ESPERIENZE ANGELICHE NELLA VITA DI PAOLO
io sinceramente non ci capisco niente riguardo le esperienze angeliche di Paolo, ho letto questo studio e lo propongo, dal sito:
ESPERIENZE ANGELICHE NELLA VITA DI PAOLO
Lunedì 01 Dicembre 2008 01:00
Come nella vita di San Pietro, non manca l’intervento di qualche angelo nella missione di San Paolo, non poche volte egli parla degli angeli nelle sue lettere e li nomina con molta frequenza. Paolo già prima della sua conversione credeva nell’esistenza degli Angeli, sia per le sue grandi conoscenze delle Sacre Scritture acquisite alla scuola di Gabaele sia per la sua appartenenza alla setta dei farisei i quali, al contrario dei sadducei, erano totalmente convinti della realtà angelica. Paolo si vanta di ciò davanti al sinedrio, come si osserva negli Atti degli Apostoli: Paolo, posti gli occhi al sinedrio disse: “Fratelli fino a oggi mi sono comportato davanti a Dio con tutta la rettitudine di coscienza” […] Paolo, sapendo che molti erano sadducei e altri farisei, gridò nel Sinedrio:”Fratelli io sono fariseo e figlio di farisei. Per la speranza nella resurrezione dei morti mi si giudichi”. E mentre diceva questo si generò uno scompiglio tra …
… i farisei e i sadducei e l’assemblea si divise. Mentre i sadducei negavano la resurrezione e l’esistenza degli angeli e degli spiriti; i farisei professavano l’una e l’altra. Nel mezzo di un grande schiamazzo, si alzarono alcuni dottori della setta dei farisei che discutevano violentemente e dicevano: “Non troviamo nessuna colpa in quest’uomo. Gli ha parlato uno Spirito o un Angelo?” Il tumulto si accrebbe e il tribuno, temendo che Paolo venisse straziato da loro, ordinò ai soldati di scendere, di allontanare Paolo da loro e di condurlo in caserma. Il giorno dopo durante la notte gli apparve il Signore che gli disse: « Coraggio, perché come hai dato testimonianza di me a Gerusalemme, così devi darla a Roma ».
Negli Atti degli Apostoli troviamo anche un’esperienza mistica di Paolo, che alcuni biblisti considerano come un a apparizione di essere angelico: « Durante la notte Paolo ebbe una visione: un macedone stava in piedi supplicandolo: « Passa per la Macedonia e aiutaci ». Immediatamente dopo una visione essi tentarono di passare per la Macedonia, persuasi che Dio li avesse chiamati per “evangelizzarli « .
È possibile che Dio abbia chiamato Paolo tramite un Angelo, che si potrebbe definire « Angelo della Macedonia ». Tuttavia non abbiamo prove certe. Gli angeli sono capaci di trasmettere una chiamata di Dio in visione, ed è probabile che fu un Angelo, ma il testo non lo dice espressamente e chiaramente.
Più chiaro è l’intervento di un Angelo, che Paolo sperimentò nel suo avventuroso viaggio per mare a Roma per dare lì testimonianza di Cristo e soffrire il martirio fino alla morte. In effetti, quando la barca sulla quale egli era prigioniero venne sorpresa vicino Malta da una terribile tempesta e la situazione senza speranza generò un’atmosfera di disperazione, né la nave venne preservata dalla distruzione da un Angelo, né Paolo venne liberato dai suoi nemici – come era successo a Pietro a Gerusalemme in due occasioni – ma gli si presentò un Angelo che gli annunciò: « Non temere Paolo; comparirai davanti a Cesare e Dio ti farà la grazia insieme a tutti coloro che navigano con te ».
Nei giorni successivi, l’equipaggio e i soldati non vennero liberati dall’orrore del naufragio né dall’ammutinamento sulla nave, per quanto riguarda Paolo solo la fede nella promessa dell’angelo gli permise di affrontare queste situazioni critiche, assumendo un atteggiamento di superiorità al quale si sottomise persino il centurione della guardia romana. Durante la tempesta Paolo esortava i suoi compagni: « Risollevate gli animi, amici, perché io confido in Dio che così accadrà come mi ha detto (l’angelo) ». Alla fine la nave naufragò davanti all’isola di Malta e il racconto degli Atti degli Apostoli si conclude con l’affermazione: « tutti giunsero a terra sani e salvi ».
INSEGNAMENTI DI SAN PAOLO SUGLI ANGELI
In quanto alle affermazioni sugli Angeli che risultano dalle lettere di San Paolo, vogliamo evidenziare che l’apostolo conosce un mondo che sta fra Dio e gli uomini; parla di « esseri angelici » sotto nomi distinti. San Paolo è pienamente convinto (non solo dell’esistenza dei santi angeli, ma anche) dell’esistenza e dell’efficacia di Satana in quest’eone (tempo). Però per San Paolo è anche valido il concetto in generale che: « E il Dio della pace presso schiaccerà Satana sotto i vostri piedi ».
La tradizione della fede apostolica si esprime in San Paolo attraverso gli inni della comunità. In primo luogo menzioniamo l’inno della creazione nella lettera ai Colossesi: « In lui furono create tutte le cose… ». Probabilmente precedente è l’inno dei Fil. 2, 9 dove si descrive la redenzione: « … Dio lo esaltò e gli diede il nome che è di sopra di ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si sottometta tutto ciò che è in cielo, sulla terra e negli abissi ». Fra i primi inni a Cristo c’è n’è un altro espresso in un modo molto poetico in Timoteo 3,16 « Il Cristo si manifestò in carne, venne giustificandolo in spirito, contemplato dagli angeli, proclamato ai pagani, creduto nel mondo ed elevato alla gloria ». Inoltre la lettera dice: « Davanti a Dio, a Gesù Cristo e ai suoi angeli eletti, ti ordino di osservare queste indicazioni… ». (1 Tim 5, 21).
Gli angeli vivono nella comunità terrena e umana delle quali sono custodi e testimoni. Paolo arrivò in Galizia colpito da un’infermità fisica, nonostante ciò, i fratelli di fede non lo trattano male, al contrario, viene ricevuto « come un Angelo di Dio, come Gesù Cristo ». (Galati, 4, 14). Lo stesso Paolo afferma di se stesso: « Siamo arrivati ad essere uno spettacolo per il mondo, per gli angeli e gli uomini » (1 Corinzi 4, 9). Nella 1 Corinzi 11, 2-16 Paolo descrive il banchetto eucaristico nella comunità. In quest’occasione le donne devono portare il velo sulla testa. Ciò probabilmente era un’abitudine nella sinagoga. Paolo allega distinte ragioni per questo precetto, tra le quali: « Le donne devono portare in testa un segno di assoggettamento, per rispetto degli angeli » (v. 10). Anche gli angeli sono presenti nel banchetto del Signore, si prendono cura dell’ordine della comunità e proteggono anche le donne. Il cielo è il luogo degli angeli, chiamati anche angeli della potestà di Cristo; e Cristo, nel giorno del giudizio, comparirà insieme a loro (cf. 2 Tes 1, 7).
LE ATTIVITÀ DEGLI ANGELI
In Paolo incontriamo anche espressioni sugli angeli che sono un riflesso e un ritorno alla tradizione rabbinica che parla degli angeli buoni e malvagi. Paolo riceve la tradizione giudaica sugli angeli che consegnano la legge a Mosè sul monte Sinai. Mentre Israele intendeva quella consegna per mano degli angeli come un segno di distinzione, Paolo la interpreta come segno di minor valore alla legge stessa: « Allora perché la legge? Essa fu aggiunta per moltiplicare le trasgressioni fino al momento dell’arrivo del discendente di Abramo, a cui era destinata la promessa; e fu promulgata dagli angeli attraverso un mediatore » (Galati 3, 19). Il figlio di Dio, in cambio, agisce direttamente.
Non essendo completa, la legge si trasformò in un debito. Gli angeli non possono arrivare ad essere forze minacciose per l’uomo: »… né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né futuro, né potenze, né altezze, né profondità, né nessuna creatura potrà separarci dall’amore di Dio, in Gesù Cristo Nostro Signore » (Rm. 8,38). Paolo vuole indicare qui probabilmente che le forze della natura possono separarsi dal Creatore e diventare autonome e quindi divenire un pericolo per l’umanità.
Nel descrivere il ritorno di Cristo, San Paolo prende un’immagine tradizionale: « Perché al segnale dato dalla voce dell’Arcangelo e al tocco della tomba di Dio, lo stesso Signore discenderà dal cielo ». (1 Tess 4, 16).
Certamente è importante considerare che la prima lettera ai Tessalonicesi è la prima nell’ordine temporale, fra quelle che ci rimangono di Paolo, ed è a sua volta il primo scritto del Nuovo Testamento, e pertanto è molto vicino alla prima tradizione apostolica. Quando Paolo afferma che: « Quello che annunciamo è una saggezza di Dio… quella che nessuno dei dominatori di questo mondo arrivò a conoscere, perché se l’avessero conosciuto non avrebbero crocifisso il Signore della gloria » (1 Cor 2, 7-8), dà un giudizio severo sulla realtà manifesta e occulta di questo mondo. L’ingratitudine non servirà come scusa alle potestà diaboliche, giacché con la crocifissione esse sono state vinte.
La vita sorta dall’amore, così come la proclama il Vangelo, è superiore al parlare con il linguaggio degli angeli. “Se parlo le lingue degli uomini e anche quelle degli angeli, però non ho la carità, sono solo come un bronzo che tintinna o un cembalo che risuona a vuoto” (1 Cor 13,1).
Come apostolo di Cristo, Paolo è consapevole di essere superiore a tutto il potere possibile e immaginabile: « Però se noialtri o un Angelo del cielo vi annuncia un Vangelo diverso da quello che abbiamo annunciato, che venga espulso dalla comunità! » (Gal 1, 8). Paolo parla con impeto in questo dibattito. Considera un’assurdità che tanto lui come un angelo non annuncino più il vero Vangelo.
LA GERARCHIA CELESTIALE: POTESTÀ E VIRTÙ
La lettera ai Colossesi fu scritta da Paolo dalla prigione mentre si trovava a Cesarea o a Roma, verso l’anno 60. La lingua e le idee di questa lettera abbastanza originali rispetto a quelle delle altre hanno fatto pensare alla presenza di un autore diverso, per esempio a un collaboratore di Paolo. Tuttavia un grande numero di studiosi ritiene che esse si possano spiegare con la particolare situazione esistenziale dell’apostolo. A motivo di alcune sorprendenti coincidenze di pensiero e di espressione, è probabile che la lettera agli Efesini sia stata scritta tenendo presente il testo di quella ai Colossesi. Paolo parla in modo distinto degli angeli che furono creati in Cristo, il Signore preesistente, incarnato, crocifisso ed esaltato. Così nella lettera evidenzia: « In Cristo furono create tutte le cose del cielo e della terra, visibili e invisibili, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà: tutto fu creato da Lui e per Lui. Egli viene prima di tutto, e tutto sussiste in Lui… perché Dio volle che in Lui risiedesse tutta la Pienezza. Per Lui volle riconciliare con sé tutto ciò che esiste sulla terra e in cielo, ristabilendo la pace con il sangue della sua croce » (Col. 1, 16. 19-20). Cristo ha saldato il debito (cf. Galati 3, 13) con la redenzione in quanto ai Principati e alle Potestà, “li spogliò e li esibì pubblicamente, incorporandoli al suo corteo trionfale” (Col 2,15). L’autore della lettera conosce l’esistenza di una falsa venerazione degli angeli, da parte degli eretici gnostici, quando scrive: “Niente li privi del premio, sotto il pretesto dell’umiltà e del culto degli angeli. Questa gente corre dietro alle visioni e si gonfia di vanagloria nell’orgoglio della sua debole mentalità carnale » (Col. 2, 18).
Una difficoltà si presenta nel classificare questi cori superiori, perché alcune volte si parla dei poteri caduti, in altre occasioni dei buoni e in altre occasioni di entrambe le due categorie. Ciò dipende sempre dal contesto.
IL POTERE DEL MALE
Le lettere paoline pongono l’accento anche sugli angeli del male. Il mondo di Dio è la luce, di Satana sono le tenebre. Però quest’ultimo si maschera di luce, così come i falsi maestri si travestono da servitori della giustizia (cf. 2 Cor 11, 14). Quando arriverà il regno di Dio alla fine dei tempi, i dominatori di questo mondo e di questo tempo saranno privati dei loro poteri (1 Cor. 15, 24). Paolo voleva visitare una o due volte la comunità di Tessalonica: « però Satana glielo impedì » (1 Tess 2, 18).
È insistente il doloroso lamento dell’apostolo: « Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di Satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: « Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza ».(2 Cor. 12, 7-9). Paolo deve sopportare una grande sofferenza. Lui la interpreta come una prova che gli manda Dio, e descrive il dolore come un fatto naturale, sebbene si serva di immagini per riferirsi ad esso. La sofferenza è come una spina nella carne o come un bastone, giacché il supplizio dell’impalamento è una pena particolarmente crudele. Però Paolo interpreta la sua malattia come se un angelo di Satana lo schiaffeggiasse. Satana e i suoi aiutanti cercano di impedire la sua missione. Si tratta di principati e potestà di questo mondo (cf. 1 Cor. 15, 24). Satana causa anche malattie (cf. Giobbe 2, 6). Lo stesso Gesù parla di una donna che Satana aveva paralizzato da quando aveva diciott’anni (cf. Lc 13, 11). Dio è il creatore della vita. Il nemico di Dio la distrugge.
Paolo ricorda tre momenti di lotta spirituale, nella preghiera in cui ha invocato la liberazione dal potere di Satana. La risposta del Signore è la promessa di grazia e forza divina. Paolo si sente liberato grazie alla comunione con Dio e delle potenze del cielo, che sono sempre presenti. Egli è in condizione di profetizzare « Il Dio della pace schiaccerà molto presto Satana, vincendo su di lui » (Rom. 16, 20). Dio è il Signore della pace, per contrasto Satana provoca discordia e suscita false dottrine e divisioni (cf. Rom 16, 17). Con una severa avvertenza, l’apostolo parla già della prossima apostasia in cui incorre “dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio…il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca…” (2 Tess 2, 3. 4.8).
IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE
Se questi poteri angelici tenebrosi sono sotto il dominio del Signore, è ovvio che la sua forza – pur grande che sia – non è sufficiente per separare da Cristo chi è radicato nel suo amore e incorporato in Lui: « Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”. (Rom 8, 38).
Tuttavia il cristiano deve curare e fortificare la sua fede ed è chiamato al combattimento spirituale.
La lettera agli Efesini presenta un discorso cristiano più ampio del solito, che abbracci le dimensioni del cosmo ed esorta a resistere al male. « Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo”. (Ef 6, 10). L’odio e l’ira sono occasioni che provoca il demonio. Ef 6, 12: “ Infatti noi non dobbiamo lottare contro creature umane, ma contro spiriti maligni del mondo invisibile, contro autorità e potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso”, poteva riferirsi alla tradizione delle potestà maligne che sarebbero presenti anche in cielo, come appariva in Giobbe 1,6: “ Un giorno le creature celesti si presentarono davanti al Signore. In mezzo a loro c’era anche Satana”.
L’ESALTAZIONE DI CRISTO SUGLI ANGELI
La lettera agli Efesini sarà relazionata anche al tema dell’ordine esistente fra le potestà spirituali. Cristo è al di sopra del mondo delle potestà: “Lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi…” (Ef. 1, 20-22). La lettera descrive le gerarchie delle creature celesti. Le potestà possono essere sia buone (cf Ef. 3, 10) che cattive (cf. Ef. 4, 7; 6, 12). Quando la lettera descrive la maestà di Cristo e la dignità inferiore degli angeli, probabilmente è da intendersi come un rifiuto alle dottrine gnostiche, che promuovevano un culto esagerato degli angeli (cf. Col. 2, 16-20). Si enumerano in modo particolare i cori degli angeli sui quali Cristo si trova « al di sopra », in modo simile a come avviene in altri passaggi delle sue epistole (cf Ef. 3, 1; Col 1, 16).
Poiché gli angeli sono uniti a Cristo, San Paolo aggiunge una indicazione e cioè che essi compariranno con Lui nella Parusia: “… mentre a voi, che ora siete tribolati, darà sollievo, come a noi. Questo accadrà quando il Signore Gesù verrà dal cielo e apparirà con i suoi angeli potenti. Allora con fuoco ardente punirà quelli che non accolgono il messaggio di Gesù nostro Signore. Essi saranno condannati a una rovina eterna, lontani dalla faccia del Signore, lontani dalla sua gloriosa potenza. In quel giorno, egli verrà per essere accolto da tutti quelli che sono suoi, per essere riconosciuto e ammirato da tutti quelli che credono in lui. E anche voi ci sarete, perché anche voi avete creduto a ciò che vi ho annunziato.” (2 Ts 1, 7-10).
Però non solo nella Parusia arriveranno gli angeli con il Signore, essi già sono presenti fra di noi, principalmente nel servizio liturgico a Dio.
Colui che presiede ogni comunità è ammonito per un compimento perfetto dei suoi doveri ministeriali, fra le altre formule, con questa indicazione ai santi angeli: » Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favoritismo”. (1 Tm 5, 21).
Allo stesso modo nella lettera agli Ebrei si elevano in maniera molto speciale le affermazioni di San Paolo sulla dignità di Cristo, il figlio di Dio incarnato: “E a quale degli angeli dico: Siediti alla mia destra mentre pongo i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi?” La lettera riflette sulla relazione tra Cristo e gli angeli: « Di poco l’hai fatto inferiore agli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato » (Eb 2, 7). Il Figlio, al contrario: è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato” (Eb 1, 4) « Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo… e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi » (Eb 2, 5.8) L’Antico Testamento è « la parola trasmessa per mezzo degli angeli » (Ebrei 2, 2). « Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza? (Eb 1, 14)
Noi, esseri umani, siamo stati distinti, per integrare la comunità della Chiesa celeste alla quale appartengono anche i santi angeli; perciò dobbiamo camminare con rispetto davanti a Dio, come esorta chiaramente l’autore della lettera agli Ebrei, secondo lo spirito di San Paolo: « Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli […]Guardatevi perciò di non rifiutare colui che vi parla. » (Eb 12, 22-25). Il servizio divino nella Chiesa è celebrato in relazione con il servizio divino che si svolge nella comunità degli angeli (cf Eb 7, 24; 8, 1; 9, 4).
La lettera scritta da un profondo conoscitore dell’Antico Testamento, esprime anche questo avvertimento: « Non si dimentichino di praticare l’ospitalità, perché grazie ad essa, alcuni senza saperlo hanno ospitato degli angeli » (Eb13, 2). L’autore vuole evidentemente ricordare la visita dei tre « uomini » (angeli) ad Abramo (cf Gn 18) e degli altri due con Lot (cf. Gn 19).
CHIARIMENTO DEI CONCETTI
Per poter capire la dottrina di San Paolo, è necessario prima di tutto avere chiarimenti sui concetti che lui sta applicando, e considerare il senso e il contesto che egli sta utilizzando.
Nell’uso dei concetti sugli angeli e i demoni, incontriamo lievi differenze fra San Paolo e gli altri scrittori del Nuovo Testamento. Grazie alle lettere di San Paolo possiamo conoscere alcuni gruppi o cori superiori degli angeli con i loro nomi, ossia avere qualche idea della gerarchia angelica.
Un grande problema è stato per la esegesi il fatto evidente che alcune dominazioni si utilizzano in diversi sensi, e ciò fu una delle cause principali per cui alcuni teologi moderni arrivarono a negare l’esistenza degli angeli. Un esempio tipico: la parola greca exousia può significare un’autorità pubblica, oppure significa un potere che viene dal cielo, non necessariamente si deve intendere qui un essere spirituale personale. In quanto lo traduciamo « virtù » può significare un angelo buono oppure un angelo cattivo. Anche la parola greca ponerou si può intendere in senso neutro o in senso maschile. Nel primo caso sarebbe il « male » come astratto, nel secondo caso sarebbe il « maligno », cioè il diavolo.
Premetto qui alcune considerazioni di base sugli angeli per poi meglio comprendere il pensiero paolino a riguardo:
Angelo/ angeli: La parola « angelo » nell’uso di San Paolo sembra si riferisca sempre a una creatura spirituale e mai ad una persona umana o ad un altro messaggero di origine terrestre.
Spirito: La parola « spirito » San Paolo non la utilizza mai per disegnare un angelo. Lo « spirito » poteva significare per esempio una qualità morale di un essere umano. Uno « spirito » poteva designare anche un’anima umana dopo la morte. Per esempio, negli Atti degli Apostoli 23, 8 si ha tale distinzione: “I sadducei affermano che non c’è risurrezione, né angeli, né spiriti”.
Per gli angeli caduti incontriamo denominazioni come Satana, diavolo, Beliar, demoni, che tratterò in un capitolo a parte.
Incontriamo anche denominazioni in forma di attributi, che designano alcune funzioni dell’angelo buono o cattivo:
Il distruttore (1 Cor 10, 10): con questa parola intendiamo un angelo castigatore che esegue un ordine di Dio.
Il tentatore (1 Ts 3, 5): designa un angelo cattivo oppure Satana, perché un angelo buono ovviamente non tenta al male.
Il serpente – che San Paolo menziona in 2 Cor. 11, 3, lo identifichiamo con il tentatore o angelo caduto, come lo definisce anche la Sacra Scrittura. Nell’Apocalisse 12, 9.15; e 20,2 si parla dell’antico serpente: “Prese il drago il serpente antico, che è il diavolo e Satana.” Alcuni esegeti si rifiutarono di identificare il serpente con il diavolo.
Il Dio di questo mondo (2 Cor 4,3) è un appellativo paolino molto duro che chiaramente mostra l’influenza che il diavolo purtroppo sta esercitando su tante realtà umane.
Il principe del male si riferisce al demonio.
Anche l’ “accusatore” o il “dragone” hanno queste caratteristiche, però non li troviamo nel vocabolario di San Paolo.
Altri concetti problematici sarebbero i seguenti termini greci e la loro rispettiva traduzione, che non sempre è unanime da parte dei biblisti:
Dynameos (Potestà): (significa: forza, abilità) designa una forza o una qualità che una persona possiede. Può essere la sua forza fisica o anche la sua intelligenza brillante o altra abilità o talento.
Arché (Principati): sono esseri angelici, però intendiamo anche « principi umani ».
Exousia (Virtù): significa un’ « autorità », un titolo, un potere che una persona riceve. per quanto riguarda la « forza » (dynameos), una persona la possiede in se stessa o dal di dentro. Un’autorità (exousia) è innanzitutto un potere che si riceve dall’altro.
Il problema è di solito un problema di traduzione, perché in molte versioni della Bibbia « exousia » si traduce con la parola « potestà ». Qui traduciamo la parola exousia, in quanto si tratta di angeli appartenenti al coro delle « virtù » .
Ho katechon: San Paolo parla in 2 Ts 2, 6. 7 di una forza o un potere che detiene il potere maligno riguardo al mistero dell’iniquità. Tuttavia non lascia intendere con chiarezza se si tratta di un essere angelico oppure no.
In altre occasioni si utilizzano concetti che si riferiscono agli esseri umani e non agli angeli. Sono questi per esempio:
L’avversario (1 Tim 5, 14; Tito 2, 8): sono gli increduli, che insultano i fedeli e li criticano per il loro cattivo comportamento, dunque si tratta di nemici umani. San Paolo non relaziona questa parola con il diavolo, invece in 1 Pietro 5, 8: “il vostro avversario, il diavolo », incontriamo questa relazione con l’angelo delle tenebre.
Così anche il termine « nemico », San Paolo lo applica agli esseri umani (Rom 12, 20) e lo utilizza il modo astratto (1 Cor 15, 26). Al contrario nella parabola di Matteo 16, 39 lo identifica con il diavolo.
Altro personaggio è l’anticristo, che può essere anche un essere umano. Si relaziona ai giudei, agli increduli pagani, o semplicemente con « quelli di fuori », come anche i falsi dottori o falsi profeti. Tutti questi diversi nemici hanno in comune che dietro di loro c’è Satana con la sua influenza nociva, che trasmette in loro il suo potere diabolico.
San Paolo parla anche dei « poteri di questo mondo », che non dobbiamo identificare con gli angeli bensì con gli esseri umani.
Dai concetti di San Paolo, che si riferiscono agli angeli, oppure agli angeli caduti, dobbiamo distinguere sia gli « idoli » (1 Cor 8, 4; 10, 19) o i « cosiddetti dei » (1 Cor 8, 5), quelli che in verità non esistono come tali, e per questo non possono semplicemente essere identificati con i demoni.
di Don Marcello Stanzione

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