Archive pour septembre, 2009

Sant’Ambrogio: « Come agnelli in mezzo a lupi »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20091001

Giovedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario : Lc 10,1-12
Meditazione del giorno
Sant’Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Trattato sul vangelo di Luca, 7, 44.59 ; SC 52, 23-28

« Come agnelli in mezzo a lupi »

Quando manda i suoi discepoli nella sua messe…, Gesù dice loro: “Ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. Questi sono animali nemici, ma il buon pastore non teme i lupi per il suo gregge; i suoi discepoli non sono mandati per essere una preda, bensì per diffondere la grazia. La sollecitudine del buon pastore fa sì che i lupi non possono intraprendere nulla contro gli agnelli. Li manda quindi perché si realizzi questa parola: “Il lupo e l’agnello pascoleranno insieme” (Is 65, 25).

Del resto, ai discepoli mandati è stato dato l’ordine di non prendere il bastone per il viaggio. Cos’è il bastone se non l’insegna del potere, lo strumento che vendica il dolore? Perciò quello che l’umile Signore ha prescritto, i suoi discepoli lo compiono nel praticare l’umiltà. Infatti li manda a seminare la fede, non per forza, bensì per mezzo dell’insegnamento. Non dispiegando la forza del loro potere, bensì esaltando la dottrina dell’umiltà. E ha ritenuto bene unire l’umiltà alla pazienza, come testimonia Pietro: “Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta” (1 Pt 2, 23).

Questo equivale a dire: “Siate i miei imitatori, lasciate perdere il gusto per la vendetta, rispondete ai colpi dell’arroganza non rendendo il cattivo modo di agire, bensì mostrando una pazienza piena di bontà. Nessuno deve imitare personalmente ciò che rimprovera negli altri; la mitezza infligge colpi più duri agli insolenti”. Il Signore ha risposto a tale colpo dicendo: “Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Mt 5, 39).

Sant’Ignazio di Loyola : « Seguimi »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090930

Mercoledì della XXVI settimana del Tempo Ordinario : Lc 9,57-62
Meditazione del giorno
Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore dei Gesuiti
Esercizi spirituali, seconda settimana, dodicesimo giorno (§165-167 )

« Seguimi »

I tre modi di umiltà. Il primo modo di umiltà è necessario per la salvezza eterna, cioè che mi abbassi e mi umilii tanto quanto mi sia possibile, perché in tutto obbedisca alla legge di Dio nostro Signore, di modo che, anche se mi facessero padrone di tutte le cose create in questo mondo, neppure per la mia vita temporale mi metta a deliberare di trasgredire un comandamento sia divino sia umano, che mi obblighi a peccato mortale.

Il secondo è umiltà più perfetta della prima, se, cioè, io mi trovo in tale disposizione che non voglio né mi affeziono più a tenere ricchezza che povertà, a cercare più onore che disonore, a desiderare più vita lunga che breve, essendo uguale il servizio di Dio nostro Signore e la salvezza dell’anima mia; e con ciò, né per tutto il creato e neppure se mi togliessero la vita, mi metta a deliberare di fare un peccato veniale.

Il terzo è umiltà perfettissima, quando, cioè, includendo la prima e la seconda, ed è di uguale lode e gloria della divina maestà, per imitare e assomigliare più attualmente a Cristo nostro Signore, voglio e scelgo piuttosto povertà con Cristo povero che ricchezza, piuttosto ignominie con Cristo pieno di esse che onori, e desidero più di essere stimato insensato e folle per Cristo, il quale per primo fu ritenuto tale, che saggio e prudente in questo mondo (cf. Mt 11,25).

icone di San Paolo e una litania in francese, alcune delle icone le avete già viste, ma alcune credo di no, Allez voir! (link)

http://imagessaintes.canalblog.com/archives/2008/07/05/9821200.html

Publié dans:immagini e testi,, in lingua francese |on 29 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

La cathédrale de St. Paul (Minnesota) élevée au rang de sanctuaire national (francese, inglese, link)

La cathédrale de St. Paul (Minnesota) élevée au rang de sanctuaire national

storia ed immagini, in francese, l’originale, al quale ci si può collegare, in inglese:

http://americatho.over-blog.com/article-32757562.html

SABATO 3 OTTOBRE 2009 – XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

SABATO 3 OTTOBRE 2009 – XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

Prima Lettura
Dalla lettera ai Filippesi di san Paolo, apostolo 4, 10-23

Generosità dei Filippesi verso Paolo
Fratelli, ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l’occasione. Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione; ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza.
Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione. Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all’inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli; ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario. Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio. Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodito, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù. Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.

Responsorio   Cfr. Fil 4, 12-13; 2 Cor 12, 10
R. So essere povero e ricco; sono preparato alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. * Tutto posso in colui che mi dà la forza.
V. Mi compiaccio nelle mie infermità, nelle angosce sofferte per Cristo.
R. Tutto posso in colui che mi dà la forza.

Seconda Lettura
Dal libro «La vita cristiana» di san Gregorio di Nissa, vescovo (PG 46, 295-298)

Combatti la buona battaglia della fede
«Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate» (2 Cor 5, 17). del resto ha chiamato nuova creazione l’inabitazione dello Spirito Santo che rende il cuore puro, senza colpa e libero da ogni malizia, cattiveria e vergogna.
Quando un’anima si converte, odia il peccato, si dedica con tutto l’impegno al bene, accoglie in sé la grazia dello Spirito Santo e diviene un essere completamente nuovo. Si avvera allora la parola della Scrittura: «Togliete via il lievito vecchio per essere una pasta nuova» (1 Cor 5, 7) e anche questo detto: «Celebriamo la festa non con il lievito vecchio, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1 Cor 5, 8). Queste affermazioni, dico, concordano con quanto è stato detto della nuova creazione. Il tentatore tende molti lacci alla nostra anima, e la natura umana è troppo debole per poter riportare vittoria su di lui. Per questo l’Apostolo ci raccomanda di armarci con le armi celesti: Rivestitevi con la corazza di giustizia e calzate i vostri piedi per annunziare il vangelo della pace, e cingete i vostri fianchi con la verità (cfr. Ef 6,14).
Vedi quanti mezzi di salvezza l’Apostolo ti ha indicato, tutti tendenti ad un unico regno e ad un’unica meta. La vita diventa un sicuro cammino nella via dei comandamenti fino al traguardo finale stabilito da Dio.
L’Apostolo dice ancora: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 1-2).
Chi si dimostra superiore agli allettamenti del pellegrinaggio terreno senza farsi ammaliare dalla gloria mondana, sentirà il bisogno di far sacrificio di se stesso a Dio. Far sacrificio di se stesso a Dio significa non cercare mai la propria volontà, ma quella di Dio e seguirla come buona guida, e poi contentarsi di quanto è necessario per la propria vita. Ciò aiuterà ciascuno a compiere con maggior impegno e serenità i propri doveri per il bene suo e degli altri, come si conviene a un discepolo di Cristo. Questo infatti vuole il Signore quando dice: E chi di voi vuol essere il primo e il più grande, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti (cfr. Mc 9, 35).
Chi accetta questo criterio deve servire gratuitamente, sottomettersi a tutti e dare le sue prestazioni come il debitore che restituisce un prestito ad alto tasso.
Coloro poi che esercitano una autorità hanno un onere ancor maggiore degli altri. Il loro servizio è più impegnativo di quello dei sudditi. Devono dare l’esempio di saper servire umilmente gli altri, considerando i fratelli come un deposito loro affidato da Dio.
Chi ha responsabilità su altri si comporti come un coscienzioso educatore che cura con sollecitudine i fanciulli affidatigli dai genitori. Se vi sarà tale rapporto di intesa e di affiatamento fra chi guida e chi ubbidisce, l’ubbidienza diverrà gioiosa e il comando piacevole. Sarete sicuri di essere sulla via perfetta. Se vi onererete a vicenda, condurrete in terra una vita felice da angeli.

Responsorio  Gal 5, 13; 1 Cor 10, 32
R. Voi siete stati chiamati a libertà: questa non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, * ma con la carità siate a servizio gli uni degli altri.
V. Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio,
R. ma con la carità siate a servizio gli uni degli altri.

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 – XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 - XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO dans Lettera ai Filippesi 

http://www.santiebeati.it/ 

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 – XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

SANTI ANGELI CUSTODI

Prima Lettura
Dalla lettera ai Filippesi di san Paolo, apostolo 3, 17 – 4, 9

Rimanete saldi nel Signore
Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti, ve l’ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!
Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d’accordo nel Signore. E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!

Responsorio   Cfr. Ef 4, 17; 1 Ts 5, 15-18
R. Vi scongiuro nel Signore: non seguite la vanità come i pagani, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. * Questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
V. State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie.
R. Questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
 
Seconda Lettura

(non c’è riferimento a San Paolo, ma io comincio a seguire l’Apostolo dovunque mi sembra di trovarlo – spesso in molte cose – si parla degli angeli, Paolo era sicuramente vicino a questo pensiero)

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate  (Disc. 12 sul salmo 90: Tu che abiti, 3, 6-8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4 [1966] 458-462)

Ti custodiscano in tutti i tuoi passi
«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi» (Sal 90, 11). Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro. O Signore, che cos’è l’uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero per lui? Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito, fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino.
«Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi». Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti.
Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene.
Siamo dunque devoti, siamo grati a protettori così grandi, riamiamoli, onoriamoli quanto possiamo e quanto dobbiamo.
Tutto l’amore e tutto l’onore vada a Dio, dal quale deriva interamente quanto è degli angeli e quanto è nostro. Da lui viene la capacità di amare e di onorare, da lui ciò che ci rende degni di amore e di onore.
Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Del resto, anche se siamo ancora bambini e ci resta un cammino tanto lungo e anche tanto pericoloso, che cosa dobbiamo temere sotto protettori così grandi?
Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo.

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 – XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 - XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO dans Lettera ai Filippesi

http://www.santiebeati.it/

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 – XXVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO, VERGINE (m)

Prima Lettura
Dalla lettera ai Filippesi di san Paolo, apostolo 3, 1-16

L’esempio di Paolo
Fratelli miei, state lieti nel Signore. A me non pesa e a voi è utile che vi scriva le stesse cose: guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno circoncidere! Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere fiducia nella carne, sebbene io possa vantarmi anche nella carne. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui: circonciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge; quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge.
Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo.
Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea.
 
Responsorio    Fil 3, 8; Rm 6, 8
R. Ho lasciato perdere tutto, al fine di guadagnare Cristo, * per conoscere la potenza della sua risurrezione, e la comunione alle sue sofferenze.
V. Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui:
R. per conoscere la potenza della sua risurrezione, e la comunione alle sue sofferenze.
 
Seconda Lettura
Dall’«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine
(Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229)

Nel cuore della Chiesa io sarò l’amore
Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarmi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l’occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d’animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l’amore è eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell’animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l’amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.

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