DOMENICA 26 LUGLIO 2009 – XVII DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 26 LUGLIO 2009 - XVII DEL TEMPO ORDINARIO dans Lettera agli Efesini 15%20CHRIST%20FEEDING%205%20THOUSANDS

Mat-14,13_Feeding_Multitude_Multiplication_Pains (passo parallelo)

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-14,13_Feeding_Multitude_Multiplication_Pains/slides/15%20CHRIST%20FEEDING%205%20THOUSANDS.html

DOMENICA 26 LUGLIO 2009 – XVII DEL TEMPO ORDINARIO

(OGGI SS. GIOACCHINO ED ANNA)

MESSA DEL GIORNO LINK:

http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinB/B17page.htm

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura   Ef 4, 1-6
Un solo corpo, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

http://www.bible-service.net/site/375.html

Éphésiens 4,1-6

La lettre aux Éphésiens opère un tournant. Après le rappel du dessein de Dieu révélé et réalisé dans le Christ Jésus et accueilli dans la foi par la communauté, l’auteur de la lettre entame une nouvelle partie, celle des encouragements ou de l’exhortation. Il faut que la Bonne Nouvelle du salut s’enracine concrètement, fidèlement dans les conduites pratiques des croyants, que la foi pénètre la vie. Il s’agit de marcher selon l’Évangile.

Ainsi la lecture de ce jour articule unité de la foi et unité de la vie communautaire. L’Église confesse qu’elle est un corps uni par l’Esprit, dont le Seigneur est la tête, dont l’accès est identique pour tous par la foi et le baptême, et que le Père, un seul Dieu, anime et domine. Une telle profession de foi fonde l’unité de la vie communautaire. Toujours menacée et jamais acquise, celle-ci demande beaucoup de vertus, patience, humilité, douceur, comme un programme de béatitudes. Et il faut se supporter, malgré les tensions et les conflits inévitables, toujours avec amour : une communauté fraternelle est toujours à faire.

Efesini 4,1-6

La lettera agli Efesini opera un punto di svolta. Dopo il richiamo al disegno di Dio, rivelato e realizzato in Gesù Cristo, e accolto nella fede dalla comunità, l’autore della lettera inizia un nuovo discorso, comincia ad incoraggiare e ad esortare. È necessario che la Buona Novella della salvezza si radichi concretamente, fedelmente, nella condotta pratica dei credenti, che la fede penetri la vita. Si tratta di camminare secondo il vangelo.

Così la lettura di questo giorno presenta l’unità della fede e l’unità della vita comunitaria. La Chiesa confessa che essa è un corpo unito dallo Spirito, del quale il Signore è la testa, nel quale l’accesso è identico per tutti attraverso la fede ed il battesimo, e che il Padre, un solo Dio, anima e domina. Una tale professione della fede fonda l’unità della vita comunitaria.  Sempre minacciata e mai presa (non sono sicura della traduzione), questa richiede molte virtù, pazienza, umiltà, dolcezza, come un programma di beatitudini. Ed è bene sopportarsi (accettarsi da fratelli direi), malgrado le tensioni e i conflitti inevitabili, sempre con amore: una comunità fraterna sempre da realizzare.

PRIMI VESPRI

Lettura breve   Rm 11, 33-36
O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? (Is 40, 13; Ger 23, 18; Gb 41, 3).
Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

UFFICIO DEL GIORNO

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 7, 2-16

Gioia dell’apostolo per il pentimento dei cristiani di Corinto
Fratelli, fateci, posto nei vostri cuori! A nessuno abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato. Non dico questo per condannare qualcuno; infatti vi ho già detto sopra che siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere. Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione. Infatti, da quando siamo giunti in Macedonia, la nostra carne non ha avuto sollievo alcuno, ma da ogni parte siamo tribolati: battaglie all’esterno, timori al di dentro.
Ma Dio che consola gli afflitti ci ha consolati con la venuta di Tito, e non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunziato infatti il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me; cosicché la mia gioia si è ancora accresciuta.
Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne dispiace. E se me ne è dispiaciuto — vedo infatti che quella lettera, anche se per breve tempo soltanto, vi ha rattristati — ora ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha portato a pentirvi. Infatti vi siete rattristati secondo Dio e così non avete ricevuto alcun danno da parte nostra; perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte. Ecco, infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo rattristarvi secondo Dio; anzi quante scuse, quanta indignazione, quale timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda. Così se anche vi ho scritto, non fu tanto a motivo dell’offensore o a motivo dell’offeso, ma perché apparisse chiara la vostra sollecitudine per noi davanti a Dio. Ecco quello che ci ha consolati.
A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi. Cosicché se in qualche cosa mi ero vantato di voi con lui, non ho dovuto vergognarmene, ma come abbiamo detto a voi ogni cosa secondo verità, così anche il nostro vanto con Tito si è dimostrato vero. E il suo affetto per voi è cresciuto, ricordando come tutti gli avete obbedito e come lo avete accolto con timore e trepidazione. Mi rallegro perché posso contare totalmente su di voi.

Responsorio   Cfr. 2 Cor 7, 10. 9
R: La tristezza secondo Dio produce un pentimento che porta alla salvezza; * la tristezza del mondo produce la morte.
V. Ci siamo rattristati secondo Dio, e così non abbiamo sofferto alcun danno:
R. la tristezza del mondo produce la morte.

Seconda Lettura
Dalle «Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo  (Om. 14, 1-2; PG 61, 497-499)

Sovrabbondo di gioia in ogni tribolazione
Paolo riprende il discorso sulla carità, moderando l’asprezza del rimprovero. Dopo avere infatti biasimato e rimproverato i Corinzi per il fatto che, pur amati, non avevano corrisposto all’amore, anzi erano stati ingrati e avevano dato ascolto a gente malvagia, mitiga il rimprovero dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori» (2 Cor 7, 2), cioè amateci. Chiede un favore assai poco gravoso, anzi più utile a loro che a lui. Non dice «amate», ma con squisita delicatezza: «Fateci posto nei vostri cuori». Chi ci ha scacciati, sembra chiedere, dai vostri cuori? Chi ci ha espulsi? Per quale motivo siamo stati banditi dal vostro spirito? Dato che prima aveva affermato: «E’ nei vostri cuori invece che siete allo stretto» (2 Cor 6, 12), qui esprime lo stesso sentimento dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori». Così li attira di nuovo a sé. Niente spinge tanto all’amore chi è amato quanto il sapere che l’amante desidera ardentemente di essere corrisposto.
«Vi ho già detto poco fa, continua, che siete nel nostro cuore per morire insieme e insieme vivere» (2 Cor 7, 3). Espressione massima dell’amore di Paolo: benché disprezzato, desidera vivere e morire con loro. Siete nel nostro cuore non superficialmente, in modo qualsiasi, ma come vi ho detto. Può capitare che uno ami, ma fugga al momento del pericolo: non è così per me.
«Sono pieno di consolazione» (2 Cor 7, 4). Di quale consolazione? Di quella che mi viene da voi: ritornati sulla buona strada mi avete consolato con le vostre opere. E’ proprio di chi ama prima lamentarsi del fatto che non è amato, poi temere di recare afflizione per eccessiva insistenza nella lamentela. Per questo motivo aggiunge: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia».
In altre parole: sono stato colpito da grande dispiacere a causa vostra, ma mi avete abbondantemente compensato e recato gran sollievo; non avete solo rimosso la causa del dispiacere, ma mi avete colmato di più abbondante gioia.
Paolo manifesta la sua grandezza d’animo non fermandosi a dire semplicemente «sovrabbondo di gioia», ma aggiungendo anche «in ogni mia tribolazione». E’ così grande il piacere che mi avete arrecato che neppure la più grande tribolazione può oscurarlo, anzi è tale da farmi dimenticare con l’esuberanza della sua ricchezza, tutti gli affanni che mi erano piombati addosso e ha impedito che io ne rimanessi schiacciato.

Responsorio   2 Cor 12, 12. 15
R. In mezzo a voi si sono compiuti i segni del vero apostolo, * in una pazienza a tutta prova, con segni, prodigi e miracoli.
V. Io mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime
R. in una pazienza a tutta prova, con segni, prodigi e miracoli.

SECONDI VESPRI

Lettura Breve   2 Cor 1, 3-4
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.

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