io ricevo, tu dai a me.

       Pensiamo forse che Dio dica questo: io ricevo, è a me che tu dai? Certamente, se Dio è Cristo, del che non si può dubitare, Egli stesso ha detto: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare». E quando essi gli dicono: «Quando mai ti abbiamo visto affamato?», per mostrare di essere il garante dei poveri, il garante di tutte le sue membra, … dice: quando lo avete fatto «ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me» (Mt 25,35s).

Omelia alla prima lettura di domani: Nm 11, 25-29

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/16174.html

Omelia (27-09-2009) 
don Marco Pratesi
Lo Spirito di Mosè

L’episodio narrato nella prima lettura si colloca in un momento di difficoltà di Mosè, che si sente impari a svolgere la missione di guidare un popolo così turbolento in una situazione così difficile. Il contesto immediato è la richiesta di carne da mangiare, all’origine dell’episodio delle quaglie (11,4-6). Nel frattempo Mosè si è sfogato con il Signore, fino a concludere: « Io non posso, da solo, portare tutto questo popolo; è troppo grave per me. Se mi vuoi trattare così, piuttosto fammi morire » (vv. 14-15). Dio risponde: scegli settanta anziani e portali alla mia presenza; farò scendere su di essi il mio spirito, e loro ti aiuteranno a « portare » il popolo (vv. 16-17). Il che viene descritto nella odierna pericope liturgica.
Il dato centrale è che sui settanta riposa lo stesso Spirito di Mosè. In questo caso lo Spirito è dato per la guida del popolo. Per la sua azione, come Mosè ha saputo guidare Israele sulla base della volontà di Dio, gli anziani sapranno fare lo stesso, ovviamente in sottordine rispetto a Mosè. Qui evidentemente si ha presente la situazione posteriore ai fatti dell’Esodo: il consiglio degli anziani era infatti una istituzione, di cui si parla ancora ai tempi di Gesù, insieme al gruppo dei sacerdoti (cf. Mt 21,23; 26,3.47; 27,1.3.12.20.41 etc.). Il testo intende affermare l’origine mosaica dell’istituto: dotate dello stesso spirito di Mosè, le guide del popolo sapranno portarne avanti la missione, sulla base della legge che egli ha lasciato a Israele. In questo senso, e non tanto nel senso stretto del termine, essi sono « profeti »: l’episodio profetico di cui sono protagonisti rimane isolato (« non lo fecero più dopo »), perché non è quello il loro compito, ciò di cui lo Spirito ricevuto li rende capaci. Essi svolgono il servizio dell’autorità, non quello della proclamazione della Parola.
Il secondo elemento è dato dall’episodio dei due assenti, che ricevono lo stesso spirito essendo del gruppo ma non essendo presenti alla tenda del convegno. Mi pare che il senso dell’episodio sia essenzialmente questo: l’azione dello Spirito supera le distanze. Non è necessario essere fisicamente presenti a questa « pentecoste mosaica ». Non occorre una prossimità fisica con Mosè per avere il suo Spirito. Questo va nella stessa direzione di quanto abbiamo detto: lo Spirito di Mosè può continuare la sua azione nella storia del popolo tramite il servizio dell’autorità affidato agli anziani, anche se essi sono « fisicamente » lontani da Mosè, dalla tenda del convegno e dall’esperienza dell’Esodo. Di questo appunto si rallegra Mosè: che lo Spirito di Dio possa superare i limiti della sua esperienza e della sua storia, per « debordare » nell’esperienza del popolo. La fase mosaica è certamente costitutiva, ma il resto della storia non è inaccessibile allo Spirito che quell’esperienza ha guidato. 

Omelia del giorno 27 Settembre 2009 (Vescovo Riboldi)

dal sito:

http://www.vescovoriboldi.it/Omelie/2009/set/270909.htm

Omelia del giorno 27 Settembre 2009

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Guai a chi dà scandalo!

Le parole, che oggi Gesù ci offre, sono un serio motivo di riflessione.

Pesa quel ‘Guai a chi dà scandalo’. È un male che colpisce e può lasciare il suo marchio per la vita.

Leggiamo subito il Vangelo di Marco:

« In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: ‘Maestro abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri. Ma Gesù disse: `Non glielo proibite, perché non vi è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi, è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel nome mio, perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa’.

E dopo avere fatte queste meravigliose affermazioni, che aprono tanto spazio a chi fa il bene – e ce ne sono tanti anche oggi, per fortuna – Gesù irrompe con un discorso duro, ma di grande attualità: un richiamo che mette rende tutti noi vigili e ci impone di interrogarci se per caso abbiamo comportamenti che meritano ‘Guai! ‘.

« Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo, è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, càvalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo che essere gettato con due occhi ‘nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue ». (Mc. 9, 37-47)

La Parola di Dio davvero scombina le nostre posizioni, in un tempo, oggi, in cui – è incredibile ed assurdo – ‘fare scandalo è di moda’, è diventato come un modo di affermarsi.

Ognuno di noi, venendo alla vita, in fondo – anche se si crede autonomo ed autosufficiente – è `quel’ bambino, di cui parla l’evangelista Marco: un piccolo essere, fragile, povero, inesperto, condizionabile, esposto alla tempesta dello scandalo che può abbattere in lui, a volte precocemente, ogni desiderio di ‘grandi prospettive’, come ci offre il Maestro, così come può essere aiutato ad aprirsi al bene che, lentamente, può fare crescere in lui e rassodare grandi virtù, che è poi l’abito della santità con cui Dio adorna i suoi figli che tanto ama.

E suscita grande tenerezza il Vangelo, quando ci presenta ‘Gesù, che prende un bambino tra le sue braccia, – come a difenderlo – , lo mette in mezzo alla gente ed afferma: ‘Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome accoglie me’.

E suscita grande tenerezza il Vangelo, quando ci presenta ‘Gesù, che prende un bambino tra le sue braccia, – come a difenderlo – , lo mette in mezzo alla gente ed afferma: ‘Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome accoglie me’.

È come se Gesù volesse trattenere tra le sue braccia la debolezza di chi desidera essere difeso dalle tentazioni dello scandalo.

La realtà è che oggi, tutti, senza distinzioni, viviamo in questo mondo che pare non abbia più alcun pudore nello sfasciare ciò che è veramente bello agli occhi di Dio, per imporre le mostruosità del vizio, dell’egoismo, che sono la triste immagine del dominio del male che vuole imporsi e si impone con gli scandali sempre più numerosi.

Scriveva il caro Paolo VI, nel settembre 1964:

« Innanzitutto voi non troverete più nel linguaggio della gente perbene di oggi, nei libri, nelle cose che parlano degli uomini, la tremenda parola che invece è tanto frequente nel mondo religioso, la parola ‘peccato’. Gli uomini nei giudizi odierni, non sono più chiamati peccatori. Vengono catalogati come sani, malati, bravi, buoni, forti, deboli, ricchi, poveri, sapienti, ignoranti, ma la parola ‘peccato’ non si incontra mai. E non torna perché, distaccato l’intelletto umano dalla sapienza divina, si è perduto il concetto di peccato. Pio XII affermava: ‘Il mondo moderno ha perduto il senso del peccato’, che cosa sia, cioè, la rottura dei propri rapporti con Dio. Il mondo non intende più soffermarsi su tali rapporti. Cosa dice a volte la nostra pedagogia: `L’uomo è buono: sarà la società a renderlo cattivo’. Viene adottata, come nonna, una indulgenza molto liberale, molto facile, che spiana le vie ad ogni esperienza, come se il male non esistesse. Ma come a contraddire tutto questo, guardate se c’è un filo ottimista nella produzione moderna; guardate se nei premi letterari, c’è un solo libro presentabile, che dichiari essere l’uomo buono, che esistono ancora delle virtù. Dilaga, al contrario, l’analisi del tanfo, della perversione umana, con la tacita, ma inesorabile sentenza che l’uomo è inguaribile. Ma Gesù vede e guarda a noi, che siamo povera gente, con tanti malanni, pronto a guarirci e ridarci quella veste del ‘bambino’ che è la vera grandezza nostra ».

Eppure lo scandalo è un vero trauma dell’anima di chi lo riceve: un trauma che a volte incide nel profondo del cuore, dando un corso diverso e sbagliato ad un’intera esistenza. Un vero attentato all’anima.

Chiunque di noi abbia conservato un retto giudizio della vita, sa che è sopportabile e meno dannoso un incidente, che in qualche modo mutila il nostro corpo, di uno scandalo che intacchi l’integrità del cuore.

Oggi, anche S. Giacomo usa toni duri, come a darci la sveglia, se abbiamo permesso che ‘le mode’ ci addormentassero la coscienza.

« Ora a voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme, il vostro oro e argento sono consumati dalla ruggine; la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!

Ecco il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti.

Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza ». (Gc. 5, 1-6) Davvero viene voglia di uscire da questo ‘mondo’, per assaporare la bellezza della virtù, della bontà. E c’è, per grazia di Dio, tanta, ma tanta gente semplice, che sa ancora conservare la bellezza e la dignità dell’anima e della vita, come un tesoro che dà felicità.

Ricordo, un giorno, parlando in cattedrale proprio su questo tema: Guai a voi, ricchi!, al termine dell’omelia verme una signora, che aveva sul volto, sfatto dalla fatica, una luce, come un riflesso del cielo. Conservava, per la sua vecchiaia, un gruzzolo, che teneva gelosamente custodito. Volle a tutti i costi privarsi di quel poco che aveva risparmiato.

E a me, che cercavo di far capire che il suo non era uno scandalo, ma una necessità, rispose: `Voglio avere un cuore libero da tutto e così assaporare la gioia di avere in cambio due ali che mi facciano volare verso Dio’.

Ce n’è, più di quanto pensiamo, di questa brava gente. Proprio vero il proverbio che afferma: ‘Fa molto rumore l’albero che cade: è silenziosa la foresta che cresce’.

Se è vero che lo scandalo tiene banco nella comunicazione e nel mondo, è altrettanto vero che è `la foresta’ a farci sentire cittadini del Cielo.

Ci rattrista che nella mentalità di oggi non faccia meraviglia che ci sia chi offre scandalo, ma, proprio per questa tendenza, purtroppo generalizzata, suscita ancor più profondo stupore, chi vive con coerenza la propria vocazione alla santità: è il salutare ‘scandalo evangelico’, inteso come verità di vita.

Quanta gente buona incontro ed ogni volta è sentire che Dio è con noi meravigliosamente.

Per la mentalità del mondo – stupidamente – fa scandalo la ragazza intelligente, che non si piega alla moda senza pudore, l’imprenditore onesto che rispetta l’operaio, come fosse un fratello e non una cosa, il giovane retto che non ci sta ai compromessi con il vizio.

Credo proprio che oggi, forse più di un tempo, si avverta in tanti il desiderio di svincolarsi da una mentalità disonesta, che brucia ogni dignità e bellezza del cuore, cercando ‘l’aria pulita di una condotta intelligente ed onesta’.

Quando si ha un cuore tanto aperto, Dio sa immediatamente trovare la strada per accostarsi e ci attende l’abbraccio di Gesù, che ci vede tornare ‘bambini’ ….da Regno dei Cieli!

Scrive Mario Luzi in Nostalgia di Te:

« Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto.

È bella e terribile la terra: ci sono nato quasi di nascosto, ci sono cresciuto,

tra gente povera, amabile e tante volte esecrabile. Il cuore umano è pieno di contraddizioni, ma neppure un istante mi sono allontanato da Te. La vita sulla terra è dolorosa, ma è anche gioiosa…

Sono stato troppo uomo tra gli uomini oppure troppo poco? Il terrestre l’ho fatto troppo mio o troppo poco?

Sono venuto sulla terra per fare la Tua volontà eppure talvolta l’ho discussa.

Sii indulgente, Ti prego, con la mia debolezza.

Ma da questo stato umano d’abiezione, vengo a Te, nella mia debolezza. Comprendimi!

Quando saremo in Cielo ricongiunti, sarà stata grande prova ed essa non si perde nella memoria dell’eternità ».

Antonio Riboldi – Vescovo

Publié dans:OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |on 26 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

DOMENICA 27 SETTEMBRE 2009 – XXVI DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 27 SETTEMBRE 2009 - XXVI DEL TEMPO ORDINARIO dans Lettera ai Colossesi Bom2

(Vangelo di Marco: « …non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me »)

DOMENICA 27 SETTEMBRE 2009 – XXVI DEL TEMPO ORDINARIO

MESSA DEL GIORNO LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinB/B26page.htm

PRIMI VESPRI

Lettura breve   Col 1, 2b-6
Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro. Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute circa la vostra fede in Cristo Gesù, e la carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l’annunzio dalla parola di verità del vangelo il quale è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Filippesi di san Paolo, apostolo 1, 1-11
 
Saluto e rendimento di grazie
Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi. Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
Ringrazio il mio Dio ogni volta ch’io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. E’ giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del vangelo. Infatti Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Responsorio    Cfr. Fil 1, 9. 10. 6
R. La vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in discernimento, * perché possiate distinguere il meglio ed essere integri e irreprensibili.
V. Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù,
R. perché possiate distinguere il meglio ed essere integri e irreprensibili.

Seconda Lettura

(metto la lettura di san Policarpo, martire, nelle » Pages » metto per intero il martirio di San Policarpo)

Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
(Capp. 1, 1 – 2, 3; Funk 1, 267-269)

Foste salvati gratuitamente
Policarpo e i presbiteri, che sono con lui, alla chiesa di Dio che risiede come pellegrina in Filippi: la misericordia e la pace di Dio onnipotente e di Gesù Cristo nostro salvatore siano in abbondanza su di voi.
Prendo parte vivamente alla vostra gioia nel Signore nostro Gesù Cristo perché avete praticato la parola della carità più autentica. Infatti avete aiutato nel loro cammino i santi avvinti da catene, catene che sono veri monili e gioielli per coloro che furono scelti da Dio e dal Signore nostro. Gioisco perché la salda radice della vostra fede, che vi fu annunziata fin dal principio, sussiste fino al presente e porta frutti in Gesù Cristo nostro Signore. Egli per i nostri peccati accettò di giungere fino alla morte, ma «Dio lo ha risuscitato sciogliendolo dalle angosce della morte» (At 2, 24), e in lui, senza vederlo, credete con una gioia indicibile e gloriosa( cfr. 1 Pt 1, 8), alla quale molti vorrebbero partecipare; e sapete bene che siete stati salvati per grazia, non per le vostre opere, ma per la volontà di Dio mediante Gesù Cristo (cfr. Ef 2, 8-9).
«Perciò dopo aver preparato la vostra mente all’azione» (1 Pt 1, 13), «servite Dio con timore» (Sal 2, 11) e nella verità, lasciando da parte le chiacchiere inutili e gli errori grossolani e «credendo in colui che ha risuscitato nostro Signore Gesù Cristo dai morti e gli ha dato gloria» (1 Pt 1, 21), facendolo sedere alla propria destra. A lui sono sottomesse tutte le cose nei cieli e sulla terra, a lui obbedisce ogni vivente. Egli verrà a giudicare i vivi e i morti e Dio chiederà conto del suo sangue a quanti rifiutano di credergli.
Colui che lo ha risuscitato dai morti, risusciterà anche noi, se compiremo la sua volontà, se cammineremo secondo i suoi comandi e ameremo ciò che egli amò, astenendoci da ogni specie di ingiustizia, inganno, avarizia, calunnia, falsa testimonianza, «non rendendo male per male, né ingiuria per ingiuria» (1 Pt 3, 9), colpo per colpo, maledizione per maledizione, memori dell’insegnamento del Signore che disse: Non giudicate per non esser giudicati; perdonate e vi sarà perdonato; siate misericordiosi per ricevere misericordia; con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi (cfr. Mt 7, 1); Lc 6, 36-38) e: Beati i poveri e i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli (cfr. Mt 5, 3. 10).

Responsorio    Cfr. 2 Tm 1, 9; Sal 113 B, 1
R. Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo disegno di grazia; * grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’inizio dei tempi.
V. Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria, per la tua fedeltà, per la tua grazia;
R. grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’inizio dei tempi.

SECONDI VESPRI

Lettura Breve   2 Ts 2, 13-14
Noi dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

San Tommaso d’Aquino : Commento sulla lettera ai Galati, 6

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090926

Sabato della XXV settimana del Tempo Ordinario : Lc 9,43-45
Meditazione del giorno
San Tommaso d’Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa
Il nostro vanto : il Figlio dell’uomo consegnato alle mani degli uomini

Commento sulla lettera ai Galati, 6

« Quanto a me invece, dice san Paolo, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo » (Gal 6,14). Vedi, osserva sant’Agostino, là dove il saggio secondo questo mondo ha creduto di trovare la vergogna, l’apostolo Paolo scopre un tesoro ; ciò che quegli riteneva una stoltezza, per lui è divenuto sapienza (1 Cor 1,17s) e vanto.

Ognuno infatti considera motivo di gloria ciò che lo rende grande ai propri occhi. Se si crede un uomo grande perché è ricco, si gloria dei suoi beni. Chi non concepisce per sé nessuna grandezza se non in Gesù Cristo, mette la propria gloria solo in Gesù ; così faceva l’apostolo Paolo : « Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me » diceva (Gal 2,20). Per questo si gloria soltanto in Gesù Cristo e, innanzi tutto, nella croce di Cristo. In essa infatti sono riuniti tutti i possibili motivi di gloria.

Ci sono persone che considerano motivo di gloria l’amicizia dei grandi e dei potenti ; Paolo ha bisogno soltanto della croce di Cristo, per scoprirvi il segno più evidente dell’amicizia di Dio. « Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi » (Rm 5,8). Nulla manifesta maggiormente l’amore di Dio per noi se non la morte di Cristo. « O testimonianza inestimabile dell’amore – esclama san Gregorio – per riscattare lo schiavo, hai consegnato il Figlio! »

San Sergio di Radonez

San Sergio di Radonez dans immagini sacre

http://www.santiebeati.it/

Publié dans:immagini sacre |on 25 septembre, 2009 |Pas de commentaires »
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